17 - Giorni di un futuro passato

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Ciao bellissime persone che leggete,
scusate il ritardo questa settimana!
Vi ricordo di farci sapere cosa ne pensate della storia e di venirci a trovare su TikTok a serina_noy_author.
Buona lettura, baci sparsi.
Noy

La sala di registrazione stava venendo su proprio bene. Samuel fece un passo di lato e lasciò passare due operai che reggevano un divano di pelle consumata color caffè. L'aveva trovato usato su eBay ed era perfetto, dava quel tono di vissuto che cercava di ricreare. A proposito di ricreare, avrebbe dovuto scrivere a Michi.

«Ho bisogno che chiami l'agenzia di Ramacciotti. Digli di prendere informazioni sui due carabinieri che sono venuti a farci la visita a sorpresa venerdì sera. Voglio sapere tutto di loro»

Il manager rispose con il pollice alzato. Bene.

Aveva bisogno di sapere chi fossero. Soprattutto il Tenente. Erano passati cinque giorni e la faccia di cazzo del carabiniere continuava a tormentarlo nonostante gli sforzi per cancellarla. Il tanfo di sigaretta che gli aveva lasciato nell'ufficio del Confessionale era insopportabile, anche se nessun altro lo sentiva. L'impresa di pulizia lo aveva preso per pazzo. Ma c'era! La puzza c'era!

La vibrazione del cellulare lo fece trasalire. Era un messaggio di Kay.

«Allora ti confermo che ho preso le ferie per giovedì e venerdì della prossima settimana»

Sulle labbra di Samuel comparve un sorrisetto malizioso.

«Ottimo. Ho visto il treno, arrivo alle 9.01 alla stazione, ok?»

«Bene, ti passo a prendere e andiamo. Niente colazione, ricordatelo»

Kay gli aveva mandato una "dieta" per prepararsi all'incontro che sarebbe stata indicata per un pulcino, non certo per un uomo di settantacinque kili. Aveva i muscoli da mantenere!

«Ma mi farai mangiare qualcosa, in due giorni? E non rispondere con la foto del tuo uccello»

«Se sai già la risposta, cosa lo chiedi a fare?»

Nella chat comparve la foto dell'addome di master Kay che si impugnava il pene, eretto.

Samuel spense lo schermo del cellulare, sogghignando. Coglione. Fece il segno del pollice in su a uno degli operai che stavano sistemando il divano nella sala d'ingresso. «Perfetto!»

Il cellulare vibrò per l'arrivo di un altro messaggio. Era sempre Kay.

«Anzi, a proposito, ti stai allenando?»

Samuel si avvicinò al divano e si accomodò. Era morbido e confortevole, sprofondò nel cuscino.

«Senti, quando abbiamo fatto la scommessa non sapevo che avevi un armamentario illegale nelle mutande»

«Suona come un no»

«È un no. Finché si scherza va bene, ma non ho nessuna intenzione di farmi davvero sfondare il culo, fattene una ragione. Ci tengo a cagare normalmente, grazie»

Se davvero Kay pensava che lui ci sarebbe stato... Era grosso quanto una lattina!

«Per questo ti devi allenare. Dai modo al tuo corpo di abituarti e non ti farà male. Te lo prometto, non avrai niente di "sfondato"»

Faceva presto a parlare, mica era suo il culo.

«Non ci credo»

«Ok, chiedi ad Armida»

«Chiedo ad Armida cosa? Se ha il culo sfondato?»

«Se ha niente di sfondato. Ho anche delle foto interessanti che posso mostrarti, come prova»

Continuava a insistere. Per quanto non fosse vergine, c'era un limite. Quell'affare era da film porno e per fare roba in pubblico avrebbe dovuto essere pronto all'occorrenza. Il membro gli pulsò nei pantaloni verde oliva del completo, se lo sfregò con una nocca da sopra la stoffa. Merda, era eccitante.

«Va bene, ci provo. Ma se quando siamo insieme mi fa male, ti rassegni e ti fai bastare la punta»

«Non le vuoi le foto? Meritano»

«No, grazie, credo che mi verrebbe un attacco di panico a pensare di dover essere il prossimo»

«Come vuoi. Mi raccomando, tanto lubrificante e vai per gradi»

Ma va?

«Sì, grazie, mammina»

Fece scorrere le chat e si fermò su quella di Gabri. Gli mancava già, anche se non lo vedeva solo dalla sera prima.

