Capitolo 49

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Île au Benitiers, Mauritius, 1 Marzo 2006

Quando sentì di nuovo terreno solido sotto i piedi, Hermione attese ancora qualche istante prima di aprire gli occhi, anche se finì per barcollare un pochino.

Prese un respiro profondo.

Ok. Quelli erano i primi istanti della sua nuova vita.

Ok, non sarebbe andata come lei l'aveva programmata, ma quando mai succedeva?

Ok, Severus non la amava e lei non ci poteva fare nulla. Meglio partire col piede giusto e far sì da costruire un rapporto basato almeno sul rispetto e la fiducia. Cose che c'erano già state e che, forse, avrebbe potuto far risorgere dalle ceneri dell'ultimo mese e mezzo.

Se le sarebbe fatte bastare, anche perché le alternative non erano poi molte.

Aprì gli occhi e si guardò intorno.

Si trovava in una stanza ampia ma non enorme, con un tavolo apparecchiato e illuminato da una miriade di candele, chiusa sui tre lati da muri di pietra grezza dipinta di bianco, sui quali erano affisse altre candele la cui luce saliva fino a un tetto di paglia. Ogni parete aveva al centro una porta bianca, chiusa.

Il quarto lato era aperto su una specie di patio dove campeggiavano diverse poltroncine, un divano in paglia e due amache brasiliane, il quale a sua volta dava su un terrazzo con una piccola piscina, anch'essa circondata di candele, oltre che da quattro sedie a sdraio.

Più oltre, nel buio della notte – Hermione si era informata: Mauritius era quattro ore avanti rispetto a Londra e, in quella stagione, il sole tramontava alle 18:30 ora locale, quindi non la stupiva che fosse già buio – scintillava la distesa dell'oceano. Il profumo della salsedine le riempì le narici e, solo in quel momento, si rese conto di avere caldo.

Si tolse il bolero, appendendolo allo schienale di una sedia, poi si fece coraggio e si voltò verso suo marito, che non aveva ancora detto una parola.

«Cos'è questo posto?» chiese, sia perché era genuinamente incuriosita – cosa diamine ci faceva Severus Snape con un bungalow di quel tipo?! – sia perché in qualche modo doveva pur rompere il ghiaccio dato che, conoscendolo, lui non l'avrebbe mai e poi mai fatto.

«È un resort. Per babbani e maghi, ovviamente in due aree separate.»

«Cioè, mi stai dicendo che c'è un intero villaggio così?»

Hermione non poteva credere alle proprie orecchie.

«Sì, più o meno. Non proprio così, questa è una delle suites più grandi» rispose lui, laconico. Non aveva ancora incontrato il suo sguardo, limitandosi a guardare fuori, verso il mare.

«Ed è tuo?»

«Sì. Prima che tu tu chieda se sono impazzito, non l'ho comprato io, ovviamente. L'ho ereditato da mio nonno. Nonno Prince. Quando ha redatto il testamento, poco prima di tirare le cuoia due anni fa, non poteva tenermi del tutto fuori anche se avrebbe voluto, la legge non glielo permetteva. Così gli è venuta questa idea spiritosa di lasciarmi questo albergo, piuttosto che denaro o immobili in Inghilterra. Pensava che avrei rinunciato, piuttosto che possedere qualcosa di così frivolo.» Scrollò le spalle. «Ho assunto un manager, ogni tanto ci vengo in vacanza e ho degli utili che sarebbero sufficienti per poter smettere di lavorare, se volessi.»

Hermione richiuse di scatto la bocca che non si era accorta di avere spalancato.

Chissà perché Severus passava tutto il tempo al Ministero, se poteva permettersi di non farlo...

Esitò prima di chiederglielo, e lui la anticipò riprendendo a parlare.

«Ho fatto mettere i bagagli che hai consegnato al Ministero nella cabina armadio, credo che gli elfi abbiano già sistemato tutti i vestiti. È il caso di indossare qualcosa di più leggero, non credi? Mi spiace, ma questa non è la stagione migliore per l'isola: sono gli ultimi giorni di monsone, fa molto caldo ma piove spesso, quindi c'è tantissima umidità.»

«C-credo che sopravviverò» ribatté Hermione, ancora sorpresa.

«Qui sono le otto di sera, ma forse per noi è un po' presto per cenare. Puoi fare un bagno in piscina o nella laguna, se vuoi, prima.»

Aveva parlato al singolare, con un tono di voce cortese ma piatto che le grattò sui nervi. Sembrava un uomo che si trovava costretto a fare qualcosa che non gli piaceva per niente, e che stava facendo uno sforzo titanico in nome dell'educazione.

Eppure, fino a Capodanno non c'era stata una tensione così gelida tra loro. Non c'era mai stato imbarazzo. Prima di Capodanno, lui si era trovato abbastanza a suo agio da chiacchierare, ridere, confidarsi.

Ora invece... ora lei era sua moglie, e sicuramente era quello il problema.

Annuì, anche se probabilmente quel bagno non le avrebbe dato chissà quale piacere.

«Tu non vieni?» chiese, sperando che la sua voce non suonasse patetica e implorante come le sembrava.

«In mare preferirei di no, col buio. Ma non voglio che tu ti senta obbligata a stare qui sul terrazzo.»

Di nuovo quella fredda cortesia.

«Beh, sai, sarebbe proprio un destino crudele, dover fare un bagno rilassante in una piscina privata su un terrazzo a Mauritius...» rispose, incapace di bloccare la frustrazione crescente, ma riuscendo a incanalarla nella sua vena più sarcastica. «Il mare può tranquillamente aspettare domani, l'idea dei pesci che mi girano intorno senza che io possa vederli mi inquieta un po'» concluse, conciliante.

Severus la precedette aprendo la porta sulla destra.

Entrarono in una camera da letto anch'essa dal tetto in paglia, con un'ampia finestra che dava su un terrazzino che guardava a sua volta sull'oceano.

Entrambi si rifiutarono di guardare il letto, coperto di petali di rosa e circondato da altre candele.

Il mago aprì una delle porticine che davano sulla stanza.

«Questa è la tua cabina armadio, la porta accanto è la mia e l'altra è quella del bagno.»

Lei annuì e si affrettò a chiudersi dentro.

Le tremavano le mani mentre toglieva l'abito, le calze e la biancheria e faceva svanire le dannate rose dai capelli.

Trovò i costumi in un cassetto, insieme al pareo, lo stesso che aveva indossato a Panama, il giorno in cui lui le aveva offerto la cena per festeggiare il suo compleanno. Appoggiò la fronte a uno scaffale, sospirando. Le sembrava che fosse avvenuto una vita prima, da tante cose erano cambiate tra loro da allora.

Perché i sentimenti di lui non erano potuti evolvere come i suoi? Si chiese, battendo ripetutamente la testa sul legno.

"Perché ama un'altra. Per anni ha affrontato l'inganno, la tortura e la morte per un'altra. Rassegnati, non c'è spazio per te."

Con un respiro tremulo si raddrizzò e indossò il costume.

Severus decise che la mossa più saggia sarebbe stata quella di aspettare Hermione già immerso in piscina.

In quel modo, sarebbe stato più semplice nascondere l'erezione che, era sicuro, sarebbe sorta prepotente non appena la ragazza – sua moglie – avesse fatto la propria comparsa in un qualche striminzito costume come quello che aveva indossato a Panama.

Sospirò scivolando nell'acqua tiepida. Per assurdo, era stato tutto più semplice allora, quando l'unica cosa che temeva era di venire ridicolizzato perché provava attrazione fisica nei confronti di una donna che era fuori dalla sua portata.

Adesso, quell'attrazione fisica era l'unico aspetto semplice di una situazione che rischiava di diventare un tritacarne.

Non che al suo pene importasse molto di tutto ciò, come dimostrò pochi istanti dopo, quando si mise prontamente sull'attenti alla vista di Hermione in un bikini blu marino dal reggiseno decorato con ricami di perline. Perché sì, erano proprio le stupide perline che stava guardando come un assetato.

Merlino, quanto era patetico.

Mentre avanzava verso la piscina, Hermione ringraziò Circe e tutte le maghe più famose per aver scelto di indossare un costume con una leggera imbottitura sulle coppe: quanto sarebbe stato imbarazzante, se Severus avesse notato il modo in cui i suoi capezzoli si stavano tendendo, solo per il fatto che lui la stava guardando con un certo tipo di calore che lei aveva imparato a riconoscere durante l'autunno? Fece per mordersi il labbro inferiore, ma riuscì a trattenersi all'ultimo minuto.

L'acqua era piacevole, così come piacevole era l'effetto della luce delle candele sul terrazzo di legno e pietra. Prese posto sulla panca che correva tutt'intorno la piccola vasca, non troppo vicina a Severus ma nemmeno troppo lontana, e lasciò andare all'indietro la testa, contro il bordo.

«C'è l'idromassaggio, se vuoi» la informò lui. «Dovrebbe esserci un pulsante alla tua destra.»

Quelle furono le uniche parole che si scambiarono, mentre il silenzio si faceva sempre più denso sopra il borbottio delle bolle che lei aveva attivato. Nessuno dei due sembrava voler parlare dell'elefante in mezzo alla stanza, o forse nessuno dei due ne era in grado.

Dopo più di un'ora trascorsa a mollo, lo stomaco di Hermione sembrò risvegliarsi e lo annunciò al mondo con un sonoro brontolio.

Severus inarcò un sopracciglio.

«Fame? A casa sarebbero le cinque...»

Lei fece un piccolo sorriso imbarazzato.

«Non ho praticamente pranzato ma, Merlino, mi sto trasformando in Ron.»

Lui sogghignò e lei nonostante tutto ne fu sollevata, perché fu come se una delle barriere che si erano innalzate tra di loro si fosse incrinata, lasciando spazio a un dialogo che, se non amichevole, poteva quantomeno essere classificato come qualcosa di più di parole vuote dettate dalla cortesia.

«In effetti il signor Weasley ha sempre avuto un appetito... notevole. Io però non mi preoccuperei, se fossi in te: la mia elfa domestica ha insistito per seguirci qui e occuparsi di noi al posto dei suoi colleghi che lavorano al resort. Dice che nessuno è bravo come lei. E sono sicuro che abbia cucinato per un esercito.»

«Tu hai un'elfa domestica?» chiese Hermione, senza nascondere la sorpresa né il fatto che continuava a pensare che schiavizzare esseri magici fosse una pratica barbara.

«Sì, Tabby» rispose lui mentre si alzava e saliva i pochi gradini per uscire dalla vasca. «Regolarmente assunta e adeguatamente pagata. Così come tutti coloro che lavorano qui. Vogliamo accomodarci a tavola?»

Lei annuì, sollevata, cercando mentre usciva a sua volta dalla piscina di non fissare il torace tonico che Severus stava asciugando con vigore con uno degli asciugamani bianchi che erano stati lasciati su una delle sdraio.

Lui si agganciò il telo intorno ai fianchi, poi fece qualcosa che la sorprese: si avvicinò con un altro telo e glielo avvolse intorno, massaggiandole le braccia e le spalle da dietro, attraverso la stoffa. Come rispondendo a un riflesso spontaneo, lei si lasciò andare all'indietro contro il suo petto, inalando quel profumo di spezie che neanche un prolungato bagno in piscina riusciva del tutto a mascherare, e provando una fitta di disperata nostalgia per qualcosa che materialmente aveva, ma che non poteva avere davvero.

Lo sentì sospirare contro i capelli.

«Ascolta, Hermione, so che nessuno dei due avrebbe voluto sposarsi. Se non fosse stato per questa legge idiota, ciascuno di noi avrebbe fatto le proprie scelte coi propri tempi, però... ora siamo qui e al Ministero non interessa niente della nostra opinione in merito. L'unica cosa che possiamo fare è cercare di ricavare tutto il buono possibile da questa unione. So che sono un uomo difficile, abituato alla solitudine e con un carattere poco accomodante, ma cercherò di fare uno sforzo per il bene di entrambi. E, forse, abbiamo già una base da cui partire, a differenza delle altre coppie che sono state decise a tavolino: sappiamo già di avere alcuni interessi in comune e di essere... fisicamente compatibili. È già qualcosa.»

Erano le cose giuste da dire, eppure per qualche motivo a Hermione suonavano sbagliate.

Forse perché avrebbe voluto che lui le dicesse "sono felice che sia tu, perché ti amo." Dio, non era più nemmeno in grado di stabilire se si sentiva più stupida o più patetica.

"Già. Sopporti il mio tocco" avrebbe voluto rispondere, ripensando a ciò che lui le aveva detto una vita prima, alla festa di Narcissa. A cosa sarebbe servito, però? Si girò, trovando il coraggio di guardarlo negli occhi. Non riuscì a leggerli, troppo mobili nella luce oscillante delle candele.

«Le serate a leggere in compagnia mi... piacevano molto» riuscì ad articolare alla fine.

«Anche a me» rispose lui, e sembrava sincero.

Almeno riuscirono a cenare senza farsi andare il cibo di traverso.


** Ce la faranno, i nostri eroi? Lo saprete alla prossima puntata... o forse no XD XD XD ** 

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