Epilogo

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Grimmauld Place, Londra, 5 Marzo 2016

«James Albus Potter, se non vieni qui immediatamente ti strozzo con queste mani!»

La voce di Harry risuonò forte e chiara giù dalle scale mentre la famiglia Snape usciva dal caminetto collegato alla Metropolvere nell'ingresso.

A volte Hermione aveva quasi nostalgia delle strida della signora Black – finalmente, grazie agli sforzi unificati di almeno venti maghi erano riusciti a spostarla in soffitta sei anni prima – ma c'era da dire che Harry era capace di compensare ampiamente per la mancanza.

Notando la luce accesa in cucina, Severus si avviò in quella direzione, spingendo davanti a sé i suoi figli.

All'interno, Ron stava aiutando Kreacher ad apparecchiare. L'elfo era ormai decrepito, ma non c'era modo di convincerlo ad andare in pensione.

«Zio Ron! Zio Ron!» urlarono le gemelle non appena lo videro, balzandogli addosso senza nemmeno dargli il tempo di posare i bicchieri che stava mettendo in tavola.

«Ehi, piccole pesti, datemi un attimo di tregua» protestò lui, ridendo e cercando di districarsi da un abbraccio degno del Tranello del Diavolo. A otto anni e mezzo, le due bambine sembravano già avere ereditato l'altezza del padre – oltre al cespuglio di capelli indomabili della madre – e iniziavano a diventare difficili da contenere, specie quando agivano in coppia.

Il piccolo David, invece, rimaneva aggrappato alla mano di Severus, osservando tutto ciò che avveniva con occhi acuti, ma senza partecipare. Hermione sperava che crescendo superasse l'innata timidezza che lo caratterizzava.

Sulla soglia, la donna osservò la propria famiglia con uno sguardo pieno d'amore.

Era stato difficile, per lei, concepire le gemelle, che erano arrivate dopo quasi un anno di tentativi infruttuosi: aveva scoperto che i Cruciatus cui l'aveva sottoposta Bellatrix l'avevano danneggiata in modo irreparabile e, dopo un parto difficilissimo durante il quale aveva rischiato più volte la vita, i medimaghi le avevano comunicato senza mezzi termini che un'altra gravidanza – che pure a quel punto era diventata perfino più improbabile che in precedenza– avrebbe significato morte certa. Severus, che era impazzito di paura e preoccupazione in quella dannata sala parto, si era affrettato a gettare su entrambi tutti gli incantesimi contraccettivi che conosceva e anche alcuni che era appositamente andato a cercare su antichi tomi ripescati da chissà dove.

Anche se avevano fatto il loro dovere agli occhi del Ministero, producendo due eredi, in seguito lei e Severus avevano deciso di adottare un altro bambino, ed era stata la scelta migliore che avrebbero potuto fare, pensò lei, arruffando i capelli al piccolo di casa.

Un nuovo grido risuonò dal piano di sopra, interrompendo i suoi pensieri.

«Cos'ha combinato, stavolta?» sogghignò in direzione di Ron, che era riuscito a scrollarsi di dosso le bambine.

James era una vera peste: un soldo di cacio di sette anni, tutto testardaggine e indipendenza. I suoi genitori e nonni, invece, erano sull'orlo della disperazione.

E pensare che, prima che arrivasse lui, tutti quanti si vantavano di quanto Teddy fosse un ragazzino così calmo e ubbidiente...

«Sembra aver deciso che lavarsi sia superfluo. Non c'è verso di fargli fare più di una doccia a settimana.»

«Bleaahh!» urlarono Lily Rose ed Emily in coro.

«Ecco, brave, andate a dargli il vostro parere» propose la signora Griffith, la governante a tempo pieno di Grimmauld Place, entrando in cucina. «Magari a voi darà retta.»

Senza esitare, le bambine si fiondarono su per le scale, tallonate da David, che sembrava aver deciso di non volersi lasciar sfuggire la scena interessante che ne sarebbe seguita. A quasi sei anni, non aveva le gambe lunghe delle sorelle, ma riusciva comunque a star loro dietro. Beh, quasi sempre.

«Allora, pronti per la partenza?» chiese Ron, annusando gli aromi che uscivano dalla pentola sul fuoco e sfregandosi le mani.

«Sì, abbiamo già inviato le valige e la passaporta si attiverà tra mezz'ora.»

«Oh, non vi fermate a cena?»

«Ti ringrazio, Ronald, ma ho organizzato una cena romantica per Hermione» borbottò Severus, imbarazzato. Anche se erano passati dieci anni, era difficile per lui abbandonare l'atteggiamento da misantropo in lotta col mondo. Con la moglie e i figli era tenerissimo, tra le mura domestiche, ma si trovava in difficoltà a dimostrare il proprio amore in pubblico. Ovviamente tutti i loro amici si divertivano un sacco a stuzzicarlo ogni volta che trovavano un appiglio.

Ron gli strizzò l'occhio.

«Insomma, 'Verus» rispose, ben sapendo quanto l'altro odiasse quel diminutivo. Anche se si era affezionato al vecchio pipistrello, non aveva perso il gusto di provocarlo. «Quando imparerai a rilassarti? Guarda che non ti cade il pisello se coccoli un po' tua moglie.»

«Ron!» lo sgridò Hermione, soffocando una risata. Poi notò l'espressione di Severus e non si trattenne più.

L'amico continuò imperterrito.

«Guarda, l'altra sera ho organizzato anche io una cena romantica per il nostro anniversario, e posso garantirti che è ancora tutto ben funzionante. Se vuoi, Harry ti può confermare.»

«Grazie, Bilius, non occorre, ti credo sulla parola.»

«E grazie anche perché vi siete offerti di tenere i bambini, in questi giorni» intervenne Hermione. «Spero non vi facciano diventare matti.»

«Non c'è problema, ci divertiremo. E poi è solo una settimana. A proposito, come mai festeggiate oggi? L'anniversario era quattro giorni fa.»

Hermione e Severus si scambiarono un'occhiata piena di amore.

«Perché ci sono cose più importanti di un documento con il timbro del Ministero.»

Île au Benitiers, Mauritius, 5 Marzo 2016

Quando il mondo smise di vorticarle intorno, Hermione sospirò con fare teatrale.

«Finalmente soli!»

Anche se amava i suoi figli con la ferocia di una leonessa, ogni tanto sentiva la mancanza della quiete e dell'intimità che avevano caratterizzato i primi mesi del suo matrimonio ed era grata a Harry e Ron che avevano permesso loro quella ripetizione della luna di miele. Già pregustava le giornate trascorse a letto, senza il rischio di trovarsi un bambino che tentava di aprire la porta...

Il suo sorriso però si trasformò in una risata stridula, quando Severus senza preavviso la sollevò e se la caricò in spalla come un sacco di patate.

«Sev, cosa stai facendo? Sev! Mettimi giù!!»

«Tu ti diverti a prendermi in giro coi tuoi amici?» rispose lui, continuando impassibile a camminare, incurante dei colpi scherzosi che lei gli stava dando sulla schiena. «Beh, io mi diverto a fare... questo!» Scese un paio di gradini della piscinetta senza nemmeno togliersi le scarpe e poi la lanciò in acqua, vestita com'era, e si buttò a sua volta.

Lei riemerse sputacchiando. La sua espressione severa e la sua posa rigida, con le mani sui fianchi, erano un po' rovinate dai capelli che colavano e dai vestiti appiccicati addosso.

«Dopo essere stato l'uomo più serio dell'universo per tutta la vita, proprio a cinquantasei anni devi iniziare a comportarti come un ragazzino?»

Lui non si fece intimorire, ma la sospinse contro la parete della vasca, intrappolandola col proprio corpo. Si chinò a baciarla, dapprima con delicatezza, poi con foga crescente.

Quando il bacio finì, si guardarono col fiato corto e lei affondò nei suoi occhi neri, quegli stessi occhi di cui era follemente innamorata da più di dieci anni. L'ancora che le permetteva di attraversare le tempeste della vita, la fiamma scura di una passione che non si era mai sopita.

«Dovrò pur mantenere vivo l'interesse della mia giovane, bellissima moglie, non credi?» La baciò ancora. «A questo proposito... Hai portato tutti i tuoi giocattoli, vero?»

FINE


** Eccomi qua! Alla fine mi hanno ricoverata e tagliuzzata, e solo da un paio di giorni riesco a stare seduta come si deve, ma almeno sono riuscita a finire questo epilogo :)
Grazie a tutti per l'interessamento, ora sto abbastanza bene, forse dovrò sottopormi a un secondo intervento ma vedremo come va.

Fatemi sapere se la storia vi è piaciuta e se, oltre al paio di Snamione che ho in mente, potrebbero interessarvi anche una Drarry e/o una storia originale.

Buon pomeriggio, buona settimana e a presto! **

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