Capitolo 34

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Ministero della Magia, Londra, 23 Dicembre 2005

«Mastro Severus, hai un minuto?»

Lui alzò lo sguardo dall'ennesimo, noiosissimo report che gli veniva imposto di compilare – alla fine dell'anno, quelli dell'Amministrazione sembravano impazzire, non che durante gli altri mesi fossero particolarmente normali – posò lo sguardo sulla sua ex apprendista che si sporgeva dalla porta e sogghignò.

Anche lei si era fatta prendere dalla pazza atmosfera natalizia che quella mattina, l'ultimo venerdì di lavoro prima di nove giorni di agognate ferie, sembrava aver preso in ostaggio l'intero Ministero. Tranne lui, ovviamente.

Con indosso uno striminzito maglione verde con un Babbo Natale di paillettes, Hermione non era ridicola. No: era deliziosa e decisamente scopabile.

Severus posò la penna e chiuse il barattolo dell'inchiostro.

«Entra, Granger.»

Si alzò e, non appena lei si fu chiusa la porta alle spalle, la sbarrò e silenziò con tutti gli incantesimi di protezione e impedimento che conosceva.

Tempo dieci secondi e lei era riversa sulla scrivania, la gonna arrotolata in vita e le gambe calzate di autoreggenti che gli stringevano i fianchi, mentre lui affondava nel suo dolce calore.

Era un pezzo che Hermione non si curava più di indossare le mutandine al lavoro. Non che lui trovasse qualcosa di cui lamentarsi in questo fatto: era deciso a godersi tutto di lei, finché poteva. E, beh, ormai godeva tutto di lei con cadenza più che quotidiana.

Da qualche giorno, lo faceva con una gioia e una leggerezza che non pensava possibile... e che Hermione gli aveva donato in punta di frustino. Assurdo, ma cosa, nella sua vita, non lo era?

Assurdo, come il profondo piacere che provava nel tenerla stretta a sé, dopo aver fatto cantare il suo corpo e il proprio, trattenendola tra le braccia, avvolto dal suo profumo, finché il fiato ritrovava il suo ritmo normale e la vita quotidiana tornava a infiltrarsi in quegli attimi che non sarebbero nemmeno dovuti esistere.

Quando Hermione si fu rivestita, iniziò a giocherellare con l'orlo della manica del maglione.

«Volevo chiederti una cosa, ma sentiti libero di rifiutare se non ti va, ok?» si affrettò a chiarire.

«Lo sai che non mi faccio problemi in questo senso» sogghignò lui.

«Perché sei un misantropo» lo rimbeccò lei, sbuffando esasperata.

«E orgoglioso di esserlo. Cosa volevi chiedermi?»

«Io, ecco... C'è una mostra di Klimt e Schiele, in questi giorni, in un museo babbano. Vorrei andare a vederla, ma mi piacerebbe farlo in compagnia e, come puoi ben immaginare, nessuno dei miei amici riuscirebbe nemmeno a capire perché io voglia andarci.»

«Così impari a circondarti di teste di legno, Granger.»

«Beh, almeno una non-testa-di-legno tra le mie amicizie c'è, o sbaglio? Infatti non ho detto niente a nessuno di loro e sono venuta dritta dritta da te» rispose lei incrociando le braccia sul petto.

«Quando vorresti andarci?»

«Il 28, nel primo pomeriggio.»

«Ok.»

«Ok?»

«Sì, Granger.»

Gli occhi le brillarono e lui... lui provò una strana euforia.

Chissà perché, poi. Era solo una mostra.

D'accordo, piena di babbani festanti, bambini frignanti e gente che non sapeva cosa fosse l'igiene personale ma, appunto, solo una mostra.

Già.

«C'è un'altra cosa... Quella stessa sera ci sarà il Lago dei Cigni alla Royal Opera House. Ho due biglietti. Ti va?»

«Gli zucconi non apprezzano neanche quello?»

Lei rise.

«Oh, ti assicuro che in questo caso un paio di zuccone sarebbero venute più che volentieri a sbavare sui muscoli di Roberto Bolle.»

«Chi?»

«Un ballerino italiano. Piuttosto giovane e con... diciamo, delle notevoli caratteristiche fisiche.»

«E tu vuoi privare le tue amiche di cotale visione e andarci con me.»

«Sì.»

L'euforia aumentò.

E lui era uno stupido.

«D'accordo.»

Diagon Alley, Londra, 24 Dicembre 2005

Hermione passò lo sguardo da un ciondolo all'altro, soppesandoli nelle mani.

Molly avrebbe preferito quello verde o quello azzurro?

«Tu che dici, Luna?»

Aveva imparato nel corso degli anni che la sua amica, se messa davanti a una scelta limitata, dimostrava un inaspettato buon gusto. L'importante era non darle carta bianca.

«Quello verde. L'azzurro è troppo freddo, cozzerebbe col colore dei capelli della signora Weasley.»

«Hai ragione. E verde sia. Finalmente, questo era l'ultimo regalo: sono distrutta. Ti va di bere qualcosa?»

«Volentieri. Andiamo da Hannah?»

«Certo!»

Il locale era strapieno, ma le due ragazze ebbero la fortuna di arrivare proprio quando due signore si stavano alzando, e riuscirono a infilarsi in un tavolino così piccolo che Hermione ebbe l'impressione che Hannah avesse deciso di dividere in quattro quelli che solitamente arredavano la pasticceria, in modo da accomodare più clienti.

Davanti a una tazza fumante di cioccolata con panna, Hermione sentì che non poteva più rimandare il momento in cui avrebbe dovuto parlare con Luna. In fondo, avevano fatto un patto, no?

«Senti, c'è una cosa importante che ti devo dire.»

Luna le rivolse un sorriso dolce.

«Sono qui per questo.»

«Ecco, io... mi sto vedendo con un uomo.»

«Oh, Hermione, è bellissimo! Lo conosco?»

Lei si sentì avvampare. Anche se Ginny e Draco lo sapevano, e Harry, Ron e soprattutto Ernie lo sospettavano – e non la finivano più di fare insinuazioni – non era ancora facile parlarne.

Non che si vergognasse di lui ma... beh, sapeva che era una persona difficile, che non stava simpatico a molti e poi c'era la faccenda della differenza di età, che era sicura avrebbe suscitato molte perplessità. Sapeva che, se le cose tra loro fossero diventate più ufficiali, avrebbe dovuto subire critiche più o meno celate e affrontare discussioni sulle proprie scelte e non ne aveva granché voglia.

«Beh, sì.»

«Si tratta di Severus Snape, non è vero?»

«E tu come hai fatto a capirlo?»

Luna fece un piccolo sorriso compiaciuto.

«Beh, un uccellino mi ha detto che frequenti piuttosto spesso il suo laboratorio... e poi non sono rimasti molti maghi single, ultimamente.»

«Per quello, c'è sempre il caro Gregory Goyle» rispose Hermione con una smorfia esasperata.

«Non dirmi che ti ha mandato ancora qualche lettera» sogghignò Luna.

«Sì. E le sue capacità grammaticali, ortografiche e sintattiche sono inversamente proporzionali alla sua disperazione.»

Luna scoppiò a ridere.

«Scherzi a parte, non so se questa... cosa tra noi andrà in porto, ma ritenevo giusto avvertirti. Per il nostro patto e tutto quanto.»

«Non è un uomo facile, in effetti. Se funzionasse, avresti dei bei kneazel da pelare per il resto della tua vita. Però ti vedo felice, in questo periodo.»

«È strano, perché frequentare una persona scorbutica e brontolona non dovrebbe farmi questo effetto, eppure è vero. Ma tu che farai?»

Luna le rivolse un'espressione più sognante del solito.

«Ricordi quando ti dicevo che vorrei un uomo che non mi derida per il mio modo di essere? Sai... forse l'ho trovato.»

Hermione sentì un sorriso spontaneo stirarle le labbra.

«Sono felice per te! Di chi si tratta?»

«Si chiama Rolf ed è un magizoologo. Quest'anno accompagnerà me e papà per tutto il nostro viaggio natalizio.»

«Bene! Già questa è una buona base di partenza. Ma vi state frequentando?»

«Beh, decisamente sta frequentando il mio letto. E io il suo. E il pavimento del suo salotto, e il tavolo in cucina...»

«Sì, ok, non ho bisogno di tutti i dettagli!» si affrettò a interromperla Hemione, mentre i suoi pensieri vagavano sui ricordi di luoghi analoghi dove aveva intrapreso contatti decisamente carnali con Severus.

«Comunque non lo so, se alla fine ci accorderemo su qualcosa di più permanente. Credo che questo viaggio ci aiuterà a capire.»

Hermione annuì.

«Anche se il tempo stringe, non è saggio affrettarsi troppo.»

«E comunque, c'è sempre il nostro accordo. Cosa ne dici se facciamo il punto al mio ritorno, dopo il 15 gennaio?»

«Direi che va bene. Anche perché se non siamo arrivate al dunque entro quella data, sarà dura che succeda nelle due settimane successive.»

«Ok. Ora devo andare, ho ancora le valige da preparare.» Le ragazze si alzarono e si abbracciarono. «Stammi bene, amica mia, e in bocca alla manticora con Severus!»

«In... bocca alla manticora anche a te, Luna.»


** Ahia... Piano B fallito! **

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