Capitolo 12: La tempesta

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng


First Light – Lindsey Stirling


«Quest'oggi vorrei da te qualcosa di diverso.» esordì il mio personale maestro d'eccezione passandomi uno spartito. «È piuttosto semplice interpretare un brano che senti tuo, è più difficile capire il pezzo di qualcun altro, farlo tuo e poi riuscire a trasmetterlo.» si sedette davanti a me puntandomi gli occhi addosso. «Ora voglio che suoni quel brano così come ti viene, senza rifletterci troppo.» la partitura che avevo dinanzi non era difficilissima, il Canon in D maggiore di Pachelbel per violino.

Osservai lo spartito e rimasi qualche istante a studiarmelo prima di iniziare a suonare, cercando di capire il pezzo e ciò che provava chi lo aveva composto. Lui ascoltò tutta l'esecuzione in silenzio e solo alla fine lo guardai inarcando un sopracciglio, domandandomi cosa ne pensasse.

«Cosa hai percepito e cosa hai cercato di trasmettermi con questo pezzo?» domando senza staccarmi gli occhi di dosso.

«Amore, dolcezza, affetto e purezza. Sembra che facesse l'amore con la sua stessa musica.» Spiegai riguardando il brano.

«È anche attesa. È quel momento di sospensione un attimo prima del piacere, è quella sensazione che ti sconvolge lo stomaco quando vedi l'uomo della tua vita.» spiegò calmo «E sulla fine è quasi un addio, è speranza, Hope, e di nuovo attesa del suo ritorno, e infine è il ritrovarsi.» si tirò su. «Ricomincia da capo, stavolta immagina la scena, diventa protagonista, cerca di far vivere anche a me che ascolto la storia che stai sognando, rendimi partecipe di quel sogno.»

«Va bene.» Chiusi gli occhi e mi concentrai e subito il mio pensiero corse da Luke.

Non avevo mai pensato a nessun altro se non a lui anche se non c'era un momento particolare nel quale mi fossi accorta di amarlo. Un giorno, quando eravamo alle superiori, mi ero resa conto di provare per lui più che semplice affetto e forse era sempre stato così. Avevo vissuto momenti sofferti per quei sentimenti all'epoca, convinta che lui non ricambiasse e che vedesse in me solo una sorella. Mi aveva dato false speranze che poi aveva distrutto, di fronte alle quali gli avevo sorriso per poi lasciarmi andare in un pianto frustrato nella solitudine della mia stanza.
Per questo mi sembrava ancora tutto così illogico, come se ciò che fosse successo tra me e Luke fosse stato impossibile.

Richiamai alla mente la sensazione che mi dava quando lo vedevo, quando mi veniva a prendere e lo aspettavo con la consapevolezza che lo avrei presto rivisto. La sensazione di fare l'amore con lui, l'emozione quasi erotica che ne provavo al pensiero delle sue mani su di me. La sua assenza e mancanza durante il giorno ed il piacere di ritrovarci uniti la notte.

Trasportai tutto attraverso la musica come se fosse mia e solo alla fine tornai a guardarlo, lasciando che l'immagine di due occhi grigi prendesse il posto di quelli verdi di Luke.

«Molto bene, di nuovo, Hope, suona ancora e stavolta ascolta quello che ti suggerisco mentre suoni.»

Si avvicinò di appena un passo e mi fece suonare di nuovo stavolta guidando la mia musica. Questa volta lo guardai, suonando ancora con lo stesso trasporto seguendo la sua guida con attenzione. Le sensazioni si amplificarono, sentivo una fortissima energia positiva e mi sentivo il cuore colmo di amore e felicità. Non mi accorsi del tempo che passava. La lezione era durata anche qualche minuto in più del previsto. Ero stanca ma decisamente soddisfatta. Ammetto che suonare con lui mi aiutava ed aveva decisamente migliorato il mio stile.

«Grazie Low, mi rendo conto che sto migliorando molto grazie a te.»

«Hai potenziale Hope, senza di quello il mio aiuto sarebbe inutile.» mi sorrise soddisfatto della mia esecuzione quando la segretaria bussò alla porta.

