Capitolo 10: L'audizione

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Dance of the sugar plum fairy - Lindsey Stirling


Di tutte le persone che avessi mai potuto immaginare come critico lui era decisamente l'ultima! Dopo tutto quello che era successo, trovarmelo di fronte era avvilente. Non avevo speranza di superare il provino.

Lui si sporse verso il mio maestro per sussurrargli qualcosa per poi riportare gli occhi su di me. Si portò una mano al mento accarezzandosi il pizzetto. Era palesemente indeciso se lasciarmi esibire o meno, dopotutto gli avevo intimato di andarsene l'ultima volta se mi avesse incontrata di nuovo e di starmi alla larga.

Mi tenne un po' sulle spine ma alla fine sembrò decidere di volermi lasciar esibire.

Che maledetto bastardo! Mi aveva preso in giro per tutto il tempo. Sapeva chi ero e adesso me lo trovavo di nuovo di fronte. Ero nervosa e infastidita e sapevo che la musica ne avrebbe risentito.

Mi ero fatta influenzare dai ragazzi ed ogni volta che mi aveva ascoltata suonare avevo fatto un disastro a causa del nervosismo e della tensione che c'era nell'aria. Aveva ascoltato il mio peggio ed ero sicura avesse già tutti gli elementi per giudicarmi e decidere che non fossi abbastanza brava. Ero tremendamente agitata ed iniziavo a pentirmi di come lo avessi trattato, la musica era tutta la mia vita, non potevo fallire il provino a causa dei dissapori tra lui e i ragazzi.

Presi un lungo respiro cercando di calmarmi prima di poggiare il violino al mento e posizionare l'archetto iniziando a suonare, forse se avessi fatto una buona esibizione avrei potuto fargli cambiare idea e dimostrare che meritavo quel posto. Chiusi gli occhi cercando di concentrarmi e soprattutto pensare all'unica persona che mi permetteva serenità, il mio Luke.

Non era un pezzo particolarmente veloce o aggressivo, quasi tecnico seppure aveva indelebilmente il mio timbro. Cercai di essere impeccabile e di restare abbastanza ferma, eravamo in teatro e quella era un'occasione formale, non potevo iniziare a ballare. Ci misi tutta me stessa: la mia grinta, la mia voglia di farcela, la mia passione per la musica, il profondo affetto che mi legava ai miei amici e l'amore che da sempre provavo per Luke. Usai tutto questo per non perdere la testa, ma la verità era che volevo solo che finisse in fretta. Riaprii gli occhi solo quando ebbi finito fissandolo in silenzio.

Continuava ad avere quell'aria fredda e imperscrutabile. Sussurrò ancora all'orecchio del mio maestro per poi riportare gli occhi su di me.

«Abbiamo finito, le faremo sapere.»

Niente sarcasmo, niente arroganza, niente secondi fini. In quel momento era solo un professionista ed io una delle tante allieve del conservatorio da esaminare, forse non la più brava ma di sicuro la più stupida e influenzabile, o almeno era quello che pensavo in quel momento in preda all'emotività.

Presi un altro respiro senza dire nulla e mi voltai per uscire lasciando entrare la prossima.

Ero emotivamente scossa e non potevo dirlo a nessuno: le altre ragazze avevano già i loro problemi e comunque non avrebbero capito, mentre i ragazzi... loro si sarebbero fiondati al conservatorio per trascinarmi via seduta stante. Non potevo dirlo neanche a Luke ed il tempo sembrava scorrere con logorante ed estenuante lentezza.

Mi consumai quasi le suole andando avanti e indietro, sobbalzando ogni volta che sentivo suonare il cellulare per i messaggi di incoraggiamento dei ragazzi o per Luke che voleva sapere come era andata. Non avevo il coraggio di dire loro la verità, non in quel momento per lo meno. Dovevo solo resistere e sfruttare il tempo che mi restava per capire come comportarmi con Low.

