PARTE 9 - L'ISOLA DEL TERRORE

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"Avanti, ditemi da quale caspita di parte passiamo adesso, senza la mappa!"

"I peli del mio culo sono più radi di questa vegetazione!"

Mi sorpresi nell'udire l'idilliaca uscita verbale dell'elfo.

"T'è cascata la corona, Spok!"

Sì guardò un attimo intorno, senza capire la mia fine allusione, poi fece spallucce e iniziò a cercare inutilmente un passaggio.

ZhurQui nel frattempo stava consultando un taccuino, sfogliandolo in maniera avida e frettolosa.

"Mi spieghi che ciufolo stai facendo?"

"Ma non la riconosci?"

Gli occhi dello Stregone erano lucidi dall'emozione. Visibilmente eccitato, indicava verso una delle piante che ci sbarrava la strada.

"Guardate, un Tamarindus indica!"

"Lo vedo che la indichi ZhurQui! Ma non me ne frega un emerito zufolone delle tue lezioni di botanica!"

Mi ignorò, continuando a puntare gli arbusti.

"Osservate che meraviglia! Una Havea brasiliensis!!"

"Per davvero Stregone, io ti ci rinchiuderei dentro uno stanzino, con un brasiliensis!"

Per la seconda volta mi ignorò e con una facilità disarmante, agitando la bacchetta, aprì un varco tra la vegetazione. Osservammo esterrefatti la foresta che si apriva di fronte a noi, mostrando un dolce sentiero che si perdeva verso l'interno.

"Va a finire che ogni tanto è anche utile questo carciofo", pensai. Poi mi accorsi che l'elfo stava armeggiando con le proprie terga.

"Spok, che caspita stai facendo!"

"Mi ha depilato l'ano!"

"Era peggio se te l'apriva come ha fatto con la foresta! Non mi fare perdere tempo anche te, per favore!"

"Tu non capisci!", replicò sconvolto "Mi ci dovevo fare un rasta con quei peli! È un'usanza del nostro villaggio, che assegna al più meritevole privilegi e importanza sociale!"

I gridolini di giubilo di ZhurQui, mi distrassero dal replicare con insulti di vario tipo e natura all'elfo. Il suo delirio arboreo sembrava non conoscere fine.

"Oh mio Zeus! Un rarissimo fiore baluginensis!"

Optammo sul far finta di non ascoltarlo, fino a che il nostro tragitto fu ostruito da un'enorme rovo. I nostri tentativi di oltrepassarlo si rivelarono vani e, dopo vari "Ahi", "Ohi", "Uhi", desistemmo e iniziammo a guardare lo Stregone con aria spazientita.

"ZhurQui! Se non ti è di troppo disturbo, dato che poco fa hai disboscato un pezzo di giungla, che ne dici di far scomparire questo rovo?!" chiesi con tono più neutro possibile, per non urtarne la suscettibilità.

"Ma è un rarissimo rovo di Pungigliosa acutissima, sarebbe un peccato! E poi guardate là, che bellissimi cespugli di Spinosissima urticantis!"

"Ma guarda!" esclamai indicandolo, "Un deficientis irrimediabilus!"

"Dov'è, dov'è!"

"Perfettamente di fronte a me, con una bacchetta in mano!"

Il mio tono ironico non lo turbò ma anzi, continuò entusiasta a decantare le verdure autoctone.

"Oh per le corna di mio padre, una meravigliosa Sequoia a crescita istantanea!"

"E a sparizione fulminea! ZhurQui ti imploro, dobbiamo proseguire!"

"Aha! Adesso vi servo eh! Esigo le vostre scuse come pegno della vostra reiterata maleducazione!"

Spok nell'udire quell'insensata richiesta, si frappose tra me e lo Stregone e gli sfilò la bacchetta di mano puntandogliela alla gola con fare minaccioso.

"A causa tua ho il buco di culo più glabro di tutto il regno elfico! Se i prossimi incantesimi non li vuoi fare scorreggiando, perché ti infilerò questo legnetto talmente in profondità nel deretano che ti sarà impossibile recuperarlo, ti consiglio di obbedire alla gentile richiesta dell'umano qui presente!"

I rovi sparirono così velocemente che mi fece dubitare della loro precedente presenza.

Dopo un intero giorno passato a districarci tra il verdurame, finalmente la giungla iniziò a diradarsi e a dare spazio a piccole e rigogliose praterie.
ZhurQui proruppe con una micidiale gufata:

"Ma sì, ormai è ovvio, l'isola è disabitata!"

Pochi istanti dopo, capimmo il perché era denominata, "L'isola del Terrore"

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