A volte succede che una persona cara si trovi a dover affrontare la tua stessa battaglia. Vorresti aiutarla ma non puoi esporti. Sai che non ti prenderebbe sul serio, che ad ognuno il proprio dolore pare il peggiore. Sai che venire sminuiti sarebbe ingiusto per entrambe. Ti senti impotente. Allora cerchi di fare tutto quello che puoi. Allora tendi la mano e chiami. E speri in una risposta.

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Quando accade in estate mi lascia confusa. Arriverà il tempo del dolore. Presto. Arriverà, e pure dovremo andare avanti.

Che certe cose in estate neanche dovrebbero esistere. Con una luna così non dovrebbero esistere. Come un grande insensato disegno, solo che stavolta ho io la chiave ma non sono io a dover aprire la porta. Forse che in estate è più facile rispondere quando il mio demone si sveglia. Forse che è più facile rispondere al dolore col coraggio. Un tempo per me fu così. O forse solo fu meno duro. O non lo so più.

Tutto questo dolore non dovrebbe esistere. Conosco la strada ma non so come guidarti. Non so come mostrartela. Arriverà presto, ma non sarà la mia battaglia. Non lo sarà, ma vorrei farne parte.

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Certe cose mi fanno rabbia. Parlare della vita come di una continua serie di disgrazie e dolori e nient'altro. Certi discorsi mi fanno rabbia. Soprattutto adesso.

La morte dovrebbe spingerci verso la vita. Il dolore e l'inaspettato, il fiato della fine sul collo dovrebbero muoverci a cercare di vivere più a fondo. Che senso avrebbe altrimenti? Sarà la lotta continua che mi porto dentro a farmi parlare così. Forse sono io a non aver capito.

Ogni volta che ne esco viva mi ritrovo aggrappata con le unghie alla bellezza del mondo. Ogni volta che resisto alla sua voce, mi avvinghio a ciò che stavo per lasciare. Deve essere così. Devo essere io a non aver capito.

Eppure mi sembra che il mio pensiero abbia molto più senso di questa accettazione sacrificale.

(2016)