Capitolo 29: Decisione

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Arthemis - Lindsey Stirling

Non resistetti a lungo in casa, anzi, le parole della nipote del Capo villaggio mi avevano resa irrequieta.

Non potevo fare a meno di pensare a quanto la ragazza mi avesse riferito e alla sensazione che essa stessa nutrisse dell'interesse per il demone grigio. Avevo avuto una sorta di fastidio nei suoi confronti sin dal primo momento. La sua bellezza così particolare mi dava ai nervi, quell'eleganza e il fascino indiano mi avevano da subito indispettito. Sentirle dichiarare sfacciatamente, sebbene velatamente, che fosse attratta da Low mi aveva fatta sragionare.

Lui era in ritardo: poteva averla incrociata lungo il tragitto, lei poteva avergli palesato il suo interesse come aveva fatto con me. Lo avevo rifiutato così tante volte che avrebbe avuto tutte le ragioni per farsi consolare da quella ragazza, ma quel pensiero proprio non riuscivo a digerirlo.

Uscii dalla casa con una sensazione spiacevole nel petto, iniziando a cercarlo.

Me lo trovai davanti praticamente dopo pochi svincoli. Mi osservò con un sopracciglio alzato e tenendo in mano il cestino con la cena, stupito nel vedermi così agitata e fuori casa senza percepire nessun pericolo nei paraggi.

«Dove stai andando così di corsa?» Mi chiese curioso, più che allarmato.

«Io...niente, tranquillo, ho visto che non arrivavi...» Farfugliai, scuotendo il capo.

Mi sentivo una sciocca ad essere andata a cercarlo, non avevo alcun diritto di dirgli con chi potesse o meno spassarsela il Dio del peccato, però l'immagine di loro due mi stava dando i tormenti. Si era insinuata dentro me come un qualcosa di viscido e adesso se ne stava arrotolata nello stomaco, serrandolo in una morsa. Onestamente mi era anche passata la fame.

«Sono andato a prendere da mangiare.» Me lo disse come se mi stesse ripetendo un'ovvietà di cui avrei dovuto essere ben consapevole.

Ci aveva messo decisamente troppo tempo per aver preso solo la cena, ma non potevo fargli il terzo grado. Non avevo nessun diritto.

Sorrisi, quindi, forzatamente, e tornai sui miei passi per raggiungere il nostro alloggio, fingendo di credere alla sua spiegazione, ma con la spiacevole sensazione che mi stesse nascondendo qualcosa. Gli diedi la schiena, per non renderlo partecipe di quello strano e immotivato malessere.

Fu silenzioso per tutto il tragitto e per tutto il tempo mi sentii i suoi occhi fissi addosso. Anche giunti in casa non parlò molto e altrettanto feci io. Non c'era nulla che potessi dirgli che mi avrebbe fatto sentire meglio, tutt'al più, avremmo finito con il litigare di nuovo e non ne avevo nessuna intenzione.

Mangiammo e spiluccai giusto qualcosa, guardando distrattamente fuori dalla finestra. Poi mi alzai per iniziare a mettere via e pulire tutto.

Low mi aveva osservata per tutto il tempo e quando mi vide alzarmi senza aver mangiato molto sospirò. «Si può sapere che ti prende?»

«Nulla, sono solo stanca!» Risposi senza guardarlo. «Credo che andrò a letto!»

«Hope» mi richiamò, alzandosi per avvicinarsi a me. «Non prendermi per un idiota.»

«Non ti prendo per un idiota» risposi, voltandomi verso di lui per poi sospirare. «Non c'è niente, mi passerà, lascia stare. Non è una cosa importante.»

«Cosa ti passerà?» Non capiva e questo era per lui decisamente frustrante.

«Nulla, piuttosto, quando hai deciso di andare via da questo posto? Quando ce ne andremo?»

Improvvisamente l'idea di rimanerne lì non mi piaceva più così tanto. Volevo mettere quanta più distanza possibile tra lui e Kaya, come se questo potesse bastare per tenerlo al mio fianco.

«Un paio di giorni, credo.» Iniziò ad aiutarmi. «Non hai mangiato quasi niente.»

«Non avevo fame.»

Ma perché diavolo dovevo sentirmi gelosa di lui? Stavo con Luke, non con Low. Perché avevo provato tanta irritazione e nervosismo alle parole di quell'indiana? Perché mi dava fastidio l'idea che stesse con qualcun'altra?

