PARTE 12 - L'ISOLA DEL TERRORE

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"Quello non si tocca!"

Mi parai davanti a lui sovrastandolo di diversi centimetri. Ciononostante mi fissava con aria strafottente, lisciandosi la punta del lungo pizzetto.

"Deh, signor pirata" si intromise il capitano, "gli offenda anche la madre, ma non gli tocchi il tacchino ripieno!"

"Niente violenza straniero. Ne ignoro il motivo, ma Dark-et-ton vi vuole vivi. Ce lo giocheremo a poker!"

L'udire la parola poker mi provocò lo stesso effetto di un millefoglie mascarpone e nutella in bocca a un diabetico terminale. Il solo pensiero di passare interminabili ore a dire "ceck", incollato a una sedia con le carte aperte a ventaglio e una paresi facciale priva di ogni minima emozione, mi provocava un vistoso rigonfiamento fra i pantaloni.

Mi rivolsi all'elfo con l'animo prossimo alla disperazione:

"No, no, io non ci gioco!"

"Io nemmeno, non conosco le regole, quindi..."

A quel punto si intromise il ZhurQui, pieno di entusiasmo:

"Io le so le regole, gioco io!"

"Ma se l'ultima volta che ho nominato i semi delle carte pensavi di piantarli nell'orto!"

Il mio tono accusatorio lo ferì a tal punto che si materializzò tra le mani un Tomo con tutte le istruzioni dei giochi di carte.

"Quelle sono le carte dei Tarocchi..."

Infastidito, continuò a sfogliare il libretto.

"E quelle sono le Magic the Gathering, coglione!", intervenne l'elfo.

"Dai", lo esortai "ti manca la briscola, la scopa e la scala quaranta e l'hai provate tutte!"

"C'è sempre il Mercante in fiera!"

"Diamine!", risposi a Spok, "poi chiamiamo Cartesio e Marco Carta il cantante e facciamo che quello che pesca la carta più alta è il più stronzo!"

La sfida iniziò poco dopo con i due contendenti separati da un tavolo improvvisato in mezzo al ponte della nave. Appena iniziata, mi allontanai verso l'elfo, che era impegnato a limare la propria spada:

"Stavolta ci tocca!".

Anch'io nutrivo poche speranze, soprattutto quando all'orecchio mi giunse la voce dello stregone:

"Doppia coppia all'assi!", al quale rispose il pirata con una:

"Tripla coppia all'assi!"

Ora, nonostante il gioco del poker non fosse fra i miei preferiti, le regole le conoscevo bene e, come dire, sentivo una lieve puzza di imbroglio. Quindi mi avvicinai la tavolo, rivolgendomi alla testa d'ovo del pirata:

"Come sarebbe a dire, tripla coppia?"

"Straniero, io gioco in trasferta e ho diritto al jolly..."

"Sì, e ha anche l'aiuto del pubblico e la telefonata a casa!", finì per lui il ZhurQui.

"No, ha l'aiuto di un idiota, che sei te!" risposi esasperato da quella riprovevole messa in scena.

"Sono le regole, straniero!".

Sul punto di sfoderare la spada, che fino ad allora era rimasta ben nascosta sotto le vesti, mi trovai circondato da una decina di scagnozzi del pirata che, seppur a una certa distanza, mi tenevano costantemente d'occhio. Ritornai verso l'elfo che stava continuando il suo lavoro di affilatura, ma poco dopo mi arrivò di nuovo all'orecchio la voce di ZhurQui:

"Tris d'assi!"

E di seguito quella del pirata:

"Poker d'assi!"

Certo, pensai fra me, in un mazzo ci sono sette assi, regolare no? Mi avvicinai per la seconda volta al tavolo chiedendo spiegazioni:

"Fortuna straniero, solo fortuna!"

"Non ti preoccupare, sono un asso in questo gioco!"

Il tono entusiasta dello stregone mi faceva quasi tenerezza, ma non riuscii a trattenere la giusta e severa risposta.

"Si! Sei l'ottavo, il più deficiente!"

Prima di prendere una qualsiasi iniziativa volta alla violenza, mi rivolsi di nuovo a ZhurQui:

"Quanto del tirannosauro è ancora nostro?"

"La coda... e anche la coccarda!"

"Eh beh, quella giustamente te la sei tenuta gelosamente per ultima. Caso mai il Mago se la volesse legare alla fava e farci l'elicottero!"

Non avendo quasi più niente da perdere, azzardai una disperata tattica psicologica; se il pirata giocava sporco, lo stregone poteva sempre utilizzare la magia. Bastava far leva su qualcosa a cui teneva in particolar modo.

"Certo però sarebbe un peccato perdere la tua meravigliosa coccarda! Se penso a tutto il tempo che avevi dedicato a sistemarla sul dinosauro... che delusione!"

Tornai indietro nella speranza di aver sortito un qualche effetto sulla sua zucca vuota. Intanto mi accorsi che l'elfo aveva ridotto la propria spada a uno stuzzicadenti a forza di affilarla.

"Sai com'è, il nervoso!"

Rassegnato, mi stavo ormai preparando alla battaglia quando sentii la voce trionfante del pirata:

"Scala minima a picche" seguita da quella stranamente fredda e distaccata di ZhurQui.

"Scala reale a cuori con effetto a rientrare!".

Il brusio di voci che fino a quel momento aveva riempito la nave come una fitta nebbia, all'improvviso cessò. Tutti gli sguardi erano rivolti verso il tavolo con le carte distese a confermare quello che tutti avevano udito. Il silenzio fu rotto dalla voce adirata del pirata, che si alzò in piedi, rovesciando il tavolo:

"Questa è magia!"

"No!", lo interruppi indirizzandogli uno sguardo di sfida, "questo è culo! O, come diresti tu, è fortuna straniero, solo fortuna!".

L'espressione del pirata vacillò per un attimo, poi un sorriso ironico comparì sul suo volto:

"Non è finita qui, ci rivedremo presto e non per una partita a poker! O forse chissà, incontrerai prima Dark-eth-ton..."

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