XXVI. PEZZI DI CUORE

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Il cielo cominciava a squarciarsi e il nero a scivolare sugli altri colori, come un barattolo d'inchiostro capovolto da un bimbo monello su un quadro. I giardini di Laurino sbiadirono fino a scomparire. Dorina non avrebbe saputo dire da quanto fossero stati fermi lì. La realtà le appariva sfilacciata.

-Purtroppo è ora di tornare a casa- Kaas si alzò, si spazzolò la divisa da qualche fiocco di neve e porse la mano a Dorina –meglio rientrare prima che faccia troppo buio-

-Non avrai paura del buio- Dorina si sollevò, senza accettare il suo aiuto, le mani che tenevano l'abito.

-Meglio essere prudenti e non sfidare quello che si nasconde nel buio-

Dorina provò un senso di turbamento. Cosa si nascondeva nel buio? Magari gli strigoi. Lo stomaco le si serrò. Meglio non saperlo. Fece un passo e... scivolò avanti. Perché si era messa quegli stivaletti? Non erano fatte per camminare sul ghiaccio. Mosse le braccia. Si sentì cadere avanti. Mani forti l'afferrarono alla vita. Alzò lo sguardo e incontrò i suoi occhi grigi. Kaas la teneva. Il petto di lei si appoggiò contro quello di lui. I respiri si mischiarono. Dorina sentì la testa girarle. Avrebbe dovuto allontanarsi. Non ci riuscì. I muscoli non le risposero. Corpo traditore!

-Dori- la voce di Kaas uscì bassa, roca, graffiante. Le sue braccia le scivolarono intorno al corpo. Un abbraccio. –Oh, Dori- un sospiro che s'infrangeva contro la sua pelle. La ragazza si sentì stordita. Non avrebbe dovuto rimanere così, permettergli di tenerla stretta in quel modo. Era disdicevole, sconveniente e altre mille cose. Termini che evaporavano a causa della sua vicinanza. Il dovere, sempre lo stupido dovere. E lei non doveva stare vicino a Kaas. Eppure...

Un rumore. Passi sul ghiaccio. Kaas l'allontanò, sciolse l'abbraccio, si limitò a tenerla per un braccio per essere certo che non scivolasse. Dorina vide un soldato che si avvicinava, il viso rosso per il freddo, la mascella serrata per l'ansia. Il cuore le si gelò. Occhi come quelli potevano solo portare cattive notizie.

-Che c'è?- Kaas non controllò la rabbia, il viso contratto. –Avevo detto che non volevo essere disturbato-

-Mi scusi, signore, ma c'è... - indugiò, lo sguardo che correva a Dorina. La ragazza provò un senso di disagio. Kaas aveva forse detto ai suoi uomini di non parlare davanti a lei? E se così era perché? Non si fidava?

-Cosa?- Kaas serrò la stretta al braccio di lei. –Che c'è?-

-Ne hanno trovata un'altra, è venuto un uomo dal villaggio a dircelo- il soldato guardò altrove, imbarazzato.

Dorina notò un luccichio nello sguardo di Kaas. Possibile che avesse paura? E poi cos'era quella storia? Ne era stata trovata un'altra. La gola le si chiuse. Poteva voler dire solo una cosa...

-Dove?- la voce di Kaas la fece sussultare.

-Nel bosco-

Kaas serrò la mascella. –Prendi posizione- il soldato non attese altro, si voltò e corse via. –Dobbiamo tornare al castello più in fretta di quanto avrei voluto- si rivolse a Dorina –mi dispiace, ma la gita è finita-

-Cosa sta succedendo?- si morse le labbra. Tremava. Purtroppo non era solo per il freddo.

-Potrebbe non essere nulla- le lasciò il braccio. Dorina percepì il vuoto. Come se Kaas l'avesse spinta in un dirupo.

-Oppure potrebbe essere tutto... lasciamo perdere-

-Credo che sia mio diritto sapere- Dorina esitò, inspirò, agì. Afferrò il braccio di Kaas, lasciò che le dita affondassero nella stoffa della divisa, nel suo braccio... e lo guardò negli occhi. –Cosa sta succedendo veramente?- non lo avrebbe lasciato andare fino a quando non gli avesse detto tutto.

Kaas la fissò, il viso immobile, impenetrabile. Un viso che avrebbe potuto avere venti o cinquant'anni. Dorina si rese conto, forse per la prima volta, che c'era qualcosa di strano nel fatto che non avesse età. Poteva essere eterno, come una statua, come un demone. Peggio, come un vampiro. Si trovò a scrutargli i denti. No, non erano poi così appuntiti. –Sono state trovate altre ragazze morte- distolse lo sguardo.

-Per l'epidemia?- ma sapeva già che la malattia non c'entrava nulla.

-Morte violenta- Kaas sospirò –sono morte dissanguate, come le altre-

Un brivido gelò la spina di Dorina. Saperlo non aiutava. Cercò di controllare il respiro accelerato. –Non si sa ancora chi è il colpevole?- una domanda stupida, se lo avessero saputo, beh, non ci sarebbero più state vittime.

