XXXVII. IL PAVIMENTO DI VETRO

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-Tieni gli occhi chiusi, altrimenti dovrò bendarti- 

-E se cado?- le sfuggì una risatina. L'aria fresca le pungeva le guance.

-Non cadi, ci sono io, pronto a prenderti-

Dorina continuò a tenere gli occhi chiusi e ad avanzare. Un passo dietro l'altro. Percepiva il calore del corpo di Kaas, la sua mano che gli stringeva il braccio. La sosteneva. Avrebbe voluto abbandonarsi contro di lui. Seguire con le labbra il contorno del suo viso. Oh, com'era sciocca! Kaas non era fatto per lei. La consapevolezza di ciò però non diminuiva quello che provava, forse lo acuiva solo. E il cuore le batteva forte. Tanto forte da farle male. Era un sogno. Presto avrebbe dovuto svegliarsi. Un risveglio violento che l'avrebbe vista attraversare una navata, l'abito da sposa addosso.

-Scalini-

-Come sca... - Dorina inciampò. Qualcosa le afferrò la vita.

-Scalini- ripeté Kaas -te l'avevo detto che ti avrei tenuta-

-E io mi sono fidata- sorrise, un calore che s'irradiava in tutto il corpo -mi porti in alto quindi?-

-Diciamo che è un punto del castello che non viene mai usato-

Un gioco pericoloso. Dorina si chiese se Kaas se ne rendesse conto. Bastava che iniziassero a girare delle voci, che qualcuno raccontasse che passavano troppo tempo insieme, che qualcuno s'inventasse che tra loro non c'era solo un'amicizia. Inventasse? Beh, bastava che dicessero la verità. Si bloccò, il peso di quello che stava facendo le crollò addosso.

-Tutto bene?- la voce di Kaas contro il suo orecchio. Aveva l'effetto dei raggi di sole in una fredda giornata invernale. Faceva sciogliere le preoccupazioni.

-Credi... credi che parleranno di noi?-

-Al villaggio?- c'era divertimento nella sua domanda. Nonostante gli occhi chiusi Dorina non aveva difficoltà a immaginarlo.

-Ovunque-

-Beh, credo che ovunque abbiano argomenti più interessanti di noi due-

-Lo sai cosa intendo- aveva la lingua impastata. -Parlano di noi- affermò. Lo sapeva.

-La gente parla troppo- qualcosa di umido sulla guancia, le sue labbra. -Non importa ora, vorrei non pensarci questa sera-

Dorina annuì. -Allora sbrighiamoci, non posso stare per sempre con gli occhi chiusi- e il cuore le batteva tanto forte che si sentiva stordita. Si concentrò sui propri passi. Kaas le raccontava qualcosa, ma lei non l'ascoltava.

-Arrivati, ora puoi aprire gli occhi-

Dorina ubbidì e lo sguardo le finì a terra. Vuoto. Erano sospesi sul vuoto! Sussultò. Sotto di loro si vedevano le rampe di scale e il giardino ricoperto dalla neve fresca. -Ma cosa... -

-La chiamano la torre di Clarissa, dicono che lei osservasse da qua il suo amante che passava sotto-

-Il pavimento è trasparente- le parole le suonavano strane tra le labbra. Era irreale un pavimento così. Uscito da una fiaba. O da un incubo. Le prese una vertigine, ma non riuscì a distogliere lo sguardo.

-Vetro, un tipo di vetro molto particolare, ma a me piace pensare che sia fatto di ghiaccio- lo colpì con la punta dello stivale.

-Di ghiaccio?- Dorina sorrise. Le piaceva l'idea del ghiaccio. -Allora speriamo che non si sciolga mentre siamo qua sopra, altrimenti rischiamo una bella caduta-

-Con il freddo che fa, beh, non credo che ci sia questo rischio- il tono era allegro, quello di un ragazzo. Era quello il Kaas che aveva amato Mirella.

-Come ti divertivi in collegio?-

-Non c'era molto da fare, si leggeva, si scrivevano poesie-

-O racconti- il guizzo di un sorriso.

-Sì, anche- le guance le bruciarono. La complicità scintillava tra di loro. -Ogni tanto giocavamo, c'era un gioco... vero o falso-

-E in cosa consisteva?- era bello vederlo interessato.

-Una faceva una domanda è si doveva dire se era vero o falso... per esempio... ti sei mai ubriacato?-

-Stiamo giocando?- un tono imbarazzato. Sempre che Kaas potesse imbarazzarsi.

-Vero o falso?- Dorina sollevò le sopracciglia, lo sguardo fisso su di lui.
Kaas guardò in giro, come alla ricerca di una via d'uscita. Dorina però non aveva intenzione di dargli una via d'uscita.

-Su, cosa scegli? Vero o falso?- il cuore le batteva forte.

-Vero- sbuffò.

-Non ci posso credere! Ti sei davvero ubriacato?- era incredibile. Kaas sempre così composto...

-Ero molto giovane- evitò di guardarla. -Sono cose che succedono quando si è molto giovani-

-Beh, non c'è nulla di male, però... è strano, non sembri il tipo che si ubriaca- non riusciva proprio a immaginarselo un Kaas che perdeva il controllo.

-C'è stato un periodo in cui ero un giovanotto difficile da controllare-

-Non ci credo- Dorina scosse la testa, ciocche di capelli che le ricadevano sul viso. -Tu sei l'esempio dell'autocontrollo, ho sempre pensato che fossi... - che termine era meglio?

-Noioso?- Kaas sfoderò un sorriso felino.

-Il termine noioso non è corretto- e le ricordava Nicalla.

-E allora quale termine avresti voluto usare?- si spinse avanti, lo sguardo grigio attento.

-Ehm... - rigido? Duro? Severo? Nessuno di questi termini sembrava adatto. Erano troppo offensivi.

-Lasciamo perdere- rise -ora tocca a me chiedere-

-Sentiamo- Dorina aveva il respiro che le mancava.

-Avevi un innamorato a Londra?-

-Falso- si spinse indietro una ciocca di capelli. Era geloso? Perché le piaceva molto l'idea che Kaas fosse geloso.

-Nemmeno un corteggiatore?- si spinse ancora di più avanti.

Dorina tremò. La gola le si seccò. Essere sotto quello sguardo... le faceva vibrare ogni parte del corpo. -Nessuno sincero- una risposta buona come un'altra. La vera risposta sarebbe stata: "nessuno come te". Kaas aveva qualcosa di unico. Il pensiero la scuoteva. Provò il desiderio di guardare altrove. Gli occhi di lui bruciavano. La ustionavano. Si costrinse a spostare lo sguardo.

Un'ombra nera oltre il vetro. Dorina si fermò, un nodo in gola. Che cos'era? Aggrottò la fronte. Fece un passo avanti. Le ginocchia le tremavano. Si costrinse ad avvicinare al vetro. Doveva capire...

L'ombra scattò. Dorina sussultò e perse l'equilibrio. Si schiantò sul vetro, il fianco sinistro che bruciava per il dolore. La sua attenzione però era altrove.

Sì, c'era qualcosa là sotto. Qualcosa che le trasmetteva un senso di panico.

-Dorina- Kaas le andò incontrò, l'afferrò, l'aiutò ad alzarsi.

-C'è qualcuno là fuori, c'è... - non terminò la frase che le vide.

Crepe. Scivolavano sul pavimento di vetro come serpenti. Lo stomaco le si capovolse. Continuò a fissarle, la paura che le saettava lungo il corpo, perché...

-Via, dobbiamo andare via- Kaas l'afferrò per la vita e la trascinò via con sé. Giù per le scale. Se la buttò sulla spalla. Dorina gli si aggrappò alla schiena, gli occhi che le bruciavano.

-Il pavimento- sussurrò Dorina. Qualcosa che non capiva. -Si sta rompendo il pavimento- non poteva essere vero. Quel pavimento per quanto tempo aveva resistito? Decenni, forse secoli. E cedeva proprio ora?-

-Si è rotto, non capisco- Kaas scendeva rapido le scale, due a due, stringendola con forza quasi non pesasse nulla. Come aveva portato Nicalla e Caterina. Possibile che lui si ritrovasse sempre con una fanciulla tra le braccia? -Non dovrebbe rompersi-

Dorina aveva il naso premuto contro la sua schiena. Le orecchie erano piene del rumore del vetro che andava in mille pezzi. Chiuse gli occhi. Poteva farcela, poteva...

Uno schianto. Dorina strizzò gli occhi. Nella sua mente vedeva il pavimento di vetro. Crepe ovunque. Il vetro si era riempito di crepe.

Kaas imprecò. -Non doveva succedere, non ha mai dato segno di cedere, a meno che... - uscirono, l'aria tanto gelida da essere tagliente.

-A meno che... -

-Qualcuno ha sparato al pavimento, un calibro grosso- Kaas esitò. A Dorina la cosa non piacque. -Potrebbe essere di un fucile dato ai miei soldati-

-Credi che sia uno di loro?- una foschia avvolse tutto.

-Non lo so... non so più niente... l'armeria non è difficile da raggiungere, potrebbe essere qualcuno che frequenta il castello... o che viene da fuori-

Come Amadeo che aveva diversi motivi per odiarli. Dorina non parlò. Kaas la posò a terra. La ragazza si rese conto solo in quel momento che aveva perso una scarpetta. Zoppicò per non posare il piede scalzo sul terreno. La testa le girava.

-Rientra- sussurrò Kaas.

-Aspetta, io... -

-Vai-

Dorina cercò parole che non trovò. Avrebbe voluto stargli accanto. Non ci riuscì. Le lacrime già le bruciavano gli occhi. Forse tra lei e Kaas non avrebbe mai potuto esserci nulla. Forse l'amore non era fatto per una come lei. O per uno come Kaas. Senza attendere oltre si diresse zoppicando verso la sua stanza.

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