17- Silvio Berlusconi è un grande

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

10 aprile

"Così la fai bruciare, deficiente".

"Allora fallo tu, visto che sei tanto bravo".

Emilia osservava a distanza il battibecco tra Simone e Ruben, con la concentrazione di chi sta ascoltando un dibattito tra due scienziati premi Nobel. Preferiva conoscere ogni futile informazione possibile sulla cottura della carne alla brace piuttosto che assistere ai baci e alle effusioni che Federico e Denisa si stavano scambiando qualche metro più in là.

Non riusciva a capire perché quella scena la infastidisse così tanto. Era convinta di aver messo una pietra sopra quella storia, eppure era dall'inizio della mattinata che la sua attenzione veniva rapita più da Federico che da Andrea. Quest'ultimo se ne stava seduto sul prato con Alessia e Rebecca e di tanto in tanto le lanciava qualche occhiata rassicurante, come a dire "Anche se sto parlando con altre persone, tu rimani la mia priorità".

La casa della famiglia di Federico era appollaiata sul punto più alto di Chiomonte, un paesino della Val di Susa, e il giardino si affacciava sulle montagne verdeggianti, le cui cime erano innevate.

Il cielo coperto di nuvole minacciava pioggia, mettendo a rischio la riuscita della grigliata di Pasquetta, e creando un'atmosfera cupa degna di un film horror.

"Non trovi che sia un po' esagerato?".

Emilia guardò confusa Elia, seduto accanto a lei. "Chi?".

"Ruben". Elia indicò con un cenno del capo il ragazzo, che stava discutendo sul modo più efficace per cuocere una costina sulla brace. "Solo perché sei gay non è che devi schiaffarlo in faccia a tutti".

Emilia incrociò le braccia sotto il seno. "Scusa, qual è il problema?".

"Ma dai". Il ragazzo aveva lo sguardo fisso su Ruben. "I capelli ossigenati, quegli atteggiamenti da primadonna, addirittura i calzini arcobaleno".

"Continuo a non capire quale sia il problema".

"Mi chiedo solo perché debba renderlo così palese, sembra quasi una scusa per mettersi in mostra".

Emilia sbuffò. "E che cazzo te ne frega? Ma ognuno sarà pur libero di fare quello che gli pare nella vita?".

"Secondo me è offensivo nei confronti di tutti i gay che se ne stanno tranquilli senza credersi dei fighetti".

"Certo". La ragazza rise sprezzante. "Le persone gay ti vanno bene solo quando se ne stanno a cuccia, in un angolino, e tu non sai che lo sono".

"Non ho detto questo".

"Sì, l'hai detto".

Elia alzò gli occhi al cielo. "Mi chiedo solo perché debba rimarcare uno stereotipo".

"Ma che stai dicendo?" strillò Emilia. Si accorse di urlare, quindi abbassò il tono di voce. "Ognuno si veste e si comporta come cavolo gli pare, a prescindere dal proprio orientamento sessuale".

"Raga, piove!".

Emilia sentì una goccia sul viso e, dopo alcuni istanti, la pioggia le si riversò addosso con la forza di una secchiata.

"Datevi una mossa" urlò Simone, indicando con severità Federico e Denisa. "Anche voi, Romeo e Giulietta".

I ragazzi si apprestarono a raccogliere tutte le stoviglie già apparecchiate in tavola e, quando ebbero preso tutto, si precipitarono in casa.

La baita era accogliente, i colori caldi e il profumo del legno donavano un senso di familiarità. Un grande arco con mattoni a vista divideva la cucina dal salotto, nel quale divani e poltrone rossi erano disposti attorno al camino. Sulle pareti campeggiavano fotografie color seppia, che raffiguravano il paese nei primi anni del Novecento e alcuni anziani che dovevano essere i trisavoli di Federico.

Elia entrò per ultimo, più bagnato degli altri, e chiuse la porta alle proprie spalle con un tonfo.

"Tutta 'sta fatica per niente, non ci voglio credere". Simone si infilò le mani nei capelli, osservando le tre costine bruciacchiate che era riuscito a salvare.

Ruben fece spallucce. "E ora?".

"E ora ci attacchiamo".

"Boca, non possiamo accendere il camino?".

Federico sollevò un sopracciglio. "Cuocere direttamente la carne sul fuoco fa venire il cancro".

"Ma quanto sei pesante". Ruben indicò il soffitto, con le mani giunte. "Se lo fai una volta non ti viene niente".

Emilia sentì lo stomaco attorcigliarsi e in bocca l'acidità che precede i conati di vomito. Il cancro aveva portato via sua madre e distrutto la sua famiglia e anche solo citarlo le dava la nausea.

D'istinto guardò Elia, che non ebbe bisogno di spiegazioni per comprendere l'effetto che quella frase apparentemente innocente aveva avuto su di lei. Le sorrise, con la dolcezza di un fratello maggiore, e le diede un buffetto sulla guancia.

"Non hai della pasta o altro in dispensa?" domandò Denisa.

Federico scosse il capo. "Non veniamo mai qua".

Osservò gli sguardi delusi dei suoi amici e disse: "Sentite, niente costine, sono troppo grosse per il forno, ma le salsicce e le bistecche possiamo cuocerle sulla griglia".

I ragazzi si scambiarono delle occhiate di assenso.

"Proviamo".

Si misero tutti all'opera, chi ai fornelli chi ad apparecchiare il tavolino in soggiorno e, con sorpresa di tutti, il risultato fu ottimo.

"Visto?" esclamò Federico, quando il pranzo fu terminato. "Non bisogna mai perdersi d'animo".

"Hai ragione e la carne si è pure cotta bene" gli fece eco Simone, sazio e soddisfatto. "Rebi, tu sei a posto? Sicura che non vuoi altro?".

La ragazza annuì imbarazzata e abbassò lo sguardo sulla sua insalata di riso per nascondere un leggero rossore sul viso.

"Mi dispiace che ti sia dovuta sorbire la costinata" proseguì il ricciolino. "Non ti dà un po' fastidio vedere gli altri che mangiano la carne tranquillamente?".

La ragazza fece spallucce. "Apprezzerei davvero se tutte le persone diventassero vegetariane, però al contempo l'alimentazione è una questione così personale e delicata che non mi va di giudicare le scelte degli altri".

"Capisco. Posso chiederti come mai lo sei diventata?".

"Principalmente perché amo gli animali, ma lo faccio anche per salvaguardare il pianeta".

"Davvero? Non sapevo anche quest'altra cosa".

Rebecca fece correre lo sguardo da Simone a Emilia, come per cercare una conferma nell'amica, che, però, di quegli argomenti sapeva molto poco e le sorrise per incoraggiarla a esprimersi.

"Sì, gli allevamenti intensivi contribuiscono all'emissione di gas serra" disse, dopo alcuni istanti di esitazione. "Alla deforestazione e allo spreco e all'inquinamento dell'acqua".

"Ah". Simone sembrava sbigottito. "Mi hai aperto un mondo, ti giuro".

La conversazione venne interrotta da Ruben, che irruppe sventolando due bottiglie di vodka alla frutta. "Che facciamo raga, beviamo?".

"Sì, però che tristezza se ci mettiamo in cerchio e beviamo a caso" rispose Alessia, poco convinta. "Se facessimo un gioco?".

Il boato di un tuono li fece sobbalzare tutti. Fuori infuriava una tempesta e sembrava che il tetto dovesse venir giù da un momento all'altro.

"Facciamo obbligo o verità" intervenne Emilia, pentendosi all'istante di quella proposta. Temeva che gli altri le avrebbero riso in faccia, dicendole che era un gioco da ragazzini delle medie.

Con suo stupore, però, Ruben appoggiò la sua idea. "Mi piace". Allargò le braccia e urlò: "Raga, obbligo o verità alcolico, venite".

I ragazzi si sedettero sui divani e Ruben distribuì i bicchieri.

"Come giochiamo?".

Emilia ci pensò su. "Se uno mente, chi conosce la verità lo fa presente e la persona che ha mentito è obbligata a bere".

I ragazzi annuirono e poggiarono sul tappeto damascato una bottiglia di birra vuota.

"Inizio io". Simone guardò uno ad uno i ragazzi, poi diede un colpo netto alla bottiglia, che iniziò a girare su sé stessa.

Il collo puntò verso Emilia.

"Obbligo o verità?".

"Verità".

Il ragazzo si sporse nella sua direzione, puntellando i gomiti sulle cosce, come il più stereotipato dei cattivi dei cartoni animati e, dopo alcuni istanti di riflessione, domandò: "Qual è la peggior figuraccia che tu abbia mai fatto?".

"Dovremmo stilare un papiro" esclamò Elia, scatenando le risate degli altri, ed Emilia lo fulminò con lo sguardo.

Tutti conoscevano la sua peggior figuraccia: aver descritto il primo bacio con Andrea come la sensazione di una lumaca in bocca. Tutti tranne Federico, Simone e Ruben.

Guardò Andrea, già rosso in viso. Non se la sentiva di metterlo in imbarazzo raccontando quell'episodio.

"Ok". Fece scorrere le dita tra i capelli. "La scorsa estate ero in giro con Ale, non molto sobria, ecco, e ho iniziato a sparlare della Bianchi, che mi aveva rimandata. A una certa la vedo che esce da un bar e, temendo che mi avesse sentito, cosa impossibile, ma non ci stavo dentro, ho urlato e sono scappata via".

"E lei ti ha riconosciuta, ovviamente".

Emilia annuì e Ruben scoppiò a ridere.

"Alt". Federico alzò un braccio e guardò la ragazza con un sorriso malizioso dipinto in volto. "Non è questa la sua figuraccia peggiore".

"Uhh".

Emilia sentì gli sguardi di tutti puntati addosso.

"C'è stato un piccolo incidente al diciottesimo di Alberto Parodi" proseguì Federico, guardando sornione la ragazza. "Ma le ho promesso che non ne avrei mai più parlato, perciò non vi dirò cos'è successo".

Emilia non riuscì a mantenere l'espressione imbronciata. La complicità degli sguardi che le rivolgeva Federico le provocò brividi in tutto il corpo e le uscì spontaneo un sorriso.

"E va bene" esordì, alzandosi in piedi. "Chi mi versa da bere?".

Scoppiarono tutti a ridere, Andrea le rivolse un'occhiata grata e Ruben riempì il bicchiere della ragazza fino all'orlo.

"Alla goccia".

Emilia sollevò il bicchiere. "Alla vostra salute. E a quello stronzo di Federico del Boca".

"Giù, giù, giù, giù".

Quando ebbe trangugiato tutta la vodka, lanciò il bicchiere per terra e si inchinò, tra gli applausi degli amici.

"Ora tocca a me".

La bottiglia indicò Ruben.

"Obbligo o verità?".

"Verità".

Scrutò il ragazzo, poi domandò: "Hai mai fatto qualcosa di illegale?".

"Attento, che c'ha il padre sbirro" intervenne Federico ed Emilia lo fulminò con un'occhiataccia. Ogni occasione era buona per provocarla e la ragazza non poteva a nascondere a sé stessa di provare, più che fastidio, una strana eccitazione.

"Cazzo, è vero, ma allora è un interrogatorio" rispose Ruben, per poi alzare gli occhi al soffitto con aria pensosa. "Allora, l'anno scorso, tipo a marzo".

Le risate di Simone e Federico lo costrinsero a interrompersi.

"Oh, ma fatemi parlare". Si spazzolò i capelli con una mano e, trattenendo le risate, proseguì: "Dicevo, un giorno a scuola avevo portato dell'erba, perché dovevo fumarla con un mio amico all'uscita. Io ero tutto tranquillo, poi a una certa uno della D è venuto ad avvisarci che c'erano i caramba a scuola con i cani. Io, impanicatissimo, non sapevo che cazzo fare, allora sono corso in bagno e ho buttato tutto nel cesso. Mi era rimasto, però, il sacchetto in mano e, dato che puzzava un accidenti, ho buttato nel water pure quello e il cesso è rimasto intasato per tre settimane".

"Non è che per caso l'hai buttato nel bagno delle ragazze?". Emilia aveva le lacrime agli occhi per le risate. "Noi abbiamo un cesso intasato da secoli".

"Guarda, ero così confuso che potrebbe pure essere" rispose Ruben, scuotendo il capo. "Ho avuto una caga che non avete idea".

Federico gli diede una pacca sulla spalla. "Uno dei momenti più alti delle nostre miserabili vite".

"Che poi gli sbirri non sono neanche venuti nella nostra classe, alla fine, quindi ho rischiato l'infarto per niente".

Si chinò sul tappeto e fece girare la bottiglia, che indicò Elia.

"Obbligo o verità?".

"Verità".

"Allora". Ruben guardò il ragazzo dritto negli occhi. "Hai mai baciato o pensato di baciare una persona del tuo stesso sesso?".

Elia scosse subito il capo. "No no, mai".

"Bugia". Andrea quasi saltò sul divano ed Elia sbiancò.

"Che cazzo dici?".

Andrea trattenne le risate. "Mi ricordo perfettamente che l'anno scorso, durante un allenamento, tu e Giachello siete andati a sbattere l'uno contro l'altro e vi siete praticamente baciati".

"Ma non era un bacio quello". Elia sorrise rassegnato mentre gli altri ridevano.

"Un bacio è un bacio". Ruben si alzò e riempì il bicchiere del ragazzo. "Anche tu, alla goccia".

Elia si alzò e sollevò il bicchiere. "A quel coglione di Giachello, che mi fa perdere a questi giochi stupidi".

Trangugiò la vodka e tutti gli altri applaudirono.

"Ora vi distruggo".

La bottiglia si fermò su Alessia.

"Ahh, Ale, Ale". Si sporse verso la ragazza. "Obbligo o verità?".

La ragazza ci pensò su alcuni istanti. "Verità".

"No, uffa, avevo in mente un obbligo bellissimo".

Alessia si impettì, fingendo superiorità. "Mi dispiace aver distrutto i tuoi piani".

"Ok, allora, la cosa peggiore che hai fatto da ubriaca?".

Alessia guardò Emilia, che scoppiò a ridere.

"Sempre la scorsa estate" iniziò la ragazza, ridendo. "Ero in giro con Emilia ed ero ubriaca marcia, eravamo sul Po. A una certa ho trovato un portafoglio per terra e, tutta esaltata, l'ho aperto. C'erano dei soldi, non mi ricordo quanto, e una carta d'identità. Ho iniziato a saltare, poi all'improvviso il portafoglio mi è scappato di mano ed è volato dritto nel Po. Ho pianto per tipo tre ore".

"Sorella, questa merita una stretta di mano". Ruben si alzò e strinse con vigore una mano alla ragazza, che non riusciva a smettere di ridere.

Dopo essersi ricomposta, si chinò e fece girare la bottiglia, che puntò verso Federico.

"Obbligo o verità?".

Federico sorrise borioso. "Obbligo".

"Uhh, Del Boca vuole fare il fenomeno" esclamò Ruben.

Alessia guardò Denisa, che stava ridendo a crepapelle.

"Devi".

Federico si grattò la fronte.

"Scrivere nelle storie di Instagram: Silvio Berlusconi è un grande".

"Ma no, cazzo". Federico si coprì il viso con le mani, mentre gli altri scoppiarono a ridere.

"Oh, ma tu sei fantastica, basta" esclamò Ruben. "Dai, Boca, forza".

Il ragazzo prese il telefono, mentre i ragazzi urlavano in coro: "Berlusca, Berlusca".

"Così va bene?". Federico mostrò lo schermo ad Alessia.

"Perfetto".

"Preparatevi a vedere la mia carriera politica rovinata per sempre". Schiacciò il tasto della pubblicazione e tutti applaudirono.

Denisa era piegata in due dalle risate. "Secondo me parte una petizione per spodestarti come rappresentante".

"Secondo me anche" le fece eco Ruben.

"Sentite". Elia si alzò in piedi. "Io propongo un brindisi al primo obbligo di questa giornata".

Ruben lo imitò. "Bravissimo, ottima idea".

Mentre Elia versava da bere a tutti, Simone si alzò e fece il giro dei divani per raggiungere quello dov'era seduta Emilia.

"Scusami un secondo" le mormorò all'orecchio. "Possiamo andare in cucina parlare? Ti devo dire una cosa e preferisco farlo prima che siamo entrambi troppo ubriachi".

La ragazza annuì, sforzandosi di non sembrare perplessa, e seguì il ragazzo in cucina, mentre gli altri brindavano e trangugiavano altri bicchieri di superalcolici.

"Allora" esordì Simone, sorridendo emozionato. "In questi mesi ho scritto uno spettacolo teatrale, ambientato negli anni della Resistenza. Racconta la storia di un giovane studente del D'Azeglio, che si arruola come partigiano, e di un'infermiera, che viene ingaggiata sia per spiare i nazisti sia per aiutare i partigiani della banda in caso di ferite o malattie. I due si conoscono in montagna e si innamorano, ma ovviamente il loro amore sarà ostacolato da tutta la situazione della guerra civile".

Emilia spalancò gli occhi, ammirata. "È un tema meraviglioso da portare in scena. Hai inventato tu la storia?".

"Sì e no, queste due persone sono esistite e hanno davvero avuto una breve relazione, ma, dato che non ci sono molte testimonianze a riguardo, ho riempito la trama con altri elementi, sia presi da storie vere sia inventati da me, ovviamente sempre rispettando una certa accuratezza storica".

"Complimenti, davvero".

"Grazie" rispose il ragazzo, con un sorriso genuino. "Comunque, te ne sto parlando perché ho una proposta da farti. L'altra sera ti ho vista sul palco quando c'è stata la serata artistica e secondo me sei stata bravissima. So che presentare e recitare sono due cose diverse, però ti andrebbe di provare qualche scena del mio spettacolo? Ti vedrei davvero bene nei panni della protagonista".

Emilia strabuzzò gli occhi. Una proposta simile le sembrava assurda, non riusciva a credere che Simone l'avesse avanzata proprio a lei.

"Tu sei fuori" rispose, scoppiando a ridere. "Non sono capace, rovinerei tutto il tuo spettacolo".

"Va beh, facciamo una prova, che ti costa? Uno dei prossimi giorni tu e Fede venite a casa mia, vi faccio provare una parte, e, se proprio fate schifo, mi cerco qualcun altro, che devo fare?".

A Emilia parve di non aver compreso bene quanto detto. "Fede?".

"Sì, stavo pensando che Federico potrebbe interpretare il protagonista. Ho visto una foto originale del partigiano e la somiglianza è impressionante, poi lui ha studiato un po' di teatro, quindi credo nelle sue capacità".

La ragazza rise, convinta che la vera pièce teatrale fosse quella proposta. "No Simone, non posso accettare, è una responsabilità troppo grande".

"Non costringermi a pregarti".

Simone aveva gli occhioni supplichevoli di un bambino e sembrava una vera crudeltà dirgli di no.

Nel frattempo, la testa di Emilia si era affollata dei più improbabili film mentali. Lei e Federico che recitavano insieme era una delle scene più belle e terrorizzanti che avesse mai immaginato su di lui e pensò che se un'occasione simile si fosse presentata alla lei di due anni fa, probabilmente avrebbe avuto uno svenimento.

Non era più, però, quella ragazzina svampita e sognatrice, e tutti i dubbi venuti su Federico nell'ultimo periodo dovevano essere presi con la forza e chiusi a chiave in un cassetto.

"Facciamo così" disse Simone. "Dopodomani ho casa tranquilla, vi invito per un tè e provate qualche scena. Se proprio non ti piacerà l'idea cercherò qualcun altro e intanto noi avremo passato un pomeriggio insieme. Ti va?".

Emilia guardò Federico, che rideva sguaiatamente con gli altri.

Dover trascorrere altro tempo insieme per preparare uno spettacolo era l'idea peggiore del mondo.

"Però Simone ha bisogno di me" pensò.

"E va bene" disse, sperando di non doversi mai pentire di quell'idea. "Mercoledì. Ma è solo una prova, non contare definitivamente su di me".


Spazio autrice

Ciao ragazzi, grazie mille per aver letto questo capitolo!

È stato un capitolo bello intenso, in cui sono successe un sacco di cose e, finalmente, ci avviciniamo al cuore di tutta la storia, al drama vero, ché i capitoli precedenti, a confronto, vi sembreranno tranquilli come un film su uno che dorme.

Approfitto di questo spazio per chiedervi un parere: come vi è sembrata l'introduzione dei nuovi personaggi, Ruben e Simone? Nella mia testa ho ben chiaro il loro aspetto fisico e i tratti della loro personalità, per questo ho bisogno di un punto di vista esterno, per capire se riusciate anche voi a immaginarveli bene e se c'è qualcosa da migliorare nella loro descrizione.

Grazie in anticipo, ci vediamo martedì❤️

Baby Rose

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro