Capitolo 10

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Knocturn Alley, Londra, 12 Agosto 2005

Da quando aveva superato gli strascichi del divorzio da Lucius, un paio d'anni prima, Narcissa Black aveva preso delle abitudini piuttosto... discutibili.

Per esempio, quella di organizzare di tanto in tanto viaggi in posti esotici con aitanti giovanotti – all'insaputa di suo figlio Draco, che la pensava a fare la turista con qualche amica – oppure quella di truccarsi e vestirsi in maniera meno conservativa di quanto facesse in precedenza, per non dire decisamente aggressiva.

Severus non risultava particolarmente turbato da queste nuove propensioni: in fondo, nessuna manovra di seduzione veniva mai intrapresa nei suoi confronti. Per fortuna: poiché lui la considerava come una sorella, qualsiasi approccio di altro tipo l'avrebbe gettato nel più cocente imbarazzo.

C'era un'abitudine, però, che la donna aveva sviluppato solo di recente che lo disturbava – anzi, irritava era un termine più azzeccato: quella di voler provare tutti i locali più bizzarri e insoliti che la Londra magica potesse offrire. E di volerci a tutti i costi trascinare anche lui.

Per anni Narcissa si era limitata a passare a trovarlo o invitarlo a cena da lei, per trascorrere insieme serate tranquille in cui parlare di libri e pozioni, delle avventure di lei e della vita meravigliosamente piatta di lui eppure, di punto in bianco, un paio di mesi prima la donna aveva deciso di cambiare il suo modus operandi.

E non accettava un no come risposta.

A lui era quindi rimasta l'ardua scelta tra Schiantarla e lasciarsi portare in quei maledetti, rumorosi, affollati, assurdi locali.

Quello di quella sera era all'inizio di Knocturn Alley: la posizione gli garantiva ancora un minimo sindacale di decenza, ma non appena entrato gli era sembrato di precipitare in un inferno a metà tra il Carnevale di Rio e un finto convento da film porno.

In un angolo, ballerine discinte ballavano tra piume colorate, al ritmo di una musica assordante, mentre cameriere e camerieri abbigliati in una versione sexy degli abiti monastici babbani si aggiravano tra i tavoli consegnando piatti fumanti.

Non c'era un minimo di coerenza, in quel tema schizofrenico, e nel giro di pochi minuti Severus aveva iniziato ad avvertire un principio di mal di testa fiorire dietro l'occhio destro.

I piatti dai nomi assurdi, poi, non avevano fatto che contribuire al suo disagio.

Infine, il fatto di dover sudare sette camicie per riuscire a scambiare due parole con la sua accompagnatrice a causa del fracasso aveva alimentato a dismisura la sua irritazione.

Per questo motivo, finito di ingoiare l'ultimo boccone del dolce, gettò il tovagliolo accanto al piatto e fece cenno a Narcissa che se ne voleva andare.

Lei lo guardò scuotendo la testa, con aria rammaricata.

«Non riesci proprio a divertirti, fuori dal tuo guscio, eh?» gridò per sovrastare il frastuono.

«Portami in un posto più silenzioso e ne riparliamo» replicò lui, pentendosi immediatamente di quella proposta: il silenzio non era affatto l'unico requisito che chiedeva a un locale per gradirlo. «Un posto senza gente che mi piazza il proprio deretano seminudo davanti alla faccia mentre sto cenando, preferibilmente» aggiunse.

«Quante volte te l'ho detto? Devi scopare di più.»

«Il sesso non è la soluzione a tutti i mali» protestò lui.

«No, ma ti aiuterebbe a perdere un po' di quella tua... rigidezza» rincarò lei. «Vivresti molto meglio, dammi retta.»

«Io non voglio vivere meglio, Cissa. Non volevo vivere affatto» rispose lui, alzandosi.

Lei fece un sorriso sghembo, quasi sornione. Sotto sotto, però, la preoccupazione che da un ventennio provava nei confronti di uno dei suoi pochi amici sinceri riprese a pulsarle in fondo alla mente. Erano passati sette anni da quella tremenda nottata dove tutto era cambiato, eppure a volte le sembrava che lui non fosse andato avanti nemmeno di un passettino.

Puntò tutto sul sarcasmo, però, sapendo che lui non apprezzava i momenti in cui si mostrava apprensiva.

«Sev, lo sappiamo entrambi che se volessi davvero farla finita, avresti almeno una ventina di pozioni rapide e indolori tra cui scegliere, tra le tue scorte.» Il suo sguardo si addolcì, e lei protese una mano a sfiorare quella di lui, in un gesto amichevole che quasi non gli diede fastidio. Quasi. «No, mio caro: tu hai solo paura di uscire da quel tuo asettico status quo. Ed è un peccato, perché scopriresti che la vita in fondo non è la merda che pensi tu.»

«Secondo me sei tu che ti illudi che sia altrimenti. Quindi, cosa vuoi fare? Vieni con me o resti?»

«Resto. Tra poco inizia il cabaret.»

«Un motivo in più per andarmene a gambe levate.»

Quando lui si alzò, lo fece anche lei, parandoglisi davanti. Esitando un po', Narcissa sollevò la destra, posando una carezza gentile sul viso di quel suo amico così controllato e inflessibile. Inflessibile soprattutto nei confronti di sé stesso. Non poteva non dirgli niente.

«Promettimi che ti sforzerai di uscire un pochino di più, di vedere qualcun altro che non sia io o Lucius o Minerva.»

«Lo sai che non mi va.»

«Ed è proprio questo il problema, tesoro. È proprio questo il problema.»

La donna lo seguì con lo sguardo mentre lui incedeva tra i tavoli, evitando con abilità qualsiasi contatto con chiunque lo circondasse, finché non lo vide uscire dal locale.

Si sedette con un sospiro, domandandosi cosa potesse fare per aiutarlo a ricominciare a vivere e a volersi bene.

Aveva sperato che la presenza di Hermione Granger, con quella sua parlantina inarrestabile e quel suo atteggiamento da sergente maggiore che non riuscivano a nascondere la forza d'animo che la caratterizzava, riuscisse in qualche modo a scuoterlo – e magari anche a sedurlo – ma ormai erano trascorsi mesi e ancora non era successo nulla.

Forse davvero Severus era un osso troppo duro per chiunque.

Bevve un sorso di vino, cercando di ricacciare indietro l'improvvisa ondata di tristezza che l'aveva colta.

"Scopare più spesso. Tsk. Come se, al netto di tutte le mie altre difficoltà, donne decenti interessate a me e non al mio nome e alla mia presunta ricchezza mi piovessero addosso dal cielo con cadenza quotidiana" borbottava intanto Severus tra sé e sé, varcando la soglia di quel dannato ristorante.

Fuori, la situazione non era granché migliore. La via era piena di gente che passeggiava, chiacchierava, fumava e, soprattutto, sudava in quella calda serata estiva.

Lui non vedeva l'ora di raggiungere uno dei Punti di Apparizione e finalmente levarsi dalla calca. Bramava, agognava la quiete di casa sua.

Aveva quasi raggiunto Diagon Alley – che se possibile pareva ancora più piena – quando si sentì chiamare.

Scocciato, si voltò e rimase impalato a guardare Hermione Granger che si avvicinava a braccetto con Harry James Zuccone Potter.

A guardare lei, più che altro...

Aveva addosso un abitino verde scuro, liscio, che le donava un'eleganza molto semplice e naturale, corto senza essere scandalosamente tale, con le spalline sottili e una scollatura che scopriva la curva del seno. Severus dovette trattenersi dallo scansionare ogni centimetro della pelle dorata che esso lasciava scoperta, quindi salì con lo sguardo lungo il collo, lasciato scoperto dal vestito e dal suo taglio di capelli corto e sbarazzino e decorato da una semplice catenina con un pendaglio di avventurina grezza, su fino al viso truccato con sensuale discrezione. Aveva fatto qualcosa alle palpebre, scurendole lungo i bordi, e aveva allungato le ciglia. Le labbra, dipinte di un vibrante rosso mattone, sembravano più gonfie, più... invitanti.

Era evidente dal sorriso un po' ebete di Potter e dal modo possessivo in cui le stringeva il gomito, che anche lui riteneva la propria accompagnatrice degna di ammirazione.

Lui, invece, provò un'inspiegabile irritazione.

Cioè, una parte di essa era perfettamente spiegabile dalla presenza di Potter stesso, ma, ecco, era più intensa di quanto non succedeva normalmente.

I due nel frattempo l'avevano raggiunto e lui non poté evitare di constatare che formavano una bella coppia. Magari Granger ora non era più single... L'irritazione pulsò di nuovo.

Beh, meglio Potter che lo Zuccone Massimo, Ronald Bilius Weasley.

«Mastro Severus, non ti facevo tipo da baraonda del venerdì sera di Knocturn Alley» sorrise lei, genuinamente sorpresa di vederlo lì, a quell'ora.

«Nemmeno io, Granger» rispose lui a denti stretti «ma evidentemente Narcissa Black non la pensa come noi.»

«Cissy è qui?» intervenne Potter, guardandosi intorno. «Avrei bisogno di scambiare due parole con lei su una cosa, ho provato a contattarla nel pomeriggio ma non l'ho trovata.»

«L'ho lasciata in quel dannatissimo locale con le ballerine di salsa e i finti frati» brontolò lui.

Hermione scoppiò a ridere.

«Ti ha davvero portato al Pervy Rio? Non ci posso credere!»

«Fidati, non ci credevo nemmeno io, quando sono entrato.»

«Dai, almeno si mangia bene.»

«Bah, preferisco gustarmi i pasti senza il sedere nudo di qualcuno a un palmo dal naso.»

«'Mione, ti dispiace se la raggiungiamo?» interruppe Potter.

«Uhm, Harry, sono stanca morta e ho promesso a Ginny che le avrei tenuto Fred, domattina. Arrivano alle otto» gemette lei.

«Ok, allora non ti dispiace se ti saluto qui e ci vado da solo?»

«Tranquillo. Fammi sapere cosa ti dice.»

«Ti chiamo domattina.»

«D'accordo. Buonanotte e salutami Narcissa.»

Potter si chinò a dare un bacio sulla tempia a Hermione e si incamminò, confondendosi con la folla. Severus, che era rimasto a guardare l'ultimo scambio di battute tra i due, spostò il peso da una gamba all'altra. Cosa si faceva in casi come quello?

Ci si congedava e basta? Ci si offriva di accompagnare a casa la ragazza?

Fu lei a toglierlo d'impiccio.

«Stavi andando verso il Punto di Apparizione?»

«Sì»

«Allora ti va se facciamo un pezzo di strada insieme? Ci passo davanti per andare verso casa, abito poche traverse fuori dal quartiere magico.»

Si incamminarono in silenzio, fianco a fianco. Nonostante la calca sudaticcia che li circondava, Severus riusciva a percepire con chiarezza il profumo di vaniglia dei capelli di lei.

Abbassò lo sguardo, lasciandolo scivolare sul delicato incavo tra il collo e la clavicola e sulle sommità dei seni. Nel camminare, la stoffa del vestito si mosse, scostandosi leggermente dal torace e lui, dal punto in cui si trovava, avvantaggiato dalla maggiore altezza, riuscì a scorgere la sagoma di un piccolo capezzolo rosato. Si rese conto che la ragazza non portava il reggiseno.

Si affrettò a guardare altrove, sentendosi a disagio per il fremito che si era trovato a provare.

Il Punto di Apparizione non arrivò mai troppo presto.

Si fermarono lì davanti.

«Allora buonanotte, Granger» la salutò lui nel tono più neutro e distaccato che gli riuscì di generare mentre si sforzava di guardarla in faccia e non permettere agli occhi di dirigersi più giù.

«Buonanotte, Snape, ci vediamo lunedì» sorrise lei, indirizzandogli un cenno con le dita mentre muoveva il primo passo verso il Paiolo Magico lì accanto, per uscire dalla zona magica ed entrare in quella babbana.

Lui non restò a guardarla allontanarsi.

Quando finalmente si materializzò nel suo salotto, si lasciò cadere pesantemente sulla poltrona e allargò le gambe.

Il suo inguine pulsava.

Si sfiorò, trovandosi rigido.

Un'erezione. Una dannatissima, inaspettata erezione spontanea.

Rovesciò indietro la testa, contro il poggiatesta della poltrona.

Da quanto tempo non gli capitava?

Da prima di quella notte terribile sulla Torre di Astronomia.

Da prima di decidere che quella vita di merda non valeva la pena di essere vissuta.

Da prima di essere completamente, ineluttabilmente tediato dal fatto di respirare ancora, giorno dopo giorno. Dal fatto di non essere nemmeno riuscito a crepare.

Da anni, anni non aveva più avuto uno stimolo in quel senso e gli stava bene, essere del tutto anestetizzato. C'erano meno complicazioni, meno delusioni a costellare i suoi giorni tutti uguali.

E ora arrivava Narcissa, a trascinarlo in posti dove donne e uomini seminudi mostravano senza pudore ciò che la natura aveva donato loro.

E poi arrivava Granger, con quella sua sensualità fresca e naturale, con quel suo corpo femminile che...

... che rischiava di strapparlo dal benedetto oblio dei sensi nel quale si era crogiolato in tutti quegli anni.

E lui non era sicuro di poterselo permettere.


** ... Povero Severus, in balia di Severus Junior :D :D :D **

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