Capitolo 20

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Nuova Zelanda, 11 Ottobre 2005

«Nel senso che sono vergine, maledizione! E non so nemmeno perché cazzo te lo sto dicendo.»

Quell'informazione era così totalmente inaspettata che ci vollero diversi istanti perché i neuroni di Hermione la cogliessero. Quando lo fecero, lei sentì gli occhi sbarrarsi per lo stupore al punto che le parve che quasi cadessero fuori dalle orbite.

«Ma... ma» balbettò, troppo sorpresa per fare altro «ma perché hai deciso di...?»

«Deciso?» le fece il verso lui, esasperato. «Pensi davvero che sia stata una scelta?»

«Non lo è stata?!»

«Merlino, Granger, i tuoi amici Potter e Weasley ti devono aver contagiata con la loro infinita zucconaggine, se mi fai una domanda così idiota.»

Per la frustrazione, Severus si passò di nuovo le mani tra i capelli.

«Beh, hai quarantacinque anni e...»

«E sono un mostro che nessuno vuole toccare nemmeno con un palo lungo tre metri. È sempre stato così.»

Quindi era quello, il problema. E, sì, pensò Hermione: spiegava tante, tantissime cose.

«La tipa di stasera non sembrava pensarla a questo modo, però» suggerì.

«La tipa di stasera era evidentemente ubriaca.»

«E le donne con le quali ti schiaffavano in prima pagina sulla Gazzetta del Profeta?»

Severus fece una risata amara.

«Quelle? Inseguivano la notorietà, infatti non perdevano occasione per far sapere a Skeeter che sarebbero uscite con me. Qualcuna si era perfino illusa che con l'Ordine di Merlino, Prima Classe mi fossero piovute addosso chissà quali ricchezze. Tutte, però, invariabilmente, si sono tenute a debita distanza, lasciando intendere che mi avrebbero concesso un certo grado di intimità solo con un anello al dito.»

«Ma che razza di stronze!» sbottò Hermione.

«Benvenuta nel mio mondo. D'altra parte, quelli come me non si possono aspettare molto di più. All'inizio speravo ogni volta che le cose stessero diversamente, ma poi ho deciso che stavo meglio da solo.»

«Beh, se hai avuto a che fare solo con simpaticone di quel tipo, ci credo. E prima? Prima della notorietà e dell'Ordine di Merlino, intendo.»

Lui provò irritazione e vergogna. Vergogna per quella sua inutile esistenza da... come dicevano i ragazzini? Da sfigato. E irritazione per l'insistenza di una insopportabile so-tutto-io che non capiva quando fosse il momento di lasciar cadere un argomento.

Beh, a quel punto tanto valeva portare a termine la frittata e cancellare definitivamente dalla mente ogni illusione che lei potesse in qualche modo perverso e improbabile interessarsi a lui.

«Tu che ne dici? Avevo altre cose per la testa che inseguire inutilmente femmine che non mi volevano. Sopravvivere a Voldemort e a Albus, per esempio. Salvare in coninuazione la pelle al figlio di Lily. In ogni caso, non è che le donne cadessero esattamente ai miei piedi. È sempre stato chiaro, addirittura lampante che le altre persone mi trovano inguardabile, insopportabile. A partire da quelli che mi hanno reso l'adolescenza un inferno, come ben sai. D'altra parte, è normale che un imbranato brutto come il peccato se ne stia in un angolo a guardare gli altri crescere, flirtare, vivere.»

Hermione aggirò il tavolo, inducendo il mago a voltarsi per fronteggiarla.

«Severus, quand'è l'ultima volta che ti sei guardato allo specchio?»

«Lo faccio ogni mattina quando mi rado, per mia sfortuna.»

«Vuoi sapere cosa vedo io?» gli chiese lei, dolcemente.

«No!» ringhiò lui, col cuore che all'improvviso aveva iniziato a martellargli nel petto.

Lei lo ignorò.

«Vedo un uomo dal viso forte e virile. È vero, non bello secondo i canoni standard, ma simmetrico e interessante. È il viso di qualcuno che ha qualcosa da raccontare e, beh, io lo trovo molto affascinante.»

Lui sbuffò, con un suono incredulo che pareva quasi uno sberleffo, ma di nuovo lei finse di non averlo sentito.

«Vedo un fisico armonioso e proporzionato. Snello, ma non al punto di essere troppo magro. Alto, ma non tale da incutere timore o da essere allampanato. Con tutti i muscoli al posto giusto e un portamento regale e...»

«Non sei più la mia apprendista, Hermione. Non c'è bisogno di leccarmi il culo» la interruppe lui, rifugiandosi nel sarcasmo per mascherare il sordo pulsare che provava all'altezza del petto. Un pulsare che non poteva permettersi, quello di un'assurda, stupida, insensata speranza.

«Non lo sto facendo» rispose lei con semplicità. «Sai che non l'ho mai fatto, che non ne ho mai avuto bisogno. Che piuttosto che inventare frottole, taccio. Non avevo finito, comunque» continuò, avvicinandosi di un passo. Lui, inchiodato da quello sguardo color cioccolato, non fu in grado di arretrare. «Dicevo, un portamento regale e un corpo sensuale, quando non lo nascondi sotto cento strati di vestiti. Sai» aggiunse con un pizzico di malizia «penso che alcune delle donne che erano in piscina quella sera a Panama City sognino ancora il tuo sedere in quello striminzito costume nero.»

«Avranno gli incubi, piuttosto!» sbottò lui, quasi gridando. «Ti sei fumata dell'algabranchia? Nessuna donna mi vuole, nessuna prova desiderio nei miei confronti. Non ne troveresti una disposta a venire a letto con me – escluse le prostitute, sotto lauto pagamento – nemmeno se cercassi cent'anni.»

«Ne sei proprio certo, Severus?» chiese lei, avanzando di un altro passo.

«Tutta la mia vita è una dimostrazione di questo fatto immutabile.»

Merlino, si sentiva penoso. E stupido, per umiliarsi a quel modo. E lei era una stronza, perché continuava a girare il dito nella piaga, fingendo di voler confutare qualcosa che era evidente a chiunque. Perché si stava lasciando prendere per i fondelli a quella maniera?

«E se ti dicessi che una donna che ti desidera c'è?»

Lui chiuse gli occhi. Sarebbe dovuto morire quella notte dopo l'attacco di Nagini. Perché il fato lo manteneva in vita, per somministrargli solo una lunga serie di umiliazioni e calci nei denti?

«Finiscila di prendermi per il culo.»

«Non ti sto prendendo per il culo. Severus, guardami per favore.»

Qualcosa, nella voce di lei, gli fece aprire gli occhi di scatto.

Hermione fece un altro passo, arrivando a un soffio da lui. Piantò gli occhi nei suoi, sondandone le profondità di ossidiana, cercando di convogliare nello sguardo ciò che, era sicura, le parole non sarebbero riuscite, da sole, a comprendere.

Allungò la mano, posandola con delicatezza sulla mascella di lui, leggermente ruvida per la ricrescita della barba.

«Non ti sto prendendo per il culo e non mi sto inventando cose. Sono io, quella donna, Severus» sussurrò, carezzandogli la pelle.

Lui sapeva di doversi allontanare, di doversela dare a gambe prima che lei lo distruggesse del tutto. Non ci riusciva, però.

Non ci riusciva.

Rimase lì, immobile a tremare.

Lei comprese che le parole, gli sguardi non sarebbero stati sufficienti.

Comprese che doveva fare qualcosa di più eclatante, e sperare che lui lo gradisse abbastanza da voler andare oltre... o che, almeno, non ne fosse così disgustato da desiderare di fuggire, come già era successo con quella donna al pub, un'ora prima.

Si mosse lentamente, per dargli la possibilità di sottrarsi.

Chiuse con un passo la distanza che ancora li divideva, sfiorando il suo petto nudo con la stoffa del proprio cardigan mentre si sollevava sulle punte, prendendogli il viso tra le mani. Delicata, come se stesse stringendo un fiore.

Portò la bocca a un millimetro da quella di lui e lì si fermò, aspirando il suo profumo, cercando di dargli modo di arretrare, se non voleva che succedesse ciò che lei bramava in maniera bruciante che accadesse.

Attese per lunghi istanti, poi gli sfiorò le labbra con le proprie. Piano. Ancora. Godendo della deliziosa scossa che le si propagò lungo le membra, concentrandosi nel ventre.

Lui sentì il mondo scuotersi e inclinarsi pericolosamente, iniziando a rotolare verso il baratro. Non. Poteva. Permetterselo.

Fece un passo indietro, poi un altro, uscendo dal calore dell'abbraccio. Allontanandosi da una tentazione che l'avrebbe portato alla rovina.

«Dannazione, Granger! Fin dove ti vuoi spingere per umiliarmi? Cos'è, vuoi raccontare a tutti i tuoi amici come il vecchio pipistrello dei sotterranei si sia prostrato ai tuoi piedi come un cagnolino maltrattato, raccogliendo le briciole di un desiderio inesistente?»

Lei arretrò come se l'avesse colpita, sbarrando gli occhi davanti a tanta acredine.

Pensava che, dopo quello che avevano passato insieme, lui avesse imparato a conoscerla... a fidarsi. Dopo che le aveva perfino concesso di entrare nella sua mente quando era malato, senza timore...

Sulla scorta di quel pensiero, capì.

Severus aveva paura. Paura di essere ferito ancora, paura di essere oggetto dell'ennesimo scherzo. Paura di venire calpestato come un giocattolo brutto che un bambino si diverte a spaccare.

Il petto di Hermione si infiammò di una sorda rabbia nei confronti di tutti coloro che avevano trattato come uno zerbino un uomo la cui unica colpa era quella di avere un carattere introverso e un po' scostante. E si riempì di tenerezza per quell'uomo che, dietro una corazza quasi indistruttibile, dietro un coraggio che aveva dell'incredibile, nascondeva l'anima di un adolescente spaventato.

Stava per aprire la bocca ed esortarlo a fidarsi di lei, quando si rese conto che non era quella, la strada giusta.

Era lei a dovergli dimostrare che si fidava di lui.

Prese un respiro profondo.

«Guardami nella mente, Severus. Guarda e osserva il desiderio che ho di te. So che puoi farlo, che non mi farai male e che non racconterai a nessuno ciò che hai visto. Mi fido di te.» Fece un passo avanti, protendendo una mano. «Mi fido di te.»

Lui la guardò a bocca aperta, ormai del tutto privato della capacità di nascondere le proprie emozioni.

«Fallo, Severus, o ti resterà per sempre il dubbio che io voglia prendermi gioco di te. Noi... stavamo diventando amici, stavamo costruendo un rapporto di stima reciproca e di collaborazione che mi piaceva. Mi piaceva un sacco. Non voglio rovinarlo per un'incomprensione.»

Lui esitò, poi sollevò la bacchetta.

Stava per mormorare l'incantesimo, quando lei lo fermò.

«Solo una cosa: non sono alla tua altezza come Occlumante. Ci sono una manciata di ricordi, segreti che non sono miei, segreti di altre persone che non ti riguardano nemmeno da lontano. Quelli li terrò separati dal resto, chiusi in una scatola rossa. Ti prego di non guardarli, perché si tratta di cose che non sta a me divulgare. Mi fido, anche in questo.» Lo guardò dritto negli occhi, e lui sentì pungere i propri. «Tutto ciò che riguarda me... sei libero di osservarlo.»

Severus sollevò di nuovo la bacchetta e si accorse che gli tremava la mano. Aprì la bocca, ma non uscì alcun suono. Fisso negli occhi di Hermione, così grandi e pieni di fiducia, rischiò di affogare in quelle profondità luminose, e capì che quanto stava per fare sarebbe stato sbagliato.

Doveva fare una scelta, e di scelta giusta ce n'era una sola.

Prese il coraggio a due mani e tornò a infilare la bacchetta nella tasca dei pantaloni.

«No. Non è necessario, però... Io... per me è difficile credere che una donna bella, giovane e popolare come te possa voler... toccare, baciare un vecchio sgorbio come me.»

Lei annuì, un lieve sorriso sulle labbra ma gli occhi seri.

«Lo capisco. Lo so che non è comparabile a quello che hai subito tu, ma... io ero la secchiona rompipalle coi denti da castoro e i capelli da Gorgone, ricordi? Se per me è stato difficile ricostruirmi un'autostima quando sono uscita con le ossa rotte dall'adolescenza, beh, comprendo che possa essere quasi impossibile per te, ora.» Gli prese la mano, percependone il lieve tremito, e il suo sorriso si allargò. «Però, primo: non sei vecchio. Secondo: non sei uno sgorbio. Infine, terzo: mi piacerebbe che tu mi permettessi di dimostrarti nel modo più diretto possibile che è tutto vero, che ti desidero... e che toccarti e baciarti non sono le uniche cose che vorrei fare al tuo corpo.»


** Inizialmente nella mia testa i due dovevano zompare a letto più o meno immediatamente dopo la confessione di Severus ma... due personaggi cervellotici e prolissi come loro non potevano certo fare le cose in maniera semplice e diretta, no? XD

PS: avviso ai naviganti: dal prossimo capitolo inizia la parte più... hot e ci saranno scene "smut" in buona parte dei capitoli a seguire. Sapevatelo ;) **

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