Verso ora di pranzo il conservatorio aveva allestito un buffet per gli studenti e per il critico a cui fui obbligata a partecipare. Le altre allieve lo attorniavano e lui a tutte rispondeva con tono freddo e distaccato. Non mi degnò della minima attenzione, sembrava ancora risentito per come lo avevo trattato alla spiaggia.

Dovevo stargli lontana, i ragazzi mi avevano avvisata. Non ci saremmo dovuti incontrare eppure eccolo lì di nuovo. Più di una volta durante la mattinata ero stata tentata di scrivere a Luke e avvisarlo, cercare conforto da lui, ma ero certa che si sarebbe precipitato al conservatorio di corsa e questa volta non se ne sarebbe rimasto tranquillo ed io volevo evitare scenate lì dentro. Inoltre fremevo per sapere come era andata la mia esibizione.

Passai accanto al buffet prendendo un bicchiere e riempendolo di prosecco voltandomi poi a guadare il ragazzo. Era terribilmente giovane per essere un critico e decisamente affascinante quanto Luke. Non mi stupiva che molte delle musiciste cercassero di parlare con lui.

Mi limitati a fissarlo, come a volerlo studiare meglio, senza avvicinarmi. Almeno in quel momento non avevo con me i ragazzi pronti a saltargli alla gola. Potevo persino cercare di capirci qualcosa in più.

Lui rispondeva cortesemente a tutte le domande, sebbene con distacco, fingendo che non esistessi. Quando finalmente finì di parlare con tutte, scambiò qualche parola con il mio maestro per poi andarsene da solo al buffet, ad un lato del tavolo piuttosto lontano da me.

Lo seguii con lo sguardo prima di avvicinarmi al mio maestro con lieve imbarazzo.

«Non è rimasto soddisfatto vero?»

«Hope! Alle ragazze prima di te ha fatto delle critiche feroci, ne ha fatta piangere qualcuna. Quando sei entrata tu mi ha chiesto se eri tu la ragazza per cui avevo messo una buona parola.» si voltò brevemente verso di lui. «Non ha detto nient'altro. Non saprei dirti cosa gli passa per la testa, ma spero davvero che ti abbia scelta. Quel ragazzo è molto influente, potrebbe aiutare davvero molto la tua carriera e sa il fatto suo nonostante l'età.» mi poggiò una mano sulla spalla, per incoraggiarmi.

Lo guardai incredula, sembrava così tranquillo e inoffensivo, oltre che molto professionale. Mi ero lasciata trasportare dalla preoccupazione dei miei amici, possibile che lo avessi giudicato male?

«Sembra che mi voglia evitare.»

«Perché dovrebbe evitarti Hope? Neanche ti conosce!» il maestro non sapeva dei trascorsi. «Sarà solo uno che se ne sta sule sue.»

«Già.» Dissi solo per poi sospirare. «Ci vado a parlare. Augurami buona fortuna!» Dissi sorridendogli come al solito prima di dirigermi verso Low.

«Credo di doverti delle scuse.»

Mi diede un'occhiata laterale continuando a scegliere con meticolosità cosa mettere nel piatto. «Tu dici?»

«Direi di sì.» Dissi guardandolo. «Sta a te poi decidere se accettarle o meno.» Aggiunsi poi con un mezzo sorriso.

«Ed il fatto che tocchi a me scegliere la ragazza che diventerà primo violino non c'entra niente?» sembrava davvero risentito, nonostante la calma e la compostezza che mostrava.

«No. Credo che tu abbia comunque già scelto, e non in base all'atteggiamento di una persona.» Spiegai osservandolo. «I miei amici mi hanno spaventata e non mi piaceva l'atteggiamento del tuo amico. Mi sono arrabbiata.» Spiegai con un'alzata di spalle. «Ci tenevo a farti le mie scuse. Il resto poi andrà come deve andare.»

«Sono venuto a sentirti in piazza e al club perché volevo avere una visione più chiara. A volte le allieve si fanno prendere dal panico sapendo di dover essere giudicate ma riescono ad esprimere il loro pieno potenziale quando non sanno di essere osservate.» si voltò brevemente a guardarmi. «Ti ho osservata per due volte prima di oggi e se non fossi una persona professionale oggi ti avrei mandata via senza neanche ascoltarti.» incrociò le braccia. «Oggi hai suonato davvero male. L'esecuzione tecnica era impeccabile ma era appunto questo, una mera esecuzione tecnica.»

«Ero nervosa quando ti ho visto. Non ho suonato davvero come volevo» spiegai «Se anche non mi scegliessi pazienza. Avrò altre occasioni. Non è questo che mi farebbe desistere dal suonare.»

«La questione è diversa. Chiunque, al livello a cui tu aspiri, deve avere un'esecuzione tecnica impeccabile, ma per diventare primo violino serve una marcia in più, devi riuscire a trasmettere qualcosa a chi ti ascolta, è questo che fa la differenza tra primo, secondo e terzo violino. Se pensi di suonare solo in maniera tecnica allora ti consiglio di lasciar perdere l'idea di far strada in questo campo perché rendi di più nei club e nelle piazze che in un'orchestra di questo livello.» non stava cercando di insultarmi o mortificarmi, stava cercano di darmi un consiglio.

«Io trasmetto sempre qualcosa quando suono.» Dissi sicura di me. «Sempre!»

«Non è quello che è successo oggi. Oggi trasmettevi solo ansia e bisogno di arrivare alla fine del brano senza sbagliare.» riprese il suo piatto. «Nonostante il tuo insegnante ti abbia raccomandata caldamente non sono solito farmi influenzare. Ma per tua fortuna ti ho ascoltata anche in altri contesti, nonostante il tuo disappunto.» recuperò anche un calice. «Se otterrai quel ruolo ci sarà parecchio da lavorare, ti avverto. Questo non è un traguardo, è un punto di partenza.»

«Cosa vuoi dire che ci sarà da lavorare?! Dovrei lavorarci con te?» Domandai sorpresa.

«Vuol dire che ci saranno molte prove e alcune volte ci sarò anche io. Se la cosa ti disturba non farmi perdere tempo a valutarti, ci sono altre ragazze che desiderano veramente quel posto.» si era decisamente spazientito.

Sarebbe stato un problema con Luke, ma effettivamente era una possibilità. Potevo accettare e parlarne poi con lui, dopotutto era un'occasione che non potevo rifiutare. Avrei avuto la possibilità di migliorare e di fare arrivare le mie sensazioni ad ancora più persone.

«A me sta bene!» Dissi sorridendo.

«Fuori di qui sei libera di fare e dire quello che ti pare, ma qui non stiamo scherzando. Se accetti cerca di esserne di sicura, nessuno ha tempo da perdere.» mi diede le spalle per allontanarsi. «I risultati verranno affissi in bacheca nel pomeriggio.»

«Va bene!» Dissi osservandolo. «Posso farti una domanda?» Dissi facendo un passo verso di lui.

Si voltò verso di me con un sopracciglio alzato senza dire niente. Doveva essere il suo modo di dirmi che mi ascoltava.

«Luke sapeva che eri un critico di musica classica?» Domandai inclinando il viso di lato.

«Non penso. Il tuo fidanzato non sa un bel niente di me.» mi fissò gli occhi grigi addosso.

«Eppure incolpa te della morte della ragazza di cui tu stesso avevi parlato.» osservai fissandolo a mia volta.

«Incolpa me per un suo fallimento, per non essere riuscito a salvarla. La ragazza era emotivamente fragile e non ha sopportato il colpo quando ha scoperto che lui le mentiva. Incolpa me perché le ho detto la verità e probabilmente ha ragione. Quella ragazza si è tolta la vita.» non gli piaceva parlarne, si vedeva.