«Perdonate l'interruzione maestro Harrison, ma il prossimo ragazzo ha avvisato che salterà la lezione e le chiede di fissare una data di recupero.»

«Gli darò un nuovo appuntamento.» disse sbrigativo liquidando la segretaria per poi tornare a me. «Sembra che abbia un'ora libera. Ne vuoi approfittare per provare ancora?»

«Ho una mezz'ora. Luke passerà a prendermi e non ho voglia di dargli spiegazioni e litigare per un mio ritardo.» Spiegai sorridendo. «Non gli ho detto che sei il mio maestro.»

«Lo avevo immaginato. Conoscendolo ti avrebbe fatto lasciare il conservatorio.»

«Già.» Ne ero certa anche io. Mi avrebbe fatto sicuramente impedito di tornare e questo era il motivo per cui non glielo avevo mai detto.

Sembrò non voler scendere ulteriormente nei dettagli. «Stavolta scegli tu il pezzo e le emozioni che vuoi trasmettermi. Un consiglio: cerca di rilassarti di più mentre suoni.»

Cercai di seguire il suo consiglio per poi suonare un altro pezzo casuale dei miei che ormai conoscevo a memoria. Era uno di quelli che usavo con il gruppo ma non così energico da non poter essere suonato in conservatorio. Era semplice e con note allegre, un po' come me.

«Cosa cerchi di comunicarmi con questo brano?» ascoltava i miei pezzi e le mie emozioni scandagliandole fino all'essenza. Stava creando una profonda connessione con la mia anima ed era su quel canale che interveniva per migliorarmi.

«Me stessa.» spiegai alla fine del brano. «Sono... Quello che hai percepito stessi suonando.» Spiegai con un'alzata di spalle.

Sbuffò una risata. «Non direi proprio. Vuoi farmi credere che ti consideri solo allegria ed entusiasmo?» si alzò dalla sedia. «Mi sembra un po' riduttivo, Hope. Sei molto di più. Ma mi hai dato un'idea. Per la prossima lezione cerca un brano che sia davvero espressione di te stessa.»

Riflettei un attimo per poi annuire. Un pezzo del genere potevo anche farlo sentire a Luke. Nell'assurdo Low poteva persino aiutarmi a migliorare. Mi dispiaceva non dire la verità a quello che era il mio ragazzo ma il mio maestro non stava facendo nulla che potesse confermare ciò che gli altri mi avevano detto. Ad ogni modo dovevo trovare quella canzone.

Passai i giorni successivi con il pensiero fisso su quel pezzo. Persino Luke si accorse che avevo la testa tra le nuvole e che ogni tanto canticchiavo un nuovo motivetto. Ma era felice così. Vedermi occupata con qualcosa che mi piaceva lo rendeva felice. Aveva anche smesso di preoccuparsi ed era diventato meno opprimente, così come gli altri tre, sebbene adorasse starmi vicino e coccolarmi ogni volta che poteva.

Tutti sembravano più rilassati e io non potevo che esserne felice e sempre più convinta di aver fatto bene a non dire di Low a Luke. Dopotutto che cosa sarebbe potuto capitare? Amavo Luke e anche se Low avesse provato a fare qualcosa non lo avrei mai tradito. Era piacevole avere a che fare con lui ed imparare da ciò che mi insegnava ma per me finiva lì.

Arrivai al giorno del nostro prossimo incontro con un pezzo preparato che mi aveva fatto penare più di molti altri che avevo composto.

«Decisamente è stato complesso fare questo pezzo. Spero non ti deluda.» sospirai consegnandogli una copia dello spartito e sistemandomi il violino nell'incavo del collo.

«È sempre difficile mettersi a nudo, capire e accettare sé stessi.» mi fece un gesto con la mano, sorridendo sfacciato come al solito. «Coraggio, sentiamo.»

Ricambiai il sorrisetto divertita per poi attaccare con la musica. La partizione era più fluida, rapida e veloce e piena di energia, tanto che non mi trattenni neppure io nel danzare con essa. Se doveva mostrare me allora volevo lasciarmi trasportare a mia volta.