-Ci stiamo lavorando, non devi avere paura, finora sono tutte ragazze che si sono allontanate di casa di notte, se tu rimarrai dentro il castello ed esci solo accompagnata non ti succederà nulla-

Perché quelle parole non la rassicuravano? Un folle che girava per i boschi nei dintorni.

-Ora ti riporto al castello, poi passo a vedere questo corpo, va bene?-

Dorina annuì. Non che avesse potuto fare altro. Il cuore le batteva tanto forte da non riuscire a pensare quasi ad altro. Era paura? Oppure si trattava di qualcosa di più insidioso?

-Adesso andiamo- Kaas si liberò dalla sua presa.

Non parlarono per il resto del viaggio. Dorina si sentiva nervosa. Le tempie le pulsavano. Il cuore le batteva in gola. Lei tremava. Ma perché era così nervosa? Non ce n'era proprio motivo. Oh, come si sentiva sciocca!

Quando arrivarono al castello Kaas scese per primo e le aprì la portiera. -Ti accompagno dentro- abbassò lo sguardo e lo puntò sugli stivaletti di lei.

-Non ho bisogno della scorta- avrebbe dovuto essere ironica. La sua voce però uscì rabbiosa. Non accettò la sua mano e scivolò fuori dall'abitacolo, l'aria gelida che le pungeva le guance. Spilli nella carne. Il cielo era diventato nero e le stelle brillavano, grandi come solo lì potevano essere.

-Non mi riterrai una scorta... spero di essere molto di più per te-

Molto più. Faceva sperare cose che non avrebbe dovuto sperare. Deglutì, la gola arida come un deserto.

-Io... - scrollò la testa -si sta facendo tardi- le posò una mano tra le scapole e, nonostante le stoffe che la dividevano dalla pelle, Dorina provò un brivido e un leggero capogiro. Stordita lasciò che lui la spingesse oltre la porta d'ingresso, i loro passi che rimbombavano contro il pavimento di pietra. La testa le girava. Si fermò. Doveva guardarlo, doveva capire cosa stava provando lui. Il bisogno la bruciava. L'incontro con quegli occhi grigi la fece sussultare. Non era pronta. Non sarebbe mai stata pronta. Lo fissò, l'ansia che la divorava.

La mano di Kaas si posò sul muro, tanto vicino al suo orecchio che se si mosse mossa lo avrebbe sfiorato. La bloccava così contro la parete. –Promettimi che starai attenta, che non farai nulla di sciocco, che non uscirai di nascosto, che non indagherai su quello che sta succedendo- la voce usciva rotta. Dorina non si aspettava una cosa simile. Non quel dolore, non quell'angoscia, non quelle labbra così vicine. –Devi farlo, ti prego-

Ti prego. Parole tanto estranee nelle labbra di lui. –Perché me lo chiedi?- doveva saperlo.

Lui le avvicinò la bocca all'orecchio. –Perché non voglio che ti succeda qualcosa-

Una tempesta le scoppiò nello stomaco. Le parole di Kaas le echeggiarono nella mente insieme alla sensazione che ci fosse qualcosa di sbagliato in lei. Perché lei aveva un promesso sposo. Amadeo. Un bravo ragazzo. Non come Kaas che aveva una leggenda oscura che gli drappeggiava le spalle come un mantello.

-Prometti?- insisté Kaas.

Lo disse con una tale disperazione che Dorina non avrebbe potuto far altro che cedere. –Prometto- le sfuggì dalle labbra.

Kaas sospirò. Il sospiro le si schiantò sulla pelle. Dorina traballò, la gola secca.

-Credo di dover andare- gemette –sono stanca, devo dormire e... -

Lui non si mosse. Lei non si spostò. Quello sguardo... quel respiro... quel sorriso...

Stava per impazzire. Kaas la faceva impazzire. Quell'uomo... ma chi era per farle quello? Per buttare all'aria tutto quello in cui credeva? Avrebbe dovuto avere più forza, più determinazione, più durezza. Nulla. Assolutamente nulla. E lui scivolò verso di lei, il viso inclinato, le labbra più vicine.

Dorina si voltò. La sua fronte batté contro il muro, soppresse la fitta di dolore con una smorfia. Tremava fin nel profondo del proprio cuore. Le ossa, il sangue, i muscoli, le vene. Non c'era un frammento in lei che non tremasse. Le gambe le cedevano.

-Dori, ti prego-

Dorina non si aspettava quello che successe dopo. Lui l'abbracciò da dietro, la strinse, le affondò il viso nell'incavo del collo. Il suo respiro. Le sue labbra calde e umide. La pressione della sua pelle.