Scossi il capo distogliendo lo sguardo. «Io non ti conosco ... hai ragione!» mormorai guardando il buffet. «Attenderò i risultati di oggi pomeriggio.» esordì poi osservandolo. «Grazie!»

«Non ringraziarmi. Faccio solo il mio lavoro.» mi disse dandomi le spalle e andandosene.

Attesi il pomeriggio con impazienza. Davanti alla bacheca si era radunata una piccola folla. Quando la segretaria venne ad appendere il foglio con l'attribuzione dei ruoli fu molto difficile farsi largo nella calca che strattonava.

Mi spostai cercando di vedere. Ero piccola e minuta e infiltrarmi non fu poi così difficile. Ero nervosa lo ammettevo. Scorsi la lista cercando il mio nome fino a trovarlo: primo violino! Ce l'avevo fatta! Esultai felice, saltando come una molla per la felicità, voltandomi a cercare il mio maestro e prendendo il cellulare.

"Primo violino!" Scrissi a Luke sul cellulare camminando come se stessi tra le nuvole.

"Complimenti piccola! Stasera ti porto a festeggiare!" Fu la sua pronta risposta.

Il mio maestro era di sicuro in sala prove ad organizzare gli spartiti per la lezione. Corsi praticamente per il conservatorio come se avessi le ali ai piedi per poi entrare in sala prove cercando di calmare la mia euforia.

«Quante volte ti ho detto che non si corre per i corridoi?» mi sgridò lui con il sorriso nella voce senza voltarsi. «Solo perché adesso sei primo violino non vuol dire che puoi fare quello che vuoi!»

«Questa volta posso!» dissi sorridendo. «Non riesco a trattenermi per la felicità!» non riuscivo a stare ferma. «Non ci posso credere!»

«Sappiamo tutti che sei la migliore.» disse voltandosi «Anche se il critico è stato in dubbio fino all'ultimo, non era sicuro fossi la scelta giusta, ma l'ho rassicurato sul fatto che ti darai da fare.»

«Glielo dimostrerò vedrai. Si convincerà anche lui che ha fatto la scelta giusta!» non riuscivo a smettere di sorridere. «Grazie!»

«A meno che tu non voglia darmi una mano con il corso dei piccoli ti consiglio di andare a festeggiare e rilassarti visto che quando inizieranno le prove non avrai più molto tempo.» mi sorrise a sua volta con un'espressione da finto burbero.

«Vado a prepararmi! Grazie!» lo abbracciai di slancio prima di fuggire via come una trottola, tenendo la custodia del violino come se fosse la cosa più preziosa che avessi.

La giornata era andata decisamente bene! Ero primo violino e la sera sarei andata a cena fuori a festeggiare con il mio Luke. Tutto assolutamente perfetto.

Tornai a casa e mi feci una doccia, avvisando Luke che lo avrei aspettato direttamente a casa. Mi preparai con attenzione per la sera anche se non sapevo dove saremmo andati: iniziai a prendere alcuni vestiti per decidere cosa mettermi, volevo essere al meglio per l'occasione.

Non avevo assolutamente idea di cosa indossare. Tirai persino fuori delle scarpe con il tacco che non mettevo mai. Ero quasi pronta quando sentii aprirsi la porta di casa, era Luke, con un altro borsone pieno di vestiti e già preparato di tutto punto. Indossava un completo blu scuro con giacca e pantaloni classici, perfettamente sagomati sul suo più che perfetto fisico, ed una camicia bianca a cui aveva saltato la chiusura di un paio di bottoni per darsi un aspetto sbarazzino. Era uno spettacolo!

Si passò una mano tra i capelli corvini per ravvivarli, senza sapere che lo stessi osservando con il cuore che sembrava volermi scoppiare nel petto. «Piccola sono tornato!» Alzò lo sguardo su di me restando incantato per qualche momento. «Dio! Sei uno schianto!»

Avevo scelto per un vestito grigio perla in seta leggera che mi lasciava scoperta una spalla e ricadeva a sirena fino a terra con uno spacco fino a metà coscia. I capelli erano legati in varie trecce elaborate e qualche ciuffo ribelle come al solito. Il trucco era leggermente più del solito ma non esagerato. Sorrisi felice e mi lanciai verso di lui baciandolo con trasporto, ancora emozionata per la giornata.

Ricambiò il mio bacio stringendomi e scendendo con le mani. «Credo che le congratulazioni siano d'obbligo angelo mio.»

«Grazie Luke!» Sussurrai accarezzandogli il volto. «Sono felice! Non hai idea di quanto.»

«Te lo meriti. Hai lavorato tanto per raggiungere questo risultato.» mi baciò di nuovo scendendo con le mani lungo la schiena. «Però è meglio se ne parliamo al ristorante... non sono sicuro di riuscire a trattenermi con te vestita così.»

«Ci rifaremo questa sera!» sussurrai dandogli un bacio sulle labbra. «Domani mattina dovrò essere presto in conservatorio che inizio le prove del prossimo concerto. Mi hanno detto che inizierò ad essere occupatissima.» spiegai dandogli un altro bacio.

Non volevo dirgli di Low. Se glielo avessi detto sapevo che non sarebbe stato contento. Da un lato però non volevo omettergli quella cosa, non volevo mentirgli, avrei solo rimandato il momento.

«Non credo che sarà un male essere occupata con una cosa che adori. Spero solo che la sera tu non sia troppo esausta.» mi accarezzò il viso sinceramente felice per me. «Andiamo, ho prenotato in un ristorante molto elegante e vicino al mare.»

«Va bene.» Annuii dandogli un altro bacio. Facevo fatica a restare calma come se fossi piena di adrenalina ed energie.

Eppure avevo sempre il pensiero di Low addosso e se parlarne oppure no a Luke. Stavo mettendo sulla bilancia la mia passione e l'uomo che amavo e appena lo seguii chiudendomi la porta alle spalle iniziai a rendermene conto. Una scelta quasi impossibile da fare. Iniziavo a chiedermi se fosse più semplice chiedere il suo perdono che il suo permesso.

Per l'occasione era passato a prendermi in macchina. La prendeva raramente, preferendo le moto, ma vista la natura della serata aveva deciso di tirar fuori la cabrio dal garage.

Arrivammo ad un bellissimo ristorante sulla spiaggia che era ormai il tramonto. Parcheggiammo ed entrammo nel locale lasciandoci condurre al tavolo da un cameriere. I tavoli erano allestiti direttamente sulla sabbia, sotto ad un enorme gazebo in legno decorato con rampicanti e veli. Ovunque candele e lanterne. Era meraviglioso!

«Che te ne sembra?» mi chiese appena restammo soli. «In realtà ho prenotato qui anche il post serata.»

Mi guardai attorno esterrefatta e a bocca aperta per poi guardandolo con occhi sognanti e un sorriso smagliante per la felicità. Quella giornata era decisamente fantastica. «Non ho parole, è bellissimo Luke!» dissi stringendomi a lui.

Dirgli di Low era improponibile in quel momento. Avrei rovinato la serata ad entrambi. Gliene avrei parlato ma in un momento più opportuno, senza contare che non era così scontato che vedessi spesso il ragazzo dagli occhi grigi.

«Luke, sei un angelo, davvero!» mormorai sorridendogli.

«Il tuo angelo personale!» scherzò lui. «Passeremo la notte in spiaggia.» bisbigliò al mio orecchio.

«Non vedo l'ora!» dissi dandogli un piccolo bacio sulle labbra per poi tornare a guardarmi attorno. «Questa notte non voglio pensare a niente che sia un problema. Solo a noi due.»

«Quello era il piano.» ordinò vino ovviamente, parecchie bottiglie e mangiammo diverse portate a base di pesce. Alla fine il cameriere ci servì anche un dolce freschissimo.

