9. Roba da matti

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L'odore dei dolci si insinua nelle mie narici e la musica classica che risuona rende l'atmosfera della caffetteria ancora più rilassante.

Osservo Noa guardare accigliato il piatto che ha di fronte, indeciso se assaggiare prima la torta al cioccolato o la torta al limone.

«Perché ti ostini ad abbinarle? Hanno gusti troppo differenti» affermo prima di affondare il cucchiaio dentro il mio gelato alla vaniglia che accompagna il tortino al cioccolato.

«Sono le mie preferite. Commetterei un reato se non le prendessi entrambe.» Afferra la sua forchetta e con decisione la immerge in quella a limone.

«Allora, ci sono delle novità?» mi chiede dopo aver inghiottito.

«Nessuna.» Come a voler smentire la mia bugia, il mio telefono sul tavolino si illumina e inizia a vibrare. Leggo il nickname Etna sullo schermo e mi si chiude lo stomaco.

Giovedì sera non ho risposto al messaggio di Elia che mi chiedeva se avessi deciso o no di accettare il suo invito a uscire con lui. Stare in sua compagnia era stato piacevole, tuttavia quando sono rimasta sola in macchina il panico si era impossessato di me. Non potevo distarmi proprio adesso che stavo per raggiunge il traguardo della laurea e la mia vocina interiore mi diceva che Elia sarebbe stato una distrazione.

Inoltre, mio fratello mi ha fatto il terzo grado quando sono rientrata a casa perché sospettava che fossi andata con qualcuno; un ragazzo per essere precisi. Ho sfoggiato la mia faccia da poker mentre gli mentivo, e fortunatamente alla fine mi ha creduto. Mattia è sempre stato protettivo nei miei confronti, specie dopo quello che ho passato. Frequentare un ragazzo non avrebbe destabilizzato solo me, ma anche lui.

Devio la chiamata e blocco il telefono prima di concentrarmi sul mio dolce. Noa mi sta raccontando della ricerca che la sua relatrice gli ha chiesto di fare per la tesi quando il display si illumina di nuovo.

Il mio collega incuriosito si sporge verso lo schermo che mi affretto a oscurare senza successo.

«Chi è Etna?» mi chiede perplesso.

Inizio a muovere il piede sotto il tavolo per il nervosismo. «Nessuno di importante» dichiaro con un tono distaccato nella speranza che lui non indaghi oltre.

Inarca un sopracciglio, tuttavia rimane in silenzio. Il mio corpo si rilassa, ma l'attimo successivo il cellulare vibra di nuovo.

Gli occhi azzurri del mio amico diventano più scuri. «Ok, dimmi chi è.»

«Nessuno, Noa, davvero.» Infilzo il cucchiaio nel gelato e mi viene uno strano magone alla gola quando mi soffermo sul top al caramello, proprio come gli occhi di Elia. Sbuffo, infastidita da me stessa.

«Se non ti conoscessi, penserei che un ragazzo ti stia facendo la corte.»

Mi mordo il labbro inferiore e sollevo lo sguardo su di lui. Noi due non parliamo della nostra vita sentimentale, mai, tuttavia quando arriva la notifica di un messaggio la voglia di aprirmi con il mio amico mi sovrasta.

Il suo sorriso confortevole compare sulle sue labbra carnose, sciogliendo la mia corazza. «Ti ascolto» mormora per spronarmi.

«È Elia» sussurro. Una parte di me vorrebbe che non sentisse.

«Elia?» sbotta con impeto, facendo voltare verso di noi una coppia seduta al tavolo di fianco al nostro.

«Parla piano, ti prego. Non voglio comunicarlo al mondo intero.» Mi guardo attorno per vedere se c'è qualcuno che conosco, per fortuna intercetto solo volti estranei.

«Come mai ha il tuo numero? Ti sta importunando? Ricordo l'espressione che avevi in discoteca dopo che hai parlato con lui.» Il suo sguardo è duro e investigativo, ma capisco che si sta solo preoccupando per me.

Sospiro e gli racconto del giorno in cui Elia è venuto a casa nostra e di come, grazie all'interferenza di mia madre, sono andata con lui in montagna.

«Quindi siete usciti insieme e tu non lo hai mandato a quel paese. Interessante.»

«No, non lo è. Non riaccadrà più.»

Noa inarca un sopracciglio con enfasi proprio quando il telefono ricomincia a squillare. Allungo la mano per deviare la chiamata, ma delle dita più lunghe mi anticipano e mi ritrovo a osservare il mio collega con la bocca aperta mentre risponde.

«Pronto?» domanda con un sogghigno sulle labbra.

«Che diavolo fai, Noa, dammi il cellulare» affermo, allungandomi sopra il tavolo per togliere l'oggetto dalla sua presa. Lui si scosta indietro con la sedia, continuando a parlare.

«La domanda giusta è chi sei tu. Devi metterti in coda per parlare con Carla.»

«Noa!» Il mio viso assume una colorazione rossastra anche se Elia non può vedermi. Incrocio le braccia al petto e guardo il mio amico minacciosa quando si alza dal tavolo per non farmi ascoltare la conversazione. È stata una pessima idea confidarmi con lui.

Continua a parlare imperterrito e noto le sue spalle rilassarsi sempre di più pian piano che la conversazione continua. Non mi ero accorta della tensione dei suoi muscoli fin quando questa non ha lasciato il suo corpo. Credo stia sottoponendo Elia a un interrogatorio per vedere che intenzioni abbia. Nonostante tutto, un sorriso compare sulle mie labbra. Sono davvero fortunata ad avere Noa nella mia vita.

Il mio sguardo viene catturato da un gruppo di ragazze che continuano a sghignazzare mentre osservano il mio collega. Lo guardano con aria sognante e una di loro ha quasi la bava alla bocca. Scuoto la testa ma non posso fargliene una colpa: il mio amico sembra l'incarnazione dei principi delle fiabe.

Quando chiude la chiamata e ritorna verso di me con la sua camminata sicura, la ragazza mora sospira sognate mentre la sua amica bionda mi inchioda con lo sguardo indispettita; fortuna che Noa mi occluda la vista prima che io possa dirle qualcosa.

«Ottime notizie.»

Infilzo la forchetta nel tortino e me lo porto in bocca, masticando in modo eccessivo. «Non le voglio sentire. Quando uscirò da qui chiamerò Elia e gli dirò di dimenticarsi tutto quello che il mio stupido amico gli ha detto.»

Si scosta il ciuffo biondo dalla fronte e mi guarda con aria soddisfatta. «Non sei per nulla curiosa?»

«No, per niente.»

«Devo fare finta di crederci?»

«Non devi fare finta, è la verità. Non ti ho parlato di lui così che tu potessi metterci lo zampino, l'ho fatto solo perché speravo che tu mi portassi sulla retta via.»

«No, il vero motivo per cui me ne hai parlato è perché volevi che ti dessi l'approvazione e che ti dicessi che non è la fine del mondo se esci con qualcuno.»

Punto i miei occhi su di lui sgomenta mentre affondo i denti nel labbro inferiore. Sento il battito del mio cuore rimbombarmi nelle orecchie. È riuscito a capire prima della sottoscritta il significato dietro al mio racconto. Mi sento così esposta che una parte di me fuggirebbe via dall'intensità dei suoi occhi.

«Carla, respira, ci sono io qui pronto a sostenerti.»

«A sostenermi per cosa?» domando, riscuotendomi dal mio torpore.

«Ho invitato il tuo aitante amante a venire a casa mia questa sera.»

«Tu, cosa?» chiedo scioccata.

«Tranquilla, non ti agitare, anche tu sei tra gli invitati. Certo, avrei preferito di gran lunga stare da solo con quel manzo. Sai quante cose interessanti avremmo potuto fare...»

«Noa!»

Il mio amico scoppia a ridere di gusto, facendo voltare tutte le persone che ci sono attorno a noi.

Incrocio le braccia al petto e metto il broncio. «Io ti odio» borbotto.

«No, tu mi ami come io amo te. Adesso alza il tuo bel fondoschiena e andiamo a casa mia. Dobbiamo organizzare una festa.» Si gira verso il cameriere e chiede il conto.

«Una festa?»

«Già. Ho pensato che avere tante persone intorno ti aiuterà a rilassarti e a non farti fare troppe paranoie. Potrai passare del tempo con lui, conoscerlo, e capire se vale o no il tuo prezioso tempo.» Si alza e indossa il cappotto.

Rimango in silenzio a rimuginare sul suo piano; in fondo la sua idea non sembra tanto male.

«Lo so, sono un genio» afferma lui, come se avesse intuito i miei pensieri.

Paghiamo e ci dirigiamo verso l'uscita, ma la nostra andatura viene interrotta dalla ragazza bionda che prima mi aveva incenerito con lo sguardo. Si ferma di fronte al mio amico, senza degnarmi della sua attenzione, mentre un sorriso viscido compare sulle sue labbra tinte di rosso.

«Poco fa ti è caduto questo» dice con un tono a modo suo civettuolo che mi fa rabbrividire.