Mi afferrò per il braccio, iniziando a essere indispettito dal mio atteggiamento.

«La smetti di fare così? Perché ce l'hai con me? Ho fatto quello che volevi, non ti ho toccata e non mi sono avvicinato, proprio come volevi tu.» Sembrava davvero dubbioso.

«Non ce l'ho con te!» Sbottai, voltandomi a guardarlo. «Ma con me stessa perché sono...» Sospirai scuotendo il capo e distogliendo lo sguardo dal suo. «Perché quello che penso e provo non va bene. Perché è tutto sbagliato.»

«Continuo a non seguirti. Cosa è sbagliato?» Era curioso e perplesso al tempo stesso: mi aveva lasciata in condizioni emotive e psicologiche mediamente normali e adesso sembravo una squilibrata e non riusciva a capire cosa fosse accaduto nel frangente.

Sospirai, sembravo una ragazzetta isterica e me ne rendevo conto. Un po' come quelle "Hope" tanto denigrate nei racconti "Harry Style", presenti sulle piattaforme on line dove chiunque potesse esprimere la propria arte in temi letterari. E pensare che porto persino quel nome, maledetto mio padre e le sue scelte! Non ne aveva fatta una giusta nella vita!

«Senti, è arrivata qui la nipote del Capo villaggio. Mi ha chiesto se fossimo davvero marito e moglie, perché ci sono donne interessate a te e uomini interessati a me e che potremmo avere dei corteggiatori. Era nervosa e agitata e ha detto che veniva come ambasciatrice.» Spiegai tutto d'un fiato. «Tu poi ci hai messo tanto...» Incrociai le braccia al petto, scuotendo il capo. Mi rifiutavo di concludere la frase, mettendolo al corrente di ciò che stessi insinuando. «Non capisco perché mi debba dare fastidio. Sei libero di fare quello che vuoi! Ma lei mi ha innervosita.»

Mi lasciò andare. «Ti ha dato fastidio? Perché?» Sembrava più confuso di prima dalla mia rivelazione, era piuttosto evidente che non se lo aspettasse.

«Non lo so... Forse perché sono più egoista e possessiva di quanto creda.» valutai, guardando verso la finestra. «Ma non ho nessun diritto. Ti ho persino rifiutato più volte. Se tu volessi andare con un'altra non potrei dire nulla, né provare nulla.» Tralasciando poi il fatto che stessi ancora con Luke.

«Era al lago poco fa, ho sentito la sua presenza, ci stava osservando.» disse duro, come se quella conversazione lo stesse oltremodo infastidendo. «Adesso viene qui a dirti quelle cose... ora capisco, deve aver notato che facevamo il bagno in punti diversi del lago.» E scommettevo che non le fossero sfuggiti neanche i suoi pettorali e la schiena tatuata. «Davvero non diresti e non proveresti nulla?» mi chiese serio, quasi stesse valutando le mie intenzioni di fare scenate improvvise.

«Che diritto avrei di dirti di non farlo?» Domandai, alzando lo sguardo su di lui.

«Quindi se adesso esco da quella porta e vado da lei, per te va bene?» A quelle parole il fastidio mi stritolò lo stomaco e dovetti mordermi il labbro per non sbottare.

«Perché chiedermelo? Che importanza avrebbe se mi desse fastidio o meno.» Insistetti, sospirando e alzando le braccia stancamente.

«Ha importanza, per me.» Mi rispose lui, duro.

«Mi darebbe fastidio. Non vorrei che andassi da lei, ma non ti fermerei.» conclusi ferma, incrociando le braccia e distogliendo lo sguardo.

«Ah no? Quindi lo accetteresti?» Non sembrava contento. «Sono stato dal Capotribù, se vuoi saperlo, a dirgli che avevo fatto dei danni alla casa, prima che lo scoprisse da solo. L'ospitalità indiana ha un limite e se dovessimo oltrepassarlo non saremmo più i benvenuti nel loro territorio.» mi spiegò, tornandosene poi a sedersi al tavolo, infastidito.

«Non sei mio marito, puoi fare quello che vuoi, ma il pensiero che tu vada con un'altra mi fa stare male.» Ammisi fissandolo e scuotendo il capo. «Non ho assolutamente detto che mi andrebbe bene. Ho detto che se volessi farlo non di ti direi di non andare, ma probabilmente non ci dormirei la notte sapendo che la stai passando con un'altra.» Dissi sincera, irrigidendo i tratti del viso. «Spero tu sia contento adesso.»

