6 ~ Una triste rivelazione

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Ettore e Sissi dormicchiavano rannicchiati nel fondo della grotta, attendendo l'arrivo dell'amico, che stava tardando un po'. Erano affamati, infreddoliti e preoccupati: perché Wild impiegava così tanto? La grotta era buia e spaventosa. Strani rumori risuonavano al suo interno e gocce d'acqua cadevano dal soffitto, formando piccole pozze. Enormi stalattiti pendevano sopra alla testa dei due cani e trasformavano la grotta in un labirinto al contrario. Un freddo pungente sembrava animare quell'oscurità penetrante, mentre un vento leggero fischiava nelle orecchie dei due compagni di viaggio.

Il sonno accarezzava loro gli occhi, ma non avvolgeva le loro menti, ancora ben funzionanti: aspettavano solo un segno, qualcosa che permettesse loro di capire dove si trovava Wild, e se stava bene. Ma l'unico odore che la brezza portava con sè era quello balsamico della foresta.

Un improvviso scalpiccio attirò l'attenzione di Ettore, che rizzò le orecchie. Scosse quindi Sissi, che spalancò gli occhi azzurri come il cielo. Entrambi sorrisero quando riconobbero l'artefice di quei rumori piatti, soffocati dall'ululato del vento.

"Eccomi qua. Ho portato qualche salsiccia" disse Wild comparendo dal nulla.

I due affamati compagni gli corsero incontro gridando: "Si mangia finalmente!". Il soffitto vibrò, ma non dette segno di cedimento. Solo una leggera polverina cadde a terra, macchiando i morbidi manti dei giovani cani, che si raccolsero scodinzolando attorno al compagno appena tornato con la loro cena. L'odore delizioso delle salsicce calde impregnò l'aria. Ettore e Sissi si leccarono i baffi. Affondarono i denti nel loro pasto tutti e tre contemporaneamente, godendosi l'effetto benefico del cibo nel loro stomaco.

Dopo aver divorato con voracità la carne, Ettore chiese a Wild: "Ma perché hai impiegato così tanto tempo?". Wild assunse un'espressione di puro panico, al che Ettore si chiese cosa aveva detto di sbagliato. Quando però udì la risposta dell'amico, comprese perfettamente.

"Amici miei. Ho una terribile notizia da darvi. I mostri hanno capito dove ci troviamo! E, se ci trovano, noi e tutti gli altri cani dei venti faremo una brutta fine. Dobbiamo andarcene da qui prima che sia troppo tardi!" rispose Wild ancora agitato dalla terribile esperienza ravvicinata con Storm e Scarlett.

Ettore tremò, atterrito da quella triste rivelazione. Se li avessero trovati, non avrebbero avuto per loro alcuna pietà. Non aveva intenzione di fallire, né di soffrire, né tantomeno di morire per mano di quei mostri crudeli. Il solo pensiero di finire i suoi giorni tra le grinfie dei due nemici gli faceva accapponare la pelle.

Sissi intanto si leccava accuratamente una zampa. Non sembrava così intimorita dalle parole dell'altro giovane. Dopodiché dichiarò: "Partiremo domani all'alba. Adesso dobbiamo riposare. Andiamo a nasconderci nel fondo della grotta. Lì saremo al sicuro. Venite!".

Ettore la seguì da vicino. Temeva infatti di perdersi in mezzo a quell'oscuro labirinto. Ma Wild non andò con loro e disse: "Voi andate pure. Io rimango qui di vedetta". Non voleva che i mostri riuscissero a trovare i suoi compagni, perciò rimase sul ciglio della grotta e salutò gli amici dando loro la buona notte e guardandoli mentre scomparivano nel profondo della caverna.

~•~•~

Durante la notte i cuccioli dormivano tranquillamente. Non sapevano che la situazione stava precipitando... I mostri si avvicinavano sempre di più, scuotendo la terra. Cercavano Wild, il ladro delle salsicce. Volevano portarlo con loro, rapirlo, ucciderlo, mangiarlo. Ma non subito.

"Forse è meglio non ucciderlo immediatamente. Meglio farlo diventare bello grassottello, così sarà più succulento e saporito" diceva Scarlett in un sussurro al compagno, facendolo ghignare malignamente. Seguivano quelle piccole orme nere che portavano al rifugio dello sventurato piccolo dalmata e dei suoi compagni.

~•~•~

Dopo alcuni minuti accadde l'inevitabile: i mostri raggiunsero la caverna e videro Wild, acquattato all'ingresso, che dormiva placidamente e sognava. A volte le sue zampe si muovevano inavvertitamente, scuotendo i sottili ciuffi d'erba che andavano scomparendo man mano che lo sguardo si inoltrava all'interno della grotta.

"Vorrei un osso e una bella scodella di carne cruda..." diceva russando "... e anche una salsiccia, già che ci siete... quasi dimenticavo, anche una scodella con del sugo d'arrosto. Perfetto...". Un sorrisetto compiaciuto si dipinse sul suo muso avvolto dalla dolce illusione del sonno.

"Eccolo qui, il nostro ladruncolo..." mormorò Storm ridacchiando.

"Ricordati di fare silenzio. Se ci sentissero altre creature potremmo avere dei problemi. Sai, da queste parti si aggirano lupi e orsi particolarmente famelici che farebbero di tutto pur di accaparrarsi un bocconcino così saporito" disse Scarlett guardandolo malamente. L'altro ammutolì, smettendo subito di ridere.

I loro occhi rimasero fissi per un momento sul corpo addormentato del dalmata, del tutto ignaro della loro presenza. "Tu dici che dovremmo svegliarlo?" chiese Storm indicandolo.

"È rischioso. Comincerà sicuramente a gridare" replicò Scarlett.

"Pensaci, mia adorata Scarlett... Il cane si sveglierebbe comunque se lo prendessimo adesso che dorme. E poi, più soffre, meglio è. In fondo, ha rubato il nostro cibo. Ora la deve pagare" replicò Storm.

"Sei un incauto! Ma la tua idea mi piace. Intanto, se comincerà a strillare, lo infilerò in questo sacco" sussurrò la femmina mostrando il contenitore di iuta.

"Sei astuta, mia cara!" mormorò Storm estasiato, allungando una zampa possente verso il piccolo cane fino a toccargli il morbido pelo bianco e nero. Wild ebbe un fremito, ma i suoi occhi rimasero chiusi.

I mostri cercarono di svegliarlo in tutti i modi, ma lui continuava a dormire, russare, sognare.

"Insomma! Ti vuoi svegliare?" sbottò ad un certo punto Storm, dimenticandosi della regola imposta dalla compagna sull'essere silenziosi. Scarlett lo ghiacciò con lo sguardo ma, quando si rese conto che nessun'altra belva era nei paraggi, si rilassò.

"No, no... Lasciatemi dormire, ragazzi! È ancora presto!" disse Wild scuotendo le zampe. E ricominciò a russare.

"Ma abbiamo un regalino per te..." esclamò Scarlett con una salsiccia in mano.

"E quella dove l'hai presa?" chiese Storm imbronciato. Il suo stomaco gigante gorgogliò. L'altra lo ignorò, avvicinando la carne al naso nero di Wild, che cominciò a muoversi.

Il cucciolo, sentendo l'ottimo profumo del cibo, si svegliò inerme. Ma quando capì chi si trovava davanti, era troppo tardi. Prese a tremare violentemente. Era così spaventato che non riusciva neanche a ringhiare o a rizzare il pelo. Provò a urlare, ma la voce gli si bloccò in gola. Indietreggiò lentamente e fece per correre a nascondersi nella grotta, ma Storm gli si parò davanti.

"Dove credi di andare?" chiese. Il giovane cane si appallottolò su sé stesso.

"No!" riuscì a esclamare prima che Scarlett lo afferrasse, graffiandolo con i lunghi artigli. Il dolore cominciò a farsi strada dentro di lui insieme alla paura. Lacrime salate gli rigarono il muso bianco e nero: era infatti consapevole che, una volta preso, non sarebbe più riuscito a rivedere la luce del sole.

I mostri lo infilarono in un sacco e volarono via, lasciando alle loro spalle la Foresta Ombrosa e le ultime speranze del Regno dei Venti. Wild uggiolava e gridava, ma nessuno lo sentiva. Era la fine...

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