Scruto l'oggetto che ha in mano e constato che è un tovagliolo di carta della caffetteria con inciso un numero di telefono. Sento montare la rabbia: Noa potrebbe essere benissimo il mio ragazzo e questa oca giuliva ci sta provando con lui come se io non esistessi. Socchiudo la bocca per risponderle, ma noto il sorriso sardonico che compare sul viso del mio migliore amico; uno di quelli inquietanti che gli ho visto sfoggiare di rado.

Prende tra le mani il tovagliolo che la ragazza gli porge e inizia a strapparlo sotto il suo sguardo allibito. Raccoglie i tanti piccoli ritagli sul palmo sinistro prima di aprire la mano e soffiarli verso il viso esterrefatto di lei.

«È per ragazze come te che ormai il mondo sta andando a rotoli, fortuna che ho incontrato l'amore della mia vita.» Mi passa le braccia attorno alle spalle e superiamo la bionda rimasta immobile in mezzo al locale.

Soltanto quando siamo fuori scoppio a ridere di gusto. «Sei stato grande, Noa.»

«Non ti offendere, ma credo che se non fosse stato il mio corpo a farmi capire che non ero attratto dalle ragazze, ci sarebbe riuscito il mio cervello. Roba da matti.»

«E io sono lusingata di essere la sola ragazza sulla terra a cui hai confessato il tuo amore davanti a un pubblico.»

«Beh, se la metti così puoi includere anche l'altro sesso» ammette in modo spontaneo mentre ci dirigiamo verso la sua auto. Saliamo sulla sua macchina e mettiamo la cintura.

Tamburello con le dita sulla superfice dei miei jeans, mentre guardo fuori dal finestrino le numerose ville che superiamo.

«Noa, tu hai mai amato qualcuno?» gli chiedo quasi sovrappensiero senza voltarmi nella sua direzione.

Nell'abitacolo regna un silenzio prolungato e io ruoto il capo lentamente verso di lui. «Non sei tenuto a rispondermi se non vuoi.» Ci siamo aperti un po' di più oggi, ma questo non significa che Noa sia pronto a parlare con me di tutto.

Osservo la sua presa farsi più salda sul volante, mantenendo i suoi occhi fissi sulla strada. «Credevo di esserlo» mormora con voce tesa.

Sposto le mie dita sulle sue aperte sopra il cambio per dargli un po' di conforto. «Se ti può consolare, anche io credevo di aver amato, ma con il senno di poi credo che fosse un sentimento ben diverso.»

Trascorriamo il resto del tragitto ad ascoltare la musica che esce dalle casse. Quando arriviamo di fronte casa mia, Noa mi ordina di scendere e andare a prendere qualcosa da mettermi per la serata. Inserisco le chiavi nella serratura e compio diversi giri, segno che non c'è nessuno. Salgo in camera e afferro il mio tubino nero, abbinandolo alle Converse dello stesso colore per non essere troppo appariscente. Afferro un cambio e inserisco tutto dentro il mio zainetto blu. Ritorno con passo svelto verso la macchina del mio amico e quando mi siedo sul sedile mi accorgo di avere il fiatone. Ho bisogno di andare a correre.

Raggiungiamo l'abitazione di Noa nel giro di qualche secondo. Arresta la macchina di fronte al cancello che si apre automaticamente, mentre io cammino sul vialetto laterale per andare verso l'ingresso. Guardo il giardino curato con curiosità e gli angoli della mia bocca si sollevano quando vedo due occhi gialli puntati verso di me.

«Ciao, micio.» Il gatto mi guarda per qualche secondo prima di voltarsi e ignorarmi.

Fantastico, sarò una zitella acida senza neanche i gatti a tenermi compagnia.

Noa apre la porta e mi invita a entrare dopo avermi detto che in casa non c'è nessuno; sua madre è via per impegni di lavoro. Entro nel soggiorno con passo esitante e mi guardo intorno: è la seconda volta che mi invita a casa sua. Non me lo ha mai detto apertamente, ma credo che preferisca venire da me perché, nonostante tutto, la mia abitazione è più accogliente e calorosa. Osservo il divano di pelle e il tavolo di cristallo davanti al camino, immacolati come se nessuno li utilizzasse mai.

«Sei sicuro che vuoi tenere una festa proprio qui?»

«Perché no? Saremo in pochi. La situazione rimarrà sotto controllo.»

Annuisco anche se non ne sono del tutto convinta.









Note 🌻

Ciao a tutti!

Siamo ancora agli albori e questo è un capitolo di passaggio, ma il bello arriverà presto. Aggiornerò con più frequenza adesso che la mia routine si è stabilizzata.

Che cosa ne pensate di Noa?

E di Elia?

Spero che tutti voi stiate bene. Riusciremo a superare anche questo periodo difficile. ❤

A presto!❤

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