«Ci vediamo stasera?»

«Ti va di venire da me? Domani devo svegliarmi super prestissimo»

«Possiamo fare un'altra volta, semmai, o puoi fermarti a dormire»

La mattina avrebbero potuto fare un sacco di cose super interessanti...

«Puoi fermarti a dormire tu da me 🥺»

L'emoji da bottom supplichevole lo colpì al cuore. Che voglia di stropicciarlo che aveva.

«Ok, cucciolo. Cosa vuoi che ti porti?»

«Mi piaceva di più "amore mio"»

L'aveva detto solo una volta per sbaglio e Gabri continuava a prenderlo in giro.

«Mi è sfuggito!»

« 🤣»

Samuel sbuffò dal naso, un ghigno gli incurvò le labbra. Non riusciva a smettere di sorridere ogni volta che leggeva un suo messaggio.

«Amore mio, cosa vuoi che ti porti? Contento?»

«Contentissimo. Porta quello che vuoi, un gelato, una bottiglia di vino... una bottiglia di vino...»

«Ok per il gelato»

«Che palle con 'sta cosa che non bevi però»

Sospirò, dalla porta aperta entrò una folata di vento freddo, rabbrividì e si strinse nella giacca tortora . Gli operai stavano scaricando uno scatolone grosso quanto loro, era arrivato il mixer?

«Devo essere sobrio, se voglio mantenere il controllo e non farti male per davvero»

«Un bicchiere di vino mica ti fa ubriacare. Hai 30 anni»

«Dai, non insistere. Ci vediamo stasera da te verso le 8»

***

Samuel inquadrò con il cellulare i due schermi della sala di registrazione, le pareti arancione tramonto estivo, il mixer gigante che occupava da solo un tavolo, il vetro che dava sulla sala prove. Era quasi tutto pronto!

Scattò le foto e si precipitò ad aprire la stanzina, anzi il cubicolo, per le registrazioni di una singola persona, inquadrò il monitor e il microfono. Corse nella sala prove. Per terra, contro ogni parete tinta sui toni del blu mare delle Antille, erano appoggiati dieci pannelli fonoassorbenti rifiniti in legno chiaro con motivi geometrici, in attesa di essere montati. Inquadrò i microfoni, le cuffie, i muri storti. Erano fatti a posta, a quanto pareva. Per il suono. Inviò tutto a Edo.

Era bellissima!

Curata nei minimi dettagli, ma non pretenziosa. Alle pareti dell'ingresso erano appesi gli LP degli album migliori della storia del rock e del metal – migliori secondo la sua inappellabile opinione.

Controllò l'ora, erano le 15.12. Lo stomaco gli brontolò, accidenti alla dieta di Kay. Lo aveva bombardato di messaggi su quanto fosse importante che durasse una settimana e, purtroppo, quel giorno era giovedì e aveva dovuto iniziarla.

Nella tasca, il cellulare vibrò per l'arrivo di un messaggio. Si lasciò cadere sul divano di pelle. Era Edoardo.

«Bel lavoro pensi di farcela per il 20?»

«Sì, devono solo arrivare un compressore, un paio di monitor e devono finire di installare i pannelli acustici»

«Allora possiamo dare l'ok all'agenzia per partire con il lancio»

Avrebbe dovuto ricordarsi di scrivere a Giulia di far partire il conto alla rovescia.

«Yes no problem»

«Quando ci vediamo?»

Si coprì il ghigno con il telefono e fece un cenno di saluto a Roberto, uno degli operai, di passaggio.

«Domenica quando finisce la tua punizione. Anzi, fammi vedere»

Cosa c'era di meglio di ricevere una foto NSFW in mezzo a una stanza piena di gente che passava e che lavorava? Tanto lo sapevano che era un "debosciato", parole loro. Appoggiò una caviglia sul ginocchio della gamba opposta, si sistemò i pantaloni borgogna del completo, gli tiravano sui polpacci.

«Sono in ufficio»

Risposta sbagliata.

«Puoi anche essere dal Papa, mandami una foto o la punizione raddoppia»

In chat comparve la foto di Edoardo che si reggeva le palle, aveva il pene ingabbiato in una cock cage di acciaio, si intravedevano la camicia bianca e i pantaloni grigio antracite del competo di Armani.

«Bravo, pet. Te la sei mai tolta?»

«No, dom, te lo giuro»

Ingrandì la foto, l'area della pelle attorno alla gabbia era rossa e gonfia: non mentiva.

«Va bene, ci credo. Siccome sei stato ubbidiente, puoi chiedermi un piccolo regalo»

«Video sexy?»

«Lo faccio stasera»

Ne avrebbe approfittato per mandarlo anche a Gabri. Anzi, gli doveva chiedere una cosa.

«Cucciolo, non mi ricordo, che impegni avevi nel fine settimana?»

«Nessuno, amore 😛»

Eccoci.

«Te la taglio, quella lingua»

«Però posso chiamarti così? Visto che tu non lo fai»

Non lo faceva?

«Ma se ti ho chiamato amore mio tutta la sera!»

«Non ricordo, è passato troppo tempo»

«Va bene, ma-»

Sollevò il pollice dallo schermo. Ma poi te ne pentirai. Suonava come una minaccia da Dom e non come un avvertimento serio. Si massaggiò la pancia da sopra la camicia bianca a righe sottili bordeaux, era il caso di dirgli che era un bastardo e che avrebbe rovinato tutto o era meglio lasciargli la sorpresa?

Un moto di nausea gli strinse lo stomaco, continuò ad accarezzarsi l'addome con movimenti circolari. Stupida dieta. Agguantò una manciata di mandorle e se le ficcò in bocca.

«Va bene, cucciolo. Andiamo al cinema domani sera? Non ho eventi al Confessionale»

«Pensavo che mi chiedessi di sabato e domenica, che impegni avevo, scusa. Domani sera ho la cena con i colleghi»

Glielo aveva anche detto!

«Ah, vabbeh, fa niente, andiamo sabato, se vuoi»

«Perché non vieni anche tu?»

Conoscere già i suoi colleghi? Non erano mica due lesbiche.

«Verrei volentieri, ma devo seguire la dieta depurante per quella visita medica a Bologna, ricordi?»

«Peccato, volevo vantarmi del mio ragazzo strafigo. Non ci credono, gli stronzi»

«Sono gelosi»

«Sono etero!»

«Sono tutti etero prima di conoscermi 😆»

***

Il telefono gli vibrò nella tasca. Chi era che rompeva già le palle di lunedì mattina?

Edoardo.

«Questo è il numero del mio amico andrologo. Prima che mi urli di nuovo dietro, chiamalo e vacci. Se non c'è niente che non va, meglio. Che ti costa? Per farmi stare sereno. Pago tutto io»

Ancora?

«Hai rotto con questa storia, succede! Sono stressato per l'apertura dello studio, tutto qua»

Aveva troppe cose in mente.

Un altro messaggio, cosa voleva?

«Succede, ma mi hai detto che non è la prima volta e sono preoccupato»

Per cosa?

«Sei preoccupato che non possa più scoparti come si deve? Tranquillo, un modo lo trovo»

«Non è per quello, come ti viene in mente?»

«Seh vabbeh»

A confidarsi un attimo con qualcuno poi si pagava sempre. Povero signor Passavanti, il suo giocattolino rischiava di essersi rotto.

Alla fine, era colpa sua. Cos'è che gli aveva detto? Di sbatterlo sulla scrivania. Una fitta allo stomaco gli fece salire la nausea lungo l'esofago. Maledetta dieta di Kay. Si afflosciò sul divanetto di velluto blu notte della sala mixer.

Come aveva osato dirgli...

Samuel si massaggiò lo stomaco in senso orario da sopra al maglioncino marrone chiaro e aggrottò le sopracciglia, perché gli aveva dato così fastidio quella frase?

La porta si aprì e sbucò la testa di Sara, la nuova segretaria dello studio. «C'è un problema con l'impianto, vieni a dare un'occhiata?» La ragazza si mise dietro l'orecchio una ciocca di capelli, neri come il carbone, lisci, gli scendevano oltre le spalle sulla schiena.

«Arrivo, dammi un minuto.» Incurvò le labbra in una smorfia che avrebbe dovuto essere rassicurante, Sara lo fissò titubante. Benissimo, non aveva più nemmeno il controllo sul suo viso. Infilò una mano in una tasca dei jeans e tirò fuori il sacchetto con la frutta secca.

Meglio parlare di affari.

«Comunque ci siamo quasi, tutto ok per l'inaugurazione di oggi»

«Hai chiamato il dottor Militello?»

Stava cercando di farlo incazzare per davvero?

«No.»

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