«Perché dovrei esserlo?» chiese serio. «Perché non dovrei andare dall'indiana e farmela appena la trovo? È inutile darmi il permesso e poi mettere il muso. Sono il Dio del peccato, abbi il coraggio di prenderti la responsabilità di ciò che vuoi e desideri. Se vuoi che non vada il minimo che tu possa fare è dirlo apertamente, invece di fingere di darmi il permesso e poi farmi una scenata.» Neanche mi guardava, era profondamente stizzito per quello che gli avevo detto.

«Niente! Non hai niente che te lo impedisca proprio perché sei il Dio del peccato.» Risposi stizzita a mia volta. «Sei libero di fare quello che vuoi, Low. Perché mi fai una domanda simile? Cosa cambia per te che io ti dica o meno che non vorrei che andassi a letto con altre?»

Poi la mia espressione si indurii per un attimo pensando a quello che aveva appena detto. "Il Dio del peccato."

Distolsi lo sguardo, accompagnata da una risatina sarcastica. «Che stupida... Sono davvero una stupida!» osservai tra me e me, voltandomi e dandogli le spalle. «Se vuoi andare da lei, vai da lei. Non peccherò d'ira perché sono gelosa. Ma almeno adesso molte cose mi sono improvvisamente più chiare.»

Si alzò quanto mai inferocito e mi afferrò per le spalle sbattendomi contro il muro. «Molte cose ti sono chiare?!» Mi sibilò in faccia. «Cosa ti è chiaro? Si può sapere cosa vuoi da me? Mi sono fatto avanti e mi hai rifiutato, non fai altro che parlarmi di Luke e di quanto tu voglia tornare da lui e ora mi vieni a cercare come una furia e mi tratti uno straccio perché ti sei resa conto che ci sono donne che potrebbero avere interesse per me?» Serrò le dita sulle mie spalle, tenendomi immobilizzata e facendomi quasi male. «Non te ne importa un accidente di me, mi stai solo usando per tornare da Luke, quindi dimmelo: perché non dovrei andare da un'altra, cos'hai tu da offrirmi?»

Rimasi per un attimo interdetta dalla sua reazione, non aspettandomela affatto, sbiancando lievemente nel vederlo tanto alterato.

«E tu per cosa mi stai usando? Sapevo fin dall'inizio che dovevi farmi peccare e poi uccidermi. Chi mi dice che ogni cosa che fai non sia per quello? Persino adesso. Perché dovrei pensare che ti importi davvero qualcosa di me?» Dissi con rabbia a mia volta. «Io mi sono illusa...lo hai appena detto tu stesso, sei il Dio del peccato.» Ribattei con il fiato corto. «Mi devi uccidere, Low, questo è il tuo scopo, non venire a farmi la morale adesso!»

«Sì, sono il Dio del peccato e non accetto chi non ha il coraggio di essere onesto riguardo se stesso e a ciò che vuole.» Lasciò la presa su di me. «Il tuo problema non è che non ti fidi di me o delle mie intenzioni. Sono sempre stato onesto nei tuoi confronti, ho sempre provato ad aiutarti. Non c'è altro che io possa fare per convincerti a fidarti. Il tuo problema è che io non sono Luke.» Si staccò definitivamente da me. «Hai ragione, non sono lui, ma non ti preoccupare, tra non molto non dovrai più sopportare la mia presenza.» Si voltò diretto alla porta.

«Io voglio te!» Dissi senza neanche pensarci con un tono di voce più stridulo di quanto avessi voluto. «Non voglio condividerti con un'altra. Non voglio nemmeno pensarti con un'altra. Sono gelosa, egoista e possessiva e me ne sono resta conto quando mi sono trovata di fronte lei. Mi sono affezionata a te, nonostante le uniche persone che fossero state importanti nella mia vita continuassero a dirmi che sei un mostro e che dovevo starti lontana.» Continuai avvicinandomi a lui. «Mi è sempre stato difficile dirti di no, sempre di più ogni volta che ti avvicinavi a me. E non è solo Luke che mi frena, ma quello che verrebbe dopo.»

Si fermò ascoltando le mie parole, ma senza voltarsi. «Quello che verrebbe dopo?»

«Già. Se venissi a letto con te, cosa succederebbe dopo? Avrei tradito Luke e per questo le mie ali si scurirebbero. Mi dovresti uccidere, no? È questa la tua missione.» Dissi con la voce che iniziava a incrinarsi. «Perché credi che io stia cercando di vivermi ogni istante con te? Se davvero avessi in testa solo Luke, perché non mi sto disperando per lui, cercando un modo per raggiungerlo al più presto? Invece sto perdendo tempo con te, ridendo, scherzando, dormendo assieme a te.» Strinsi le labbra, chinando il capo. «Per questo ti ho chiesto se fa male, se ci saremmo rivisti dopo che fossi scesa all'Inferno. Senza contare che poi lì tornerei ad essere da sola.»

Si voltò a osservarmi e la sua espressione sembrava completamente diversa da quella del ragazzo che fino a pochi minuti prima mi teneva al muro. «Io... non lo so.» Ammise, usando un tono di voce più calmo e comprensivo. «Ma troverò una soluzione, è già da un po' che ci sto pensando su.»

Lo guardai incerta, inarcando un sopracciglio. «Non vuoi più uccidermi?»

«Ho cambiato idea quando ti ho sentita suonare durante le prove al conservatorio, ma pensavo che tu volessi andare a controllare di persona se Luke fosse vivo e, anche se non sono d'accordo, lo avrei fatto lo stesso, se me lo avessi chiesto.» Mi guardò fisso negli occhi. «Ma non posso negare di aver pensato a un'alternativa, nel caso fossi riuscito a farti cambiare idea nel frattempo. So che non avrei dovuto sperare, ma l'ho fatto senza volerlo.»

Mi avvicinai a lui, sospirando. «Quale sarebbe l'altra alternativa?» chiesi, tenendogli gli occhi addosso. «Andresti tu a controllare se Luke fosse vivo?» Poi avrei dovuto fidarmi della sua parola, ma probabilmente sarei rimasta con il dubbio che mi avesse mentito.

«Posso entrare e uscire dall'Inferno a mio piacimento, potrei discendere e controllare» confermò.

«Quindi adesso se ti chiedessi di verificare se Luke è vivo, lo faresti o no?» Insistetti, serrando le labbra.

«Se scoprissi che è vivo?» mi chiese. «Cosa faresti?» avevo il sospetto che volesse sapere se lo avessi lasciato per tornare da lui.

«Vorrei salvarlo, lo sai. Luke è sempre stato con me, sai quello che provo per lui. Se davvero è morto devo saperlo o continuerei a vivere con questo dubbio per tutto il tempo che mi resta da vivere.» Dissi seria, sostenendo il suo sguardo. «Lui farebbe lo stesso per me. Glielo devo, anche se poi dovesse odiarmi.»

«Non è così semplice.» Espirò lui sconfortato, tornando a sedersi.

Lo imitai, senza staccargli gli occhi di dosso. «Che vuoi dire?»

«Non posso scendere all'Inferno e lasciarti da sola. C'è troppa gente che ci cerca.» Concluse piatto.

«Non sono abbastanza al sicuro qui? C'è il rischio che anche tu non possa tornare indietro?»

A quel pensiero mi si bloccò di nuovo la voce e iniziai a sentir crescere la preoccupazione.

«Io non sono nato angelo.» Mi spiegò. «Ero un essere umano una volta, un pirata, feccia che solcava i mari aspettando il giorno in cui mi avrebbero appeso per il collo. Ho fatto un patto con la regina oscura, il giorno della mia morte prematura, per salvare la mia anima e quelle del mio equipaggio.» Confessò abbassando la testa.

Rimasi in silenzio, osservandolo, come a intimargli di continuare. Avevo paura che se avessi parlato avrebbe smesso di dirmi ciò che aveva iniziato a spiegare.

«Ho accettato di consegnarne altre anime in cambio delle nostre: mille per ciascuno dei miei uomini o cento Nephilim. Sono settecento anni che li caccio e ho già riscattato tutto il mio equipaggio, tu sei l'ultima.»

Ascoltai la spiegazione distogliendo lo sguardo per qualche istante prima di tornare su Low. Non era facile per lui dirmelo. «Quindi io sarei l'anima che ti manca per tornare a riavere la tua vita.» Conclusi per lui in tono basso.

«Sì. Posso anche prendere le mille anime di peccatori e risparmiare la tua, ci metterei più tempo ma ce la farei lo stesso, non è questo il punto.» Tornò a sollevare il viso per guardarmi. «Il problema è Kora!»

«La regina dell'Inferno. Vuole uccidermi, giusto?» domandai schietta, spostandomi più vicino a lui.

«Dice di rispettare i patti ma io non le credo. Sta tramando qualcosa, ne sono sicuro. Non vuole sciogliermi dagli accordi, farà di tutto per farti cancellare in modo che io non possa ucciderti e liberarmi.» Si stava confidando, voleva che capissi i reali pericoli che correvo e che ruolo aveva lui in tutta la faccenda.

«E temi che scendendo all'Inferno lei possa raggiungermi in qualche modo e farmi del male, sfruttando la tua assenza.» Valutai, inclinando il capo di lato. «Non capisco. Vuoi proteggermi da lei per poter essere tu a uccidermi ed essere libero o mi stai proteggendo perché ci tieni?»

«Non posso ucciderti, a meno che tu non voglia tornare da Luke e lasciarmi. Se ti uccido non potrò vederti mai più: tu diventerai una caduta e io tornerò a essere un mortale, ma almeno saresti salva. Se invece non lo faccio rischi di essere cancellata.» Era combattuto sul da farsi.

Adesso era tutto più chiaro. Sospirai, chinando il capo e poggiandomi al tavolo.

«Io desidero andare da Luke e salvarlo, non solo per quello che provo ma anche perché glielo devo. Mi ha protetto fin da quando ero piccola ed è stata la persona che mi è stata vicina più di ogni altro.» Tornai poi di nuovo a guardarlo «Ma mi dispiacerebbe non poterti più vedere, però... non capisco cosa tu voglia davvero. Se ciò che desideri è tornare a essere mortale allora io sono l'unica cosa che ti separa dall'esaudire il tuo desiderio?»

Non potevo fare a meno di pensare a quando avevamo deciso di dormire all'aperto e lui mi aveva confidato di voler vivere un'ultima vita mortale e poi morire. Mi aveva fatto capire più volte quanto per lui fosse diventata opprimente l'immortalità e lo avevo percepito fortemente anche durante gli allenamenti. Avrebbe avuto molto più senso corrompermi e uccidermi, in modo da poter riacquistare la sua libertà perduta. Allora perché adesso mi stava dicendo il contrario? E perché ero sicura del fatto che non mi stesse mentendo?

«Tornare mortale era tutto quello che volevo, desideravo che la mia vita finisse. Poi ho conosciuto te e adesso mi sembra di avere di nuovo un motivo per vivere.» Fissò gli occhi nei miei, dando voce ai miei pensieri e rispondendo ai miei dubbi.

Sospirai di fronte a quelle parole, scuotendo la testa. «Per questo ci sei rimasto male quando ti ho detto che potevi andare da lei.» razionalizzai, guardandolo, incerta se avvicinarmi o meno a lui. Non sapevo che reazione avrebbe potuto avere.

Non mi rispose, ma furono i suoi occhi cinerei a confermarmi che avessi colpito il segno.

Sospirai per l'ennesima volta, avvicinandomi per abbracciarlo con trasporto. Non c'era nient'altro che potessi dire o fare per fargli capire quanto in realtà le sue parole mi avessero toccata nel profondo. Solo quello. Sentirsi considerati l'unico motivo per continuare a vivere era meraviglioso quanto distruttivo. Soprattutto quando hai anche un'altra persona importante con cui fare i conti, forse viva e costretta all'Inferno a subire chissà quali tormenti, preda del dubbio e della paura per me, sentendosi impotente nel non potermi stare vicino e aiutarmi.

Ma Low mi aveva decisamente sconvolta entrando nella mia vita, mettendo in dubbio i miei sentimenti per il mio angelo custode e ciò che davvero volessi. Da quando lo avevo incontrato non riuscivo a fare a meno di chiedermi quanto i miei desideri fossero reali, quanto di vero ci fosse nei sentimenti che provavo per Luke e i ragazzi. Avevano veicolato tutta la mia vita per fare in modo da legarmi a loro e da un po' di tempo avevo iniziato a chiedermi se le cose non sarebbero potute andare diversamente, se fossi stata davvero libera di fare le mie scelte. Avrei comunque finito con il legarmi a loro? Mi sarei innamorata lo stesso di Luke? Quelle domande restavano senza risposta ma mi avevano spinta sempre più verso il mietitore, tra le sue braccia, facendomi rendere conto di quanto lui avesse iniziato a tenere a me e io a lui.

Inoltre lui non mi aveva mai imposto quella vita. Low mi aveva dato una libertà di scelta che con gli altri non avevo mai avuto.

Tutte le mie decisioni, così come quelle di chi mi stava attorno, erano state veicolate da quattro angeli, evitando che mi legassi ad altri che non fossero loro e crescendomi secondo quello che ritenevano giusto. Persino i valori che possedevo mi erano stati inculcati e, adesso che ne ero a conoscenza, non riuscivo più a capire chi fossi davvero.

Il mietitore, invece, non mi aveva mai imposto nulla, mi aveva solo aiutata e appoggiata quando ne avevo avuto bisogno. Con lui mi era concesso scegliere. Un lusso che, mi accorsi, non avevo mai realmente avuto.

Mi strinse a sua volta, strofinando il viso sulla mia spalla. «Troverò una soluzione a tutto.» Mi promise.

«Non voglio farti soffrire, Low!» sussurrai, scivolando con il volto accanto al suo e stringendo le dita sulla sua maglietta. «Voglio solo farti stare bene!»

Restò lì fermo, limitandosi a stringermi, non voleva crearmi disagio, cercava di rispettare tutti i dubbi che fino a quel momento avevo dimostrato.

«Ti avevo promesso di suonare per te stasera, lascia che suoni per te!»

«Va bene. Suona per me, Hope.» Mi sciolse dall'abbraccio, anche se a malincuore.

Andai a prendere il violino e tornai nella stanza. «Sicuro che non ci saranno problemi per gli abitanti del villaggio che mi sentiranno?» domandai osservandolo. «Volevo essere libera di mostrare le ali.» La loro presenza avrebbe amplificato il mio dono, riuscendo a raggiungere anche la parte più profonda della sua anima, come era accaduto durante gli allenamenti nel bosco. Volevo toccarla di nuovo, accarezzare quel dolore che nascondeva dentro di sé e tenere accesa quella fiammella di speranza, proteggerla da tutta quell'oscurità che lo circondava, nutrirla con la mia luce.

«Non importa chi possa sentirti, Hope. Suona per me indossando le tue ali.» Mi sorrise, mettendosi comodo su una delle poltrone.

Poggiai il violino sotto il mento e socchiusi gli occhi per trovare la concentrazione iniziale.

Iniziai a suonare, cercando, man mano che muovevo l'archetto e le dita sulle corde, di lasciarmi alle spalle ciò che mi tratteneva, materializzando le ali alle mie spalle, appena socchiuse e ancora perfettamente bianche e immacolate.

La musica partiva lenta, quasi dolce, mentre come al solito passeggiavo e mi muovevo per la stanza, guidata dalla melodia che stavo creando e lasciandomi trasportare da essa.

Come sempre accadeva, la musica che mi portò uno stato di euforia che mi consentii di distaccarmi completamente da ciò che mi circondava, lasciando che le mie emozioni si mescolassero e si aprissero un varco verso l'essenza corrotta di Low.

Lui ascoltò la mia esibizione e con essa la mia anima, come aveva fatto già tante volte.

Continuai a suonare, ridendo e sorridendo, piangendo e soffrendo in altre parti della composizione che parlava di me.

Quando finii non sapevo neppure quanto fosse passato, ero solo esausta e stanchissima, con le ali appena abbassate e lo sguardo rivolto unicamente al mio spettatore.

Mi aveva ascoltata attentamente senza muoversi. Anche adesso che avevo terminato mi teneva gli occhi incollati addosso.

Avevo suonato molte volte per gli altri, finendo con l'influenzare le loro emozioni ed essendolo a mia volta, ma mai avevo provato volontariamente a toccare un'anima con la mia, a danzarci, ad accarezzarla, a connetterla. Era la prima volta che facevo l'amore con qualcuno in quel modo, non l'avevo mai fatto neanche con Luke e forse mi sarei dovuta sentire più in colpa per questo che per quello che sarebbe venuto dopo. Tuttavia, mi sembrava una cosa troppo pura per dovermene pentire.

Quello che avevamo appena fatto con le nostre anime mi aveva lasciata accaldata e senza fiato e con una strana sensazione di calore dentro. Incredibile come quella minuscola fiammella che bruciava ostinatamente dentro di lui fosse riuscita a scaldarmi il cuore così tanto.

Si alzò dalla sedia, senza una parola e si diresse verso di me. Mi passò una mano dietro alla nuca e mi baciò intensamente.

Fu una fortuna che non lasciassi cadere il violino e l'archetto, mentre lo baciai a mia volta con lo stesso trasporto. Il pensiero di Luke in quel momento si dissolse del tutto, mentre Low mi baciava con disperazione, accarezzandomi le ali e stringendomi a sé.

Lasciai cadere il violino sul tavolo, così da avere le mani di nuovo libere per poterlo toccare, ricambiando il suo bacio con altrettanta voracità. Le mie mani scivolarono su di lui in carezze ben più audaci del solito, spostandosi lungo i suoi fianchi e dietro la schiena.

Non mi trattenni, non più. Non ci sarei più riuscita neanche volendo. Iniziai a indietreggiare, portandolo con me nella mia stanza da letto, pur restando ancorata a lui e con la testa completamente offuscata in mille pensieri

Si lasciò trascinare, riprendendo a baciarmi appena giungemmo in camera. Cercava ancora di frenarsi, temendo potessi fermarlo di nuovo.

«Non trattenerti!» Sussurrai sulle sue labbra, prima di spostarmi, fissandolo. Lo avevo sempre rifiutato, ora aveva paura che potessi cambiare idea e respingerlo ancora. Capivo perfettamente che non avrebbe accettato un altro no da parte mia, non dopo quello che mi aveva detto e che mi aveva fatto capire, non dopo quello che era appena accaduto tra noi. «Non ti dirò ancora di no. Non stavolta, Low!» mormorai, lasciandogli un bacio leggero sulle labbra. «Questa notte voglio passarla con te, senza pensare a nient'altro.»

«Non devi stare con me solo per farmi contento.» Si fermò, osservandomi e accarezzandomi la nuca con la mano tatuata.

«Lo faccio perché lo voglio» sussurrai sulle sue labbra, prima di tornare a baciarlo passandogli le mani sul petto e l'addome, fino al bordo della maglietta che lui si tolse rapidamente.

Era fomentato dal desiderio quanto lo ero io, desideroso di ciò che anelava da troppo tempo e che io gli avevo sempre negato.

In fretta e furia ci spogliammo a vicenda, bramando entrambi di poter sentire i nostri corpi a contatto, in una sete febbrile che ambiva solo ad essere dissetata.

Mi ritrovai distesa sul letto, con le ali scomposte e lui che incombeva sopra di me, lasciando apparire le sue, nere come la notte. Voleva ricambiarmi il favore e rivelare l'angelo che si nascondeva in lui.

Non riuscii a non tremare e fremere mentre mi accarezzava, impossibilitata a staccargli gli occhi di dosso. Vederlo chino su di me, intento a sfiorarmi, con quelle meravigliose e gigantesche ali nere dietro di sé era qualcosa di indescrivibile e di terribilmente affascinante, al punto che sentii l'irrefrenabile bisogno di toccarle. Tesi la mano e le sfiorai con la punta delle dite, erano calde e morbide e riuscivo a percepire la muscolatura sotto le soffici piume. Erano molto più solide e resistenti di quanto apparissero, ma ciò nonostante temevo quasi di poterle rovinare se non avessi prestato attenzione.

Non avevo molta esperienza in quello che stavamo facendo, troppo poca a confronto di tutti gli anni che aveva lui, ma ormai ero completamente in preda al mio libero istinto e non ragionavo.

La mia mente agiva da sola, come il mio corpo, senza che io gli dicessi cosa fare, quasi fossi abituata a lui, quasi come se lo conoscessi da sempre, quasi come fosse stato Luke, anche se lui in quel momento era distante dalla mia mente, dai miei ricordi e soprattutto dalla mia coscienza.

Si premette contro di me, tenendomi piegata una delle gambe, voleva farmi sentire fisicamente quanto mi stesse desiderando. Era stato il mio peccato e la mia tentazione sin dal primo momento e dopo tanta resistenza, finalmente adesso potevo cedere.

Si chinò di nuovo su di me per baciarmi insinuandosi tra le mie gambe. Fissò gli occhi nei miei per assicurarsi che non avessi ripensamenti, anche se non pensavo sarebbe comunque stato in grado di fermarsi, neanche volendolo e neppure io, a volerla dire proprio tutta.

Demoni, angeli, Paradiso e Inferno erano lontani in quel momento, esistevamo solamente noi due, il resto non aveva importanza.

Solo una voce lontana pungeva come un piccolo ago, cercando di riportarmi indietro, di fermare quello che stessi facendo, come un urlo trattenuto a stento che volesse avvisarmi che ne avrei pagato le conseguenze. Ma non m'importava, volevo renderlo felice e volevo che quella piccola luce di speranza che avevo visto tra i suoi sentimenti ed emozioni non si spegnesse per nessuna ragione.

Mi entrò dentro con un gemito, sospirando, appagato finalmente da un desiderio che con il tempo era solo aumentato. Mi toccava come se lo avesse fatto da sempre, come se mi conoscesse da tempi immemori muovendosi con intensità tanto da togliermi il fiato. Mi baciava e mordeva, mi possedeva per farmi sua, per sentirmi sua. Era come una musica assordante e penetrante che saliva tremendamente d'intensità e che dava vibrazioni fortissime, quasi fossero scosse elettriche.

Un'esperienza totalmente differente da quella avuta con Luke, anche se avrei fatto un tale confronto in un altro momento, non di certo in quello.

Non ci davamo tregua, tenendo un ritmo forsennato e senza mantenere una posizione unica. Imponeva se stesso su di me, ma al contempo lasciava che potessi prendermi libertà su di lui, con l'illusione di poter essere a suo pari.

Percepiva la mia fame di libertà, nata dalla consapevolezza di non aver mai potuto decidere niente per me stessa e per la mia vita, e la alimentava, facendomi salire di giri.

Sapeva di oscurità, di selvatico e di passione pura, una combinazione che non avevo mai provato o sentito ma che mi faceva sentire viva come non lo ero mai stata.

Lui era perfetto, in tutto, tanto da non sembrare umano. Era quasi come se stessi giacendo con un Dio per davvero. Un Dio capace di amare quanto soffrire.

Mi portò all'apice in poco tempo, troppo perfetto per resistergli. Low arrivò al limite subito dopo di me, come se si fosse trattenuto per aspettare che anche io fossi pronta.

Alla fine, si abbassò per baciarmi, spostandosi di lato e attirandomi tra le sue braccia.

In quell'istante mi strinsi a lui, con la mente che litigava con tutti i miei pensieri su ciò che avevo appena fatto, con il respiro veloce e irregolare. La mia coscienza si risvegliò, al posto della sensazione di benessere che solitamente mi avvolgeva dopo una simile esperienza, ricordandomi delle mie ali ancora aperte. L'istinto mi gridò allarme e senza pensarci le richiusi. Non sapevo se avessero cambiato colore o meno, non volevo neppure vederle. L'unica cosa che mi interessava in quel momento era stare lì, con lui, sul suo petto, ancora con il fiato corto. Non volevo pensare a Luke e quello che da quel momento sarebbe cambiato e quali implicazioni ci sarebbero state. Lo avrei salvato, come lui aveva fatto con me, ma quella era la mia vita e, per quanto breve fosse destinata ad essere, io avevo il diritto di scegliere per me stessa e io, dal momento in cui Kaya era entrata nella nostra capanna, avevo scelto Low.

Lo abbracciai, stringendomi a lui e affondando il volto contro la sua spalla mentre lui mi diede un bacio sulla fronte con un sospiro, accarezzandomi.

«Non immaginavo che la serata sarebbe andata così. Insomma ho dovuto fare il bagno dall'altro lato del lago. Di certo non immaginavo questa svolta.» osservò ghignando.

Gli accarezzai il fianco e cercai di allontanare i pensieri cupi che mi attanagliavano. «Domani potremmo farlo assieme, no?» Domandai, alzando lo sguardo su di lui.

Non volevo pensare, sentimi in colpa, fare i conti con la consapevolezza che quello che avevo fatto mi avrebbe portato solo problemi. Che mi avrebbe allontanato per sempre da Luke. L'uomo che avevo detto di amare fino a quel momento.

«Un modo per salutare degnamente questo posto.» Rispose Low, distraendomi da quei pensieri. Mi spostò una ciocca dietro l'orecchio. «Dopodomani potremmo partire e lasciare la riserva.»

«Va bene. Un ultimo giorno qui e poi ci allontaneremo.» dissi annuendo. «Dove vuoi portarmi?»

«A Salem.» rispose con un sospiro, tenendo gli occhi fissi sul soffitto.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro