20- Rivelazioni

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"Le vite delle persone si intrecciano,

come ciocche di capelli in una treccia."

Moon

Luce.

Sono in scena. Avrò suonato già il pezzo di Allevi che avevo in programma? Guardo il professore di musica con occhi sbarrati perché non so cosa devo fare.

Lui, vedendomi in difficoltà e pietrificata, mi prende in contropiede e si avvicina al microfono, dicendo: «Ed ecco Lucy con:

Claire de lune - Debussy

In bocca al lupo, ragazza» bisbiglia lontano dal microfono nel mio orecchio, passandomi accanto per uscire dal palco e dai riflettori.

«Grazie.» Asserisco, facendo un cenno con la testa, annuendo. Lo osservo con determinazione e lui mi riserva un sorriso gentile.

Ce la posso fare.

Quella che andrò a esibire è la canzone che più mi identifica, un pezzo dedicato alla luna. Io sono la luna e se mi vedessi allo specchio con questo vestito indosso, forse le assomiglierei anche un pochino. Le mie mani gelide e sudate sono poggiate con delicatezza sulla gonna morbida dell'abito, che sentendo al tatto, riconosco essere una stoffa elegante e di una certa qualità, mi sento una principessa, nel colore sbagliato. Questa tonalità è bella, ma non è il nero che mi ha sempre identificata... Per un attimo il pensiero vola fino a Malek, che non so nemmeno se sia presente. L'immagine fantasiosa di lui seduto tra le file a guardarmi con quel suo sorriso beffardo, mi fa venire un crampo alla bocca dello stomaco. Sento ancora il tocco delle sue dita sulla mia pelle, che così inizia a formicolare.

Poggio le dita sui tasti con enfasi e un movimento plateale e compongo accordi e arpeggi; mi emoziono per la melodia creata dalle mie mani e mi meraviglio perché non sono una ragazza che mostra spesso i suoi sentimenti; le lacrime mi pungono gli occhi, che così iniziano a bruciare tremendamente, e non riesco a trattenermi. C'è qualcosa nella mia anima che taglia la mia carne, come voglia uscire da questo involucro di pelle e muscoli. Mi mordo le labbra e continuo a suonare mentre piango dal dolore. Il pianoforte è come se assorbisse tutto il mio tormento. L'ultima nota risuona nella sala facendo eco. Ho finito.

Alzo le mani dal pianoforte, con un movimento morbido ed elegante. Quelle delle persone presenti si muovono in coro. Un suono così bello. E poi nel buio della sala vedo in modo offuscato una standing ovattino, tutti in piedi in un applauso... per me.

Mi alzo dal banchetto e vado nel proscenio, facendo un inchino. Ululati di complimenti m'investono come un uragano. È una sensazione meravigliosa. Sono fiera di me stessa, e non c'è sensazione più del darsi una pacca sulla propria spalla.

Il mio ultimo concerto in questa scuola: che emozione straordinaria. Le lacrime sono ormai a un passo dall'esplodermi sul viso e mi solleticano gli occhi, poi improvvisamente mi offuscano la vista e piango, perché la musica è anche questo: sentimento, emozioni, dolore, felicità, risata, pianto; l'insegnante prende il microfono e asserisce emozionato: «Grazie a tutti i ragazzi e a voi presenti stasera».

I miei compagni arrivano accanto a me dalle quinte laterali, a destra e sinistra; i due vicini a me mi prendono le mani e le alziamo in aria tutti insieme, piegandoci con il capo in segno di ringraziamento. Il pubblico si alza in piedi, battendo le mani, qualcuno fa ululati e noi sorridiamo di gratitudine. Siamo felici.

Il professore si avvicina a noi affermando: «Siete stati straordinari»; ha gli occhi lucidi, è commosso. Deve essere una bella sensazione avere una classe di studenti che ha successo in un saggio. Un po' lo invidio. Chissà che un giorno anche io non riesca a diventare una professoressa di musica. Mi asciugo le lacrime con le dita, facendo attenzione al trucco.

Tiro su con il naso e scendiamo tutti dal palco. Mentre sto per andare dai miei genitori, dopo averli intercettati, una mano afferra il mio polso e mi tira a sé, lontana dalla traiettoria che stavo percorrendo. Malek è di fronte a me, in tutta la sua eleganza, e quel profumo che riconoscerei anche a miglia di distanza mi carezza il naso.

«Perché? Perché proprio a me?» mi domanda; sembra scosso.

«Cosa perché?»

«Perché hai dedicato a me quella canzone?»

«Io non... non ho dedicato...» L'altra me deve aver fatto qualcosa! capisco all'improvviso.

