2- Niente rossetto rosso

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20 febbraio

"E passala, passala, coglione".

L'urlo di Elia riecheggiò in tutto il campo. Tentò di inseguire l'avversario, che aveva sottratto la palla al suo compagno di squadra, ma il fischio dell'allenatore lo costrinse a fermarsi.

"Sabatucci, se non la smetti alla prossima partita te ne stai in panchina".

Il ragazzo alzò le mani in segno di resa. "Scusi, mister".

Il campo da calcio si trovava poco lontano dal centro di Torino ed era circondato da palazzi condominiali, con i muri verniciati di un rosso sbiadito e le imposte bianche. Veniva utilizzato dagli studenti del Massimo d'Azeglio per allenarsi in vista della Mole Cup, la più importante competizione sportiva tra scuole della città, che quell'anno si prospettava più agguerrita del solito.

Emilia ridacchiava sotto i baffi. Era seduta sugli spalti con Alessia ed entrambe erano avvolte in giacche pesanti e sciarpe di lana. Detestava il calcio, ma Elia le aveva promesso che a fine allenamento le avrebbe fatto conoscere il nuovo portiere, tale Andrea Costantini, così si era costretta a trascorrere la serata lì, nonostante il freddo pungente che le penetrava nelle ossa.

"Sei proprio infame, oh". Alessia aveva lo sguardo rivolto al campo, i gomiti puntellati sulle cosce e il mento sulle mani.

"Scusa?".

"Ne hai sempre una contro Elia".

Emilia sorrise maliziosa. "Ultimamente ti preoccupi un po' troppo per lui".

Alessia rimase in silenzio, senza distogliere lo sguardo dal ragazzo. Attaccante di punta della squadra, correva come un dannato, il sudore a imperlargli la pelle olivastra e la divisa talmente zuppa che il tessuto gli si era appiccicato al torso e alla schiena.

Emilia era indifferente al talento dell'amico e si limitava, di tanto in tanto, ad allungare l'occhio in direzione del portiere, cercando di capire meglio che aspetto avesse. Da quella distanza riusciva solo a scrutare una chioma di folti capelli neri e un paio di guantoni verde sporco.

"È davvero stupendo".

"Chi? Andrea Costantini?" esclamò Emilia, guardando la porta. "Come fai a vederlo da questa distanza?".

Alessia schioccò la lingua in segno di disapprovazione. "Cretina".

L'amica sorrise complice. In sette anni di amicizia, era la prima volta che vedeva Alessia così tanto cotta per qualcuno.

"Quindi ti piace Elia?".

"Sì, cioè boh, non lo so".

"Dai, è ovvio che sia così, perché non vuoi ammetterlo?".

La ragazza abbassò lo sguardo. "Tanto non ricambierà mai, quindi devo togliermelo dalla testa".

"Mamma mia, che pessimismo, mi fai venire l'ansia".

"Oh, adesso non fare l'ipocrita".

Emilia si sistemò la sciarpa per poter incrociare meglio le braccia sotto il seno e sollevò un sopracciglio.

"È inutile che fai quella faccia, lo conosci meglio di me".

"Ale, devi smetterla di essere prevenuta sulle cose".

"Non sono prevenuta sulle cose, semplicemente a uno sportivo fighetto come lui non può piacere una ragazza grassa come me".

Emilia scosse il capo, ferita, come se quelle insicurezze appartenessero a lei. L'amicizia con Alessia era nata quando avevano undici anni, conosceva le battaglie interiori dell'amica e sapeva che le cattiverie che le erano state dette durante gli anni delle medie le erano rimaste appiccicate addosso come melma.

"Il tuo ragionamento non ha senso, guarda che a Elia piacc...".

"Non serve" la interruppe Alessia. "Tanto non mi piace seriamente, penso solo sia un bel ragazzo, quindi scialla".

Emilia fece per ribattere, ma il fischio dell'arbitro segnò la fine dell'allenamento e vide Elia correre nella loro direzione, salendo i gradini degli spalti a due a due.

"Ciao belle" esclamò, il fiato corto e i capelli in disordine.

"Ehi Saba". Emilia si alzò e salutò l'amico con due baci sulle guance. "La vuoi smettere di fare il coglione in campo?".

"Non rompere le palle anche tu. Se Mirko non la passa mai, perdiamo di fisso la partita con quelli dell'Alfieri". Si passò una mano tra i capelli, nel fallimentare tentativo di sistemarli, per poi rivolgere un enorme sorriso ad Alessia. "Ale, come va?".

Si scambiarono due baci sulle guance e la ragazza arrossì fino alla punta delle orecchie. "Tutto bene, grazie".

"Allora, per stasera come ci organizziamo?" domandò Elia, le mani sui fianchi e il fiatone che non accennava ad andarsene.

"La festa inizia alle dieci e mezza, ma tanto prima di mezzanotte non ci sarà nessuno, quindi direi che possiamo andare a mangiare qualcosa". Emilia cercò conferma nello sguardo di Alessia, che si limitò ad annuire.

"Va bene, io e Andre il tempo di farci una doccia al volo e siamo pronti". La voce di Elia era forte e solare, trasmetteva entusiasmo e vitalità. "Siete già vestite per la festa?".

Le ragazze scoppiarono a ridere.

"Cioè, secondo te ci saremmo dovute mettere minigonna e top per stare sugli spalti a guardare te e quell'altro imbecille giocare? Fa un freddo cane" esclamò Emilia gesticolando con fare teatrale.

In tutta risposta, Elia fece un giro su se stesso. "Ti ricordo che io sono da due ore in maglietta e pantaloncini, quindi stai zitta".

"Ma tu hai corso".

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo. "Va bene, hai ragione tu, Martucci. E comunque, non dare dell'imbecille ad Andrea, che ho già messo su un bel piano per stasera".

Emilia gongolò. "Ah sì?".

"Eh sì" rispose il ragazzo, facendole il verso. "Quindi trattamelo bene".

"L'unico che ho sempre voglia di trattare male sei tu, non preoccuparti".

Elia indietreggiò, scendendo due gradini, e allungò il dito medio in direzione dell'amica.

"Ci vediamo direttamente al sushi, stronza". Rivolse un altro dei suoi ampi sorrisi ad Alessia. "A dopo, Ale".

Scese i gradini saltellando, per poi infilarsi negli spogliatoi. Le luci che illuminavano il prato e gli spalti si spensero e le ragazze piombarono nel buio.

"Ale".

"Sì?".

Emilia si impettì, come se avesse programmato il piano del secolo per salvare l'umanità dalla catastrofe ambientale e stesse per annunciarlo in conferenza stampa mondiale. "Niente rossetto scuro, tantomeno rosso, capito?".

"Scusami?".

"Stasera alla festa io mi faccio Costantini e tu ti fai Elia. Non sono ammesse variazioni al piano".


Spazio autrice

Ciao personcine! In questo capitolo vi ho presentato un altro membro della gang. Cosa ne pensate di Elia? Riuscirà Alessia a conquistarlo? Lo scoprirete venerdì! Vi anticipo già che nel prossimo capitolo ci sarà tanto disagio, (come a qualsiasi festa che si rispetti) quindi tenetevi pronti.

Vorrei chiedervi un consiglio: cosa ne pensate di questi capitoli brevi? Io li preferisco, soprattutto all'inizio di una storia, però mi chiedevo se non fossero troppo sciapi e andassero, invece, arricchiti. Inoltre, per voi ha senso aver buttato sulla scena Elia senza però aver fatto una digressione sul perché lui ed Emilia si conoscono?

Fatemi sapere, io vi ringrazio in anticipo e vi saluto. Ci vediamo venerdì!

Baby Rose

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