Capitolo 21

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Nuova Zelanda, 11 Ottobre 2005

«Ah no? E cosa vorresti fare al mio corpo, Hermione?»

Sopra il battito forsennato del suo cuore, Severus scoprì di essere in grado di trovare una voce giocosa e, forse, perfino sensuale.

Lei gli percorse la linea della mandibola coi polpastrelli, suscitandogli un brivido.

«Tu cosa vuoi che io faccia, Severus?»

Lui chiuse gli occhi, abbandonando la testa contro quel tocco.

«Tutto. Voglio... tutto. Se lo vuoi anche tu.»

«Lo voglio anche io» sorrise lei.

Lui sentì una vampata di calore salire dal basso ventre fino a bruciare il petto, la gola, il viso. Hermione non gli diede il tempo di analizzare quella sensazione, perché chiuse di nuovo la distanza che li separava, portando per la seconda volta le loro labbra a contatto.

Non era la prima donna che Severus baciava – almeno quello! – ma erano anni che non provava una sensazione così intensa. Anni che non sentiva riverberare in tutto il corpo il contatto della bocca con un'altra bocca.

Quando Hermione si premette contro di lui, spingendo i seni contro il suo petto nudo, il bacino contro il suo mentre faceva guizzare la lingua sulle sue labbra per chiedere il permesso di entrare, Severus sperimentò un'erezione così violenta e improvvisa da farlo quasi barcollare.

Il mondo vibrò e si inclinò di nuovo, oscillando fino a raddrizzarsi nella posizione giusta.

Circondò con le braccia la forma voluttuosa di Hermione e la attirò ancora più vicina, sentendo il suo calore sotto le dita, il suo odore invitante nelle narici, il suo sapore delizioso sulla bocca.

Gli sembrò che i suoi sensi dormienti si fossero risvegliati di botto, iniziando a lavorare a pieno regime e oltre, come se volessero recuperare il tempo perso. Eppure, quell'invasione del mondo esterno sotto la sua pelle non lo lasciò spiazzato o confuso. Tutto il contrario: fu come svegliarsi riposato dopo un lungo sonno.

Schiuse le labbra, lasciando che la lingua di lei si insinuasse all'interno e andandole incontro con la propria.

Si baciarono, mentre la realtà esplodeva in un bailamme di fuochi artificiali nella mente di lui. Mentre il compatto calore del suo corpo e la rigida presenza della sua erezione contro il ventre riempivano Hermione di un desiderio così spasmodico da diventare quasi insostenibile.

Quando si separarono, entrambi avevano il fiato corto.

Fu lei a prenderlo per mano e a condurlo verso la propria stanza. Lì, si fermò ai piedi del letto, lasciando finalmente lo sguardo libero di ammirare apertamente il corpo che, oh, tra pochissimi istanti avrebbe potuto iniziare ad adorare con la bocca e le dita.

«Sei bello, Severus. Non lasciare che la cattiveria altrui ti faccia pensare altrimenti» sussurrò, accarezzandogli in punta di dita la linea della clavicola, dalla spalla alla fossetta sotto la gola. Lui rabbrividì, ma era un brivido piacevole, che gli scatenò mille altre reazioni a catena in tutto il corpo. Non era solo il tocco, era anche il calore nello sguardo di lei, reale e forte, che parlava di desiderio e ammirazione e gli faceva credere, fosse anche solo per un illusorio istante, di essere bello per davvero.

Le dita scesero, seguendo la linea dello sterno e lui le guardò mesmerizzato, quasi stentando a credere che fossero reali. Che ciò che stava accadendo lo fosse.

Le permise di sfiorargli lo stomaco e di risalire, fino al capezzolo. Le permise, sibilando per l'inaspettata fitta di piacere, di giocare con la piccola punta tesa. Di sfregarla e pizzicarla, di tirarla e solleticarla, mentre quegli occhi di cioccolato lo infiammavano col loro calore.

Mentre nei pantaloni il suo membro pulsava come mai gli era successo in vita sua. Ed era solo un piccolo, stupido tocco.

