Capitolo 6

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Diagon Alley, Londra, 11 Maggio 2005

«Il vecchio pipistrello continua a tartassarti?»

Ron accolse Hermione con un certo grado di simpatia nello sguardo. La ragazza si era appena accasciata sulla sedia del locale babbano dove si erano dati appuntamento per una cena in compagnia. L'Auror era stato via in missione per sei settimane e le lettere che si erano scambiati erano state scarse e concise.

Lei allungò la mano verso il bicchiere di vino che Draco le aveva prontamente riempito.

«Non esattamente. Mi sembra migliorato. È almeno un mese che non mi fa più riordinare gli ingredienti per il semplice gusto di farlo, anzi, ormai mi affida la preparazione di parecchie pozioni, anche non semplicissime, senza nemmeno più controllarmi ogni cinque minuti come se fossi ancora al terzo anno di scuola. Ieri addirittura non si è avvicinato al mio tavolo per tutto il giorno. Non che io abbia sentito la sua mancanza» agitò la mano come per scacciare l'assurda idea che sarebbe potuto essere il contrario «dato che la sua linguaccia tagliente è rimasta la stessa.»

«Ci credo che se ne sta sempre rintanato in quel buco nei sotterranei...col caratteraccio che si ritrova, probabilmente nessuno lo vuole intorno.»

«Beh, vorrei vedere te... con tutto quello che Silente e Voi-Sapete-Chi gli hanno fatto passare, non mi stupisce che il poveretto si sia chiuso su sé stesso, dato che già di partenza non era certo un compagnone nemmeno prima, stando a quel che mi dicono i miei genitori» intervenne Draco, pacato.

«Tu prendi le sue parti perché è il tuo padrino, e poi non ti ha preso di mira per tutti gli anni di scuola, però lo sai anche tu che non è esattamente la persona più simpatica e amichevole del mondo» ribatté Ron, pronto a difendere le proprie posizioni.

Draco sorrise.

«Io non prendo le parti di nessuno. Dico solo che a volte, quando qualcuno si comporta da stronzo, magari in fondo non è stronzo, ma ci sono delle ragioni per il suo atteggiamento.»

«D'accordo, ma ormai sono passati anni dalla fine della guerra, potrebbe anche accantonare la corazza da str... ehm, istrice, no? Tu sei cambiato, e sei perfino riuscito a conquistare mia sorella. E a far sì che tutti noi non ti uccidessimo per questo, il che è praticamente un miracolo, in effetti. Comunque, dato che si è sempre vantato della sua intelligenza superiore, potrebbe riuscirci anche lui, se lo volesse.»

«Non è mica così facile. Non è stato facile» ribatté Draco, guardando con un sorriso tenero sua moglie uscire spingendo la carrozzina del piccolo Fred dal bagno dove era andata a cambiarlo.

Dopo la guerra, un mese ad Azkaban, il divorzio dei suoi genitori e il sequestro di molti dei suoi beni, dopo essersi trovato per la prima volta nella sua vita a essere trattato come un emarginato, aveva dovuto guardare in faccia tutti i propri errori e rivedere i propri pregiudizi. Dove avesse trovato la forza di lavorare su sé stesso al punto di diventare una persona nuova e, lo vedeva lui stesso, migliore, ancora non se lo spiegava nemmeno lui. Era stata una lotta dura, però. Una lotta che aveva dovuto combattere in larga parte da solo, anche se il suo peggiore nemico era stato lui stesso. E, inaspettatamente, Ginny Weasley si era dimostrata la sua migliore alleata.

Forse ci sarebbe voluta una Ginny anche per Severus...

«Tu cosa ne pensi, H? Il vecchio pipistrello ha ragione a comportarsi da stronzo o dovrebbe smetterla?» chiese Ron, interrompendo i pensieri di Draco.

Lei sospirò.

«Io credo che abbiate ragione entrambi. Credo che Mastro Severus abbia avuto le sue ragioni per chiudersi a riccio e... diciamo così... esaltare gli aspetti più scostanti e arroganti del suo carattere. Però in effetti sarebbe ora di provare a fare un passo avanti. Magari anche solo tentare di usare un minimo di cortesia. E di frequentare un po' di gente. Credo che non veda nessun altro, mai, a parte: me, qualche collega che viene a chiedergli ingredienti o consigli, Minerva e i genitori di Draco» contò sulla punta delle dita, per enfatizzare lo scarso numero di frequentazioni del suo diretto superiore.

«Sì, e mamma dice che se non è lei ad andarlo a trovare, lui raramente si fa vivo» confermò Draco, scostando la sedia vuota accanto a sé per far accomodare la moglie. «L'unico che riceve visite spontanee è Lucius, che essendo ancora ad Azkaban non può esattamente organizzare improvvisate... e a volte ho il sospetto che Severus vada a trovarlo solo perché ha incantato la propria agenda in modo che glielo ricordi ogni ultima domenica del mese. È probabile che, quando papà verrà rilasciato fra un paio d'anni, anche lui dovrà iniziare a fare come mamma.»

«Appunto. Ed è lo stesso che fa Minerva, a quanto pare, perché se aspetta lui... campa cavallo» annuì Hermione. Tornò a rivolgersi al suo ex. «E comunque non capisco perché ti ostini a chiamarlo "vecchio" pipistrello, Ron. In fondo ha solo quarantacinque anni. Non sarebbe vecchio nemmeno per gli standard babbani.»

In effetti, lavorando con lui ogni giorno, Hermione aveva avuto diverse occasioni di osservare il fisico dell'ex professore. Osservare... e ammirare.

Dopo la prima volta che aveva accettato di mostrare i segni che la guerra gli aveva lasciato in ricordo sul collo e sulle braccia, Severus aveva iniziato a presentarsi più spesso senza la sua solita intabarratura, quasi si fosse in qualche modo abituato alla presenza della sua apprendista e, pur ritenendola fastidiosa – Hermione non si faceva illusioni in merito – sembrava averla accettata. Beh, quasi. In ogni caso, più di una volta la ragazza si era colta con lo sguardo perso a seguire il guizzo dei muscoli nei suoi avambracci, lasciati scoperti dalle maniche arrotolate, o il muoversi delle sue gambe snelle sotto i pantaloni cuciti su misura, che fasciavano il suo corpo in ogni dettaglio.

Scacciò quel preciso pensiero, tornando a riflettere su come la sua prima impressione – che gli anni passati da quel fatidico 2 maggio 1998 l'avessero in qualche modo ringiovanito, anziché invecchiarlo – si fosse rivelata corretta allo scrutinio quotidiano: il suo viso, ora che la guerra era finita e la pressione di condurre un doppio gioco si era dissipata, sembrava più disteso, come se i suoi muscoli, costretti per anni in un corruccio feroce da una situazione quasi insostenibile, dalla paura, dall'esigenza di mantenere con costanza un altissimo livello di concentrazione, si fossero finalmente concessi un po' di riposo, distendendosi e quasi cancellando le rughe di espressione create in precedenza. Anche la sua pelle era più luminosa, passata dal pallore cadaverico che Hermione ricordava a un più sano color alabastro, e perfino i capelli avevano perso la vecchia patina di unto, con tutta probabilità causata dall'elevatissimo livello di stress a cui era stato sottoposto.

In fin dei conti, se non lo si poteva esattamente definire bello... beh, aveva quel qualcosa che lo rendeva interessante. E forse, se avesse provato a sorridere sul serio, qualche volta...

«Sì, è vero» la voce di Ron la riscosse dai suoi pensieri «però "vecchio pipistrello" suona meglio di "pipistrello" e basta, non credi?»

Lei scoppiò a ridere.

«Tu, piuttosto... raccontami del tuo viaggio mentre aspettiamo che Harry arrivi» lo incoraggiò, genuinamente curiosa. Per quella sera, i suoi pensieri si erano soffermati a sufficienza su Severus Snape.

Sembrava che ultimamente lo facessero spesso.

** Ciao a tutti! Capitolo di collegamento, che mi serviva per mettere un paio di punti :)

Prevedo che in questa storia ci saranno capitoli piuttosto lunghi e altri piuttosto brevi. Non intendo allungare il brodo di questi ultimi, né interrompere scene di quelli più "corposi" per raggiungere una sorta di "standard di battute" perché penso che rovinerebbe il ritmo della storia, quindi abbiate un po' di pazienza nei miei confronti :) **

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