Lui mi guarda sorpreso, come non comprenda la mia affermazione. «Mi hai dedicato la canzone di Allevi.»

«Io non...» deglutisco, «ti ho dedicato nien...» non faccio in tempo a finire la frase che lui imprime le sue labbra sulle mie. Sono sbalordita.

Mi lascio avvolgere dal turbine di emozioni che mi investe e ricambio il bacio con foga.

Nash

È diverso dai baci precedenti, c'è ardore, desiderio.

Mi vengono i brividi perché ho voglia di lei, della mia stella più luminosa.

Wandering star - Polica

After all, i'm married to the wandering star

And I've kissed his moon it was full when I fell in love with thee

But now the world turns without me

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Moon

«Andiamocene da qua, fuggiamo» mi dice con una certa urgenza.

Sono scioccata dalle sue parole. «Fammi almeno andare a salutare la mia famiglia!» esclamo, abbassando lo sguardo per l'imbarazzo.

«Poi però ce ne andiamo, insieme» ammicca.

Raggiungo i miei genitori e Karin mi salta sulle spalle: «Te l'avevo detto che saresti andata benissimo e che lui non avrebbe avuto occhi che per te!»

«Mamma, io me ne vado con lui» dico, indicando Malek.

Lei si volta nella sua direzione e attende qualche secondo prima di rispondermi: «Ok, ma fai attenzione», acconsente, con un velo di preoccupazione.

«Karin, io...»

«Non ti preoccupare, vai. Anche io ho il mio cavaliere stasera» dice indicando Markus, che l'attende all'uscita del teatro.

«Wow, devi raccontarmi tutto!» esclamo gioiosa, perché dopotutto quella ragazza un po' appiccicosa mi è venuta a cuore. È la migliore amica di Lucy a quanto ho capito, quindi dovrò farmela piacere.

«A domani» mi stampa un bacio sulla guancia.

Raggiungo il meraviglioso ragazzo che mi sta aspettando e lui mi prende per mano indirizzandosi verso la sua macchina. Mi apre la portiera come un gentiluomo. Lo ringrazio con un sorriso; salgo e così fa anche lui.

Ci ritroviamo vicini, mi prende la mano e la sua espressione è dolce mentre mi sussurra: «Sei come la luna; illumini la terra al tuo passaggio».

«Come siamo smielati stasera!» lo stuzzico, anche se lo è per davvero. Sembra quasi non essere il ragazzo che conosco e con cui ho fatto l'amore. «Malek, possiamo andare» gli dico poi.

«Nash... Malek non è qui stasera.»

Mi volto di scatto a guardarlo, sbalordita. Che? Cosa vuole dirmi con questo?

«Malek stasera non ci darà fastidio» continua, sicuro.

Perché? Io lo voglio qui con me, invece! Ma se non è lui... allora chi diavolo è Nash?

«Malek non ti farà del male finché ci sarò io.»

«Nash, cosa ne hai fatto di lui? Dov'è il mio Malek?» chiedo sussurrando. Ho paura di scoprirlo, perché una strana sensazione mi sta vibrando nelle viscere.

«Niente... dorme, così come dovrebbe essere.»

Detto questo, mette in moto e guida fino al lago. Io sono rimasta ferma e ammutolita. Qualcosa non va.

Parcheggia e poi scende per aprirmi lo sportello: «Facciamo una passeggiata», mi esorta, tendendomi la mano.

Scendo dalla macchina, confusa, senza comprendere affatto cosa stia succedendo. Con chi sono in realtà? Sono con Malek, ma lui dice di non esserlo, ma allora chi è? Chi è questo Nash?

L'ansia mi chiude la gola e prendo tra i denti il labbro inferiore, cominciando a mordicchiarlo nervosamente. Mi stringo nelle spalle e lo seguo; intreccia la sua mano alla mia; mi tira verso una stradina laterale buia che costeggia la distesa d'acqua illuminata solo dalla luce soffice e opaca della luna. Mi porta in uno spiazzo stretto, circondato da canne di lago.

Infila una mano nei miei capelli e mi bacia, inondato dal desiderio. Introduce la mano sotto la gonna dell'abito, come in cerca di qualcosa; mi succhia il collo, mi morde la pelle, mi bacia le scapole scoperte dallo scollo a barca. Poi si dedica alla parte anteriore, passa la lingua sulle mie clavicole sporgenti, mi tocca il seno e poggia la mano sul mio cuore.

«Sei agitata? Sento il tuo cuore...»

«Un po', Nash... io non so chi...»

«Shhh» preme il dito sulle mie labbra, impedendomi di finire la frase. «Ti meriti un regalo per ciò che mi hai donato stasera.» I suoi occhi mi inchiodano sul posto. Mi fa venire un crampo alla bocca dello stomaco.Butto l'aria fuori dai polmoni e cerco di godermi quel momento così intenso, anche se strano e paradossale.

«E cosa ho fatto?»

«Mi hai fatto vibrare l'anima, Lucy» risponde emozionato, e io vorrei dirgli che non sono quella ragazza, che sono semplicemente Moon. Il mio corpo cerca di andare incontro al suo. Studia ogni mio movimento più piccolo. Spingo il suo bacino verso di me, perché lo desidero con ardore, voglio tutto di lui. Con l'indice definisce i contorni del mio viso, come voglia imprimerseli nel cuore, Fa scorrere un dito sulla mia clavicola che poi morde delicatamente. Mugolo al suo orecchio e lo vedo eccitarsi, guardandolo negli occhi. Sento un fuoco accendersi tra le mie gambe. Continua a baciarmi e leccarmi il collo e la mia testa ricade all'indietro in un gemito silenzioso. Le mia mani accarezzano i suoi pettorali da sopra la camicia e scendo lentamente sigli addominali. È una piacevole sensazione di benessere. Sembra tutto così giusto. Mi scosta una ciocca ribelle dalla fronte, appuntandola dietro l'orecchio. Gli solletico il collo con la lingua e le vene si gonfiano di sangue. Sta impazzendo di desiderio. Inserisce il dito nelle pieghe della mia intimità e io mi sento avvampare di piacere. Lo sento spandersi nel corpo come olio su una tela. Il cuore mi scoppia, i colpi al torace sono forti e rimbombano in tutto il mio essere. «Nash, per favore...»

«Ti ho detto che voglio farti un regalo» sussurra, insistendo nel suo gesto.

«Ho detto smettila!» Lo allontano, riluttante.

«Perché? Perché dovrei fermarmi?»

«Perché... non sei...» mi blocco, ho la lingua impastata e non riesco a credere che questa cosa stia succedendo davvero.

«Malek.» finisce la frase al posto mio, e io lo guardo annuendo. «Sì, non sei lui.»

«Lui non verrà stasera, perché io non voglio.»

«Ma io sì» lo contraddico.

«Be', fattene una ragione, non ci sarà stasera, Lucy!» mi urla contro, disperato.

«Io non sono Lucy!» urlo a mia volta.

Mi guarda, ammutolito. «Lo so» replica poi. «Lo capisco dai tuoi occhi.»

Nash mi osserva, e afferma con la massima serietà: «Si chiama Sindrome della Personalità multipla, e sì, ne soffro anche io. Lucy e Malek probabilmente non verranno mai a scoprirlo perché se esistiamo noi, loro non possono esserci».

Panico. Non è vero. Non può essere. «Mi stai dicendo che siamo affetti dalla stessa patologia?»

«Sì, è così.»

«Impossibile, me ne sarei accorta se anche Malek...»

«Non potresti mai, lui è uguale a me: le due personalità, tu e Lucy non potete incontrarvi.»

Resto ferma a metabolizzare quella notizia sconcertante. Possibile che entrambi abbiamo questi cambi di personalità? E Malek lo sa? Guardo il ragazzo che mi sta di fronte e anche se dentro di me so che non è il mio ragazzo, io lo desidero comunque.

«Malek... Nash, ho voglia di fare l'amore con te» dico tutto d'un fiato.

«Moon, sei sicura?» Lui abbassa lo sguardo sulla chiusura lampo dei pantaloni.

«Sì. Anche se non sei Malek, ogni cellula del mio corpo ti desidera.»

«Allora fammi continuare quello che stavo facendo.»

Nash

Sono con lei e finalmente stiamo per fare l'amore. Decido di continuare quello che volevo fare.

Mi avvicino lentamente, la faccio girare di spalle e le tiro giù la zip dell'abito meraviglioso. La bacio con passione e scendo lungo il suo corpo perfetto; le faccio scivolare gli slip fino alle ginocchia e la bacio sul bottoncino che apre le porte al paradiso.

La testa le cade all'indietro e geme di piacere. «Nash, ferma. Ferma, ferma!» esclama tra gli ansiti.

Alzo la testa. «Che c'è?»

«Promettimi che non lo dirai a Lucy, che non le dirai cosa stiamo facendo.»

«Ti prometto che rimarrà il nostro segreto. Posso continuare adesso?»

«Sì.» annuisco silenziosa.

Poggia la mano sulla mia testa per accompagnare i movimenti che sto compiendo con l'intento di farla godere. E poi... viene. L'orgasmo prende il sopravvento. La sua schiena si inarca e una scossa elettrica la avvolge con tanta intensità da farle cedere le gambe e cadermi addosso.

«Sei bellissima.» Mi avvicino per baciarla ancora...

Lucy

Luce.

Ero a teatro e adesso sono qui con Nash. Lo fisso, senza comprendere cosa stia succedendo. Sta per baciarmi?

Nello stesso momento mi accorgo che sono tutta bagnata nelle mie parti intime e una densa sensazione di appagamento mi invade fin dentro le ossa. Oddio! Ho fatto di nuovo l'amore con lui!?

Lo vedo infilarsi un preservativo, poi mi solleva a gambe divaricate e ci incastriamo alla perfezione. Con movimenti cadenzati mi alza e mi fa scivolare sulla sua erezione.

Non ho il tempo di capirci qualcosa, perché sentirlo dentro di me mi annebbia la mente. Facciamo l'amore, per la seconda volta nella nostra vita, ed è bello da impazzire.

«Moon...» mi sussurra tra i capelli.

Apro gli occhi di scatto. «Nash, sono Lucy...»

Anche lui sgrana gli occhi come gli fosse appena venuto un colpo al cuore. «Lucy?» mi guarda sbigottito, poi fa uno scatto col braccio.

«Sì, esatto.» La mia mente riacquista lucidità.

Perché sono qui con lui? Ero furiosa, lo odiavo! E adesso mi trovo qua a... Non ci capisco più nulla. A che gioco sta giocando Moon? Al diavolo queste maledette amnesie! Mi faranno dannare.

Il modo in cui mi guarda però addolcisce il mio cuore; i suoi occhi sono splendenti come due stelle, tanto che ci vedo riflessa la mia immagine, e capisco perfettamente perché sono lì.

Perché lo amo, maledizione.

Malek

Luce.

Moon è qui tra le mie braccia, ed è più bella che mai... ma d'un tratto mi viene in mente quello che dovevo fare stasera: il concerto! Ho paura di non esserci andato, quindi le chiedo, intimorito: «Sono venuto a sentirti suonare, vero?»

«Sì, Nash, sei venuto, eri in prima fila» mi guarda sorpresa.

«Sono Malek...»

Lei mi guarda stupita, come non si aspettasse una replica a quel nome. «Ti desidero ancora» mi scongiura poi.

La faccio sdraiare a terra, le sfilo completamente le mutandine, che faccio scivolare lungo le gambe liscissime, e le ripiego poggiandole sulla sua borsetta bianca di seta. Affondo in lei e le dita dei piedi si arricciano nelle scarpe. Si contrae di piacere. A ogni mio movimento ne succedono spasmi che le fanno contorcere la schiena. Dio, quanto è bella.

Comincio a muovermi dentro e fuori, adagio; i miei ondeggiamenti si fanno più insistenti, finché non esplodo in un gemito di piacere intenso. La bacio con dolcezza, ed è in quel momento che capisco perché la amo.

Premo il dito sul suo clitoride e inizio a muoverlo con piccoli circoli. Viene anche lei e prendendomi il viso tra le mani mi sussurra in maniera decisa: «Baciami», e così faccio.

Lei non è la mia Moon, la mia luna argentata, è l'altra persona; il suo corpo lo riconosco, ma la sua anima è diversa.

La bacio, pur sapendo che non dovrei perché la ragazza che è qui con me è convinta di baciare Nash. Ma poi chi diavolo è questo tizio?

Lucy si rinfila gli slip e io mi sistemo la zip dei pantaloni; le chiudo l'abito dietro la schiena e la seguo verso il parcheggio dove ipotizziamo di aver lasciato la macchina, poiché nessuno dei due se lo ricorda.

Per fortuna la mia ipotesi è vera; saliamo a bordo e la riaccompagno a casa. Ci troviamo parcheggiati di fronte alla sua abitazione, lei si volta verso di me e prima di scendere dall'auto, mi domanda, con un po' di titubanza: «Perché quel giorno sull'autobus ci hai provato con quella tipa?»

Capisco subito a quale episodio si riferisce. Cazzo, non le posso dire che lo facevo per capire se fosse Moon... «Non te lo posso dire» rispondo quindi, anche se mi sento un verme.

«Nash, non ti capisco...» Vedendo che continuo a tenere lo sguardo basso, fa un sospiro sconsolato. «Buonanotte» mi dice con un sussurro.

«Buonanotte.» Perdonami, ragazza sconosciuta.

Mi guarda male e se ne va, entra nell'edificio e sparisce inghiottita da quelle mura.

Inizio ad avere problemi a capire quando è Moon e quando non lo è. In più le amnesie che ho non mi aiutano affatto. Devo venire a capo di questa storia.

Devo parlare con Moon e dirle tutto.

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