Ero brilla e felice, nonché decisamente piena. «Che mangiata. Davvero è stato tutto fantastico.» Dissi sorridendo. «Non so davvero come ringraziarti Luke.»

«Avrei qualche idea.» mi teneva la mano giocando con le mie dita. «Però per la mia idea dobbiamo spostarci in spiaggia, in un posto più riservato.»

«Allora cosa stiamo aspettando?» domandai con una leggera malizia, ridacchiando per poi alzarmi sempre tenendogli la mano.

Pagò il conto e recuperò altro vino. Non mi spiegavo assolutamente come facesse a buttarne giù così tanto senza avvertirne minimamente gli effetti. Se avessi bevuto quanto lui sarei già stata in coma etilico.

Mi fece togliere le scarpe e camminammo a piedi nudi sulla sabbia, mano nella mano, fino ad un'insenatura, un cerchio di sabbia e mare circondato dagli scogli, una sorta di vasca da bagno marina naturale con annessa mini spiaggetta. Sulla sabbia c'era un enorme telo e tanti morbidissimi cuscini e lanterne. Sopra di noi lo stesso cielo stellato che mi aveva mostrato all'osservatorio.

«È bellissimo.» Dissi ad occhi sgranati e perdendomi nel rumore dell'acqua. «Come hai fatto a ottenere una cosa simile. Ti sarà costato una fortuna!»

«Avevo un po' di soldi da parte.» disse con un'alzata di spalle lasciando la mia mano e portandosi alle mie spalle. Mi tenne per i fianchi per evitare che mi voltassi prima di lasciarmi. «Ho pensato che per festeggiare potevamo passare la notte qui.» Fece penzolare qualcosa davanti ai miei occhi che riconobbi come una collana in oro bianco prima che l'abbassasse e me l'appuntasse al collo.

Sollevai la mano e sfiorai il ciondolo con la punta delle dita, il ciondolo era un piccolo cristallo, trasparente, che catturava la luce prima di rimandarla indietro con numerose varietà di colori.

«È bellissima!» Sussurrai voltandomi a guardarlo con ancora le dita sul ciondolo. «E questo posto è da sogno. Ho sempre di più il dubbio che nulla sia reale. Prima tu, oggi divento il primo violino di Los Angeles e ora questo. Non può essere reale.» Dissi ridendo incredula.

«Ti assicuro che è reale, ma non ti ci abituare, mi è servita un'intera vita di risparmi per pagare questo posto.» scherzò. «Solo che le grandi occasioni vanno festeggiate come si deve.» Sfiorò il ciondolo al mio collo, soffermandosi sulla mia pelle per poi andare a sedersi a terra sul telo, era una serata magnifica e non faceva per niente freddo.

«Assolutamente.» Dissi avvicinandomi a lui restando in piedi. «E so come ringraziarti per la serata dopotutto.» Dissi portando le mani al fermaglio che mi chiudeva il vestito sulla spalla sinistra, slacciandolo.

Mantenni lo sguardo su di lui mentre sorridevo, lasciando scivolare lungo il corpo il mio abito in seta, restando nuda, totalmente, di fronte a lui, con la sola eccezione della collana che mi aveva appena donato.

«Fa di me ciò che vuoi. Sono tua Luke.»

Mi passò gli occhi addosso godendosi ogni centimetro del mio corpo. Mi tese la mano per attirarmi a sé, restando ancora vestito, quegli abiti gli stavano d'incanto.

Mi chinai su di lui, a cavalcioni. «Tu non svestirti. Così come sei mi fai fare decisamente tanti pensieri immorali che Mark mi prenderebbe per eretica.» Ridacchiai sulle sue labbra mentre iniziavo a slacciargli la camicia bottone dopo bottone.

«Credo che ci consideri già perduti.» mormorò sulle mie labbra. «Chi se ne importa di Mark!» sfiorava la mia pelle con le dita.

«Non mi importa di nessuno. Se tu sei felice lo sono anche io. Non desidero altro. Sei la cosa più bella che mi sia capitata in tutta la mia vita. E ora anche una delle più importanti. Tu e la musica siete tutto ciò che per me conta in questa vita!» sussurrai dandogli un bacio leggero.

«Non credevo fosse possibile... ma di tutte le infinite vite questa è l'unica che abbia senso e valga la pena di essere vissuta.» mi portò le mani dietro alla schiena cercando a sua volta le mie labbra quasi con disperazione.

«Di vita ne abbiamo una sola. Se non la si vive a pieno non ha nessun senso!» Sussurrai con il fiato corto baciandolo con foga e artigliandogli i capelli, stringendomi a lui con forza.

Lo amavo con tutta me stessa ed ogni volta che mi trovavo in quelle situazioni sentivo solo quel sentimento crescere sempre di più. Fui sua quella notte, sua e di nessun altro. Era tutto ciò che in quel momento desiderassi. Niente più aveva importanza, il conservatorio, la mia promozione e neanche l'incontro con Low sembravano averne in quel momento, era tutto così lontano. C'eravamo solo io, Luke e il nostro reciproco amore.

Non ci misi neppure molto ad arrivare all'apice di quell'amplesso. «Sei andata di fretta piccola.» mi accarezzava protettivo. «Non importa, abbiamo tutta la notte davanti.»

«Colpa tua. Sei tu che mi fai avere queste reazioni.» Mormorai dandogli un bacio. «Non ho tutta questa grande esperienza dopotutto.»

«Mi piace come sei.» mi accarezzò il viso con dolcezza, emanava sempre un gran senso di tranquillità e protezione. «Più tardi ci facciamo un bagno, magari ti riviene voglia.» sorrise sulle mie labbra. «Sono tanto fiero di te piccola e ringrazio Dio per averti messa sulla mia strada.»

«Anche io sono felice di averti conosciuto. Non so se devo ringraziare Dio o il caso. Ma sono felice di averti accanto. Sono decisamente fortunata.» Dissi poggiando la fronte contro la sua.

Si stese tirandomi giù con lui, sul suo petto nudo, baciandomi la fronte. «Ti amo Hope e vorrei tanto poterti far capire cosa significa questo per me.»

«Lo so già Luke.» Dissi accarezzandogli il collo. «Anche io provo le stesse cose. Te l'ho detto.»

Sembrava felice ma combattuto. Intrecciò le dita di una mano con le mie per poi portarsele alle labbra. Giocai con le sue dita mentre con quelle libere iniziai a disegnare immagini casuali sul suo petto. Era così bello, lui, il luogo in cui eravamo, il rumore del mare e le stelle. Inoltre stavo bene, non avevo freddo e mi sembrava di stare davvero in paradiso.

«Ti piace questo posto? Credo di avere una predilezione per i posti isolati.» sorrideva mentre mi coccolava, si stava godendo il posto e la mia compagnia.

«Io adoro i posti isolati. Sai, quando ero a casa da sola spesso andavo in terrazza a suonare e ballare sapendo che nessuno poteva vedermi. Amo il tetto di casa mia per questo. Avrò un buco ma ... È casa.» Risi dandogli un altro bacio. «Ed è anche casa tua se lo vuoi.»

«Casa mia è ovunque ci sia tu Hope.» mi guardò con amore.

«Ti amo Luke.» Mormorai prima di baciarlo di nuovo.

Passammo tutta la notte in spiaggia, facendo il bagno, guardando il cielo, chiacchierando, coccolandoci e facendo l'amore. Dormimmo lì e il giorno dopo mi riaccompagnò a casa per farmi lavare e cambiare per poi darmi un passaggio a lavoro con la sua moto. Fu un giorno di duro lavoro e numerose prove. Il ragazzo dagli occhi grigi non si fece vedere né quel giorno né per i giorni seguenti. Fu solo alla fine della settimana che si presentò al conservatorio chiedendo di sentirci tutti insieme e poi ad uno ad uno per valutare il piano di lavoro.

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