Capitolo 11: Lezioni di violino

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Brave Enough - Lindsey Stirling feat Christina Perri


Ammetto che ero nervosa all'idea di vederlo. Quando suonavamo tutti insieme non avevo problemi, era solo uno dei tanti, ma vederlo da sola era tutta un'altra storia. Non era semplice dimenticare tutta l'ansia ed il senso di angoscia che mi avevano trasmesso i ragazzi. Però c'era da dire che avevo accettato di lavorare con lui come primo violino e non potevo di certo tirarmi indietro.

Entrai in sala cercando di essere come al solito, spensierata e allegra, con la custodia del mio strumento stretta tra le mani. Si accorse a malapena di me, sollevando lo sguardo solo per vedere chi fossi. Si soffermò solo per un attimo sulla mia figura ed ebbi la sensazione che stesse osservando la collana che mi aveva regalato Luke, poi distolse l'attenzione da me, tornando ai fogli che aveva davanti, per appuntare probabilmente il mio nome.

Tolsi il violino dalla custodia, feci scorrere la spalliera sul retro dello strumento fino a che non fu in posizione ed iniziai a verificare che ciascuna corda facesse il suono giusto.

«Quando vuoi.» mi disse con un cenno e senza moine restando seduto al suo posto.

Non risposi, finii di accordare prima di rivolgere l'attenzione su di lui ed iniziare a suonare. Questa volta però non gli tolsi gli occhi di dosso. Volevo cercare di capire cosa pensasse davvero di ciò che stavo suonando. Avevo visto gente commuoversi e restare scossa dalla mia musica ma lui era sempre rimasto impassibile.

«Tieni il gomito più alto nei passaggi critici.» ascoltava imperturbabile. «Attenta alla posizione del mento.» i miei ammiratori impazzivano letteralmente per le sensazioni che trasmettevo. Solo i miei amici e lui percepivano le emozioni senza esserne sopraffatti. «Tieni, tieni! Non essere frettolosa, attenta alla posizione della spalla.»

Seguii i suoi consigli alla lettera cercando di concentrarmi su quello che diceva e su quello che stavo suonando. Ero sciolta e rilassata, per quanto potessi esserlo realmente in sua presenza.

Lui non sembrò accorgersi del mio disagio o se lo avesse notato non gli stava dando adito. Sembrava che l'unica cosa che davvero gli interessasse fosse la canzone che stavo suonando o meglio il modo in cui la stessi eseguendo. Mi confondeva, non vedevo in lui quello che i ragazzi, ed in primis Luke, mi avevano descritto. Mi sembrava solo un professionista che stesse cercando di farsi un'idea della mia tecnica e della mia bravura.

«Morbida, non ti irrigidire.»

Non capivo proprio l'atteggiamento dei ragazzi, che fosse tutta solo gelosia da parte di Luke? Nel dubbio avrei provato comunque a mantenere le distanze da quel tipo, dopotutto dovevamo collaborare per il conservatorio ma non avevo nessun altro motivo per socializzare con lui.

«Stavolta sei andata molto meglio.» commentò alla fine dell'esibizione con il solito distacco. «Ti farò avere un piano dettagliato per le tue prove. C'è ancora da lavorare ma hai potenziale. Puoi andare.»

«Grazie.» Risposi solo, andando poi a mettere via il violino. «Buona serata allora.»

«Buona serata.» prese il suo blocchetto per appuntarsi le osservazioni sulla mia esecuzione senza aggiungere altro né interessarsi minimamente a me.

Gli lanciai un'ultima occhiata prima di lasciare la stanza. Mi tornava continuamente alla mente quel pensiero fisso. Ora che ci avevo avuto a che fare mi sembrava ancora più assurdo l'atteggiamento dei ragazzi nei suoi confronti. Mi era sembrato innocuo e tranquillo, lì solo per fare il suo lavoro. Che cosa era successo davvero tra lui ed i ragazzi per portarli ad avere quella reazione al solo vederlo? E perché continuavano a negare di conoscerlo? Sentivo che qualcosa mi sfuggiva, che c'era qualcosa di non detto che mi stava facendo impazzire e mi lasciava addosso una tensione assurda.

