XXIX. LA CAMERA SEGRETA

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Dorina trovò l'ingresso quasi subito. Sembrava che fosse lì ad aspettare lei. Era in fondo alla biblioteca, dietro uno scaffale pieno di manuali di cucina. Luogo strano per un passaggio segreto. Lanciò uno sguardo alla mappa. Non si capiva molto da quel disegno. Ci voleva coraggio per proseguire. Inspirò, l'aria carica di polvere, ed entrò. Il pavimento era scivoloso. Dorina fece fatica a non cadere, le scarpette non aderivano bene. Avanzò senza fretta, l'aria umida che le si appiccicava alla pelle. Il cuore le batteva forte. Un tamburo nel petto. Non c'era motivo per essere così agitata. Forse...

Un rumore. La gola le si serrò. Il vampiro c'era davvero quindi. E forse era affamato di sangue. Pronto a dissanguarla. Si portò una mano al collo. Non sentì ferite. La cosa però non la rassicurò. Altri rumori. Passi. Dorina non poteva combattere. Lei non sapeva combattere. Però poteva cercare di nascondersi. Si appiattì contro il muro. I muscoli tesi, pronti a scattare. L'ombra la superò. Ora, pensò. Avrebbe potuto correre via in quel momento. Era... 

-Dori? Sei qua, Dori?-

La ragazza sussultò. –Kaas-

L'ombra si voltò verso di lei. Il viso allungato, i capelli neri, l'espressione carica di preoccupazione. Tutto urlava il suo nome. Kaas. Avrebbe voluto correre da lui, buttargli le braccia al collo, stringerlo forte. Non si mosse. Il cuore le batteva tanto forte da stare male. –Che ci fai qua?- le appariva sfocato.

-Ti... ho visto che entravi nel passaggio... ehm, non credevo che fosse il caso che tu andassi da sola, non con quello che sta succedendo-

Dorina l'osservò con attenzione. Sbagliava o le sembrava impacciato? –Beh, io... grazie- non sapeva cosa dire. Il ricordo della sera prima era ben vivo non solo nella sua mente, ma anche nel suo corpo. Le sensazioni che lui riusciva a evocare. Doveva esserci qualcosa di molto sbagliato in lei.

-Dovere, sei sotto la mia responsabilità, no?- sorrise, un sorriso tirato. Non era contento.

-Solo questo?- slittava, il terreno si muoveva sotto di lei come pezzi di ghiaccio su un lago –Si tratta solo di dovere?-

Kaas la fissò, il viso tanto immobile che Dorina temette di aver parlato troppo. Con lui era difficile sapere quando parlare. Molto difficile. –No, non sei dovere per me- scosse la testa –come puoi pensare di essere solo dovere?- la voce si fece più dolce, un leggero sorriso gli piegò le labbra, lo sguardo divenne più chiaro, meno tempestoso. Il tormento in lui era scomparso. Questo la fece sentire meglio.

-Non lo so- ammise lei –non so proprio cosa pensare-

-Credi a quello che ti dico- un passo verso di lei. Con quella sua postura rigida da militare. L'afferrò per le spalle. Una stretta delicata, ma salda. –Tu non sei un dovere per me, al contrario, sei un pezzo della mia anima- la sua gola si mosse, segno della sua agitazione –e non sai quanto questo mi faccia paura-

-Hai paura?- le sembrava incredibile che un uomo come Kaas provasse un sentimento così umano.

-Molta paura- ammise, appena un sussurro. –Ma non dirlo in giro, certe cose bisogna custodirle con cura-

Dorina sentì gli occhi bruciarle. Stava per piangere. La cosa la spaventò. –Lo prometto, sarà un segreto-

-Sapevo di potermi fidare di te- la trasse a sé e la baciò. Un bacio lungo, caldo, inquieto. Come loro due.  -E ora dimmi cosa ci fai qua-

Fu così che Dorina gli raccontò della stanza del vampiro. Non lo guardò negli occhi, ma fissò il pavimento buio, pieno di crepe come un cuore infranto. Quando terminò aveva la gola secca. Alzò lo sguardo per vedere la sua reazione... e lui le sorrideva.

–Su, andiamo a scovare questo vampiro... se esiste-

-Sempre razionale- lasciò che la mano di Kaas s'intrecciasse alla sua. Le fece piacere. La sua pelle contro i guanti di lui. Nonostante la stoffa poteva sentire il calore della sua pelle. Un calore che la rassicurava.

-La razionalità è ciò su cui si fonda il mondo, ma non mi dispiace la tua pazzia- gli occhi gli brillavano, nubi pronte alla tempesta.

-Non sono pazza- avrebbe dovuto sentirsi offesa. Ne rise.

-Non ho mai detto che tu sia pazza, solo che un po' di pazzia, beh, ci vuole-

Dorina ridacchiò. Non sapeva come sarebbe finita tra di loro. C'erano molti muri. Però in quel momento non aveva importanza. Li avrebbero abbattuti tutti se fosse stato necessario. Uno dopo l'altro.

La porta comparve girata una svolta. Lo stomaco le cadde a terra. Era vecchia, il legno era marcio e graffiato. Kaas la precedette, le lasciò la mano, l'aprì, entrò.

Dorina provò una vertigine. L'ansia la mordeva. Lo seguì e fu assalita dall'odore di polvere.

-La camera del vampiro- Kaas, un paio di passi davanti a lei, si guardava intorno. –Non ci posso credere... deve far parte delle camere più vecchie del castello-

La stanza era piccola con una specie di altare rosso contro il muro. Torce grandi come un pugno erano appese ai lati.

-Credi che ci possa essere rimasto qualcuno?- il cuore prese a galopparle più rapido.

-Non c'è polvere, strano per un luogo in cui non sta nessuno da tempo, un luogo che si trova solo nelle vecchie mappe- sospirò –potrebbe averlo scoperto qualche studente, oppure... -

-Esserci davvero qualcosa- un vampiro, per esempio. Rabbrividì. Come avrebbe voluto rifugiarsi nella propria camera. Sotto un mare di coperte. E magari vicino a Kaas. Le guance le bruciarono e sperò che lui non la vedesse.

-Metterò qualcuno a controllare, scoprirò chi frequenta questo posto, fosse l'ultima cosa che... -

Uno scricchiolio. Dorina provò un brivido lungo il corpo. Come se qualcuno la stesse fissando. Lottò contro l'impulso di correre a nascondersi. Di uscire. Di correre, correre, correre. Kaas si guardò in giro, rigido, e nel farlo allungò le braccia. Come per difenderla. Fu lui ad accorgersene per primo. –Si muovono- un gemito.

-Cosa?-

-Le pareti-

Uno scricchiolio più forte. La camera si stava chiudendo. Kaas si lanciò contro la porta che si era chiusa. La scosse. Imprecò. Nulla, non si muoveva. Per essere vecchia e marcia era fin troppo resistente. Erano in trappola. Dorina fissò il vuoto, i muscoli che le tremavano. La fine forse aveva quell'aspetto. Loro due chiusi là dentro.

Kaas imprecò e diede un calcio alla porta.

-Non si apre- sussurrò Dorina. L'orrore era tale che lo percepiva estraneo. Non poteva essere vero. La spiegazione doveva essere un'altra. Forse era un incubo. A ragazze come lei non succedevano cose simili.

-Ci deve essere un'altra via di fuga- Kaas si guardò intorno. Le pareti si avvicinavano. Lente, ma senza fermarsi. Non c'era salvezza. Non ce ne sarebbe più stata.

Dorina singhiozzò, l'ansia che le scavava le ossa come un veleno. Non c'era scampo.

-Dori, mi dispiace- sussurrò Kaas e la prese per le spalle in modo tale che lo guardasse in viso. –Mi dispiace davvero tanto-

Dorina annuì. Non riuscì a parlare. La gola era secca.

-Ma io ti tirerò fuori di qua, va bene?-

Allora perché la disperazione brillava nel suo sguardo? Dorina comprese che Kaas le mentiva. Non c'era possibilità di fuga. Lui però non voleva spaventarla. Questo le scaldò il cuore. Era una magra consolazione, ma meglio di nulla. Lui teneva a lei.

-Andrà bene, Dori- e la baciò. Un lunghissimo bacio. Avvolgente, caldo, forse un pizzico brutale. Nella foga le morse le labbra. Lei gli lasciò scivolare le braccia intorno alle spalle.

-Cosa vedono i miei occhi-

Sussultarono entrambi. Kaas serrò la stretta. Estrema difesa.

-Stringila forte, non ne troverai un'altra come lei-

Quella voce... -Nicalla- chiamò Dorina, il nome che le s'incastrava in gola. Non era possibile. Sarebbe stato troppo bello per essere reale. Si guardò in giro, ma non vedeva altro che muri.

-Stiamo arrivando, non temere-

Stiamo? Chi c'era insieme a Nicalla? Non dovette aspettare molto per avere la risposta.

-Per fortuna c'è un principe per voi- Alexander.

-Come lo odio- ruggì Kaas.

-Invidioso?- Dorina trovò la forza di sorridere.

-Di quello?- sbuffò –Come potrei?- si guardò intorno –Piuttosto non capisco dove... -

Un tonfo. Alzarono la testa e videro due occhi verdi che li fissavano. Come quelli di un gatto. Nicalla si attorcigliò una lunga ciocca nera intorno all'indice. –Bene, bene, guarda chi abbiamo- si sporgeva da una specie di botola.

Kaas contrasse la mascella. –Aiuta Dorina- la prese per la vita e la sollevò, come se non pesasse nulla.

-Non smetti mai di dare ordini, vero?- Nicalla si spinse avanti, le braccia tese verso Dorina –Alexander, tienimi, perché se cado a causa tua torno su e ti faccio a pezzi-

-Oh, non potresti mai, tu mi adori-

-Non ne sarei così sicuro fossi in te-

Alexander ridacchiò.

Dorina tremava tanto che riuscì a prendere la mano dell'amica solo al terzo tentativo. Puntini neri le apparivano davanti agli occhi. Sperava solo di non svenire perché quello sì che sarebbe stato un gran guaio.

-Presa- Nicalla le sorrise, il rossetto rosso sbavato come se avesse baciato qualcuno –sei in buone mani, promesso-

Lo sperava. Kaas continuò a spingerla su nonostante la stretta di Nicalla fosse forte. Dorina non avrebbe mai creduto che una ragazza così esile la potesse sollevare senza sforzo. Forse aveva molti segreti. Chi era però lei per indagare sui segreti altrui?

-Su, spingila più su- si lamentò Nicalla.

Kaas grugnì qualcosa di simile a un insulto.

Alla fine Dorina si trovò sul pavimento, tra le braccia di Nicalla che la strinse. –Sei al sicuro-

-Donne! Sono sempre esagerate- si lamentò Alexander.

-Kaas- gemette Dorina. –Pensate a Kaas, vi prego-

-Una brava fanciulla innamorata- Alexander alzò gli occhi al vecchio soffitto cadente.

Nicalla rise e, sciolto l'abbraccio di Dorina, si allungò verso Kaas. –Devo davvero dirti cosa fare?-

Kaas borbottò qualcosa d'irripetibile e prese la mano della cugina, puntò i piedi contro i muri, si tirò su. Dorina non gli tolse gli occhi di dosso. Temeva troppo che se avesse guardato altrove sarebbe caduto. Non si sentì sicura, e il suo cuore non rallentò, fino a quando Kaas non fu in ginocchio a pochi centimetri da lei, il viso arrossato dalla fatica.

Nicalla si lasciò scivolare sul pavimento e incrociò le gambe. Non sembrava una persona che solo poche ore prima aveva rischiato di morire.

-Come ci avete trovati?- Kaas puntò il suo sguardo indagatore su Nicalla e Alexander. Nonostante i capelli spettinati, il viso imperlato di sudore, il respiro affannoso, riusciva a essere inquisitorio. A fare paura. Dorina provò un sentimento simile all'orgoglio.

-Abbiamo sentito le vostre urla- Nicalla si strinse nelle spalle.

-A quanto pare queste stanze sono state costruite sotto il pavimento, non è stato difficile trovare una botola che conducesse qua- Alexander sorrise.

-Abbiamo fatto qualche tentativo- lo rimbeccò Nicalla.

-Così mi fai sembrare un imbranato però- si lamentò Alexander.

Nicalla lo colpì sul braccio. –Nessuno ha chiesto la tua opinione-

-Nemmeno la tua se è per questo-

-Tutti vogliono la mia opinione- Nicalla socchiuse gli occhi. Erano tanto verdi da sembrare fosforescenti.

-Come... -

-Basta!- Kaas interruppe Alexander -Si sta facendo tardi- si alzò, un movimento fluido che rivelava forza ed eleganza. -E Dorina ha bisogno di tranquillità dopo quello che è successo-

Dorina avrebbe voluto ribadire che non era vero, che si sentiva in forze, che il cuore le pulsava il sangue nelle vene con una forza che la faceva sussultare. Non appena incontrò lo sguardo di Kaas cambiò idea. Sembrava che lui non avesse voglia di passare il tempo con Nicalla e Alexander.

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