-Dori- le sussurrò il nome contro la carne. Dorina traballò. Qualcosa in lei si spaccò. Indietreggiò e sprofondò nelle braccia di lui. Il calore l'aggredì, come un lupo. Dori non era preparata a quello. Era una sensazione tanto forte da strapparle un gemito. Kaas farfugliava qualcosa. Lei non sentiva. Parole leggere come aria. Le sembrava di essere sott'acqua, come quella volta in cui era caduta nel lago vicino al college e tutto il mondo le sembrava distante. E poi le labbra di Kaas affondarono nel suo collo. Qualcosa in lei traballò. Si schiantò. Il suo cuore aveva urtato le costole. Puntini neri le esplosero davanti.

E lui si staccò. Un fulmine attraversò Dorina. Le sue ginocchia erano molli. La vista era offuscata.

Kaas si tirò indietro e imprecò. Non era mai sembrato così sconvolto, con la pelle tanto arrossata. Aveva perso il controllo.

-Perdonami Dorina, non dovevo... -

-Aspetta- si aggrappò al suo cappotto, le dita tremavano in preda a una febbre senza nome.

-Dori, non avrei dovuto comportarmi così, io dovrei badare a te, non so cosa mi sia preso, i tuoi... -

Dorina però lo aveva già soffocato con un bacio. Kaas restò rigido. Lei gli mordicchiò le labbra, il cuore che le esplodeva nel petto, le mani che strappavano la stoffa. Piccoli morsi fino a quando lui non cedette e ricambiò il bacio. Un tripudio di sensazioni. Dorina credeva di volare. Le mani di Kaas le presero la vita sottile, la sollevarono, le diedero le vertigini.

La realtà si restringe, implose, si frantumò. La gioia annaspa nel petto di Dorina. Era suo, suo, suo. Impossibile pensare ad altro che a lui. Erano insieme. Lei è lui. Erano...

-No, Dori- Kaas parlò contro le sue labbra provocandole brividi simili a lacrime. -Non posso-

Qualcosa in lei si contorse. -Perché non puoi?- un gemito. Non avrebbe voluto supplicarlo, eppure le parole avevano l'amaro sapore della supplica. E lei si sentiva mancare, le ginocchia molli, il respiro che le usciva dai polmoni. Il mondo svaniva.

-La nostra posizione è delicata, io dovrei badare a te, non baciarti-

No, questa volta non l'avrebbe lasciato andar via. Gli si aggrappò con tanta forza da farsi male alle mani, ma il dolore la faceva sentire viva come mai prima di quel momento. -Non ho bisogno di una balia, ma di un amore- mille colori le esplodevano dentro.

-Non sono io il tuo amore- voltò il viso e mostrò lo zigomo pronunciato e la dura curva del suo mento. Era da ricoprire di baci.

-Sono io che devo decidere questo- non doveva lasciarlo andare. La sua vista si spaccava a metà. Se lo avesse lasciato andare sarebbe stata la fine. Lui sarebbe fuggito da lei per non tornare più. -Kaas, io non desidero altro che questo-

-Sei giovane, Dori, hai tutta la vita davanti, io... io ti rovinerei la vita, voglio difenderti, sei un vaso di cristallo, tu... -

-La ami ancora?- non pronunciò il suo nome, ma Mirella volteggiò tra di loro, seppur irreale, la risata tagliente tra le labbra. E lo sguardo di vittoria che le faceva luccicare gli occhi.

-Dori, è una cosa più grande di noi-

-La tua dolce... lei non ti amava!- era il momento di gettargli tutto in faccia. Eppure non ci riuscì. La verità gli restò incagliata in gola. Amara come un veleno. Non poteva ferirlo. Non si sarebbe mai perdonata se gli avesse provocato del dolore. Lo lasciò.

Kaas traballò e le sembrò fragile. Il desiderio di proteggerlo le sbocciò dentro. Un bambino da difendere. I ruoli s'invertirono per un solo attimo. Poi Kaas ritornò quello di sempre e si allontanò. I suoi passi rimbombarono tra le mura di pietra. Avevano il suono dell'addio.

L'osservò andarsene. Il cuore ridotto a pezzi che cadevano a terra.


Dorina si girava e si rigirava nel letto. Inquieta. Sì, si sentiva molto inquieta. Non capiva quello che aveva provato. E perché l'avesse provato per lui. Era una cosa tanto strana da darle i capogiri. Chiuse gli occhi, li riaprì. Kaas. Che cosa le aveva fatto? Come poteva continuare a pensare a lui? Si rannicchiò su un fianco, lo sguardo puntato alla finestra dalla quale filtrava una leggera luce argentea. Avrebbe voluto confidarsi con Nicalla. Sapeva però di non poterlo fare. Cambiò lato. Il letto gelido. Era grande, freddo, vuoto. Chissà perché pensò che sarebbe stato bello avere qualcuno vicino. Ricacciò il pensiero. Una ragazza perbene non deve pensare agli uomini. Tantomeno a un uomo come Kaas che era pericoloso. Molto pericoloso. Amadeo. Avrebbe dovuto essere lui l'oggetto del suo interesse. Il suo Amadeo. Però lei continuava a pensare a Kaas. Era come un punto fermo nella sua mente. Kaas. Kaas. Kaas. Avrebbe dovuto tornare a Londra. Peccato che non poteva. Non dopo quello che era successo. 

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