Un tocco che gli mancò, quando lei fece un passo indietro per iniziare a sbottonare il cardigan che indossava. Seguì con lo sguardo ogni piccola operazione di quelle dita affusolate, e lei godette del desiderio incontenibile che leggeva nei suoi occhi scuri, nel rossore delle sue guance normalmente pallide, nel petto che andava su e giù per il respiro concitato.

Liberatasi del golfino, si voltò di spalle.

«Spogliami, Severus» lo esortò, roca.

Lui esitò per un solo istante, prima di farsi coraggio e cacciare indietro tutte le insicurezze. La paura di fare la figura dell'imbranato, soprattutto. Decise di godersi il momento, di ricordare che Hermione era una creatura paziente – se aveva sopportato per quindici anni le due teste di legno, non poteva essere altrimenti – che sapeva della sua inesperienza e che, ormai ne era convinto, non l'avrebbe preso in giro se si fosse mostrato goffo.

Afferrò il cursore con due dita, posò l'altra mano sulla spalla della ragazza per bloccare la stoffa e iniziò ad aprire la zip, godendosi la visione della pelle di miele di lei che compariva man mano sotto il suo sguardo. Cercando disperatamente di trattenere l'impazienza.

Quando le fece scivolare l'abito dalle spalle, accarezzandole la pelle mentre ne accompagnava la caduta lungo le braccia, la sentì rabbrividire e ciò gli causò un nuovo rimescolamento nel basso ventre.

Sganciò il reggiseno, facendogli fare la stessa fine del vestito ma senza osare allungare le mani in avanti, per quanto lo bramasse.

Di nuovo esitò, i palmi a un soffio dalle anche di lei, dall'orlo superiore delle mutandine, prima di prendere un respiro e iniziare a far scivolare anche quelle verso il basso.

Era tutto vero, stava succedendo sul serio e non poteva più tornare indietro. Non voleva più tornare indietro.

Lei si girò, ed era perfetta. Perfette le sue spalle dritte, il suo torace minuto, il piccolo seno impertinente dalle areole rosate. Perfette le curve del suo corpo che si stringevano nel punto vita per allargarsi in fianchi ampi, rotondi. Femminili.

Perfetta la sua pelle dorata e liscia, perfette le numerose cicatrici che attestavano il suo coraggio, perfetto il triangolo scuro che celava alla vista la sua intimità.

Perfetto il suo viso accaldato, il suo sguardo rovente, le labbra arrossate e schiuse.

Rimase imbambolato a guardarla con avidità, finché la voce di lei lo riscosse.

«Anche tu.» Una richiesta, non un ordine, ma si trovò a scattare per obbedire. Tremando di paura e desiderio.

Si liberò dei pantaloni, del golf che si era legato in vita quando l'aveva tolto per farsi medicare, delle calze e delle scarpe, deglutì e calò anche i boxer, poi si raddrizzò, bramando e temendo il suo scrutinio.

E lei lo guardò, ammirò la figura armoniosa dell'uomo che le stava davanti, finalmente privo di tutte le sue difese. Il suo sguardo ne accarezzò le forme, soffermandosi sulla virilità arrogante e arrossata che puntava orgogliosamente verso il cielo, e le si seccò la gola.

«Stupendo» affermò, includendo in un'unica occhiata adorante tutto di lui.

Una sola parola, otto lettere che con la forza di un uragano spazzarono via le ultime incertezze di Severus.

Stavolta fu lui a chiudere la distanza che li separava e a prenderle il volto tra le mani, schiantando la bocca su quella di lei.

Si baciarono con avidità, quasi mangiandosi a vicenda, esplorando con mani impazienti l'uno la pelle dell'altra, senza mai averne abbastanza.

In qualche modo, finirono per crollare sul letto in un groviglio di arti, e interruppero il bacio ridendo.

Risata che morì in un nuovo bacio, poi un altro e un altro ancora, mentre i corpi aderivano l'uno all'altro, intrecciandosi e muovendosi in una danza ritmata e famelica.

Hermione, sovraccarica di sensazioni, suoni e odori, pensava che sarebbe morta, se non avesse fatto qualcosa al più presto. Lui le aveva invaso i sensi con violenza, ma era un assedio che era iniziato mesi prima... e lei non aveva alcuna intenzione di contrastare l'attacco finale.

Le sembrava che la pelle bruciasse dove sfregava contro quella di lui, che le punte dei suoi seni dolessero ogni volta che raspavano contro la peluria che gli decorava il petto. Che il suo ventre fosse trafitto da mille stilettate di piacere quando sentiva la rigidezza della sua notevole erezione premere e scivolare, viscida di eccitazione. Che la sua vagina sarebbe esplosa, se non fosse stata colmata dalla pienezza di lui.

Scese con la bocca lungo la mascella e il collo di Severus, sfiorando la devastazione causata da Nagini con tocco leggero, e proseguì più sotto, lasciando una scia di baci lungo il petto, lo stomaco e la pancia. Severus ansimava sotto di lei, innaturalmente immobile e teso, ma lei comprese che non era per repulsione, né per paura: era solo l'attesa di un ignoto a lungo desiderato. Il pensiero la eccitò ancora di più

Baciò il pube al lato del membro teso, aspirando l'odore di uomo che lì era più intenso, più invitante, e lui rabbrividì e si scosse.

E gridò, gridò incontrollabilmente, facendo scattare il bacino verso l'alto quando lei chiuse le labbra intorno al glande e iniziò a succhiare.

Hermione sentì quel grido riverberarle nel pube, sentì il clitoride pulsare al ritmo degli ansiti che causava suggendo la carne tesa, sentì il fiato farsi corto e il desiderio aumentare ancora, raggiungendo picchi inimmaginabili.

Adorava donare piacere a un uomo con la bocca, ma quello, beh, quello superava ogni sua aspettativa. Guardare una persona di solito padrona di sé al limite del compulsivo come Severus perdere ogni controllo e lasciarsi andare al piacere, sapere che stava succedendo per la prima volta... era una sensazione indescrivibile.

«Hermione» supplicò lui, quasi disperato «Hermione fermati, non... credo che potrò resistere a lungo se fai così.»

Le sue mani grandi le artigliarono la testa, un po' cercando di tirarla via, un po' spingendola più a fondo lungo l'asta, come se fossero anch'esse indecise sul da farsi.

Lei rallentò il ritmo, finendo per lappare con delicatezza la punta scoperta, prima di interrompersi del tutto e sollevare lo sguardo per incontrare quello di lui, appannato e dilatato. Un sorriso da Stregatto le si allargò sul volto.

Severus si lasciò andare sul materasso, gemendo.

«Credo... credo che avrò un infarto, prima che questa nottata sia finita.»

La risata cristallina di Hermione gli accarezzò la pelle congestionata.

«Oh, no, caro mio. Non pensare che ti permetterò di piantarmi in asso, stanotte. Mi era sembrato di capire che volessi... tutto» Hermione fece correre la punta delle dita sulla lunghezza del membro teso, che rispose oscillando, mentre Severus soffocava un nuovo gemito ansimante «o hai cambiato idea?»

«Mai» protestò lui.

Lei lo baciò di nuovo, attirandoselo addosso mentre continuava a stuzzicarlo con la mano. Allargò le cosce e lui vi scivolò in mezzo, sibilando quando la punta del pene venne a contatto col suo calore bagnato.

«Sei sicura?» chiese, fronte contro fronte.

«Se non ti ho dentro di me nei prossimi dieci secondi, Severus, rischio seriamente di esplodere per autocombustione.»

Nessuno dei due distolse lo sguardo dagli occhi dell'altro, mentre Hermione guidava con mano sicura il glande verso la sua apertura impaziente. L'istinto prese il sopravvento e Severus diede una lunga spinta, che lei incontrò inarcando la schiena con un gemito di soddisfazione. Un'altra, e poi un'altra ancora, finché non fu tutto dentro.

Stringendo i denti, lui si soffermò a esaminare la sensazione aliena eppure così intensa da dargli alla testa, di quel calore accogliente e inaspettato, di quella stretta che lo avvolgeva tutto e lo stimolava in modi che non aveva mai creduto possibile.

Lei ondeggiò il bacino, incitandolo, e poi non fu più il tempo di esitare, aspettare, chiedere. Fu il tempo di prendere e dare, occhi negli occhi e fiato nel fiato. Una spinta dopo l'altra, un gemito dopo l'altro, baci sul collo, qualche parola spezzata, mentre il ritmo si faceva sempre più serrato e la temperatura nella piccola stanza sempre più bollente.

Il letto cigolava, ma nessuno dei due ci fece caso, perché in fondo esistevano solo loro e i loro corpi bramosi di piacere, di completezza.

Severus avvertì quasi subito un senso di pesantezza pulsante partire dallo scroto in lunghi tentacoli di luce rossastra, e fece appello a tutto l'autocontrollo imparato in decenni di rigida disciplina per ricacciare indietro quella sensazione e rimandare l'inevitabile.

Doveva... voleva aspettare.

Voleva, agognava di sentire Hermione contorcersi nel piacere, un piacere che lui le avrebbe causato. Voleva vederla sussultare, sentirla gridare e, Merlino, solo il pensiero lo spinse di nuovo vicino all'orlo del baratro. Serrò la mascella, continuando a muoversi e a godere e a guardare la bellissima donna sotto di sé abbandonarsi sempre di più a quella danza primeva che si faceva più liquida e scivolosa di minuto in minuto.

E lei, lei guardava l'uomo incredibile che si muoveva sopra di lei, dentro di lei con grazia crescente man mano che acquisiva sicurezza. Lo sentiva ovunque, come se la stesse penetrando in tutto il corpo, con tutto il corpo. Aveva sentito parlare di chimica e pensava anche di averla provata, ma non le era mai capitato che fosse qualcosa di così... naturale e semplice, come respirare, eppure tanto soverchiante da annebbiarle la mente.

La sua pelle formicolava fin quasi a far male, i suoi polmoni lottavano eppure si riempivano a ogni respiro del profumo di lui e del sesso, inebriandola e spingendola su, sempre più su, verso una conclusione inevitabile quanto agognata.

Si inarcò, cercando coi denti i capezzoli di lui, leccando la sua pelle salata, sentendolo gemere.

«Toccami, Severus» ansimò e lui comprese, insinuando una mano tra i loro corpi. «Toccami e lasciati andare.»

Gli bastò sfiorare il piccolo nodulo che sovrastava il punto in cui i loro corpi si univano, così teso ed eccitato che un solo tocco fu sufficiente per rompere un equilibrio ormai già compromesso. L'onda di tsunami arrivò repentina e devastante, e lei poté solo aggrapparsi alle spalle forti di lui, gridando tra i tremiti e gli spasmi.

Severus si stupì della forza con cui i muscoli di lei lo stringevano, là sotto, e di come quella stretta gli stava dando alla testa. Fu in quel momento che perse la presa su... tutto. Pensieri, azioni, i suoni che gli scaturivano dalla gola: un piacere devastante gli divampò nei lombi e prese possesso di ogni fibra della sua persona, scaraventandolo in una realtà parallela in cui c'erano solo quello. Quello e il corpo meraviglioso che gli sussultava tra le braccia.

Poi lentamente la marea si ritirò, facendo planare entrambi di nuovo nel mondo del qui e ora.

** Ve l'ho fatto sudare, ma spero tanto che vi sia piaciuto!

Rileggendo questo capitolo prima di pubblicarlo, alcuni elementi mi hanno richiamato alla mente una canzone meravigliosa... ve la lascio qui sotto, ma credo che la conosciate tutti :) **

E il lenzuolo si gonfia sul cavo dell'onda

E la lotta si fa scivolosa e profonda


https://youtu.be/MZZoZ8eLWY4

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro