Capitolo 27

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Cobham, Surrey, 26 Novembre 2005

«Spiegatemi ancora perché sono qui.»

Hermione sollevò lo sguardo per rimirare la facciata della villa, i cui tre piani di marmo bianco sembravano incomberle addosso.

Certo che la signora Black si trattava bene, nonostante la requisizione di una fetta consistente delle ricchezze della famiglia Malfoy dopo la fine della guerra. La ragazza immaginò che, in ogni caso, l'assegno di mantenimento avesse ancora parecchi zeri.

Ginny sbuffò.

«La spiegazione è che non c'è una spiegazione. Lo sai che, dal divorzio, Narcissa è diventata un po' eccentrica. Scusa, amore.»

La rossa sbatté le palpebre all'indirizzo di suo marito, che rivolse gli occhi al cielo.

«Perché invece che questionare sulle intenzioni di mia madre, non entriamo in casa? Così magari Fred non prende freddo» propose, indicando il bambino che dormiva pacifico nella sua carrozzina. «Ti ha invitata a una festa di compleanno, 'Mione, non al patibolo.»

«Lo so, ma non l'aveva mai fatto prima. Non è che ci frequentiamo assiduamente o cose simili.»

Draco inclinò le labbra in un sorriso... da Serpeverde.

«Beh, prima non eri l'apprendista prediletta di Severus.»

«E con questo, cosa vorresti insinuare?» ribatté lei, sperando di non essere avvampata come una scolaretta.

«Io? Niente» rispose lui con un'aria innocente che puzzava di falso da una quindicina di chilometri, sollevando la carrozzina per trasportarla su per i gradini dell'ingresso.

Hermione si girò con sguardo accusatorio verso Ginny, che sollevò le mani.

«Non guardare me, io non gli ho detto nulla.»

Ginny era l'unica a sapere della relazione di scopamicizia tra lei e Severus.

Quando gliel'aveva detto, un paio di settimane prima, di primo acchito l'amica era rimasta così stupita che le si era schiantata la mandibola sul tavolino della pasticceria di Hannah.

«Sn-Snape ha una vita sessuale?!» aveva quasi strillato, sconvolta, mentre Hermione le tappava la bocca per far sì che i fatti suoi non venissero uditi fino in fondo alla dannata Diagon Alley.

La seconda domanda era stata: «Com'è il serpente del Serpeverde? Grosso?», al che Hermione si era trovata a desiderare che il pavimento la inghiottisse.

Infine, Ginny l'aveva guardata a lungo con aria meditabonda, facendole provare un'inquietudine crescente per quello scrutinio insolitamente silenzioso.

«Beh, ci sta» aveva decretato alla fine. «A parte il carattere – il tuo è decisamente migliore – avete un sacco di cose in comune: vi piace leggere e conoscere tutto, preferite la tranquillità al caos e pensate che tutti gli altri esseri umani siano dei mezzi deficienti. Sì, siete fatti l'uno per l'altra.»

«Io non penso che siano tutti deficienti!» aveva protestato Hermione con veemenza. «Eppoi chissenefrega se siamo o non siamo fatti l'uno per l'altra: scopiamo e basta.»

Ginny le aveva lanciato un'altra lunga occhiata ma, stranamente, non aveva detto nulla, preferendo imbarazzare l'amica con domande piuttosto circostanziate su dettagli molto intimi.

Guardando Draco aprire la porta di casa, Hermione si trovò a temere che quella che pensava fosse una relazione discreta fosse invece già finita sulla bocca di tutti.

Si fece coraggio e, insieme a Ginny, lo raggiunse nell'ingresso.

Mentre quest'ultima toglieva il berretto e la coperta pesante al bambino, Draco prese da parte Hermione.

«Per chi ti conosce ed è abituato a notare i dettagli – quindi escludo decisamente l'intero clan Weasley e tutti gli altri simpatici distratti di cui ti circondi – è chiaro che stai nascondendo qualcosa. Severus è più ostico, ovviamente, ma in questo ultimo periodo l'ho visto diverso. Diciamo che l'ho visto, e questo è già un gradevole cambiamento rispetto a quando se ne stava rintanato al lavoro giorno e notte rifiutando ogni contatto umano. Per me è stato facile quindi fare due più due. Tranquilla» alzò una mano per prevenire proteste «la mia bocca è cucita e, come ho già detto, nessun altro è abbastanza sveglio o abbastanza Serpeverde da intuire qualcosa, tranne Blaise che ora ha altro per la testa. Però ti avverto di una cosa» qui la voce di Draco si fece più dura, quasi metallica. «Non farlo soffrire, Hermione, o dovrai vedertela con me.»

Detto questo, raggiunse la moglie senza lasciarle modo di replicare.

Lei rimase ferma a guardarlo, con ancora indosso il cappotto, domandandosi che cavolo avevano per la testa i coniugi Malfoy, per pensare che quella fosse qualcosa di più di una scappatella sessuale.

A volte si domandava cos'avesse anche la sua bocca dello stomaco, perché sembrava pericolosamente concordare coi summenzionati coniugi.

--------

La festa era in pieno svolgimento quando Severus fece il suo ingresso nel salone principale della villa.

Era stato indeciso fino all'ultimo se partecipare o meno, non amando quel tipo di eventi sociali. Beh, non amando alcun tipo di evento sociale che coinvolgesse la presenza di più di due o tre persone, nel conteggio delle quali fosse compreso lui stesso.

Alla fine, il senso del dovere aveva prevalso. Quel vecchio bastardo sempre pronto a pungolarlo e a fargli fare cose assurde.

Asserragliato nella sua famigerata toga nera e ammantato del suo corruccio più scostante, si fece largo tra la piccola folla per tentare di raggiungere Narcissa, che aveva scorto all'altro lato della stanza, dimostrare la propria presenza, metterle in mano il regalo e levarsi dalle scatole. Se nessuno dei rompipalle che consumavano spazio e ossigeno inutilmente, presenti quella sera, si fosse messo in testa di fermarlo per salutarlo o, Merlino glielo scampasse, intavolare una conversazione, il tutto avrebbe richiesto sì e no cinque minuti, dopodiché se ne sarebbe potuto tornare a casa e al libro che era stato costretto ad abbandonare sul tavolino del suo salotto.

Mentre camminava a lunghe falcate, un vassoio gli veleggiò accanto e lui ne approfittò per prendere un bicchiere di quello che pareva champagne. Anche se era praticamente astemio, in quelle rare situazioni che gli richiedevano di interagire con grandi masse di persone - rare perché le evitava come la peste - gli capitava di rivolgersi all'alcol per ottenere quel minimo di ottundimento dei sensi che gli avrebbe permesso di sopportare la serata. Avrebbe preferito il whisky incendiario, ma qualsiasi tipo di bevanda alcolica in quel momento sarebbe andata bene. Trangugiò il contenuto e cacciò il bicchiere vuoto su un altro vassoio senza nemmeno rallentare.

Quando raggiunse la padrona di casa, i due uomini coi quali stava parlando – un funzionario ministeriale e un ricco ereditiere – si voltarono istintivamente a guardarlo e, cogliendo la sua espressione, fecero un passo indietro e si dileguarono.

Lui li aveva ignorati arrivando, e li ignorò anche mentre si levavano dai piedi.

«Narcissa» salutò, con un inchino infiorettato di cui, era sicuro, la sua amica avrebbe colto appieno la vena sarcastica.

«Severus, sono contenta che tu sia uscito da quella tua tana sperduta per venire a festeggiare una vecchia amica» rispose lei con un sorrisetto, ben sapendo di averlo praticamente costretto con minacce fantasiose.

«Certo, è stata una mossa assolutamente spontanea» ironizzò lui infatti.

Il fatto era che l'uomo più giovane era ormai una delle poche persone al mondo a cui Narcissa tenesse sul serio, insieme a Draco, Andromeda e il piccolo Teddy. Provava verso di lui un affetto da sorella maggiore, e soffriva nel vederlo consumarsi giorno dopo giorno in un'esistenza insipida che lui stesso si era costruito intorno a difesa di un cuore troppo sensibile. Non si meritava la solitudine e l'isolamento, di questo lei era sicura, ed era altrettanto certa che una persona come lui avrebbe potuto avere il mondo ai propri piedi, se solo fosse riuscito a combattere i suoi due più grandi nemici: l'irritazione costante nei confronti degli altri esseri umani... e il profondo disprezzo verso sé stesso, che causava una cronica incapacità di comprendere davvero il proprio valore.

Per questo lei cercava sempre di trascinarlo fuori dal suo guscio e dalla sua comfort zone, nel tentativo di trovare lo stimolo giusto che l'avrebbe fatto, finalmente, fiorire.

Per questo aveva insistito tanto che venisse a quella festa, alla quale aveva invitato diversi personaggi che avrebbero potuto catturare il suo interesse intellettuale: pozionisti di alto livello, il più grande esperto di trasfigurazioni di Francia, che le aveva presentato la signora Zabini, e un amico gallese che possedeva la più vasta collezione di tomi magici al mondo.

Ed Hermione Granger, perché solo ed esclusivamente parlando di lei l'espressione di Severus mutava dalla solita ironica impassibilità o dal fastidio a... qualcos'altro, che Narcissa non era ancora riuscita a comprendere ma che era già qualcosa rispetto al nulla usuale che gli provocavano gli altri sette e passa miliardi di persone presenti sul pianeta.

In quel frangente, però, la donna evitò di insistere, come spesso faceva, su quanto sarebbe stato importante, per il di lui benessere, frequentare altri esseri umani. Ne aveva già avuto occasione e la reazione di lui era sempre stata una di chiusura. Si limitò quindi a sorridere.

«Lo sai che ti voglio bene, Severus.»

Lui borbottò qualcosa di inintelligibile, frugandosi in tasca.

Estrasse un pacchetto minuscolo, che ripristinò alle dimensioni originali con un colpo di bacchetta e un incantesimo non verbale prima di porgerlo alla donna.

«Tanti auguri di buon compleanno» recitò, formale.

«Grazie, tesoro» rispose lei, sporgendosi a dargli un bacio sulla guancia mentre prendeva l'incarto. Per una volta, lui non si ritrasse. «Se non ti dispiace, lo metto insieme agli altri, li aprirò tutti al taglio della torta.»

Mormorò un incantesimo e il pacco veleggiò fino al tavolo dove campeggiavano almeno una cinquantina di altri regali.

«Temo che non sarò qui ad assistere all'evento, anche se sono sicuro che i tuoi ospiti lo apprezzeranno.»

«Te ne vai di già?» chiese lei, cercando di mascherare la delusione.

«Sono venuto, ho fatto quanto richiesto dall'etichetta, ma sai che non amo questo genere di riunioni sociali.»

Narcissa sospirò, poi, scorgendo Miss Granger a poca distanza, che chiacchierava amabilmente con altre due pozioniste, single, di bell'aspetto e grandi capacità, assottigliò lo sguardo. Le era venuta un'idea.

«Mettiamola così» iniziò, dipingendosi in viso un'espressione decisa «io ti ho invitato perché ho piacere ad avere la tua presenza intorno per tutta la festa e vorrei che restassi almeno fino al taglio della torta, ma comprendo che tu possa avere desideri diversi. Quindi ti propongo un compromesso, per evitare di farmi sentire offesa.»

Lui sbuffò.

«Conosco quel tuo fare da Serpeverde, Narcissa. Cosa vuoi costringermi a fare?»

Lei sorrise.

«Vedo che hai capito. Un ballo. Con una persona a tua scelta.»

Lui quasi si strozzò con lo champagne che aveva arraffato da un altro vassoio veleggiante.

«Che cosa?!» articolò.

«Non senti? L'orchestra sta iniziando a suonare» replicò lei indicando i musicisti con un cenno della testa, esternamente per nulla turbata, ma dentro di sé piuttosto divertita dalla reazione terrorizzata di Severus. Le prime note di un valzer si spandevano nell'aria.

«Tu sei pazza.»

«Suvvia, Sev, è solo un ballo.»

Lui sentì la frustrazione montare. Narcissa era la sua unica amica ma a volte, quando faceva così, desiderava riempirle la faccia e il sedere di pustole verdastre. Perché non capiva, perché non lo lasciava in pace nella sua monotona ma tranquilla, e soprattutto priva di rompipalle, quotidianità?

Sapeva però che non poteva vincere, che lei avrebbe trovato il modo di fargli pesare un eventuale rifiuto per i successivi cinque secoli. Decise che non ne valeva la pena, e che uno stupido ballo sarebbe stato una tortura più rapida.

«E va bene, ma solo uno. Dopodiché me ne vado.»

«Certo, caro. Anche se mi farebbe piacere se restassi.»

Lui non rispose nemmeno, girando su sé stesso in un volteggiare di stoffa nera alla ricerca di una donna di cui potesse sopportare il contatto della mano nella propria per più di due secondi.

Narcissa lo guardò scrutare i presenti e colse perfettamente l'istante in cui il suo corruccio si spianò.

Missione compiuta.

Soddisfatta, prese a chiacchierare con Arabella Parkinson, che nel frattempo l'aveva raggiunta.

Severus si avvicinò a grandi passi al capannello di donne. Dedicò un cenno della testa alla signorina Spinnet e alla signorina Kowalski e immediatamente si dimenticò della loro presenza, per concentrarsi sull'unica persona che... che poteva trarlo d'impiccio.

«Granger, una parola.»

Lei salutò le altre due giovani e lo seguì, allontanandosi di qualche passo.

«Ciao anche a te, Severus» gli disse, non senza un certo sarcasmo. «È un piacere anche per me incontrarti qui.»

Lui inarcò un sopracciglio senza dire niente e lei rivolse gli occhi al cielo.

«Per essere uno che ha fatto della formalità una ragione di vita, a volte tendi a dimenticartene. Cosa dovevi dirmi?»

«Sarebbe lungo spiegartene la ragione, ma Narcissa mi costringe a fare almeno un ballo prima che io possa finalmente rimuovere la mia persona da questa bolgia infernale. Ti dispiacerebbe...?»

Lei osservò incuriosita la sua mano tesa che mostrava un tremito quasi impercettibile, e trattenne a stento un sogghigno.

«Non pensavo che ci fosse qualcuno in grado di costringerti a fare qualcosa, Severus.»

«Ci sono tante cose che non sai, Granger. Ora se non ti dispiace...» sbottò lui, impaziente.

Hermione contemplò la possibilità di farlo friggere ancora un pochino. In fondo, però, provava un certo piacere che avesse scelto proprio lei per soddisfare le aspettative della padrona di casa... un po' troppo piacere, in effetti.

Annuì bruscamente e, insieme, si incamminarono verso la pista.

Attesero che la canzone finisse e, nella breve pausa di silenzio che seguì, si disposero l'uno di fronte all'altra. Severus le prese una mano e lei gli posò quella libera sulla spalla, mentre lui appoggiava la propria sul suo fianco. La tenne a distanza di braccio ed Hermione sentì acuta la mancanza del contatto fisico, ma razionalmente sapeva che era meglio così. Già c'era una persona di troppo che aveva intuito cosa stesse succedendo tra loro...

La musica iniziò e, efficiente e pieno di grazia come sempre, Severus prese a condurla lungo la pista.

Al secondo volteggio, l'uomo incrociò gli occhi di Hermione. Ridevano, come se la ragazza si stesse godendo quella stupida esperienza.

Più il ballo andava avanti, più si guardavano negli occhi, più i loro corpi si avvicinarono, finché Severus non poté sentire il seno di Hermione sfiorargli il petto, e le sue cosce toccare le proprie a ogni movimento. Provò uno strano palpito mentre il divino profumo di vaniglia che aveva imparato ad associare a lei e al sesso gli riempia le narici e, come un cane di Pavlov, Severus Junior rispose a tutti quegli stimoli nell'unico modo che conosceva.

Il mago si chinò a sussurrare all'orecchio della strega.

«Per fortuna anche tu sei stata invitata al dannato party, almeno ho trovato una persona il cui tocco non mi infastidisce, con la quale affrontare questa buffonata.»

Lei sentì il sorriso pietrificarsi sul viso.

Era così che la vedeva, lui? Unicamente come qualcuna che non gli dava fastidio toccare? Era per quello che andava a letto con lei? Non si era mai illusa che lui spasimasse per lei nello specifico, nel mese e mezzo da che avevano iniziato a frequentarsi, ma...

Il pensiero le causò un fastidio e una delusione che non avrebbe dovuto provare: in fondo, quella che aveva con lui era una relazione di sesso e basta... il motivo per cui scopavano non era importante, quello che contava era il risultato, no?

Dal canto suo, Severus non si accorse del suo cambio d'umore, quindi sfiorandole di nuovo l'orecchio proseguì.

«Quando il brano finisce, aspetta qualche minuto poi vieni in biblioteca. Conosco un angolo molto... riservato. Nessuno ci disturberà»

Nonostante tutto, un brivido di anticipazione corse lungo la schiena di Hermione e lei, pur sentendosi una stupida, annuì.


** Ah, la tentazione... **

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro