Capitolo 44: Arresto

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Avvolsi la frusta attorno al braccio tornando ad avvicinarmi a lei.

«Dichiara la tua innocenza, se ne hai il coraggio» sibilai, togliendole la fascia di cuoio.

Mi guardò solo per un attimo, confusa, prima di perdere conoscenza. Tra le ferite e i dolori al fianco e la schiena, per lei, così piccola e fragile, era stato troppo.

L'inquisitore ghignò soddisfatto, dal suo punto di vista era stata punita per il suo rifiuto e sfregiata com'era non serviva più a niente, non restava che bruciarla; tuttavia il popolo appariva confuso dall'esito senza riuscire a capire se il demonio l'avesse lasciata o meno.

«Portatemi una croce» tuonai. «Nessun diavolo, figlio di Satana o suo sottoposto sopporta il contatto della vera fede, non può che sottomettersi dinnanzi a chi possiede la vera forza di Dio!» esclamai con fervore, guardando poi Rose e infine il reverendo su cui mi soffermai. «Portatemi la vostra croce, reverendo; vedremo se queste donne si sono pentite davvero e il maligno è stato allontanato da loro.»

L'uomo mi obbedì tremante, scosso da quanto era appena accaduto e con le lacrime agli occhi. Non riusciva a guardare Sara, era profondamente turbato e probabilmente si stava chiedendo se fosse ancora viva.

«Vi conviene pregare, reverendo, per l'anima e la vita di questa povera sventurata» gli dissi cupo mentre mi passava accanto, lanciandogli un'occhiata, tornando infine a guardare le ragazze e avvicinandomi a loro.

Sollevai la croce di fronte ai loro occhi, almeno alle due vive, sconvolte e piangenti e totalmente terrorizzate da me e naturalmente non successe nulla. Poggiai la croce di metallo sul loro petto, fingendo di mormorare una inutilissima preghiera, e ovviamente non accadde nulla. Arrivai poi a Sara, afferrandola per la spalla e girandola di malo modo anche se era svenuta. Le afferrai i capelli guardandola in volto, ormai priva di sensi non si sarebbe accorta di nulla. Respirava ancora e in quel momento tanto mi bastava per andare avanti. Le poggiai per ultima la croce sul petto, nuovamente senza che il divino facesse la sua apparizione, così come il demonio che tanto dichiaravano fosse tra loro.

Feci due passi indietro, chinando il capo fingendomi esausto e stanco, come se e tutto ciò mi fosse costato fatica.

«Non c'è più» dissi a voce più bassa per poi voltarmi verso la folla. «Il maligno le ha lasciate. Non sono più sotto la sua influenza» dichiarai con voce decisa.

Il popolo sembrava soddisfatto, non c'era niente di meglio di una tortura che si era dimostrata persino efficace. Solo l'inquisitore, che era paonazzo di rabbia per l'esito di quella sceneggiata, si affrettò a salire sul palco chiazzato dal sangue di Sara, a passo di carica.

«Non potete lasciarvi imbrogliare da queste streghe» sbraitò. «È evidente che il maligno si è allontanato solo momentaneamente da loro, non sopportando la giustizia di Dio, ma non appena queste ferite guariranno tornerà più forte di prima a impossessarsi di loro. Le streghe vanno bruciate! Neghiamo a Satana un posto dove tornare!» Afferrò Sara per il bordo del vestito strappato, sollevandola leggermente e scuotendola. «Salviamo le loro anime con il fuoco prima che il diavolo torni a reclamarle per sè!» Stava incitando la folla al rogo usando il corpo inerme di quella sventurata, colpevole solo di essere stata scelta da quel verme viscido per dar sfogo alle proprie perversioni.

Strinsi la croce avanzando verso di lui e alzandola appena verso il suo viso. Doveva sembrare un movimento puramente istintivo, come monito per quello che stava facendo, pronto a riprenderlo per le sue azioni e parole che osavano contraddire le mie, ma in realtà era tutta una messa in scena. Se qualcuno avesse scrutato con attenzione la folla, avrebbe di certo notato che la pia e casta sorella Rose non fosse presente in quell'esatto momento alla somministrazione della mia giustizia.

Le possessioni demoniache venivano usate da millenni per forzare un po' gli eventi e, grazie alla runa che avevo inciso su Parris, l'inquisitore non si sarebbe accorto di chi stesse ospitando e fosse pronto a manipolarlo come un burattino nello stesso istante in cui lo avrei sfiorato con la croce del reverendo.

Ciò che avrebbero visto i presenti sarebbe stata la sua reazione di fronte alla croce cristiana, benedetta dal reverendo e in mano a un uomo di vera fede.

Nancy era stata piuttosto celere nel fare quanto avevamo concordato e appena lo sfiorai con la croce si portò la mano al petto, contorcendosi e serrando la presa su Sara.

Il popolo e il reverendo al mio fianco si irrigidirono e sgranarono gli occhi per la sorpresa.

Imitai la loro reazione, mostrandomi sbigottito a mia volta e facendo qualche passo indietro, lanciando poi un'occhiata al reverendo, come se non capissi cosa stesse succedendo.

Fingevo, ovviamente, gustandomi quegli attimi che erano solo il preludio di quello che sarebbe davvero accaduto.

Il reverendo fissava la scena con incredula immobilità, quasi inebetito dall'evolversi della situazione. «Il maligno...» mormorò.

L'inquisitore cercava di regolarizzare il respiro tenendosi la mano al petto, anche lui senza capire. Voltò lo sguardo verso Sara, ma lei era svenuta e non poteva essere un suo sortilegio.

«Maledetto impostore, avrei dovuto capirlo subito» ringhiai rabbioso, fingendo di tornare in me all'istante, pronto a combattere a spada tratta il messo di Satana in persona, ma non riuscii a evitare di sogghignare, sarcastico e minaccioso, mostrando apertamente la soddisfazione nell'essere riuscito a scovare il vero male di Salem.

«Di cosa state parlando?! È opera della strega, bisogna distruggerla prima che ci uccida tutti!» Si voltò di scatto verso Sara estraendo dalla tonaca un piccolo pugnale.

«Sara...» Il reverendo al mio fianco era in pena per la ragazza, ma non osava avvicinarsi, intimorito dal demonio e dall'arma che serrava tra le dita grassocce.

Rialzai la croce verso di lui e al contempo inasprì lo sguardo. Sapevo che Nancy non gli avrebbe permesso di infliggere quel colpo alla ragazza, ma in quel momento avrei preferito stringere il cuore di quel maiale tra le dita fino a farlo scoppiare. Dovevo controllarmi e cercare di restare lucido, avrei avuto in seguito il momento opportuno per vendicarmi di ogni cosa che aveva fatto a danno di Sara.

«Maledetto demone,» sibilai indignato a Parris «se credi che ti lascerò avvicinare a quest'anima pura per potertene nutrire dopo averla strappata dal suo corpo ti sbagli di grosso, verme strisciante!»

L'uomo si contorse ancora, cadendo in ginocchio, senza però lasciar andare il pugnale, anche se perse la stretta sulla ragazza.

«Non capite, è la strega, è un suo maleficio, io non c'entro» lamentò con voce rotta e sofferente.

Il popolo sembrava interdetto, poi qualcuno gridò e il panico si diffuse come una scrosciante pioggia.

«Il maligno!»

«Satana è in mezzo a noi!»

«Signore misericordioso, liberaci del male!»

«Il demonio si è travestito da inquisitore per far bruciare anime pure e incorruttibili!»

Con mia enorme soddisfazione gli tirai un violentissimo calcio in piena faccia, spaccandogli il naso e facendo uscire sangue a fiotti. A stento mi trattenni dall'usare la mia reale forza, per quanto iniziassi già a percepire la soddisfazione di aver finalmente vinto su quella specie di maiale che si contorceva di fronte a me.

«Lascia il pugnale, verme» m'imposi, pronto a colpirlo ancora se avesse provato a fare qualsiasi cosa. «Non hai nessun potere su di me, non hai idea di con chi tu abbia a che fare, maledetto mostro!»

Lui si portò la mano alla faccia, ma non si perse d'animo. Si voltò di scatto e, nonostante la poca agilità, si tirò su fiondandosi su Sara, con il coltello sguainato, nella speranza che la sua morte potesse rompere quello strano maleficio.

Nancy fu più lesta di lui, bloccando il suo tentativo dall'interno, tanto da farlo letteralmente urlare di dolore. Gli piantai la croce all'altezza della gola, impedendomi a stento di trapassarlo da parte a parte, limitandomi a bloccargli la trachea e soffocarlo. Non lo uccisi, non ancora; prima doveva provare tutto quello che aveva dovuto sopportare quella giovane innocente a causa sua.

L'inquisitore si accasciò a terra, contorcendosi per i dolori al petto e in cerca di aria, incapace di parlare. Qualcuno urlò e il resto del popolo ne seguì l'esempio, alla stregua di un gregge di pecore. Il reverendo si fece il segno della croce davanti a quello spettacolo e iniziò a mormorare delle preghiere, con la sciocca convinzione che qualcuno che non aveva mai mostrato il benché minimo interesse per loro potesse ascoltarle e intervenire.

Schiacciai la mano con la quale quel viscido verme stringeva il pugnale sotto la mia scarpa, fratturandogli due dita e tenendo la croce contro di lui.

«Sapevo che c'era un pesce enormemente più grosso che tirava i fili, ma non avrei creduto che poteste essere voi, Parris. Avete mandato così tante donne sul rogo quando voi siete il primo che meritate tutto questo» dissi spingendo la croce sulla sua trachea. «Non avrò pietà per voi, nessuna» sibilai accennando un ghigno sadico.

«Non corromperai più nessuna donna, Satana!»

«Non manderai più a morte ragazze devote al Signore che hanno rinnegato il maligno!»

«Bruciatelo!» urlava il popolo ormai fomentato, avendo dimenticato che fino a poco prima la loro sete di sangue si era riversate su ragazze innocenti.

«Hai condannato queste devote serve di Dio al rogo, volevi lei per accoppiartici come la bestia che sei, nonostante tu stesso l'avessi definita la concubina del diavolo» ringhiai aumentando la pressione del mio piede sulla sua mano, sentendo scricchiolare le sue ossa sotto la suola del mio stivale nonostante le sue urla di dolore. «Mentre lei è ancora casta e pura, volevi distruggere la sua luce per fecondarla con le tue tenebre.»

Alzai poi lo sguardo sulle guardie ammutolite che mi fissavano. «Guardie!» le chiamai a gran voce tornando a fissare l'ex inquisitore. «Avrai quello che meriti. Verrai processato di fronte a tutti ed elencheremo i tuoi crimini. Io stesso ti punirò per ciò che hai fatto e accenderò la pira che ti farà ardere in una lunga e dolorosa agonia.» Assottigliai lo sguardo riversando su di lui tutto l'odio che avevo covato nei suoi riguardi sin dal mio arrivo a Salem. «Spero solo che all'Inferno dal quale provieni tu abbia quello che ti meriti.»

E lo avrebbe avuto, eccome se lo avrebbe avuto.

«No!» urlò per il dolore e la frustrazione. «No!»

Le guardie dopo un primo momento in cui ci fissarono sbalorditi si decisero ad avvicinarsi, sebbene terrorizzati che quell'uomo potesse trasformarsi in qualcosa di peggiore da un momento all'altro e divorare le loro anime.

«Seguitemi» ordinai passandogli di fianco, mentre lui veniva portato via dalle guardie, rimanendo con esse almeno per fingere che con me vicino non avrebbero rischiato nulla.

Lanciai solo un'occhiata al reverendo e a Sara prima di procedere. «Portate le ragazze al sicuro, curatele e assicuratevi che stiano bene.»

Mi accorsi in quel momento quanto effettivamente ci tenessi che quella povera anima si riprendesse, nonostante ciò che le avevo fatto. Mi aveva detto di non darmi colpe per le mie azioni, ma faticavo a non farlo, nonostante mi sia sempre considerato un mostro.

Il reverendo fu sollevato nel veder portare via l'inquisitore, quanto nel liberare i polsi di Sara. Lo vidi prenderla tra le braccia sembrando, ai miei occhi, ancora più piccola e fragile, con la testa rivolta all'indietro e le braccia penzolanti nel vuoto.

Avrei pensato a quella ragazza in un secondo momento, visto che dovevo occuparmi di Parris. Non diedi neanche un'occhiata alle altre donne, che una volta slegate corsero ad abbracciare i propri familiari.

L'inquisitore era troppo dolorante per ribellarsi in maniera efficace alle guardie. Le ossa della mano fratturate, così come il naso, dovevano fargli un male terribile, per non parlare di tutto il resto. Lo trascinammo fino alle celle in cui venne sbattuto.

«Dobbiamo levargli tutto quanto» ordinai, prendendo uno dei miei coltelli. «Tenetelo fermo, potrebbe avere addosso pozioni o artefatti magici.»

«No! No! State commettendo un errore!» Si dibatteva come un'anguilla sudata, terrorizzato e per nulla dell'idea di lascarmi fare ciò che volessi, nonostante le guardie lo tenessero fermo.

«Certamente, l'errore che hanno commesso è stato quello di seguire le tue direttive, demone,» dissi iniziando a strappargli e tagliargli via i vestiti «ma avrai quello che meriti, pagherai per tutte le anime che hai fatto bruciare a nome del maligno; anime che non avevano colpe» spiegai mentre gli toglievo tutto, lasciando solo la tonaca da notte mezza strappata.

«Non capite, non sono io il maligno, sono solo una sua vittima! Questo è un incantesimo della strega, bruciatela, vi dico!» Cercava di dibattersi e far valere ancora le proprie ragioni, nonostante i suoi tentativi fossero ormai completamente inutili.

Lo presi per il collo scuotendo il capo. «Sapevi che lei era un'innocente, volevi che non arrivasse vergine all'esame con Rose e hai mandato loro per evitarlo» esclamai indicando le guardie imprigionate.

Mi voltai a guardarle, cupo in volto. «E sono certo che ammetteranno questo tuo ordine al processo, assieme a tutte le altre azioni bieche che gli hai ordinato di fare per conto tuo e del tuo Signore» sibilai assottigliando lo sguardo. «Liberatele, anche loro sono state vittime di questo demonio, le avrà sicuramente stregate per convincerle a obbedire al suo volere» ringhiai stringendogli maggiormente il collo, conscio che quegli uomini avrebbero cantato come degli uccellini pur di salvarsi la pelle.

Parris mi guardò a occhi sgranati, iniziando a razionalizzare quanto nei guai fosse e che dinanzi a lui non ci fossero vie di scampo.

«Eccellenza, credo che potremmo accordarci, siamo entrambi uomini di Dio, dopotutto.» Non si smentiva affatto e io, di riflesso, gli tirai un pugno dritto in faccia come sentii le sue parole, ancora prima che finisse di proferirle, tanto forte da sbatterlo contro il muro alle sue spalle.

«Stai provando a corrompere ME?» domandai tra il divertito e il sarcastico. «Tu non hai idea di chi hai di fronte, ma lo saprai presto, te lo assicuro.» Mi assicurai di scandire bene ogni parola, affinché il mio messaggio gli arrivasse chiaro e inequivocabile.

Si coprii il naso con la mano sana, cercando di non soffocarsi nel suo stesso sangue. Stava soffrendo e non mi sorprese che la cosa mi stesse dando particolare piacere.

Intanto, le guardie intorno a me erano palesemente terrorizzate. «Eccellenza, come ci proteggeremo dal maligno?»

«Non farà nulla, finché io sarò a Salem. Nel momento in cui ho messo piede qui dentro il suo potere è venuto meno. Questo è quello che succede quando si incontra qualcuno che dà la caccia a queste anime dannate, a queste creature immonde che meritano solo di cadere all'Inferno e subire atroci torture per tutta l'eternità» dissi con un sorrisetto minaccioso e sadico. «Non dovete preoccuparvi di lui, ora è innocuo, non ha nessun potere» spiegai tornando a guardare le guardie. «Andate a preparare il tutto per il processo, convocate ogni persona che ha delle testimonianze contro di lui, chiunque abbia visto qualcosa di strano da parte sua. Chiedete a ogni persona di Salem, sono certo che ognuno di loro avrà da dire qualcosa» ordinai sogghignando, volendo che uscissero per restare solo con lui.

Una volta soli rimasi in silenzio per un attimo, cercando di sentire se qualcuno fosse nei paraggi, dono piuttosto comune per creature celesti e infernali. Gli lanciai un'occhiata seria e al contempo severa, quasi lo stessi studiando sotto un altro punto di vista.

«Non amo torturare gli umani, preferisco portare le anime all'Inferno così come sono, ma tu, vile cane rognoso, non meriti un simile atto di clemenza da parte mia» sibilai fissandolo. «Stasera brucerai sul rogo e discenderai all'Inferno al quale appartieni, ma prima ti farò così tanto male che mai saresti stato in grado di immaginare.»

«Eccellenza, la prego, le assicuro che non sono il maligno. È tutto un equivoco che sono certo riusciremo a spiegare» farfugliò in un patetico piagnucolio mentre cercava ancora di fermare la violenta epistassi causatagli dai miei colpi. «Ditemi cosa volete e la avrete.»

Risi sommessamente indietreggiando di qualche passo e sollevando una mano all'altezza del suo petto. Aprii le ali, nere e lucenti di fronte a lui, più per far scena che perché mi servissero realmente a qualcosa in quella circostanza. Infatti, era raro che lo facessi anche se in quel caso valeva l'eccezione.

«Non hai capito nulla, stolto, il maligno sono io e tu hai venduto a me la tua anima con tutti gli atti di depravazione commessi nella tua vita» affermai ghignando, mentre mi gustavo l'espressione di puro terrore dipintasi sul volto dell'inquisitore mentre provava a strisciare lontano da me. «Sorella Rose, perché non ti unisci a noi?»

La demone si staccò dal corpo dell'inquisitore facendolo urlare di paura e dolore, sfoggiando le sue vere sembianze, con tanto di corna nere e lucide e ali membranose e artigliate, sorridendo divertita.

«Spero che ora tu abbia capito con chi hai a che fare, Parris. Preparati perché sarà Salem stessa a condannarti al rogo per tutto ciò che hai fatto» lo avvertii, prima di far sparire di nuovo le ali.

Ciò che avevo fatto era azzardato, lo sapevo, ma se anche avesse detto che il demonio ero io sarebbe sembrata solo una vile menzogna per cercare la salvezza. Sarebbe solo risultato un folle e questo avrebbe avvalorato ancora di più le mie accuse.

Parris, infatti, aveva iniziato a urlare come fosse sul serio indemoniato. «È il diavolo! È il diavolo! È venuto per la sua amante! L'Inferno si sta riversando sulla terra, aiutatemi!» Cercava di ritrarsi da me quanto più possibile, sbattendo contro le sbarre della cella.

«Che peccato dover già lasciare la festa» sospirò Nancy con una punta di delusione.

«Non preoccuparti, entro stasera sarà tutto tuo» la rassicurai con un ghigno sadico e compiaciuto che lei ricambiò felice prima di sparire tra le ombre della cella.

Le guardie corsero da noi, attirate dallo schiamazzo. «Eccellenza, avete bisogno di aiuto?»

«È il diavolo! È il demonio! I demoni sono venuti a prenderci! L'Inferno è qui, a Salem! Satana è venuto a prenderci, è venuto per la sua amante!»

«No, sta solo facendo il folle, crede di poter abbindolare ancora la brava gente di Salem con le sue menzogne» osservai ridacchiando. «Ha capito che non ha alternative, ha provato a corrompermi, con soldi, lussuria e potere. Quando ha capito che non c'è speranza per la sua inutile vita ha iniziato ha vaneggiare» spiegai con un'alzata di spalle. «Stategli lontano, non parlategli, cercherà di convincervi che lui non è un demonio. Non rivolgetegli la parola né rispondetegli o riuscirà a corrompervi l'anima se io non fossi presente. Restate solo di guardia all'ingresso, in modo da arrestare immediatamente degli eventuali complici che dovessero accorrere in suo soccorso.»

«No! No! È il demonio! Dovete fermarlo! Lui e la sua amante faranno bruciare tutta la città! La strega lo ha condotto qui! È Satana!» Più lui diceva il vero, più confermava la mia versione e accorciava la distanza che lo separava dalla sua imminente fine.

Le guardie non ci tenevano affatto a restare con lui e furono ben felici di potersene restare fuori a sorvegliare l'ingresso.

Lasciai Parris ai suoi deliri e al suo terrore e mi diressi subito dal reverendo per sapere come stessero le ragazze, o meglio Sara, rendendomi conto che, in quel momento, fosse l'unica cosa che mi importasse davvero.

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