Chiedo perdono

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Uno degli aspetti peggiori di quando ci si trova con il tono dell'umore alterato è la sensazione di star rovinando la vita alle persone intorno. Sparire sarebbe meglio. È uno dei motivi per i quali affermazioni come "Il suicidio è un atto di egoismo" denotano tanta superficialità quanta ignoranza. Perché in taluni casi ci si sente talmente sbagliati da voler liberare gli altri del fardello di averci accanto.

Gli scritti riportati qui sotto li ho letteralmente vomitati quando ho attraversato uno dei momenti peggiori, uno stato misto da manuale che mi aveva ridotta a uno straccio di persona.

I sensi di colpa mi annientavano.

Il primo stralcio segue un filo logico: è un messaggio da me inviato al mio fidanzato di allora. Il secondo, invece, è più frammentato ed è un pezzo del solito diario, le singole frasi sono state scritte a giorni di distanza le une dalle altre e quindi appaiono sconnesse tra loro. In quel periodo solo una parola mi risuonava nella testa come un mantra: "Perdonatemi".

******

Ci sono questi giorni in cui mi sento in balia di me stessa, sopraffatta e saturata come di una sbobba torbida sul punto di tracimare.

Forse perché sono i giorni in cui non mi riconosco, e mi sembra di aver smarrito la me stessa con cui sono sempre stata brava a dialogare, quella presenza a me così familiare, e al suo posto ci sia una colla informe di cinismo e di polvere. E si muove a onde, a intervalli si ritrae e mi lascia vuota e stanca.

Instabile.

Mi sembra di odiare quel che sono con tutta me stessa, proprio i giorni che invece avrei bisogno di amarmi di più.

E quando in periodi come questo vorrei dirti cosa sei per me, come faccio sempre e mi rallegro nel vederti sorridere in reazione, mi sento paralizzata. Sono i giorni in cui mostrarti quello che sei fa più paura, e parlarne fa più paura, e chiedere aiuto fa più paura. L'ultima soprattutto.

Perché quello che ho dentro non cambia, ma il modo in cui appaio sì. E dirlo sorridendo è un conto, ma a parlarne piangendo, neanche fosse una supplica, la situazione cambia. E il peso che le parole assumono cambia anche lui.

È come se si condensassero e rovinassero a terra, invece di spargersi nell'aria ritorno e risuonare.

Ogni parola, anche la più dolce mi sembra un macigno scagliatoti addosso e un meccanismo distorto mi porta a pensare che allora è meglio che non ti raggiunga. Meglio che non ti colpisca, così almeno non resterò a tormentarmi nel dubbio o nel senso di colpa di averti in qualche modo ferito solo per potermi liberare di quest'onda anomala che dentro già lava via tutto.

Sta succedendo anche adesso, ecco.

E io non so come si riesca a non sentirsi così, perché in verità sono sempre le stesse le cose che vorrei dirti, solo che ne sento diverso il suono.

Non so se questo ha senso per te.

******

Perdonami.

Perdonatemi.

Non volevo essere un problema. Un peso.

Io volevo essere un raggio di sole, volevo fare del bene soltanto.

Non volevo stancare, farvi del male, trascinarvi con me in questa colla che mi inchioda al suolo.

Mi dispiace non saper reagire.

Perdonatemi.

È come il moto delle onde, prima travolge ogni cosa senza via di scampo, poi si trascina via tutto in un turbinare di sabbia e frammenti. Prima annego nell'oscurità, poi resto vuota e sfinita.

I miei demoni sono svegli tutti. Mi trascinano giù con loro, come liquido vischioso mi sciolgono in una pappa informe.

Cosa faccio qui.

Davvero volevi prenderti cura di me? Tu non sai cosa vuol dire prendersi cura di me!

Perché dovevo essere così?

Perché non potevo essere normale?

Tutto è rallentato, tutto è confuso e sfocato.

Stavolta non ne uscirò.

Perdonatemi.

(agosto 2019)

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