Trasmisi allegria ed energia, ma anche affabilità, voglia di vivere, amore, forza d'animo, dinamicità, sicurezza ma al tempo stesso incertezza, istinto e iperattività, come dimostravo nel non riuscire a stare mai ferma, altruismo ma anche in parte un pizzico di egoismo che ogni tanto saltava fuori. Non c'era né bianco né nero, non c'era qualcosa che predominasse su un senso o su un altro.

Avevo fatto una fatica incredibile a scrivere quelle parti ma alla fine ne era uscito qualcosa di particolare che io stessa non credevo possibile.

Alla fine dell'esibizione ero senza fiato e lui non aveva detto niente per tutto il tempo come sempre. Anche in quel momento mi osservava fisso, eppure mi sembrava di vedere qualcosa di diverso in quello sguardo solitamente così glaciale e distaccato.

«Allora? Che cosa ne pensi?» domandai osservandolo e prendendo fiato.

«Sei stata brava, Sara.» annuì leggermente distogliendo lo sguardo da me.

«Sara?» non aveva mai sbagliato il mio nome e non c'era nessuna ragazza al conservatorio che si chiamasse in quel modo.

«Come hai detto?» mi rivolse uno sguardo strano, sembrava quasi Mark quando imprecavo.

«Mi hai chiamata Sara poco fa. Chi è Sara?» cercai di usare un tono rassicurante, sembrava stranamente agitato. Stato d'animo che durò solo un istante, si ricompose piuttosto velocemente tornando a puntarmi addosso quello sguardo glaciale che per molto tempo mi aveva messa a disagio.

«Nessuno di cui tu debba preoccuparti.» si alzò e avvicinò a me. «Vorrei farti una proposta.»

Inarcai un sopracciglio perplessa. «Dimmi!»

«Questo pezzo ha ancora delle lacune mostruose e ancora non parla di te in modo completo, ma ha potenziale e ci possiamo lavorare.» incrociò le braccia. «Per cui la mia proposta è questa: se riusciremo a fare di questo pezzo qualcosa che sia all'altezza del livello dell'orchestra, potresti esibirti in un assolo. Se la cosa ti interessa ovviamente.»

«Certo! Me lo chiedi pure?» domandai entusiasta. «Mi piacerebbe un sacco. Sarebbe splendido!» stavo già dando spettacolo non stando più nella pelle.

«Saranno necessarie più prove. Pensi di reggere?» era piuttosto serio.

«Certo! Inoltre il concerto si avvicina. Lo davo per scontato.» Luke non avrebbe storto il naso sapendo quanto ci tenessi. Bastava non sapesse di lui.

«Mancano due settimane. Il tempo è davvero poco e ti assicuro che c'è davvero tanto da lavorare su quel pezzo. Dovremmo provare cinque giorni alla settimana piuttosto che due. Ti sta bene?» iniziava a sorridere e si accarezzava il pizzetto probabilmente pensando alle modifiche da apportare al pezzo.
Almeno così credevo.

«Si. Non ci sono problemi!» tanto eravamo al conservatorio e anche se suonavo da sola con lui dubitavo potesse fare qualcosa di stupido. Ormai dubitavo che potesse avere qualche mira particolare. Forse era solo Luke particolarmente possessivo e geloso. Non che mi dispiacesse.

«Molto bene. Allora ci vediamo domani. Stasera rifletti sul pezzo e chiediti se è davvero lo specchio di ciò che sei. Vedi è semplice suonare e raccontare degli altri attraverso la musica, è molto più difficile parlare di sé stessi perché bisogna conoscersi a fondo. Ma c'è un trucco, Hope.» coprì lentamente la distanza che ci separava. «Quando parli di te stessa con la musica apri un canale a doppio senso, trasmetti quello che percepisci di te ma allo stesso tempo dovresti percepire l'energia che liberi come affine. Hai fatto un buon lavoro quando l'energia ti fa sentire completa e non è questo il caso. Ma con il mio aiuto ci riuscirai. Cerca di non concentrarti solo su cosa la tua musica trasmette agli altri ma anche su ciò che la tua musica trasmette a te stessa.» sorrideva, vedeva qualcosa in me che io stessa non riuscivo a vedere.

«Ci lavorerò su.» magari Luke poteva persino darmi una mano in questo. «Quindi già ci vedremo domani?» domandai fremente all'idea di iniziare ad elaborare quel pezzo.

