Capitolo 51: Vecchio amico

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Sistemati i due pennuti facemmo ritorno al furgone e già mentre ci avvicinavamo sentivo che qualcosa non andava. Lei non sembrò accorgersi di nulla, probabilmente ancora troppo in pensiero per quanto accaduto

Mi avvicinai al nostro mezzo di trasporto e lo aprii e, come sospettavo, quel mentecatto strafattone era scomparso.

«Oh no! Adesso come lo recuperiamo?» domandò Hope, passandosi una mano tra i capelli e guardandosi intorno. «Dove diavolo sarà finito?»

Lo avrei volentieri lasciato lì, se non fosse stato che nelle vicinanze giravano due angeli. «Io lo ammazzo!» Fu il mio solo commento inferocito.

«Dobbiamo trovarlo subito» considerò Hope, provando a immaginare in che direzione si fosse allontanato, ma era impossibile capire cosa passasse nella mente di un tipo come lui. «Non può essere andato molto lontano, no?»

«Mi auguro di no.» Era umano, non emanava energia oscura o di luce, la sua natura era semplicemente neutra e pertanto difficile da identificare. Quel tipo si era rivelato una seccatura sin dal primo momento e scommettevo la testa che era andato nell'unica direzione che avrebbe dovuto evitare. «Dobbiamo tornare indietro a controllare.»

«Dobbiamo tornare indietro?» domandò lei con un sospiro, non apprezzando affatto la possibilità di rincontrare i suoi vecchi amici. «Che facciamo se lo hanno trovato?»

Mi stropicciai la faccia con una mano. «Non ci voglio pensare.» Dannato profeta e dannate muse!

Lei non sembrava affatto felice dell'idea di tornare sui suoi passi, ma era troppo buona per lasciare il profeta nelle mani di due angeli. Con un sospiro si voltò, prendendo a camminare a ritroso.

«Non preoccuparti, non dovrai vederli se non te la senti, me ne occuperò io.»

Non volevo sottoporla ad altra sofferenza e manipolazione da parte delle muse e poi, senza di lei, avrei anche potuto sbarazzarmi di quei due prima che diventassero un problema per me e i miei piani.

«Vuoi che ti aspetti qui?» chiese accigliandosi.

«Preferisco che tu mi stia vicina, ma non è necessario che entri.» Non potevo lasciarla da sola visto l'elevato numero di entità che erano sulle nostre tracce, sarebbe stato sconsiderato e incosciente. «Magari non è neanche lì, diamo solo un'occhiata.»

«Va bene, ti seguo.» Annuì, affiancandomi con un sospiro rassegnato.

Tornammo indietro, fino alla capanna degli angeli. Grazie alle rune non potevano avvertire la nostra presenza, quindi potevamo controllare la zona senza che se ne accorgessero. Ci affacciammo dentro, vedendo la ragazza intenta ad accarezzare il viso del suo compagno che sembrava stesse riprendendo conoscenza. Aveva uno sguardo molto tenero mentre si prendeva cura di lui. Quel tipo era un vero idiota anche solo a pensare di rinunciare a ciò che lei poteva dargli per servire qualcuno a cui non interessava altro se non se sterro.

Il profeta non c'era, potevamo essere arrivati prima di lui o poteva essersi avviato in tutt'altra direzione.

«Che cosa stiamo cercando?» chiese ingenuo proprio colui che stavamo cercando, comparendo silenziosamente alle nostre spalle. Mi voltai d'istinto e lo presi per il collo.

«Low» mormorò Hope poggiandomi una mano sul braccio. «Calmati, lo abbiamo trovato e possiamo andare» sussurrò lei nell'intento di calmarmi e di non farsi sentire dalle muse.

«Ti avevo detto di restare nel furgone» ringhiai, prendendo a trascinarlo verso il nostro mezzo di trasporto.

«Mi scappava» si giustificò Dan, incespicando.

Sentii Hope sospirare dietro di me mentre ci seguiva in silenzio, lanciando un'occhiata alle sue spalle.

«Perché non ti rendi utile con qualche visione invece di creare solo problemi?» lo strattonai senza troppi complimenti.

«Lo sai che non funziona così, amico, però ho visto che quei due stanno meglio.» Indicò con il pollice alle sue spalle verso la baracca in cui si nascondevano gli angeli.

«Sì, stanno meglio, ma adesso ce ne dobbiamo andare, Dan» intervenne Hope, tornando a guardarsi indietro.

«Ok» rispose il drogato con un'alzata di spalle, senza protestare.

Arrivati al furgone lo sbattei dentro senza troppe cerimonie, anche considerato che avevo la sensazione ci stesse nascondendo qualcosa. Hope non disse nulla e salì a sua volta, accanto al posto di guida, mentre mettevo in moto per tirare dritto verso Salem.

«Come stai?» chiesi a Hope poggiandole una mano sulla gamba e voltandomi brevemente verso di lei.

«Meglio, sono felice di averli aiutati, ma è stata dura parlare con Joan. Grazie di essermi stato vicino» rispose con un sorriso un po' meno spontaneo di quelli a cui mi aveva abituato.

«Io ti starò sempre vicino» la rassicurai, pur chiedendomi se per lei valesse lo stesso. Anche se avevo finto di non notarlo, il nome di Luke l'aveva destabilizzata.

Dal canto suo, Danyal, nel retro del furgone, era intento a rollarsi una sigaretta, come fosse perfettamente al di fuori di quanto successo. «Volete fumare anche voi, ragazzi?» offrì gentile senza ottenere alcuna risposta in cambio. «Cosa mi succederà durante l'apocalisse?» chiese poi a un tratto. «Voi due fate parte dei quattro cavalieri, ma a me cosa accadrà?»

«Non so cosa accadrà agli esseri umani durante l'apocalisse, presumo che molti moriranno» mormorò lei accarezzando la mia mano.

«Suppongo che il posto in cui finirò dipenderà da chi vincerà» rifletté il profeta con aria seria. «Voi siete in grado di capire dove dovrei andare? Non ho mai avuto visioni di quello che mi aspetta dopo.»

«Sempre se ci sarà questa guerra. Bisogna impedire che inizi o sarà davvero il caos» valutò lei guardandomi. «In effetti, senza angeli e demoni le anime dei mortali non sapranno più dove andare.»

«Penso che sarà il vincitore a stabilire le regole e a decidere il premio per i suoi alleati e la punizione per gli sconfitti.»

«Come si ferma una guerra tra angeli e demoni? Non dovrebbe farlo Dio?» chiese il profeta.

«Sì, ma non si sa dove sia. Se almeno potessimo trovarlo sarebbe già un punto di partenza» rispose Hope lanciando un'occhiata a Danyel.

«Che figata parlare con il grande capo» probabilmente era sotto l'effetto delle droghe visto che lui già parlava con Dio e questo era uno dei motivi principali dei suoi problemi. «Dio dovrebbe essere onnisciente, mi sembra strano che non sia al corrente di cosa stia accadendo.»

Era più probabile non gli interessasse affatto, eppure il drogato aveva fatto centro, come era possibile che Dio non fosse preoccupato? Dopotutto Kora aveva buone possibilità di vincere quella guerra.

«Credo che Dio lo sappia, ma che voglia vedere cosa succede» spiegò Hope. «Ma non credo che lascerà che la sua creazione venga distrutta, ha troppa importanza per lui e credo che quando l'equilibrio sarà a rischio interverrà.»

L'ultima volta degli angeli erano caduti, stavolta temevo che la punizione sarebbe stata ben più esemplare, ma non feci parola dei miei timori con loro, non c'era alcuna ragione di spaventarli.

Guidai tutto il resto del giorno e per i tre giorni successivi, fermandomi solo per la notte. Il profeta fu estremamente fastidioso, ma non ebbe altre visioni, nè incontrammo grossi problemi. Fu solo quando ormai eravamo vicini a Salem che si presentò il problema.
Fermai il furgone lungo una strada, in modo da andare a mangiare qualcosa in un ristorante giapponese che avevamo trovato su internet.
Stavamo camminando per la via, quando avvertì una presenza. Afferrai Hope per un braccio facendola fermare; quasi Danyal non le finì addosso.

«Che succede?» mi domandò subito lei voltandosi a guardarmi allertata.

«C'è qualcuno» mormorai. In un vicolo poco più avanti, di fatti, c'era un'ombra. Qualcuno se ne stava appoggiato al muro a braccia incrociate ad aspettarci.

«È uno dei quattro cavalieri dell'apocalisse» disse Dan dalle mie spalle imitando malamente il mio modo di bisbigliare.

«Come uno dei quattro cavalieri?» domandò la Nephilim ancora più allarmata, dopotutto, sospettava chi fossero gli altri due. La sentii infatti afferrarmi il braccio, strattonandolo appena. «Andiamo via.»

«Non darò le spalle a un messo di Kora, voi tornate al furgone, vi copro io» le mormorai.

«Hope» la chiamò con voce maschile la figura nascosta nell'ombra. «Ma come? Pensavo fossimo amici, perché hai paura?» domandò una voce che riconobbi come quella del caduto sedotto dalla superbia, l'ex musa delle arti musicali.
Venne fuori dall'ombra in un elegante abito scuro, gentilmente concessogli da Kora: pantalone classico a righe, camicia immacolata, cappello d'altri tempi e panciotto sbottonato. Aveva poco del ragazzo che era entrato nel mio palazzo e molto più dell'uomo che avevo incontrato a Chicago negli anni '20, se non fosse stato per le due bacchette da batterista che gli spuntavano dalla tasca posteriore dei pantaloni. «Non me lo dai un abbraccio?» le chiese con un sorriso allargando le braccia.

«No,» rispose lei restando alle mie spalle «non ci penso nemmeno!»

«Ehi, perché tutto questo astio? Sono sempre io. Hai dimenticato come ci divertivamo insieme? Cos'è non mi vuoi più bene?» le sorrise come faceva anche in passato, ma quel sorriso non era più lo stesso che lei conosceva e ricordava.

«Cosa vuoi, musa?» gli ringhiai acido.

«Musa? Direi caduto oramai, non sono più una musa» rispose continuando a sorridere. «Sono venuto a trovare la mia amica Hope.»

«Non sono più una tua amica, Matt. Per quanto affetto nutra per te e per gli altri non mi fido di voi» ribatté la ragazza sempre dietro di me. «Dopo la scoperta che mi avete mentito per tutta la vita credi che sia tutto a posto?» domandò di nuovo con quel tono ferito.

«Ma io non faccio più parte di loro ormai, ho voltato le spalle alle loro stupide regole e ho accettato il libero arbitrio che Kora mi ha donato, ora sono io a scegliere per me» spiegò calmo facendo qualche passo verso di noi. «Non ho mai avuto intenzione di consegnarti a Michele, avrei appoggiato Luke nel tentativo di difenderti, mi serviva solo un aiuto per capirlo.»

«Ripeto la domanda: che diavolo vuoi?» Mi stava facendo innervosire, anche perché aveva notato il profeta.

«Te l'ho detto: approfittare del fatto che dovevo fare una commissione per Kora per salutare la mia amica Hope. Sto ancora aspettando quell'abbraccio» le disse riportando l'attenzione su di lei, aprendo le braccia in modo teatrale. Stava finalmente rivelando la sua vera natura, quella che per anni aveva nascosto nell'involucro fragile di un adorabile ragazzo sbadato.

Lei sembrò un po' meno incerta, osservandolo titubante e affiancandomi. «Anche Luke mi ha solo manipolato per tutti questi anni, esattamente come tutti gli altri. Perché dovrei fidarmi?» domandò stringendo le mani a pugno.

«Perché non ho più nessun motivo per mentirti. Prima pensavo di doverti proteggere da Kora, poi ho capito che sbagliavo, devi essere libera di prendere le tue decisioni. È una scelta solo tua se cadere o essere cancellata.» La guardò comprensivo essendosi trovato prima di lei a quel bivio.

«Io avrei fatto le mie scelte comunque, Matt, indifferentemente da tutto. Il fatto che ora hai capito come stanno realmente le cose non cancella tutti gli anni in cui mi avete manipolata facendomi credere cose che in realtà non erano affatto vere» disse scuotendo il capo. «Non posso più fidarmi di voi. Se prima agivate per le leggi angeliche, chi mi dice che adesso non stai facendo questo per Kora?»

«Questo posso dirtelo io: sto facendo questo per Kora. Non è un mistero e non me ne vergogno. Kora mi ha salvato e vuole salvare anche te, me lo ha promesso e io le credo.» Si avvicinò ancora, fino a esserci di fronte.

«Kora vuole aiutare principalmente sé stessa» precisai io.

«Vero anche questo, ma una cosa non esclude l'altra. Kora creerà un mondo migliore, un mondo in cui ciascuno sarà accettato per ciò che è e ognuno dovrà prendersi le proprie responsabilità. Un mondo in cui non è sbagliato amare un angelo, un demone, o un'umana, dove non importa se sei gay o etero, dove non importa il colore delle tue ali e dove i Nephilim non saranno mai più considerati errori.»

«Bravo, un mondo idilliaco, ma senza equilibrio. E quanti dovranno venire cancellati o distrutti? E che succederà all'umanità? Credi davvero che sarà tutto così rose e fiori, Matt?»

«Sì, Hope, lo credo davvero, perché certo non può essere peggio di quello che c'è ora. Si instaurerà un nuovo equilibrio.» Era davvero convinto di quello che diceva. Kora all'inizio faceva questo effetto: ti mostrava le immagini di un mondo perfetto, te lo faceva desiderare, ma era solo un'altra dolce illusione, creata per convincerti a restarle fedele.

«E se non fossimo interessati?» gli chiesi con un sorrisetto arrogante.

«Vi direi che dovreste prima ascoltare le proposte che Kora ha da farvi.» Le proposte della nera Signora non andavano a finire mai bene, l'ultima volta che mi offrì un accordo, avevo perso la vita e tutto il mio equipaggio, trasformandomi nel suo mietitore dalle ali nere, iniziando così, il mio secolare tormento.

«Quindi sei qui per convincerci a sentire le sue proposte?» domandò Hope, sempre diffidente. «E quali sarebbero?»

«Oh no, io sono qui solo per salutarti e per dirti che mi sei mancata. Quando sarete pronti chiamate Kora, sarà lei a farvi le proposte.» Sollevò le mani come a volerne sottolineare la semplicità.

Lei lo guardò ancora diffidente per poi lanciarmi un'occhiata, come se non sapesse se crederci o meno, poi si spostò verso di lui avvicinandosi. Matt non si fece sfuggire l'occasione e approfittando del momento propizio la abbracciò, con mio enorme fastidio.

«Questo te lo manda Luke.» Le mormorò all'orecchio dandole un bacio sulla guancia. «Ci vediamo presto, Hope.» Si allontanò da noi tornando nel vicolo scuro da cui era uscito e in cui sparì in una nube oscura.

«Brutto bastardo» sibilai.

Lei abbassò lo sguardo, passandosi una mano sul volto e chiudendo gli occhi sospirando.

«Se lo può scordare, quella donna» ringhiai ribollendo di rabbia e fastidio. «È stato un colpo basso mandare il caduto.»

«O è stato un colpo ben ponderato» aggiunse Danyal osservandoci. Quando non era strafatto aveva una mente molto acuta.

«Sapeva che ci avrebbe trovati. Ancora vuole cercare di portarci dalla sua parte» disse Hope, anche se sembrava decisamente pensierosa.

«Quella donna non conosce il significato della parola no.» Scossi la testa rassegnato. «Stai bene?»

«Sì, adesso sì, sono solo un po' scossa» ammise guardandomi. «Non sto bene quando li vedo e spero di non incrociare Luke.»

«Il quarto cavaliere» commentò Dan dalle mie spalle.

«Sta zitto tu!» In realtà non mi sembrava così impossibile, era tipico della teatralità di Kora schierare in prima linea forze appena sottratte al nemico.

«Se tu sei morte, io, Matt e Luke che cavalieri dell'apocalisse siamo? Dai... è assurda questa cosa dei cavalieri e poi Luke è ancora prigioniero all'Inferno.» Sbuffò lei nervosa mentre mi passava accanto. «Che facciamo adesso?»

«Immagino che nella testa malata di Kora voi sareste peste, carestia e guerra.» E sfortunatamente avevo conosciuto sulla mia pelle l'ironia e il sarcasmo di quella donna, non era difficile immaginare quale dei tre fosse Hope.

«Adesso andiamo a mangiare, per fortuna nessuno di voi due rappresenta la carestia» ironizzò il profeta.

Era sconvolgente l'assoluta incapacità del drogato di prendere seriamente qualsiasi cosa.

«Tu lo sapevi che lo avremmo incontrato, vero?» gli chiesi infastidito rimettendomi in cammino.

«Può darsi, non ne sono sicuro» disse lui con un'alzata di spalle.

«Puoi avvisarci la prossima volta?» domandò Hope lanciandogli un'occhiata evidentemente ancora nervosa.

Si girò perplesso a guardarci. «Perché?»

«Perché vorremmo poter scegliere chi vedere e chi no» gli dissi anche io infastidito.

«A lei ha fatto piacere vedere i suoi amici» ribatté prontamente lui.

«Mi ha fatto male vederli, non mi ha fatto piacere. Cosa ti fa credere il contrario?» domandò frustata mentre si voltava a guardarlo. «Non voglio vederli, non più o quantomeno non adesso.»

«Ne sei sicura?» le chiese lui.

«Cosa diavolo sai che non ci stai dicendo?» Mi serviva solo una scusa per prenderlo a pugni.

«Niente che per ora dobbiate sapere.» Voleva farsi uccidere, era evidente.

«Io... io non lo so, ma mi ha fatto felice quanto mi abbia fatto stare male. Loro erano la mia famiglia, maledizione, e mi hanno solo manipolata. Sono stanca di questa storia» sbottò voltandosi verso il furgone. «Non ho fame.»

«Hope!» Ci mancava solo che restasse a stomaco vuoto.

«E va bene, ho capito, vado io a prendere da mangiare, poi non dite che non sono utile.» Non volevo mandarlo da solo, ma preferivo lasciare solo lui che Hope. Le stetti dietro ignorando completamente Danyal. «Hope, aspetta!»

Lei si fermò tirando un lungo sospiro per calmarsi. «Sto bene,» disse chiudendo le mani a pugno «mi devo solo... riprendere un attimo e accettare tutto questo» mormorò scuotendo il capo.

«Ci tieni a loro, è normale, ti senti tradita, chiunque al tuo posto si sentirebbe allo stesso modo. Non devi avere a che fare con loro per forza.» Mi avvicinai a lei cingendole la vita. «Quando saremo a Salem non potranno più raggiungerti.»

«Sì, ma non potremo stare sempre a Salem, dobbiamo fare qualcosa. So che vuoi proteggermi, ma bisogna fare qualcosa comunque» mormorò abbracciandomi a sua volta. «Non posso più avere una vita normale dopo tutto questo.»

«Sì che puoi averla e l'avrai.» Non l'avrei persa ancora. «Mi occuperò io di tutto purché tu sia al sicuro.»

«Low, non posso fingere che tutto questo non sia mai accaduto e che non ci sia una guerra che sta per iniziare. Inoltre Kora non lascerà che le cose vadano avanti senza fare nulla» spiegò alzando il volto verso di me. «Cercherà di farci uscire da lì e di convincerci, ma in ogni caso non credo comunque che Salem possa resistere a una guerra celeste. Che lo vogliamo oppure no, che ci schieriamo o no, la guerra ci travolgerà lo stesso.»

«Non mi importa niente di Kora. Ti ho cercata per quattrocento anni, io non posso perderti di nuovo, non posso.» Non potevo sopravvivere di nuovo alla perdita di Sara, non potevo seppellire di nuovo la donna che amavo consapevole di non poterla mai più rivedere.

Lei sollevò lo sguardo, osservandomi in silenzio per qualche istante, tirando appena le labbra. «Hai cercato me o hai cercato Sara per quattrocento anni?»

«Cosa?» Allora era questo il problema. «Ho cercato qualcuno che potesse essere per me ciò che è stata Sara, che potesse essere una ragione per vivere, proprio come lo fu Sara.» Le accarezzai la schiena. «Tu non sei Sara, me ne rendo conto, ma puoi darmi quella felicità che credevo non avrei avuto mai più.» O forse era proprio lei, forse aveva trovato il modo per reincarnarsi e non ricordava più chi fosse.

«Eppure te la ricordo, come faccio a sapere che non cerchi lei in me?» mormorò abbracciandomi. «Io ho perso tutto, non voglio perdere anche te.»

«Perché ti vedo per quella che sei, luci e ombre. Tu sei la mia Hope, la mia seconda occasione, il mio nuovo inizio, il senso di tutto quello che ho sofferto fino a ora.» Le baciai la testa, l'avrei protetta a ogni costo e con il tempo avrebbe ricordato tutto.

La sentii stringersi a me con un lungo sospiro, sollevata probabilmente dalle mie parole, prima di alzare lo sguardo su di me.

«Andiamo a mangiare.» Acconsentì con un sorriso.

«Prima che quel dannato drogato compri roba strana.» Le sorrisi a mia volta, passandole una mano intorno alle spalle per attirarla a me.

Lei mi passò un braccio attorno al fianco, sorridendomi. «Tu vuoi andare a Salem e farmi vivere come se tutto questo non esistesse?»

«Voglio farti vivere la vita normale che avresti dovuto avere, ma non preoccuparti, troverò il modo per evitare questa dannata guerra e far sì che tu non venga cancellata dopo la morte.» Anche se non sapevo ancor come.

«C'è anche un'altra cosa che mi avevi promesso.» Aggiunse lei guardandomi.

«Ti riferisci all'angelo con un'ala sola?» Ovvio che si riferisse a lui.

«Mi avevi promesso che avremmo trovato un modo per liberarlo.» Annuì lei fissandomi. «Voglio stare con te, ma non posso lasciarlo all'Inferno.»

«Cosa farai se sceglierà di cadere come Matt?» le chiesi curioso. Era abbastanza probabile che Kora la stesse usando per convincerlo e, se lui davvero teneva a lei, era abbastanza probabile cadesse, o almeno io lo avrei fatto.

«Non lo so,» ammise «ma non ti abbandonerei. Mi ha manopola anche lui per i suoi scopi e questo non posso certo dimenticarlo.»

«E se scoprissi che non è così?» Non volevo perderla, non lo avrei accettato.

«Se non è così mi cercherà e tenterà di convincermi a scegliere tra te e lui» disse poggiandosi alla mia spalla.

«E a quel punto cosa farai?» Dovevo essere pronto all'evenienza.

«Io credo di avere già scelto, o non sarei qui» rispose osservandomi, ma percepii poca convinzione nel suo tono di voce. «Voglio bene a Luke e nutro dei sentimenti per lui, non posso fare finta che non sia così, però non riesco a credere alle sue parole e alle sue intenzioni.»

«Ricorda solo che non sono disposto a perderti» Lo avrei ucciso senza pensarci se avesse provato a portarmela via.

«Lo so, non mi perderai, ma mi hai promesso che avremmo trovato un modo per liberarlo dall'Inferno.»

«C'è un solo modo per fare quanto chiedi, sempre che non sia caduto, ma devo parlare con Kora.» E l'idea non mi piaceva molto.

«Se arrivassimo a Salem avresti la possibilità di scendere all'Inferno? Sarei al sicuro, giusto?» domandò guardandomi curiosa.

«Sì, ma è meglio che la incontri nel vostro mondo piuttosto che nel suo.» Le aprii la porta per lasciarla entrare nel ristornante.

«Dovrai uscire da Salem, non sarai in pericolo, vero?» Domandò inarcando un sopracciglio, mentre si voltava a guardare il locale cino-giapponese. «Mi sta tornando la fame» affermò inspirando i profumi che saturavano quel luogo.

«Starò attento.» Le diedi un bacio sulla fronte prima di vedere una cameriera sbraitare contro Danyal.

«Meglio intervenire» disse lei con un sospiro rassegnato, seppure molto più tranquilla di prima. «Dan... Cosa stai facendo?»

«Mi ha detto che non posso ordinare all you can eat da asporto, ma io le ho assicurato che avremo mangiato tutto.» Si giustificò lui. «E mi ha anche detto che non posso fumare qui, voleva cacciarmi fuori.» Sorvolando ovviamente sul fatto che non avesse un soldo con sé.

«È con noi» dissi alla ragazza allungandole una mancia e trascinando quel tipo verso un tavolo libero.

Hope ridacchiò divertita sedendosi al tavolo. «Beh, dai, con lui non ci si annoia mai.»

«Sta cercando di farsi uccidere, questa è la verità.» Non bastavano i problemi, dovevamo fare anche da babysitter a quel mentecatto. Lo scaraventai su una delle poltrone intorno al tavolo e mi sedetti dall'altro lato.

«Cosa ho fatto di sbagliato?» chiese lui ingenuamente.

«Qui non si può fumare e poi non puoi chiedere un all'you can it d'asporto» rise lei scuotendo il capo.

«Perché no? Non c'è mica scritto dov'è che lo devo mangiare.»

Presi a leggere il menù, ignorandolo, onde evitare di porre fine ai suoi tormenti lì dentro. Avevo conosciuto davvero poca gente così irritante nel corso dei miei settecento anni di vita.

«Invece di perdere tempo con queste stronzate perché non ti rendi utile e mi dai un motivo per tenerti in vita, profeta?» Fino a ora il suo dono di veggenza era stato praticamente inutile.

«Dipende» mi rispose lui.

«Dipende da che cosa?» domandò Hope guardando a sua volta il menù, chiaramente più interessata a esso che al profeta.

«Da cosa volete farne delle mie informazioni.» Seguiva con lo sguardo tutti i piatti che passavano, completamente distratto.

«Non credo siano affari tuoi cosa vogliamo farne delle informazioni.» Lo guardai decisamente infastidito e piuttosto minaccioso.

«Hai paura che le possiamo usare per fare qualcosa di sbagliato?» domandò Hope tornando a guardarlo.

«Ho paura che usiate le informazioni per cambiare il futuro.» Cercò di attirare di nuovo l'attenzione della cameriera per ordinare, ma lei lo ignorava palesemente.

«Quindi il futuro è già deciso? O le nostre azioni lo possono cambiare?» domandò lei incuriosita.

«Non lo so, ma so che provare a cambiare quello che vedo di solito è il modo migliore per mettersi nei guai» mi disse lui stranamente lucido, forse stava passando l'effetto della dose e questo significava che a breve avrebbe avuto un'altra crisi. «È come quando vedi un vaso sul bordo del tavolo che sta per cadere. Sai che cadrà, non perché è il suo destino, ma perché è statisticamente probabile, e se cadrà sai già che si romperà, perché è una conseguenza ovvia, eppure potrebbe capitare qualsiasi cosa che non lo faccia cadere a terra. Qualcuno potrebbe vederlo prima che cada e sistemarlo o il gatto potrebbe saltare e raddrizzarlo nel farlo.» spiegò lui. «E a quel punto chi può dire quale sia il destino di quel vaso? Forse doveva cadere e il destino è cambiato o forse il suo destino era sempre stato quello di restare integro o forse non c'era nessun destino e la colpa è solo di chi lo ha lasciato sul bordo del tavolo. Nessuno può saperlo, l'unica cosa certa è che se ti lancerai in scivolata per prenderlo al volo sbatterai la testa contro il tavolo, il vaso ti cadrà in testa e il gatto per lo spavento ti graffierà.»

«Quindi temi che dicendoci quello che sai potremmo farci del male agendo di conseguenza?» domandò pensierosa mentre richiamava la cameriera per ordinare.

Annuì e si preparò a chiedere praticamente tutto il menù. Aveva una fame inesauribile Danyal, sembrava che si stesse preparando davvero all'avvento di carestia.

«Davvero riesci a mangiare tutta questa roba?» domandò sorpresa Hope, osservandolo allibita e lanciandomi poi un'occhiata perplessa, prima di tornare a guardarlo. «Però puoi rispondere a delle domande senza rivelarci quello che potrebbe accadere giusto?»

«mmm... sì, penso si possa fare.» Iniziò a mandare giù gli udon con un'espressione estasiata. «Dio! Da quanto tempo non mangiavo così!»

«Sai se questa guerra si può fermare e se noi possiamo fare qualcosa per riuscirci?» domandò Hope iniziando a mangiare anche lei del riso al pesce.

«Sì, può essere fermata.» Mi confermò lui buttandosi sui gyoza, aveva decisamente spazzolato il primo piatto.

«Possiamo farlo noi?» Domandò di nuovo lei con maggior decisione. Sembrava decisa più che mai a fermare tutto quanto.

«Penso di sì.» I ravioli dovevano scottare molto visto che stava soffiando come se si fosse ustionato la lingua. Non si perse d'animo però e si infilò un pezzo di salmone crudo in bocca per spegnere l'incendio.

Hope si voltò a guardarmi come a voler riflettere un attimo, poi tornò a guardare Dan. «Possiamo farlo io e Low?»

«Intendi voi due direttamente?» La guardò un attimo prima di attaccare il misto di nigiri.

«Anche, o se dobbiamo cercare qualcuno in particolare, che so, Lucifero o Dio» propose con sarcasmo finendo il riso e tirando verso di sé un piatto di sushi e sashimi misto.

«Voi non potete, siete due dei quattro cavalieri dell'apocalisse.» Bevve per mandare giù il riso che sembrava esserglisi incastrato in gola.

«Quindi per forza prenderemo parte a questa guerra? Anche se dovessimo arrivare a Salem e io decidessi di non fare nulla?» domandò lei mangiando un nigiri. «Essere un cavaliere dell'apocalisse vuol dire essere dalla parte di Kora?»

«Io vedo solo il vaso sul bordo del tavolo e che se non cambierà niente finirà per cadere e rompersi, se poi per qualche motivo non lo fa io non lo posso sapere.» Si rifornì di salsa di soia, visto che l'aveva già terminata. «Vi ho visti come cavalieri dell'apocalisse se poi per qualche motivo non doveste diventarlo io non lo so.»

Hope si voltò a guardarmi per poi tornare ad osservare Dan abbuffarsi. Riprese a mangiare in silenzio, probabilmente riflettendo su cosa fosse più sensato e giusto fare.

«Non dargli ascolto, siamo noi gli artefici del nostro destino» le dissi dando solo una breve occhiata al tipo che si stava ingozzando per poi tornare su di lei.

«Io dovrò cadere per diventare un cavaliere?» domandò poi tornando a guadarlo.

«Sì.» Annuì con la bocca piena di riso. «Avrai le ali rosse, tipo ramate.»

«Quindi io posso cadere... posso essere corrotta e non avere più le ali bianche» ripeté attenta per essere sicura di aver capito bene quello che il profeta le aveva detto.

«Questo è quello che ho visto io, poi non so se succederà mai.» La guardò attentamente fermandosi momentaneamente dal trangugiare ogni cosa gli capitasse dinanzi.

«Questo non aiuta. Dicci come fermare questa dannata guerra» gli dissi io con tono tutt'altro che amichevole e comprensivo.

«Avete la testa dura, non siete voi che potete fermare la guerra tra Paradiso e Inferno.» Il profeta attaccò un altro piatto per nulla turbato dalla conversazione apocalittica che stavamo avendo.

«Chi allora?» Mi stavo spazientendo.

«Non è ovvio? Dio e Lucifero, sono gli unici a poter fermare Kora e Michele.» Eravamo nei guai allora.

«Quindi quello che facciamo noi è irrilevante per cercare di fermare Kora e Michele?» domandò Hope. «E non c'è modo di trovarli?»

Danyal alzò le spalle. «Questo non lo so.»

«Lucifero non si fa vedere all'Inferno da più di due millenni e Dio non l'ho mai visto.» Non avrei saputo neanche da dove iniziare a cercarli. «Probabilmente lo sanno solo Kora e Michele dove trovarli,» riflettei «ma possiamo provare a convincerli in un altro modo a fermarsi.»

«Kora, vorrai dire, di certo non Michele. Se mi vede tenterà di cancellarmi senza neanche lasciarmi il tempo di aprire bocca.» Sospirò frustrata.

«Parlerò io con lui, tu te ne resterai al sicuro a Salem.» Cancellare me sarebbe stato di sicuro più complicato, ma lei non sembrava della stessa idea.

«L'ultima volta che ci hai avuto a che fare hai combattuto con lui finendo quasi cancellato. Me la ricordo la storia del corvo e dell'uccello di fuoco» ribatté decisa, fissandomi.

«Non abbiamo scelta, Hope: o li fermiamo o ci schieriamo e ne accettiamo le conseguenze.»

Lei non voleva schierarsi e dopotutto non poteva neanche farlo. L'unica opportunità era di scendere all'Inferno come caduta o dall'altra parte sarebbe stata cancellata.

«Ci deve essere un'altra alternativa, non può essere che queste siano le uniche nostre opzioni.»

«Posso cercare di farmi dire dove è Lucifero e cercare di capire dove è finito Dio e nel frattempo provare a far ragionare Kora e Michele. Non saprei che altro fare.» Posai le bacchette guardando lei.

«Mi sembra un buon piano,» nel mentre quell'idiota stava cercando di infilarsi un'intera palla di riso in bocca «ma vi servirà un po' di aiuto per potercela fare.»

«Gli altri angeli?» domandò Hope guardando il folle che si ingozzava. «Ho indovinato?» incalzò sarcastica.

«Hai quattro amici se non sbaglio, no? Due dalle ali bianche e due dalle ali colorate.» Gli andò di traverso il riso e io lo osservai strozzarsi senza muovere un muscolo. Con un po' di fortuna sarebbe morto lì e avrei avuto un problema in meno.

«Non credo di riuscire ad avere lo stesso rapporto d'amicizia che avevo prima. Senza contare che non credo vogliano parlare con lui,» disse indicando me «soprattutto Luke.»

Il profeta afferrò il bicchiere d'acqua piuttosto goffamente, facendo cadere alcune cose, e lo vuotò rapidamente per mandar giù.

«Dovresti chiudere la bocca quando mangi» gli suggerii. «Non lo sai che quando si mangia si combatte con la morte?»

«Sarebbe il caso che chiariste le cose tra voi allora.» Tossì ignorando il mio ammonimento.

«Forse Matt mi ascolterebbe, ma i due angeli bianchi no. Luke è all'Inferno e di certo non accetterà che io stia con Low» mormorò bevendo senza guardare nessuno dei due.

«Magari quando vedremo i due angeli bianchi potresti chiederglielo» propose tranquillo.

«Mi stai dicendo che li rincontreremo?» domandò lei tornando a guardarlo. «E dove? A Salem non potranno entrare.»

«Hai visto che li incontravamo o è una tua supposizione?» Avevo un brutto presentimento.

«Beh, gli ho detto dove stavamo andando, quindi penso che li rincontreremo» spiegò contento.

«Che cosa hai fatto?» Digrignai i denti e mi apprestai a farlo a pezzi.

Hope mi poggiò una mano sul braccio mentre sbiancava anche lei guardando l'idiota. «Perché glielo hai detto?» domandò incredula per poi voltarsi a guardarmi. «Come funziona, loro non possono entrare a Salem, giusto?»

«Perché ho visto questa conversazione.» Si difese lui sollevando le mani, rovesciando il bicchiere nel gesto.

«Non possono entrare a Salem, ma potrebbero trovarci prima» risposi a lei. «Sei uno stramaledetto coglione!» apostrofai lui ringhiando. «Ti ammazzo, giuro che ti faccio a pezzi.»

«Low, calmati, stiamo attirando troppo l'attenzione» mormorò Hope stringendomi il braccio. «Anche se li incontrassimo parleremo solamente. Sai che non potrebbero fare nulla comunque.»

«Non possiamo fidarci di questo mentecatto.» Abbassai la voce per non farmi sentire dagli altri. «Non capisci che ci ha venduti? I tuoi ex amici potrebbero scambiare questa informazione con il perdono di Michele.» Eravamo in una brutta situazione per colpa di quel maledetto tossico.

«Io... non so se lo farebbero. Quanto manca per arrivare a Salem?» mi domandò per poi accigliarsi. «Piuttosto, come ci ha trovati Matt se non può vederci o percepire la nostra presenza?»

Guardai torvo il profeta chiedendomi se ci fosse il suo zampino anche dietro quel fortuito incontro.

«Non mi guardare, stavolta io non c'entro niente.»

«Kora sa dove sono diretto, credo ci tenesse d'occhio in qualche modo.» Se l'idiota non aveva parlato, allora quella era l'unica altra possibilità

Lei sospirò chiudendo gli occhi. «Se si riuscisse a mettere accordo gli angeli e lui...» disse indicando me «si potrebbe fare qualcosa per questa guerra?» domandò osservando il profeta.

«Sei angli sono meglio di due, no?» Iniziò a rollarsi una canna in bella vista, senza porsi il minimo problema.

«Dovresti sforzarti di non farti.» Ci serviva un po' di lucidità.

«Anche se volessi non potrei, sono dipendente da questa roba, se smetto le crisi saranno terribili.» Così però non era di aiuto.

«Beh, non puoi certo fumare qui dentro» gli fece notare Hope iniziando a mangiare del sashimi, l'ultimo piatto ordinato, tornando a guardarmi. «Non capisco, anche se fossimo noi sei angeli non potremmo di certo metterci contro Kora e Michele.»

«Ma magari sarebbe più semplice capire dove siano finiti Dio e Lucifero» suggerì lui.

«Infatti, ma non credo che digitando su internet "Dove è sparito Dio" esca qualcosa, è più probabile si trovi Lucifero» sospirò lei. «Non ho neppure avuto il tempo di fare delle ricerche, potrei provarci comunque» propose pensierosa.

«Stasera ci fermiamo in albergo» valutai. C'erano altre cose che dovevo fare prima di rimetterci in marcia, soprattutto in vista del fatto che fossero in così tanti a sapere come trovarci.

«Un letto vero» sospirò Hope lanciandomi un'occhiata con mezzo sorriso. «Come mai questa decisione?»

«È meglio prepararci prima di avvicinarci di più a Salem.» Era anche bene riposare.

«Wow, un letto! Non dormo in un letto da un bel pezzo!» Il profeta era entusiasta per quella prospettiva.

«Tu dormi nel furgone» risposi acidamente.

«Non è giusto, però» rispose deluso sentendosi smontare le sue aspettative.

«Sono certa che a Salem troveremo un posto che sia "normale" dove farti stare. Sempre che tu poi ti ricorda dove andare» ridacchiò Hope «Direi che è meglio metterci in marcia allora.»

«Volevo anche io un letto» farfugliò contrito alzandosi da tavola.

Andai a pagare il conto e ci dirigemmo all'albergo.

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