CAP 38 - INES

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Era la prima volta che mi recavo in quel Club, l'Angolo del libro. Bella insegna, ma non capivo il perché di quella foca presente nella parte destra. Non era certo il momento di chiederglielo.

La porta a vetri si aprì in automatico e tutte le presenti si voltarono verso di me, sgranando gli occhi.

"Toh! È arrivato il sinonimo carnale della parola coglione! Aspetta, dove avevo messo la ricerca al riguardo?" Ignorai Miryel, seppur le sue argomentazioni  avessero delle solide basi scientifiche.

"Toh! Guarda chi è arrivato!"
Sobbalzai, spaventato dall'improvvisa presenza alle mie spalle. Mi voltai e non c'era nessuno. Doveva essere Julia; Ines mi raccontava sempre che si divertiva a fare gli agguati.

"Ragazze, ho bisogno del vostro aiuto!" Tagliai corto.

"Cos'è... hai smarrito la carta d'identità e non ricordi più chi sei?" L'ironia di Noemi era più tagliente di un machete da guerra. Ma non mi arresi.

Giulia mi guardava divertita, con il mento appoggiato sulla mano sinistra e le dita della destra che tamburellavano sopra un iPod.

"Voi non capite..."
"No, noi capiamo benissimo!" Giulia si era messa in posizione eretta, con le mani appoggiate sul bancone, le braccia rigide e leggermente arcuate sull'esterno e il corpo inclinato in avanti. La tipica posizione del Bulldog da combattimento.

"Questa non me la perdo..." sentii bisbigliare Lisa, che aveva già il cellulare in mano all'altezza del volto e la fotocamera azionata.

"È al contrario Lisa, capovolgilo!"
"Non imparerà mai!"
"Almeno bevesse!"
In rapida successione, Bella, Claudia e Sara la stavano osservando e commentando con in mano dei birrini. Almeno in questo, potevamo andare d'accordo, pensai.

Poi mi voltai verso una presenza che ci stava venendo incontro dal dedalo di scaffali pieno di libri ordinati del negozio. Sgranai gli occhi e indietreggiai spaventato. La porta automatica si aprì, rischiando di farmi cadere per terra. Mi mantenni in equilibrio sorreggendomi alla porta stessa, che vacillò per un attimo.
"Paolo! Adesso distruggimi il negozio! Così, oltre che con Ines, dovrai vedertela anche con me!"

"Ma chi è quella lì, Giulia! Vestita da guerriera!"
"Oh, è la nostra Cosplayer. Fa scena, attira i clienti nella sezione Fantasy!"
"Li spaventa, forse! Va beh, ragazze non sarei qui se la situazione non fosse grave! Lo so, sembrerà assurdo, ma io non ero a gozzovigliare! La partita non l'ho nemmeno vista finire e non so come è finita! Io sono stato rap..."

"Sappiamo già tutto..."
Giulia volse verso di me lo schermo del tablet. Riportava la scritta Diario di bordo nella parte centrale e la Gioconda con la faccia di Jack Sparrow a far bella mostra di sé. L'autore, bertelli13.

"Non capisco..."
"Sai la novità! In realtà nemmeno noi, stavolta" continuò Giulia "ma qui c'è scritto tutto. Cosa ti è successo, dove sei andato, quanti Spritz hai bevuto!"

"E che non sei così coglione come sembravi!" Continuò per lei Noemi.
"Fino a l'altro ieri questa storia non era su Wattpad, poi è comparsa e l'autore sei tu!"

"Ma come..."
"Non lo sappiamo, ma ti aiuteremo!"
"Quindi direte a Ines che non è mai stata qui? La convincerete che ha dormito per un giorno intero ed è stato tutto un sogno?"

"Sì, ma a una condizione!"
Ecco! Eravamo arrivati alla spaventevole situazione della condizione. Le arpie, mi avrebbero costretto a chissà quali umiliazioni e privazioni. Con ogni probabilità, ci sarebbe stato l'addio al mercoledì Champions, alla serata del birrino, al fantacalcio, ai tornei di calcetto... l'inferno, nelle sue più tremende privazioni, mi aspettava. Chiusi gli occhi e annuii, in attesa della sentenza.

"Ok..."
"Devi insegnare a Sara a fare gli Spritz!"
Sul momento non capii. Il mio singolo neurone aveva già iniziato a strapparsi i capelli per le inopinabili perdite della maggior parte delle libertà maschili. Quando, lentamente, realizzai la portata della richiesta, mi costrinsi a non sorridere come il gatto di Cheshire, conosciuto come il famoso Stregatto di Alice nel paese delle meraviglie. Con falso realismo, provai anche a protestare:

"Mi chiedete il sangue, così! Non ho mai detto a nessuno l'ingrediente segreto. Ne va della mia fama!":
"Non c'è margine di compromesso!" Mi interruppe Claudia, che nel frattempo aveva tolto di mano la fotocamera a Lisa, nel suo ennesimo e fallimentare tentativo di fare la cameraman.
"Mi sono stancata di bere Mojiti e Americani! Rischio il diabete da zucchero di canna!"

"Ok..." feci finta di arrendermi, sconfitto miseramente. "Posso almeno chiedere una proroga fino a domani? Devo sbrigare ancora una questione vitale con i miei ami... con i vostri mariti, insomma."

"Ma certo!" Esclamò Giulia, anticipando le altre, stranamente tutte ansiose di ribattere alla mia ultima frase. "E puoi dire, a quel branco di pecoroni, che ormai sappiamo tutto!"

Non so perché, il motivo per cui fosse lì, ma dovevo far sparire quel Diario di bordo dalle loro grinfie. Sentivo che c'era dietro lo zampino di quel maledetto Mago ma, in quel momento, avevo altre priorità.

TOC TOC!

Voci sorprese al di là della porta.
"È vivo!"
"Secondo me, è Ines truccata..."
"Secondo me, è il suo scalpo! Povero Paolo!"

Allargai le braccia spazientito, per quanto potessi capire i loro timori. Erano come stati investiti da una mandria di Tatanka inferociti, mentre raccoglievamo le margherite nei campi fioriti. (Che bello, ho fatto la rima!)

"Aprite rincoglioniti! Sono veramente io!"
"Parola d'ordine!"
"Spritz!"

La porta si aprì cigolando in maniera allarmante, sorretta da Mauro e accompagnata alla parete.

"Tua moglie! Quando è andata via l'ha sbatacchiata talmente forte che si è sganciata dai cardini e ha iniziato a piroettare per la stanza, come una ballerina di danza ritmica!" 

"La TV è ancora intera?"
"Sì, ma ha visto..."
"Lo so che ha visto! Tutti a raccolta, forza! La situazione è delicata, ci sta sfuggendo di mano!"

Salii le scale del soppalco seguito dagli altri, e iniziai ad armeggiare con i calici, l'Aperol e il prosecco. I ragazzi, come sempre, guardavano ipnotizzati e ammirati le mie eleganti movenze. Come un direttore d'orchestra, sapevo dare a ogni gesto un significato che andava al di là del semplice movimento fisico e, i vari componenti, si unirono come mossi da propria volontà, per finire come sempre, nell'aulica bevanda.

"Posso avere l'aggiunta di un po' di Soda?"
"Te la batto in testa, la Soda, Carlo! Non vi distraete e bevete! Così vi concentrate meglio!"

"Ines era leggermente incazzata, Paolo."
"Lo so! La mia vita è appesa a un filo! Quindi ascoltatemi bene, perché da questo dipenderà anche il vostro futuro!"

I ragazzi si misero seduti. Mi sentivo un po' come il presidente della Repubblica nel giorno del pippone dell'ultimo dell'anno. Evitai di simulare l'eco, non era il caso.
"Ines sa tutto! Le vostre mogli sanno tutto! Non so come sia potuto accadere..."

Lamenti di sofferenza si sollevarono dai tavolini. Alessandro bevve il suo Spritz alla goccia e iniziò a masticare rumorosamente i ghiaccioli dal nervoso. Se ci avessi messo dei sassi, per lui, non avrebbe fatto differenza in quel momento. Partì bofonchiando qualche missile rivolto all'Altissimo, di non trascurabile entità. 

"Smettete di insultarlo! Le ragazze ci aiuteranno, in cambio di una condizione che mi hanno posto. Dobbiamo far credere a Ines che, per qualche motivo, ha dormito una giornata intera e che è stato quindi, tutto un sogno! L'unica possibilità è trasformare questo stanzone, in una palestra!"

"Ci hanno in pugno! Ci terranno i coglioni così stretti in mano, che li faranno schizzare come acini di cocomero! Non abbiamo..."
"Altra scelta!" Finii la frase per Carlo.

"Non ci faranno più venire qui..." sussurrò con un filo di voce Mauro.
"Lo faranno... ma alle loro condizioni!"

Eccoli lì. Fieri combattenti riuniti attorno a dei polverosi tavoli, decidere la strategia di guerra. Come Re Artù e i cavalieri della tavola rotonda; i nostri calici, erano le loro spade! Come in ogni campagna militare che si rispetti, le battaglie sono solo singoli passi che ti avvicinano alla vittoria della tenzone. Ne avevamo persa qualcuna, malamente anche, ci avevano colto alla sprovvista, ma eravamo sempre in gioco!

Mi alzai dalla seduta, in cui mi ero temporaneamente accasciato in segno di sconfitta e feci il discorso, quello della riscossa, quello che utilizzavo sempre nei peggiori momenti di difficoltà e afflizione.

"Può darsi che sia destino che oggi dovremo combattere ancora una volta per la nostra libertà! Non dalla tirannia, dall'oppressione o dalla persecuzione, ma dall'annientamento! Combatteremo per il nostro diritto di vivere, di esistere! Se ne dovessimo uscire vincenti, questo giorno sarà ricordato come lo è il quattro luglio per il popolo americano! Perché noi non ce ne andremo in silenzio nella notte, noi non ci arrenderemo senza combattere! Noi sopravviveremo! Oggi, festeggeremo, il nostro nuovo giorno dell'indipendenza!

Mi immaginai i fuochi d'artificio partire a festa dietro le spalle, la folla oceanica sbucciarsi le mani dagli applausi, la commozione di intere generazioni di sesso maschile verso questo accorato discorso! E che caspita! Funzionava sempre il Pippone di Bill Pulman, con i ragazzi! I calici si alzarono all'unisono.

"A proposito.... ma poi il Milan, che ha fatto?!"
"Se siamo tutti qui, secondo te?" Mauro bevve un lussurioso sorso, alzando nuovamente il calice.

Uscii da lì, con rinnovato entusiasmo. Le cose potevano essere rimesse al loro posto. Forse...

POV (Mago, Elfo, Nano, spettatori nell'altra dimensione)

"Però quando vuole, è convincente!"
"Mi ha messo i brividi! Ho la pelle d'oca, un altro po' e faccio l'uovo!"

"È un coglione! Spera di andare a casa e convincerla che è solo un sogno... è come essere di fronte a uno squalo affamato e cercare di convincerlo che il sangue che ti esce copioso dalla ferita alla gamba è succo di mirtillo!" Il Mago scuoteva la testa in segno di disapprovazione.

"E quindi cosa proponi?" L'elfo lo guardava incuriosito.
"Rimane un'unica soluzione... ma non so se vi piacerà!"

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