«Si. Ci vedremo già da domani.» continuava a sorridere. «Inizio a pensare di aver puntato bene scegliendoti.» si mise le mani in tasca e si appoggiò al tavolo.

«Questo non te lo so dire. Magari quando faremo il concerto mi farò prendere dall'ansia e non riuscirò a fare neppure una nota.» dissi gesticolando per l'emozione.

«Mi auguro di no, sarebbe imbarazzante. Ma se dovesse venirti l'ansia guarda me e immagina di trovarti qui durante le prove e andrà tutto bene.» portò gli occhi grigi su di me.

«Ci sarai anche tu al concerto.» osservai perdendo all'istante il sorriso e scostando lo sguardo. «Cazzo non ci avevo pensato.»

«Certo che ci sarò. Ho messo su io lo spettacolo.» mi osservò notando il mio cambiamento. «Hope che c'è che non va?»

«Ci saranno anche i ragazzi al concerto e immagina il casino che nascerà nel vederti.» spiegai scuotendo il capo e riflettendo.

«Non mi importa certo di loro. Se vorranno creare problemi verranno gentilmente accompagnati fuori. Ma penso siano abbastanza civili da non rovinare il giorno più importante della tua vita.» continuò ad osservarmi. «Hai paura che non ti lascino esibire?»

«Ho paura della reazione di Luke quando capirà che ci siamo visti e che sto provando con te da settimane.» dissi scuotendo il capo. «Non faranno nulla ma sicuramente lui non la prenderà bene.»

«Sono sicuro che capirà. La musica è la tua vita ed hai un grande talento, sarebbe da egoisti tarparti le ali.» si scostò dal tavolo per avvicinarsi a me. «Hope non lasciare che qualcuno segni la tua strada per te, prendi da sola le tue decisioni e lotta per quello che vuoi. Hai molto talento, potresti arrivare davvero lontano.»

«Credo che sia meglio dirglielo allora.» dissi stringendo le labbra. «Meglio che lo scopra adesso che dopo. Si arrabbierà già abbastanza nel sapere che non gli ho detto nulla fino ad adesso.»

«Quindi è probabile che questa sia la tua ultima prova? Bene. Meglio adesso che qualche ora prima dello spettacolo.» sembrava dare per scontato che avessi fatto quello che diceva Luke. Era deluso, lo vedevo bene.

«Luke sa quanto ci tengo. Non mi direbbe di no.» dissi scuotendo il capo. «Non credo per lo meno. Sa che esibirmi è una delle cose a cui tengo di più.»

«E se lo facesse? Se il suo odio verso di me dovesse essere più forte del capire quanto sia importante questa occasione per te? Cosa farai allora? Rinuncerai?» raccolse gli spartiti per sistemarli, era nervoso ed aveva ragione. Aveva costruito lo spettacolo su di me, mi aveva dato fiducia, aveva puntato sul mio talento ed aveva passato ore ad insegnarmi ed ora io gli stavo dicendo che lo avrei mollato così su due piedi, ad una settimana dallo spettacolo solo perché Luke aveva una gelosia immotivata nei suoi confronti. Lo spettacolo sarebbe stato un fiasco completo, lo avrei rovinato visto che non avrebbe mai avuto abbastanza tempo per sostituirmi.

«Non lo so. Dovrei scegliere tra lui e la musica in questo caso e non lo so cosa deciderei.» dissi guardando verso le finestre ed iniziando a sentirmi lacerata tra il senso di colpa che avevo sia nei suoi confronti che in quelli di Luke. «Ma... non credo che mi impedirebbe di fare quello che voglio solo perché ci sei tu. Non mi hai fatto niente di male. Mi stai solo aiutando.»

«Già, ma alcuni non lo capiscono. Ad ogni modo la scelta è tua, fa ciò che vuoi.» mi diede un'ultima occhiata delusa e amareggiata. «Buona serata, Hope.»

«Buona serata Low!» dissi con il morale a terra e mettendo via il violino.

Scesi le scale e attesi che Luke mi venisse a prendere. Dovevo parlarci. Meglio adesso che dopo, ma avevo paura della sua reazione.

«Ehilà piccolina! Giornata dura? Cos'è quel broncio? Al maestro non è piaciuto il pezzo?» mi chiese il mio angelo quando mi venne a prendere vedendomi così abbattuta.

«No, ti spiego a casa!» dissi mentre salivo sulla moto atterrita e mi stringevo a lui annusando il suo profumo per calmarmi.

Era caldo e aveva un odore piacevolmente stordente. Mi portò rapido a casa senza dire niente, palpando il mio malumore.

Mi fece scendere e posò la moto per poi seguirmi in casa. «Allora, si può sapere cosa succede?» mi chiese chiudendosi la porta alle spalle.

«C'è una cosa che non ti ho detto.» iniziai sedendomi al tavolo senza guardarlo. «Sapevo che ti saresti arrabbiato quindi non riuscivo a dirtelo.» presi un lungo respiro alzando lo sguardo su di lui. «Low è uno dei maestri del conservatorio. È stato lui a decidere chi sarebbe diventato primo violino e con lui sto facendo pratica.» strinsi le labbra appena ebbi finito di vuotare il sacco. «Scusa se non te l'ho detto prima.» mormorai colpevole.

Luke impallidì di colpo. Sbarrò gli occhi incapace di replicare. Per un attimo ebbi la sensazione che non stesse respirando più.

«Luke ti prego.» dissi osservandolo e scuotendo il capo. Avevo onestamente paura della sua reazione.

«Da quanto tempo?» chiese praticamente in un sussurro.

«Da quando c'è stata l'audizione per il primo violino.» Dissi a mia volta in un sussurro con il respiro irregolare.

Il suo era pesante, come se facesse fatica a prendere aria, e dallo sguardo si capiva alla perfezione che fosse nel panico. Sembrava suo punto di farsi venire un colpo.

«Calmati Luke. Non è successo niente. Mi sta solo aiutando a suonare. Non ha fatto o detto nulla.» dissi io allungando una mano verso di lui.

Mi afferrò il braccio. «Quell'essere è subdolo! Sei stata tre settimane con lui cristo santo!» era fuori di sé. Se Mark lo avesse sentito avrebbe dato di matto. «Quel lurido bastardo! Come cazzo ho fatto ad abbassare la guardia e non capire che avrebbe usato il conservatorio?!» mi osservò da capo a piedi quasi si aspettasse di vedere coda, corna e forcone. «Forse siamo ancora in tempo. Hai fatto bene a dirmelo.» cercava di calmarsi. «Non devi rivederlo mai più!»

«No! Aspetta Luke, ragioniamo. È il conservatorio! Devo suonare tra una settimana. Se non ci vado più vuol dire rinunciare a tutto.» Dissi spostando la mano. «Luke, lui non mi ha fatto niente. Mi sta solo aiutando. Non mi ha neppure mai parlato di te.» Presi un lungo respiro. «Io voglio suonare a quel concerto.»

«Tu non andrai a quel concerto e non metterai mai più piede in quel dannato conservatorio fino a quando ci sarà lui!» non mi sembrava propenso a ragionare.

«Non mi importa nulla di lui, Luke. Niente! Io... Io non capisco questa tua fissazione su di lui. Sembri paranoico. Non puoi chiedermi di non andare più in conservatorio.» dissi scuotendo il capo sorpresa.

Mi afferrò per le braccia. «Hope, quel tipo è pericoloso! Lo so che non lo sembra ma è molto pericoloso! Sta solo cercando di avvicinarsi a te per farti del male!» sembrava stravolto, come se mi osservasse giocare sul ciglio di un burrone.

«Cosa stai dicendo?» dissi cercando di liberarmi da lui. «Non è pericoloso. Cristo santo siamo in un conservatorio!» scossi il capo. «Che male potrebbe farmi? Non mi ha mai neppure sfiorata.» non potevo credere stessimo sul serio discutendo per queste sciocchezze. «Non capisco questo tuo atteggiamento. Luke sai quanto io ci tenga.»

«Ti prego Hope devi fidarti di me. So di cosa parlo. Non ti ha ancora fatto del male perché non è riuscito ad avvicinarsi abbastanza. Te lo sto chiedendo per favore, rinuncia. Non posso vedere morire anche te.» era nel panico più totale.

«Non morirò Luke. Non mi succederà nulla. Non gli permetterò di avvicinarsi a me te lo assicuro. Perché tu non ti fidi di me?» Domandai mente sentivo un nodo al petto stringersi sempre di più. «Non chiedermi di scegliere tra te e la musica Luke ti prego.» dissi scuotendo il capo e iniziando a sentirmi gli occhi bruciare per le lacrime.

«Io mi fido di te Hope, ma la mia fiducia non basterà a fermarlo.» lo vidi combattuto, spezzato dalla sofferenza e dalla frustrazione «Odiami se vuoi, interrompi qui la nostra relazione, scegli pure di non vedermi mai più, ma preferisco il tuo odio al saperti morta per mano sua.»

Presi un lungo respiro scuotendo il capo. «Manca una settimana Luke. Una sola settimana. Fammi fare questo concerto e poi non lo vedrò più. Va bene?» domandai sospirando stanca. «Mi vedi tutti i giorni. Non sono da sola la e non può farmi male. Una settimana Luke. Ti prego! Una!» iniziai a piangere. «Io non voglio rinunciare a te ma non chiedermi di rinunciare a suonare ti prego.»

Era in seria difficoltà, poi si rabbuiò. «Salta le prove domani. Andrò a parlargli. Resta a casa solo domani.»

Strinsi le labbra per poi annuire e accennare un sorriso tirato. «Va bene. Solo domani.» mi passai i dorsi delle mani sul viso per asciugarmi le lacrime prima di abbracciarlo di slancio.

Mi abbracciò ma era nervoso e distante. Fu nervoso e assente per tutta la serata, anche durante la cena. Non disse una parola. Rimasi a guardarlo, restandomene altrettanto in silenzio. Solo a fine pasto mi avvicinai a lui osservandolo.

«Sei arrabbiato?»

Mi prese la mano e me la baciò. «Sono solo preoccupato.»

Mi accoccolai in braccio a lui buttandogli le braccia al collo. «Stai tranquillo. Va tutto bene. Sono qui con te.»

«Vorrei che fosse più semplice, che tu riuscissi a capire come stanno le cose.» era parecchio sconfortato.

«Infatti non capisco. Non riesco a capire. Se mi spiegassi come stanno le cose magari lo capirei.». Risposi accarezzandogli il volto.

Sospirò. «Non mi crederesti mai... solo che... non so più come tenerti al sicuro.»

«Va tutto bene. Vedrai!» Lo abbracciai stringendolo con forza. «Non pensiamoci più. Voglio andare a letto adesso e cercare un modo adatto per distrarti.»

«Non stasera Hope.» era ancora sconvolto, non riusciva a rilassarsi.

Abbassai la testa, sconfitta. «Mi dispiace molto.» mormorai. «È colpa mia. Dovevo dirtelo subito.»

«Anche se me lo avessi detto subito ti avrei chiesto di lasciare.» sospirò «Ma mi rendo conto che non è una soluzione. Ti troverà ovunque andrai e qualunque cosa farai.» mi puntò gli occhi addosso. «È stata la tua musica ad attirarlo, sente il dono angelico quel bastardo!» strinse i pugni.

«Il dono angelico?» domandai perplessa.

«Quello che fai con la tua musica.» spiegò.

«Ritieni che la mia musica sia un dono?» domandai osservandolo accennando un sorriso.

«È il tuo dono. Lui l'ha percepito e lo sta usando per avvicinarsi a te.» si passò una mano tra i capelli, frustrato.

«Attraverso la musica?»

La musica creava legami, alle volte era come fare l'amore. Ma non era ciò che sentivo con Low. Lui percepiva la mia musica e cercava di avvicinarsi a come la sentivo io stessa per poi svilupparla e migliorarla. Non aveva fatto niente di male.

«Domani gli parlerai. Magari troverete un compromesso.»

«Domani questa storia finirà. In un modo o nell'altro.» mi passò una mano tra i capelli stringendoli appena.

Poggiai la testa sul suo petto chiudendo gli occhi e sospirando. «Andiamo a dormire?» sussurrai.

«Si. Andiamo a dormire.» annuì accarezzandomi i capelli ma era lontano con la mente.

«Lo presi per mano e lo feci alzare, trascinandolo poi in stanza da letto. Mi svestii e mi infilai sotto le coperte tirandomelo dietro e accoccolandomi a lui. «Cerca di calmarti. Andrà tutto bene Luke.»

«Io ti amo Hope. Ti proteggerò a qualunque costo.» mormorò prima di stringermi a sé con disperazione.

Era palese che la storia di Low lo aveva turbato più di quanto mi sarei mai aspettata e sapevo bene che sperasse cambiassi idea e mi tirassi indietro ma non volevo e non potevo. La musica era la mia vita e non potevo rinunciarvi in questo modo.

«Fammi fare il concerto. Poi se vuoi partiremo. Ce ne andremo lontano. Suonerò altrove.» mormorai.

«Hope, non è per il concerto... è per lui. Non dovresti passare neanche un solo secondo con lui.» era rigido e nervoso.

«Mi ha solo parlato della mia musica dandomi consigli per migliorare. Non ha fatto niente di male.» dissi accarezzandogli i capelli e baciandogli il collo. «Ti stai preoccupando per niente.»

«Lui vuole la tua anima, vuole corromperla fino a che non sarai perduta e a quel punto porrà fine alla tua vita e ti guarderà bruciare.» dolore, rabbia e paura.

Sorrisi scuotendo il capo. «Avanti, stai iniziando a delirare Luke. Sembra che stai parlando di streghe ed inquisitori. Sempre che io abbia un'anima come la può corrompere parlandomi di musica?» Era assurdo quello che mi stava dicendo.

«Non importa che tu ci creda o meno, lui ci crede e farà di tutto per portare a termine il suo scopo.» era assurdo. Non sapevo cosa fosse successo tra loro ma tutto ciò era assurdo ed alquanto improbabile.

«Luke stai iniziando a farmi preoccupare.» dissi mettendomi seduta. «La caccia alle streghe è finita anni fa e la gente non brucia altra gente cercando di corrompergli l'anima. Ma ti rendi conto di quello che mi stai dicendo? Non ha nessun senso. Nessuno.» scossi il capo. «Detesti così tanto quell'uomo da esserne ossessionato ma, diavolo, è come gli altri e non credo proprio sia un pazzo assassino che prende giovani violiniste bruciandole poi su un rogo.»

«Una ragazza è morta, Hope, non è stato uno scherzo!» era solo preoccupato per me, che mi accadesse lo stesso.

«Allora io sarò più forte di lei e non mi farò corrompere. Abbi fiducia in me, Luke.» Dissi sospirando.

«Ho fiducia in te piccola. So che sei forte.» cercò di calmarsi. «Vieni qua.» tese le braccia verso di me in un tentativo di pace.

Tentativo che io subito assecondai. «Ti amo Luke! Non mi succederà nulla. Non ti preoccupare!»

«Ti amo anche io. Scusa se a volte ti sembro strano, è solo che... il solo pensiero che ti possa accadere qualcosa mi manda fuori di testa.» mi baciò la fronte.

«Sei troppo terrorizzato da questa cosa. Devi rilassarti.» dissi scivolando a cavalcioni sopra di lui. «Sono qui adesso e lo sarà anche nei prossimi giorni.» dissi dandogli un bacio sulle labbra. «Adesso lascia che mi prenda cura di te.» sussurrai chinandomi poi a baciargli il collo, scendendo verso il petto. «Smettila di pensare.»

«Si, sarai qui anche nei giorni a venire.» mi accarezzò le gambe.

«Sempre. Vorrei stare accanto a te per sempre.» sussurrai baciandogli l'addome e continuando a scendere.

«Hope che stai combinando?» chiese con respiro leggermente accelerato.

«Ti faccio tornare la voglia.» sussurrai mentre gli baciavo la parte più bassa dell'addome arrivando ai boxer. «Anche se mi sembra che stia già funzionando!»

«Oh mio Dio! Mark ci ucciderebbe!» puntò gli occhi verdi su di me con il fiato corto.

«Chi se ne importa di Mark! Lo dici sempre anche tu.» dissi maliziosa mentre gli abbassavo gli indumenti prima di iniziare ad occuparmi di lui.

«Dio misericordioso!» voltò la testa all'indietro cominciando a perdere il controllo.

Risalii poco dopo su di lui, scivolando sul suo torace con le labbra e accarezzandolo con le dita fino ad essere di fronte al suo viso. «Ti avevo detto che ti avrei fatto tornare la voglia.»

«Questo è giocare sporco, Hope!» mi afferrò per i fianchi per portarmi sotto di sé. Avevo decisamente stuzzicato il cane che dormiva ed ora era intenzionato a completare l'opera. «Spero che i vicini non si impressionino perché ho intenzione di farti urlare parecchio piccola mia!»

«Chi se ne importa dei vicini.» dissi passandogli le mani tra i capelli. «Puoi farmi quello che vuoi!» dissi attorcigliando le gambe attorno ai suoi fianchi. «Appartengo a te, sono tua e di nessun altro, Luke!»

Mi prese con foga, era troppo frustrato e nervoso e aveva bisogno di me, aveva bisogno di sentirmi sua, reale e tangibile, viva tra le sue braccia. Si mosse con forza, senza trattenersi, alternando ansiti e versi al mio nome ed alla declamazione dei suoi sentimenti.

Ed io ricambiai con tutta me stessa seguendo il suo stesso ritmo e le sue stesse emozioni, ricambiando con tutta me stessa, sussurrando e ansimando il suo nome tra un bacio e l'altro, graffiandogli la schiena e accarezzandogli i fianchi. Mi persi tra gemiti mentre lui mi faceva letteralmente impazzire in maniera diversa dal solito. Percepivo tutte le sue emozioni e sensazioni in quell'atto intimo che ci legava ogni volta di più.

Mi lasciò sconvolta ed ansimante per poi attirami tra le sue braccia con maggiore tenerezza, per farmi addormentare. Crollai in poco, completamente rilassata e rassicurata dalla sua presenza e vicinanza.

Durante la notte poi mi svegliai di soprassalto e mi resi conto che non era a letto accanto a me.

«Luke?» Lo chiamai guardandomi attorno spaventata.

«Ti ho svegliata, scusa.» rientrò in stanza proprio in quel momento.

Mi rilassai subito, sospirando. «Tranquillo, mi sono solo allarmata a non vederti!» dissi sistemandomi i capelli.

Aveva il cellulare tra le mani. «Era arrivata una telefonata, non volevo disturbarti.»

«A quest'ora? Cosa succede?» chiesi con voce impastata dal sonno e dalla sveglia non troppo calma.

«Un'emergenza a lavoro, ma ho detto di chiamare qualcun altro.» tornò verso il letto dandomi un bacio sulla fronte.

Gli accarezzai il volto prima di sdraiarmi a letto. «Vieni.» mormorai attirandolo a me. «Sento la tua mancanza.»

Mi abbracciò baciandomi il collo. «Non vado da nessuna parte.»

Mi strinsi a lui sospirando felice mentre riprendevo ad addormentarmi. Il mattino dopo andò via presto lasciandomi a casa da sola praticamente tutto il giorno e stranamente anche i ragazzi erano piuttosto silenziosi, non rispondevano a messaggi e chiamate.

Ero preoccupata e in ansia. La situazione non mi piaceva per niente. Rimasi in casa e sistemai un po' gli interni, mi misi persino a disegnare e pitturare prima di mettermi a lavorare sul mio pezzo e provarlo. Ma ero nervosa e in ansia per l'assenza dei ragazzi e di Luke in particolare.

Era tardissimo quando Luke rincasò con i ragazzi a seguito. Era a dir poco furioso.

«Luke fermati!» Matt cercava di trattenerlo mentre avanzava verso di me.

«Ragiona non ha senso, non capirebbe.» anche Joan cercava di frapporsi tra me e lui.

«Non resterò qui fermo ad aspettare che quello stronzo la venga a prendere!» Luke era davvero agitato.

«Che cosa succede?» Domandai allarmata indietreggiando.

«Devi sapere come stanno le cose!» Luke era sconvolto!

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro