Capitolo 53

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Île au Benitiers, Mauritius, 5 Marzo 2006

Fuori era buio, e la pioggia scrosciava contro il tetto e le foglie delle palme, producendo una melodia che sembrava isolare il loro bungalow dal resto del mondo.

Erano rimasti abbracciati per tutto il pomeriggio, baciandosi come adolescenti e scambiandosi ogni tipo di tenerezza, poi avevano cenato seduti sulla stessa sedia, da tanto era il desiderio di non allontanarsi nemmeno per un istante.

Quando erano tornati a letto, non era stata necessaria nemmeno una parola: di comune accordo, si erano spogliati a vicenda e avevano fatto l'amore guardandosi negli occhi e lasciando che fossero i cuori a parlare.

Era stato dolce e intenso. Lento, ma profondo. E quando l'ultima ondata dell'ultimo orgasmo si era ritratta, li aveva lasciati spossati ma più vicini di quanto non fossero mai stati prima.

«È tardi. Sei davvero sicura di volere che io dorma qui?» chiese Severus accarezzandole una guancia, quando si accorse che lei stava per cedere al sonno.

«I tuoi demoni sono anche i miei, adesso. Li terremo a bada insieme.»

«Non voglio rovinarti la salute.»

«Facciamo una cosa: ti prometto che se la situazione dovesse diventare insostenibile, te lo dirò e valuteremo il da farsi insieme, ok?»

«Ok» cedette lui, ma rimase sveglio a lungo, dopo che lei si fu addormentata, raggomitolata contro il suo petto. Ascoltava il suo respiro, pensando a quanto gli sarebbe piaciuto poter stare così tutte le notti, quando finalmente scivolò anche lui nel sonno.

«NO!»

L'urlo disperato fece sobbalzare Hermione, che si trovò a schizzare fuori dal letto lanciando furiose occhiate nella stanza buia, la mano stretta intorno alla bacchetta, alla ricerca di ogni possibile minaccia.

Un nuovo grido provenne dal letto e Hermione si rilassò. Alla luce dell'ultima candela, poteva vedere suo marito contorcersi tra le lenzuola. Non c'era nessun pericolo, Severus stava solo avendo uno degli incubi di cui le aveva parlato. Per quanto le facesse male, vederlo così, almeno sapeva che non stava succedendo niente di inaspettato.

In silenzio, tornò a letto e si avvolse letteralmente intorno a lui, stringendolo come si fa coi bambini per calmarli.

«Shh, amore, va tutto bene» mormorò, cullandolo. «Sei al sicuro. È passato, è tutto passato...»

Nel giro di pochi minuti Severus si calmò, il suo respiro si fece più regolare e i suoi muscoli si rilassarono in un sonno normale. Hermione lo seguì poco dopo nel mondo dei sogni.

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Quando si svegliò definitivamente, Hermione si trovò da sola nel grande letto, ma stavolta non si sentì come se qualcuno l'avesse defraudata di qualcosa.

Aveva sentito Severus alzarsi poco dopo l'alba ma, come aveva promesso, aveva passato tutta la notte con lei.

Si stiracchiò come una gatta felice e si affrettò a raggiungerlo in soggiorno, senza nemmeno curarsi di mettersi addosso qualcosa.

«Buongiorno» lo salutò con un sorriso.

Lui abbassò la Gazzetta del Profeta e la scrutò, apprensivo.

«Com'è andata?»

Lei lo raggiunse sul divanetto, che sembrava essere diventato la sua postazione preferita.

«Magnificamente. Hai avuto due incubi, ma ti sei calmato molto in fretta e mi sono addormentata subito dopo, entrambe le volte.»

In effetti, Severus aveva dormito meglio di quanto non gli fosse mai capitato da quando era ragazzino. Non senza incubi, ma gli era sembrato di aver riposato più del solito. Aveva paura, però, che questo potesse significare che sua moglie ne avrebbe risentito.

Glielo disse.

Lei gli tolse il giornale dalle mani e gli si sedette in grembo, appallottolandosi sul suo petto e accarezzandogli il viso, giocando a sfregare le dita contro la ricrescita della barba che non aveva ancora rasato.

«Anche io ho i miei incubi, ogni tanto, lo sai. Eppoi non ho mai dormito una nottata di fila, neanche da ragazzina. Sono fatta così, per me è normale svegliarmi due o tre volte a notte. Ma, anche se non fosse così... è stato così bello poter dormire insieme a te, che sono disposta a sacrificare qualche minuto del mio sonno. Io ti amo, Severus, e questo vuol dire che voglio starti accanto anche nei momenti più difficili, non solo in quelli belli. E questo vale per gli incubi come per qualsiasi altra cosa.»

Lui la guardò con occhi che luccicavano in maniera sospetta.

«Sono stato solo per tutta la vita. Non sono abituato ad avere qualcuno che... che...» scosse la testa, incapace di parlare oltre.

Lei si tirò su, per baciarlo dolcemente sulla bocca.

«Non sei più solo. Sono qui. Sarò sempre qui. È una promessa.»

«Ti stancherai di questo vecchio brontolone bizzoso e misantropo» borbottò lui, per mascherare le emozioni.

Lei scosse la testa e gli accarezzò ancora il viso, seguendone i contorni.

«Mi innamorerò ogni giorno di questo mago potente e colto, di quest'uomo forte e coraggioso. E dell'anima delicata che nasconde al mondo. E quando questo corpo che adoro e che mi fa impazzire sarà diventato vecchio, continuerò ad amarlo come faccio ora.»

«Non credo di meritarmi una donna come te, Hermione.»

Lei fece un sorriso sghembo.

«Pensavo di averti curato da questa particolare convinzione col mio frustino.»

Lui le baciò il naso.

«Ha aiutato molto. Però» si alzò in piedi, sollevando anche lei che gli si aggrappò come una scimmietta, ridendo «per oggi ho ancora voglia solo di sesso vanilla» concluse, stendendola sul tavolo, accanto alle stoviglie della colazione.

«Abbiamo studiato, eh?» ridacchiò lei.

Lui le sorrise, e procedette a dimostrarle che studente dedicato e capace fosse.



** In attesa che mi chiamino dall'ospedale... non potevo non scrivere l'ultimo capitolo! Non temete, però: ci sarà anche un epilogo ;) **

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