Passarono un paio di giorni senza che si facesse rivedere, né che mi mandasse a chiamare, nessun contatto insomma. In quei giorni ripensai spesso a tutta quella storia ma non ebbi il coraggio di fare domande a Luke o ai ragazzi, avevo come la sensazione che sarebbe stato inutile, che avrebbero finito col mentirmi ancora. Forse sarebbe stato molto più proficuo parlare con lo stesso Low, ma come facevo a sapere che non fosse lui, come in realtà i ragazzi sostenevano, quello che stesse mentendo?

Al terzo giorno resuscitò, metaforicamente, arrivando al conservatorio con i piani di lavoro e gli orari personalizzati. Ci riceveva uno alla volta per consegnarceli e darci qualche spiegazione a riguardo. Al mio turno entrai guardandomi attorno, sempre armata del mio violino e molto meno sospettosa rispetto all'inizio, piuttosto incuriosita a dire il vero, chiedendomi se stavolta avrebbe fatto qualcosa di strano, confermando le accuse dei ragazzi, o se avesse continuato a mantenersi serio e distaccato.

«Signorina Hope.» era in piedi intento a leggere dei fogli. «La tua tecnica è abbastanza buona ma può ancora migliorare.» mi passò un foglio su cui era riportata la tabella delle mie lezioni. «Il tuo programma si incentrerà sull'esecuzione tecnica e sull'interpretazione. Proverai insieme ai tuoi colleghi due volte a settimana per il resto saranno lezioni in solitaria con il tuo insegnante. Due volte a settimana farai una breve lezione con me atta a misurare i tuoi progressi. Una volta ti aiuterò con l'esecuzione tecnica ed una con l'interpretazione.» sollevò un sopracciglio per capire se fosse stato chiaro fino a quel momento.

Annuii facendogli capire che potesse andare avanti con la spiegazione.

«Qui troverai il programma ed i tuoi orari.» Indicò il foglio che mi aveva consegnato e a cui avevo già cominciato a buttare un occhio. «Inutile dire che assisterò alle prove di gruppo una volta a settimana.» portò gli occhi grigi su di me. «Ci sono domande?» era sempre freddo e distaccato ed il suo sguardo sempre così imperscrutabile.

«Nessuna.» Risposi prendendo il foglio e scuotendo il capo. «Mi è tutto chiaro.»

«Perfetto. Puoi andare.» non capivo se quella freddezza fosse dovuta al fatto che ce l'avesse ancora con me o se fosse proprio fatto così, ma non avevo intenzione di indagare, non ancora per lo meno.

«Grazie.» Dissi uscendo dalla stanza che ormai usava come studio.

Per ora mi sarei tenuta i miei dubbi e le mie domande. Per il bene della mia relazione era meglio non avessi nulla a che fare con lui.

Non avevo detto niente a Luke e neanche da parte loro avevo più sentito parlare di Low, anzi il clima era ogni giorno più rilassato. I ragazzi stavano pian piano tornando normali, sebbene ci fosse ancora qualche tensione tra quello che oramai consideravo a tutti gli effetti il mio fidanzato e Mark.

La mia relazione andava sempre meglio, ormai Luke si era trasferito a casa mia, mi accompagnava e mi veniva a prendere a lavoro, cucinava per me e mi aiutava a rilassarmi. Adoravo la sua costante presenza nella mia vita ma soprattutto adoravo addormentarmi e svegliarmi tra le sue braccia.

Ero consapevole di star vivendo una doppia vita in quel momento: da un lato la tranquillità di Luke, dall'altra il mio misterioso insegnate al conservatorio. Non ero affatto serena, non mi piaceva mentire a Luke ed ai ragazzi ma non volevo rinunciare a ciò a cui avevo lavorato per tutta la vita. Non stavo facendo niente di male al conservatorio, la loro gelosia morbosa era immotivata.

Nei giorni successivi seguii le lezioni con il mio insegnante, come avevo sempre fatto per anni, e così come avvenuto in precedenza Low non si fece vivo né chiese di me. Alla fine arrivò il giorno della lezione privata con il ragazzo dagli occhi grigi. Era solo un'ora in cui avremo lavorato sulla tecnica, un tempo decisamente misero che sarebbe volato.

Entrai in sala tranquilla e con un sorriso sul volto.

Un'ora e poi sarei andata da Luke e saremmo usciti insieme per un po', da soli, prima di trovarci a provare qualche nuovo pezzo assieme agli altri. Per quanto fossi il primo violino di Los Angeles non intendevo smettere di suonare con i miei migliori amici.

«Buongiorno... maestro.» salutai il ragazzo appena entrai, anche se mi faceva strano chiamarlo in quel modo.

Sollevò brevemente lo sguardo su di me per poi tornare ai suoi fogli. «Conosci la Partita No. 2 BWV 1004 di Bach?» mi chiese. Sapevo fosse un brano abbastanza complesso e soprattutto lunghissimo, era difficile mantenere la concentrazione così a lungo ed eseguire bene tutti i passaggi.

«Lo conosco.» dissi annuendo e fissandolo attentamente, aspettando che mi dicesse cosa fare. Da dove iniziare e se volesse qualcosa di particolare.

Mi passò lo spartito completo. «Tutta l'esecuzione dura una mezz'oretta, non conto di riuscire ad ascoltarla tutta oggi. Comincia dal principio e cerchiamo di migliorare il tuo stile.» si sedette sulla sedia sporgendosi appena un po' in avanti, con le gambe leggermente aperte e le dita delle mani incrociate. «Quando vuoi.»

Poggiai lo spartito sul leggio e mi preparai. Presi un grosso respiro e poi iniziai a suonare seguendo con linearità le note.

Lui mi tenne gli occhi fissi addosso correggendo ogni mia minima imperfezione, dandomi consigli e dritte. Dopo circa dieci minuti di esecuzione mi interruppe facendo un riepilogo degli errori per poi farmi ricominciare e quello fu l'iter per tutta la lezione.

Arrivai alla fine stanchissima e stravolta. Mi aveva letteralmente massacrata ma non avevo battuto ciglio, neppure una volta. Se poteva migliorarmi non potevo lamentarmi.

«Molto bene.» prese altri appunti. «La prossima volta lavoreremo sull'interpretazione. Mi aspetto che mi proponga un pezzo su cui poter lavorare.»

«Va bene.» Dissi osservandolo e iniziando a mettere via il violino. «Qualche preferenza?» Domandai.

«Tieni conto che è un conservatorio e non un club, quindi magari evita Ed Sheeran, per il resto scegli un brano che senti più vicino a te. Non sei qui per impressionarmi o far colpo, sei qui per migliorare il tuo talento. Sfrutta questa occasione.» mi teneva gli occhi addosso.

«Va bene.» Dissi annuendo. «Qualcosa di più classico allora. Preparerò qualcosa.» Dissi osservandolo a mia volta. «Buona serata... Maestro.»

«Buona serata... Hope.» il suo tono mi sembrò appena un po' più caldo ma forse era solo impressione.

Scivolai fuori dalla sala e attesi che Luke mi venisse a prendere per poi passare la serata come già deciso in precedenza, dimenticandomi poco dopo della lezione fatta con Low.

I giorni successivi mi misi a scrivere un pezzo tutto nuovo, utilizzando i momenti liberi in conservatorio o mentre pranzavo. Il pezzo che avrei poi usato per l'interpretazione. Ci misi quasi tutto il tempo a disposizione per ultimarlo anche se non ero proprio sicura del risultato. L'avevo provata un paio di volte in sala prove e non avevo assolutamente idea di cosa lui avrebbe detto.

Il tempo sembrò volare e di nuovo mi ritrovai davanti a lui per la lezione privata. «Signorina Hope, hai preparato il pezzo che ti avevo chiesto?»

«Eccolo!» dissi porgendogli una copia dello spartito, posizionando il mio sul leggio. «Appena vuoi inizio.»

Diede un'occhiata allo spartito. «Molto bene. Puoi iniziare.»

Tirai il solito respiro di concentrazione e poi iniziai a suonare. Il pezzo non era né lento né veloce, una sorta di via di mezzo con momenti che si alternavano più veloci e guizzanti. Era come se si alternasse mistero e aspettativa e al contempo diffidenza e sospetto.

L'avevo composta pensando a quello che praticamente era diventato il mio maestro e che ora stava di fronte a me ascoltando ogni nota prodotta dal mio violino.

A differenza di quanto aveva fatto con la lezione tecnica stavolta non mi interruppe, ascoltò tutta l'esecuzione in silenzio fino all'ultima nota, aspettando che finissi. Quando terminai feci un ennesimo sospiro guardandolo, poi, per sentire che cosa avesse da dire.

«Descrivi cosa sentivi mentre eseguivi questo pezzo e cosa cercavi di trasmettermi.» mi chiese lui con il solito tono tecnico e tranquillo.

«Mistero, dubbio, sospetto e diffidenza.» spiegai guardando lo spartito. «Si riferisce a qualcosa che non ho ancora capito e inquadrato, che per me è un mistero, il quale mi porta a farmi delle domande.» ammisi tornando a guardarlo.

Si accarezzò il pizzetto pensieroso ma decisamente interessato. «Di certo hai un dono nel trasmettere le sensazioni, ma credo che tu possa amplificare le emozioni che vuoi trasmettere con un po' di interpretazione tecnica, aiutandoti con opportune pause, tenendo qualche nota sospesa e via discorrendo.» spiegò calmo. «Che ne dici di ricominciarla da capo? Proviamo ad intensificare di più quello che trasmetti al pubblico.» mi chiese sforzandosi di essere gentile, sebbene non fosse un atteggiamento molto nelle sue corde.

«Va bene. Nessun problema.» dissi risistemando lo spartito e lanciandogli un'occhiata. «Dove devo fare le pause e sospensioni?» domandai osservandolo.

«Inizia a suonare. Ti guido io.» e lo fece davvero, intervenne in alcuni punti con dei consigli, modificando leggermente alcuni tempi, allungando qualche nota, velocizzando o rallentando di più, aiutando la mia musica dal punto di vista tecnico a seguire le emozioni che il mio dono naturale trasmetteva a chi ascoltava, amplificandole addirittura. «Riprovala un'ultima volta con i consigli che ti ho dato e dimmi se senti la differenza.»

Lo feci e alla fine del brano mi accorsi eccome della differenza, come se avessi suonato in maniera totalmente diversa. «Così è tutta un'altra cosa.» dissi entusiasta osservandolo.

«Ci vediamo la settimana prossima per la lezione tecnica. Buona serata, Hope.» sorrise sodisfatto del risultato.

«Buona serata, Low!» esclamai felice andando via. «E grazie.» aggiunsi affacciandomi dalla porta per salutarlo prima di scomparire.

«Non c'è di che.» disse tranquillo e sorridente dandomi un'ultima occhiata.

Uscii dal conservatorio e attesi Luke, mentre riflettevo sulla lezione con Low.

Era decisamente stato interessante e particolare. Mai nessuno mi aveva dato dei consigli simili e mi aveva aiutata così tanto. Credevo che potessi influenzare la mia musica semplicemente usando il mio stato d'animo ed i miei pensieri, invece lui mi aveva appena dimostrato che c'era anche un'altra strada, più oggettiva, quindi meno influenzabile dalla mia emotività. Se avessi studiato le mie emozioni dal punto di vista tecnico potevo avere il controllo assoluto sulla mia musica e su ciò che avrebbe provato chi ascoltava.

«Sembri felice piccola.» mi disse il mio angelo dai capelli neri e dagli intensi occhi verdi, facendomi salire dietro di sé, sulla sua moto. «Hai brillato anche oggi?» Luke adorava ascoltarmi parlare di ciò che avevo fatto durante il giorno.

«Si. Oggi ho suonato un nuovo pezzo e il... maestro mi ha dato degli ottimi consigli. È venuta fuori davvero una composizione fantastica.» Spiegai sedendomi dietro di lui e abbracciandolo con forza, poggiando il volto contro la sua schiena. «Ma mi sei mancato tanto.»

«Anche tu mi sei mancata.» ed era vero. «Che ne dici di farmi un concerto privato stasera e farmelo ascoltare?»

Rimasi in silenzio per un attimo, valutando la questione. «È... ancora da finire.» spiegai incerta. «Non l'ho ancora terminato.»

Avvertii una scarica di panico a quella richiesta. Se glielo avessi fatto ascoltare avrebbe sentito quello che provavo e mi avrebbe chiesto a chi mi stessi riferendo. Non volevo rischiare di entrare nel discorso e dirgli di Low, sapendo che non sarebbe stato affatto contento. Avevo sempre rimandato il momento di dirglielo e ora mi trovavo in una situazione spinosa. Se glielo avessi detto si sarebbe infuriato, non solo perché glielo avevo omesso ma per tutto il tempo in cui lo avevo fatto.

«Lasciamelo finire e poi te lo farò ascoltare. Inoltre tra un mese suonerò a teatro probabilmente.»

«Vuoi tenermi sulle spine per un mese?» scherzò lui pensando mi stessi facendo pregare.

«Chissà. Preferisco finirla del tutto prima di fartela ascoltare.» Dubito che avrei messo in scaletta quel brano. Stupida io che avevo tirato fuori l'argomento. «Piuttosto voglio farti una sorpresa.»

«Hope... perché non vuoi che l'ascolti? Non ti sei mai fatta il problema di una canzone non finita.» il suo tono che fino ad ora era stato divertito iniziava ad essere sospettoso.

Rimasi in silenzio qualche istante stringendomi a lui. «Non lo so. È diversa dalle altre. Potrebbe non piacerti» spiegai io titubante.

«Non piacermi? Scherzi?» sembrò ritrovare un po' di calma. «L'hai scritta tu, come può non piacermi?»

«Perché l'ho scritta inserendoci i miei pensieri. È misteriosa, cupa, sospettosa. Mi chiederesti perché l'ho scritta.» dissi sospirando. «E per un attimo ho avuto il timore di cosa ti avrei risposto.»

«Visto il periodo che hai passato con quel tipo che ti perseguitava non mi sorprende.» sospirò. «Avevi paura che mi preoccupassi? Lo sai che puoi parlarmi di tutte le tue ansie, non devi aver paura di quello che senti. E poi mi hai detto di dover fare un'esercitazione sulla trasmissione delle emozioni, no?» credeva l'avessi scritta per quel motivo. «Non sono ancora così stordito da averlo dimenticato.» ridacchiò, non poteva immaginare quale fosse la verità e mi sentivo in colpa da morire a non dirgliela.

«Si, diciamo che forse è stato per lui che l'ho scritta.» dissi stringendomi a lui. «Te la suono se la vuoi sentire.» sussurrai.

«Se richiama sentimenti negativi e non te la senti non preoccuparti.» mi disse rassicurante. «Con me voglio che tu sia felice angelo mio. Lasciamo fuori da casa nostra i sentimenti negativi.»

«Non sono negativi, sono dubbiosi, sospettosi e diffidenti. Era la prima volta che scrivevo una cosa simile ma scrivere qualcosa di gioioso, carino e gentile mi sembrava banale.» spiegai stringendo le mani sul suo torace.

«Hai ragione... ma ormai mi hai fatto venir voglia di ascoltarti.» disse lui cambiando tono. «Che ne dici se mi suoni un pezzo che ritieni più adatto? Magari potresti farlo senza vestiti, sarebbe interessante.»

«Come vuoi mio angelo.» sussurrai divertita. «Suonerò solo con il violino e niente addosso.»

«Scegli bene la musica, perché potresti non riuscire a finire il pezzo.» mi provocò sorridendo.

«Sto già pensando a cosa suonare di adatto.» sussurrai al suo orecchio mordendolo. «Portami a casa più veloce che puoi.» mi calai giù il casco e lui fece altrettanto.

«Volo!» diede gas alla moto, sembrava voler fare a gara con il vento, si vedeva che non stava nella pelle all'idea di cominciare la nostra serata ed assistere al mio spettacolino.

Quando arrivammo a casa mi spogliai rapidamente imbracciando poi il violino, guardando Luke maliziosa. «Sicuro che vuoi sentirmi suonare?»

«Sei uno spettacolo!» non sembrava più tanto sicuro, gli si leggeva chiaramente in faccia che intenzioni avesse.

Poggiai il violino nella custodia prima di avvicinarmi a lui.

«Per questa notte lasciamo stare la musica del violino e suoniamo la nostra.» Sussurrai cercando le sue labbra.

Il giorno dopo gli feci preparare la colazione. Facemmo la doccia assieme, valutando di cambiare il bagno per farlo più grande per entrambi.

«Potresti trasferirti a casa mia.» la buttò giù lui.

«Casa tua? Sei sicuro?» ricordavo solo che era decisamente più grande della mia. «Insomma, a te andrebbe bene? Non ricordo neanche di esserci stata a casa tua.»

«Se non mi andasse bene non te lo chiederei, non pensi?» mi rispose asciugandosi con un sopracciglio alzato.

«Va bene. Va benissimo!» mi piaceva l'idea di andare a vivere da lui. «Posso suonare a casa tua o è un problema?»

«Visto che io suono la chitarra direi che non c'è problema se suoni il violino.» mi rispose sorridente. «Magari stasera possiamo iniziare a prendere alcuni vestiti e vedere se da me ti trovi bene.»

«Si!» dissi asciugandomi i capelli. «Non è che magari hai anche una vasca a casa?» Domandai incuriosita, ridacchiando, tornando poi nella saletta della cucina.

Lo vidi sorridere e sollevare gli occhi su di me malizioso. Ovvio che ce l'avesse.

«Mi sa che aspetterò con ansia questa sera.» sussurrai sorridendo divertita prima di avvicinarmi e lasciargli un bacio veloce. «Domani tra l'altro non vado al conservatorio quindi avremmo modo di vedere bene la casa.» ridacchiai per poi andarmi a vestire.

«Dovremmo fare anche un po' di spesa. È da un po' che manco.» confessò.

«Insomma domani ci dedichiamo a noi e alla tua casa.» dissi mentre finivo di rivestirmi tornando da lui. «Mi accompagni?»

«Certo! Hai preso tutto?» mi chiese mettendosi la maglietta e recuperando il giubbotto, il casco e le chiavi.

«Tutto!» Constatai prendendo il violino.

Mi accompagnò al conservatorio dove passai l'intera giornata a provare insieme agli altri nel mio nuovo ruolo di primo violino. Ormai avevo capito che quando non avevamo lezione Low non si faceva vedere e non mi cercava, era evidente che il suo interesse nei miei confronti fosse solo professionale.

La sera Luke si presentò con l'auto, eravamo pronti per il semi-trasloco. Ero stravolta ma in attesa di vedere casa sua. Sebbene ci conoscessimo da praticamente tutta la vita, non ero mai stata da lui da quando era andato a vivere da solo e l'idea di vederla e trasferirmi mi aveva distratta ben più di una volta durante le prove, anche se non in maniera esagerata.

Passammo da casa mia a prendere alcuni dei miei vestiti e cose di cui non potevo fare a meno e dopo aver recuperato una cena d'asporto ci dirigemmo verso casa sua. Abitava in un quartiere tranquillo e riservato, ben diverso dalla zona piena di palazzi in cui vivevo io. Era una zona residenziale composta da tante villette con giardino ben curato e siepi.

Rallentammo davanti ad una di queste, tutta bianca, e percorremmo il vialetto per mettere la macchina in garage, vicino alla moto. Fuori c'era una bellissima veranda in legno con tavolino, sedie, dondolo, piena di vasi con fiori curatissimi ed una radio piuttosto datata. Nel complesso, per lo meno vista dall'esterno, sembrava fosse rimasta agli anni '20. Già immaginavo le serate passate lì fuori ad ascoltare quella vecchia radio.

Entrammo in casa e Luke posò i borsoni a terra e la cena sul tavolino dell'ingresso per poter accendere le luci. L'interno era certamente più moderno, anche se la sensazione generale era sempre quella di trovarsi in un edificio dei primi anni del '900. L'ingresso del primo piano era veramente bello e ordinatissimo. La casa era in legno e contornata da grandissime finestre con le tendine bianche tirate. Sulla desta la scala che portava al piano di sopra ed il salotto, sulla sinistra cucina e sala da pranzo.

«Non sapevo avessi una villa. Così curata poi?» dissi guadandomi attorno meravigliata. «È bellissima!»

«Merito della signora che viene a fare le pulizie due volte a settimana.» posò il giubbino all'appendiabiti dell'ingresso. «Vuoi fare un giro per vedere la casa?»

«Si certo!» risposi lasciando anche le mie cose su una delle sedie e avvicinandomi a lui con un sorriso entusiasta e felice.

Mi mostrò il salotto con il camino, la libreria, la grande tv a schermo piatto e dolby surround, l'enorme divano da cui si poteva sollevare il poggiapiedi. Anche lì i mobili erano vintage ed in particolare si notava un bel tavolo in legno pesante ed un tavolino davanti al divano ricavato dal tronco di un qualche albero con su un piano di vetro.

La cucina era chiara e con un gigantesco frigo. Al centro spiccava l'isola con lavello e fornelli. A completare il tutto un tavolo rotondo su cui consumare i pasti ed alcuni mobili bianchi. Una cucina moderna e super accessoriata.

Mi mostrò anche il piccolo bagno ed il ripostiglio per poi salire al piano di sopra. Il bagno lì era decisamente grande e dotato di una grande vasca circolare e di un'ampia doccia oltre che ad un doppio lavello. Mi mostrò la mini sala prove insonorizzata e la camera degli ospiti e come ultima la camera da letto. Il colore predominante stavolta era il grigio, anche questa modernissima e dotata di cabina armadio grande quasi quanto la mia camera da letto. Il letto era più grande del mio, ma la cosa che più mi stupii fu la presenza di tavolino da toiletta e maxi specchio.

«Cioè ... Questa è davvero casa tua?» domandai allibita. «Io non sono abituata a tutti questi spazi.» dissi sorridendo e guardando il letto. «Casa tua è bellissima.» mi voltai a guardarlo avvicinandomi a lui. «Vivevi da solo qui dentro?»

«Si. vivevo da solo, non sono uno molto socievole, ho sempre preferito starmene per fatti miei. Questo l'ho preso per te.» indicò il tavolino e lo specchio. «Ho immaginato che potesse servirti.»

Lo guardai sorpresa per poi voltarmi a guardarlo stupita. Non ero una che riceveva tanti regali, fatta eccezione per mio padre ed i miei amici fidati, e quelli che avevo li contavo sulla punta delle dita. Tra cui il mio violino, una delle poche cose che mi era rimasta di mia madre.

«Per me? Oddio ... Non so che dire. Luke davvero.» dissi commossa prima di gettargli letteralmente le braccia al collo.

«Se deve essere anche casa tua è meglio che sia comoda. Puoi personalizzarla come vuoi.» mi strinse. «Io non ci ho mai badato. L'ho presa così e non ho mai spostato neanche uno spillo perché mi interessava poco, ma ora che ci vivi anche tu sentiti libera di fare quello che vuoi.»

«Guarda che rischi di trovarla piena di colori e cose strane!» ridacchiai. «Mi ci potresti trovare a dipingere strumenti musicali e spartiti sulle pareti.» Risi dandogli un bacio.

«Tanto meglio!» sorrise mostrando la fossetta. «Adesso è solo una casa, ma con te può diventare un vero e proprio paradiso e se sarai tu a costruirlo allora sarà il nostro paradiso personale.»

«Allora gli darò il mio tocco personale.» dissi accarezzandolo. «È davvero un sogno che si avvera Luke. Sono così felice che non immagini.» lo abbracciai sospirando con un sorriso stupido in faccia. Era tutto tremendamente perfetto.
Troppo perfetto.

Il giorno dopo ci mettemmo sotto con il trasloco e vedemmo i ragazzi. La giornata passò tranquilla e serena e così ebbe inizio un'altra settimana in conservatorio. Facemmo la prova di gruppo a cui presenziò Low. Abbaiò qualche critica e diede consigli un po' a tutti ma non avemmo modo di parlare.

Dopo un paio di giorni facemmo la nostra lezione tecnica in cui mi fece suonare un pezzo delle quattro stagioni di Vivaldi correggendo le mie imperfezioni e dandomi consigli fino a quando il pezzo non fu perfetto.

Altri due giorni dopo ci vedemmo per la lezione di interpretazione. Ritornai sempre con lo stesso pezzo non avendo ricevuto altre informazioni da lui. Mi presentai in sala con il violino già pronto e con il solito sorrisetto entusiasta.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro