Cesare

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Attenzione: Nel seguente capitolo sono presenti riferimenti espliciti a violenza domestica e suicidio. Questi contenuti potrebbero non essere adatti per alcuni di voi.

È da un paio di settimane che Federico non si fa vivo.
Giulio non ne parla, magari sa qualcosa che io non so, ma non glielo chiederò, non mi riguarda.
Esce da uno dei bagni tirandosi su la zip dei pantaloni, si sciacqua velocemente le mani, mi dà una pacca sul culo con un sorrisino e torna in classe.

Non so cosa stia spiegando il professore, lo sto guardando ma davanti agli occhi ho il viso violaceo di mio padre che spacca il tavolo della cucina poco dopo essere rientrato dal lavoro. A quanto pare ha discusso con il capo perché non gli ha voluto anticipare lo stipendio.
Appena ha notato la mia presenza ha provato a prendersela con me, ma sono scappato fuori casa, mentre papà provava a colpirmi con la gamba del tavolo.
Non sono scappato perché sono un codardo, sono scappato perché ho paura di fargli del male, di non riuscire a fermarmi.
Ho il terrore di essere come lui.

La porta dell'aula si apre all'improvviso, una professoressa entra trafelata chiedendo di parlare con l'insegnante nel corridoio.
La classe, di solito rumorosa in queste occasioni, sprofonda in un silenzio tombale. Una delle mie compagne si avvicina all'ingresso origliando parti della conversazione.
Quello che succede dopo è così rapido da risultare confuso.
Lei che dice quello che ha sentito alla sua amica, questa che mette le mani davanti alla bocca, un altro che le sente e lo ripete urlando a squarciagola, i professori che rientrano e non possono fare altro che darne conferma.
Federico ha tentato di suicidarsi.

Un brivido freddo mi corre lungo la schiena e non so nemmeno il perché. Tiro fuori il cellulare e scrivo a Giulio, ma non ricevo alcuna risposta.

Vedo Michele alzarsi di scatto dal suo posto e avvicinarsi agli insegnanti. Questi annuiscono, lui prepara in fretta e furia la cartella e scompare.

Dormo da un mio collega di lavoro, per ora casa mia è un territorio più ostile del solito.
Posso starci quando mio padre non c'è, ma quando torna è meglio non farmi vedere, almeno finché non si sarà scolato mezzo stipendio.
A Giulio non è passato neanche per l'anticamera del cervello di invitarmi da lui.
Non che me lo aspettassi, sia chiaro, avrei comunque rifiutato, ma il gesto sarebbe stato molto apprezzato.
Era forse la seconda volta che provavo a parlargli un po' di me. Sembrava interessato, pareva addirittura che stesse ascoltando, ma non sono sicuro che fosse davvero così.

Nessuna parola su ciò che ha fatto Federico, soltanto un'alzata di spalle e una sbuffata.
Magari ci sta male e non vuol darlo a vedere. Magari preferisce vivere i propri sentimenti in privato o solamente con le persone di cui si fida, lo capirei, anche io sono così.

Più passa il tempo e più mi sento attratto da lui.
Quell'aria sprezzante e quell'atteggiamento menefreghista mi piacciono un sacco.
Mi sono ritrovato più volte ad osservarlo in silenzio, avvolto da quella sua aura di mistero un po' cupo, egocentrico e buio.
L'ho addirittura difeso da alcuni ragazzini che lo prendevano ingenuamente in giro, ma questo Giulio non lo sa.
Credo che farei qualsiasi cosa pur di stargli accanto, pur di renderlo felice.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro