Capitolo 8: Ping Pong

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Roundtable Rival - Lindsey Stirling


Il mattino dopo, quando mi svegliai, lui non era a letto ma sentivo un profumo davvero invitante.

Dopo poco lo vidi riapparire davanti alla porta della camera da letto, completamente nudo, con un vassoio con la colazione. «Buongiorno.»

«Buongiorno!» Lo salutai mettendomi seduta, con solo le lenzuola a coprirmi. «Sei anche un perfetto uomo di casa. Ma hai dei difetti oppure no?»

«Ne ho parecchi, non preoccuparti.» mi sorrise avvicinandosi al letto.

«Avrò tempo per scoprirli allora. Che hai fatto di buono? Ho già l'acquolina in bocca!» Sghignazzai leccandomi le labbra.

«Pancake. Ti piacciono vero?» era uno spettacolo vederlo senza vestiti e con i pancake.

Risi annuendo. «Certo che mi piacciono!» esclamai entusiasta osservandolo attentamente.

Mi sarei mangiata lui più che i pancake in quel momento.

«È stata una notte impegnativa, ti devi rimettere in forze» avvicinò un pezzetto di pancake alle mie labbra per poi spostarlo all'ultimo minuto e mordermele con un bacio.

«Posso mangiare anche te oltre il pancake?» Ridacchiai per poi baciarlo a mia volta.

Mi sembrava tutto così irreale. Ancora non riuscivo a credere di star vivendo davvero una cosa simile.

Fece un verso di piacere scostando il vassoio e fiondandosi su di me, come se non aspettasse altro se non un mio invito. I dubbi e le incertezze che aveva mostrato i primi giorni ormai del tutto scomparse.

Perdemmo altro tempo a rigirarci tra le lenzuola. Sembrava che non avessimo mai abbastanza l'una dell'altro, come se da sempre lo avessimo voluto ma ci fossimo trattenuti negandoci quella felicità per anni. Ora potevamo rifarci di tutto il tempo perso e mi rendevo sempre più conto che lui, per me, in quel momento, era la cosa più bella che potessi mai sperare di avere.

«Ancora non ci credo che tu sia qui con me. So che continuo a ripeterlo ma è un sogno che si avvera!» Risi accarezzandogli il viso. «Ancora faccio fatica a capire perché tra tutte le donne che potresti avere hai scelto me. Non mi sento di avere nulla di importante più delle altre!»

«Perché ti sottovaluti Hope.» mi diede un bacio. «Mangia e andiamo, gli altri ci staranno aspettando.»

«Va bene!» Sussurrai dandogli un altro bacio per poi fare colazione.

Ci preparammo e uscimmo di casa con i borsoni per il mare, già fin troppo elettrizzata per l'inizio di giornata e per il suo proseguo.

I ragazzi erano già li. Appena ci videro si sbracciarono. Inutile dire che quei quattro insieme erano bellissimi.

Senza gli ammiratori che ci marcavano stretto togliendoci l'aria si stava molto meglio, avevamo proprio bisogno di una giornata tutta per noi.

Joan mi abbracciò appena mi vide, felice come sempre.

Anche Matt era entusiasta. «Ho portato il pallone!» lo mostrò con un sorriso gigantesco, per lui una giornata in spiaggia voleva dire avere l'occasione per non star fermo un attimo, non si sarebbe arreso fintanto che non avesse provato tutte le attrattive. Tra tutti lui era quello che mi somigliava di più visto che entrambi eravamo iperattivi e soffrivamo a stare fermi ad oziare troppo a lungo.

«Coraggio ragazzi, montiamo sdraio e ombrelloni.» Joan gesticolava come un generale impartendo ordini a destra e manca.

«Inizio a pensare che ci avete invitato solo per farci trasportare le cose.» scherzò Mark scombinandomi i capelli mentre reggeva sdraio e ombrelloni su di una spalla, con una sola mano, come se non avessero peso.

Sembrava essere molto più tranquillo rispetto alla sera precedente. La mia relazione con Luke e la comparsa del ragazzo dagli occhi grigi avevano messo a dura prova il suo autocontrollo rendendolo talmente nervoso ed irascibile da arrivare a fare a pugni con il suo stesso amico. Adesso, invece, sembrava il solito orsacchiottone gigante, giocherellone e di buon umore, così come era sempre stato, il mio fratellone maggiore insomma.

«Ma no dai!» Ridacchiai io chinandomi appena sotto la mano di Mark, lanciando poi un'occhiata a Luke prima di tornare a guardare Matt e Joan. «Io ho portato del cibo per pranzo!»

«Questa è nuova!» L'unica ragazza del gruppo oltre me si spostò gli enormi occhiali da sole dal naso per osservarmi. «La presenza di Luke ti fa fatto riempire il frigorifero e cucinare?»

«Oh beh, lo sai come si dice no?» le diede di gomito il ragazzo con i rasta. «L'amore fa miracoli!» sghignazzavano mentre Luke era intento ad ignorarli completamente guardandosi distrattamente intorno.

«Oh ma dai! Ho pensato anche a voi e mi trattate in questo modo?» Domandai scuotendo il capo.

Lanciai un'occhiata al mio chitarrista, guardandomi attorno a mia volta. Visto quello che mi aveva detto durante la notte ero in pensiero che stesse cercando qualcuno in particolare, ma lui sembrava tranquillo, freddo, distaccato e asociale, come sempre insomma, e nei paraggi non sembrava esserci nessuna faccia conosciuta e inquietante.

Joan ci guidò quanto più vicino possibile al mare, in un punto meno affollato, dove montammo la nostra base. Almeno per una volta non volevamo gente intorno, quel giorno doveva essere solo nostro.

«Ragazzi io ho una voglia matta di andare a fare surf!» Matt si sfilò la maglietta, guardando il mare con entusiasmo.

«Io ho voglia di arrostirmi un po' al sole!» Joan aveva un costume a pezzo intero a dir poco mozzafiato.

«Luke è meglio se saliamo al bar a prendere da bere e ad ordinare le bibite per stasera.» gli disse Mark poggiandogli una mano sulla spalla. In costume erano spettacolari.

Non ero paragonabile minimamente alla loro bellezza. Sembravano delle divinità, mica esseri umani, ma ero talmente tanto abituata a loro da non farci più nemmeno caso, tranne quando si parlava di Luke.

Mi tolsi il vestito, restando con un costume a due pezzi blu che sfumava sul nero e mi affiancai a Joan.

«Si sta proprio bene qui!» Dissi stiracchiandomi. «Ma è possibile che tu sia sempre più bella?» Domandai sghignazzando. «Ma cosa ho fatto per avere degli amici come voi?»

«Più bella di chi scusa?» si abbassò gli occhiali per osservarmi. «Ti ricordo che sei tu quella che vive con Luke.» ironizzò.

Matt era andato ad informarsi per il noleggio delle tavole da surf ed i ragazzi erano al bar a fare rifornimenti, potevamo concederci una chiacchierata tra donne in tutta tranquillità.

«Si, e ancora non mi spiego come sia possibile.» Risposi scuotendo il capo. «Lo sapevi che lui e il tizio che è venuto al concerto di conoscono?»

Si irrigidì leggermente. «Tu come lo sai?»

«Me lo ha detto il tipo e Luke me lo ha confermato. Pare che ci fosse di mezzo una ragazza. Ne sai nulla?» Domandai inarcando un sopracciglio, apparentemente calma.

«Beh non è stato un bel momento per lui. Noi... non eravamo insieme quando è successo, lo abbiamo saputo solo dopo.» si voltò dall'altro lato mentre parlava. «Luke è cambiato molto da quel tragico avvenimento.»

«Davvero? Come era prima?» Domandai facendomi più attenta. Conoscevo Luke da tempi immemori e ricordavo alcuni episodi del nostro passato in cui lui aveva reagito in modo strano, a volte arrivando anche a ferirmi, senza volerlo. Non ero mai venuta a conoscenza di questa ragazza, nessuno di loro ne aveva mai fatto parola, neanche alla sua morte, eppure non riuscivo a spiegarmi come avessi fatto a non rendermi conto di un cambiamento così radicale in quello che era stato uno dei miei amici più cari nonché il ragazzo che avevo amato da sempre. In realtà non sapevo bene neanche che sentimenti provare nei confronti di questa fantomatica ragazza che gli aveva sconvolto a tal punto la vita. «Ci teneva molto a lei?»

«Prima Luke era di sicuro più solare, si divertiva di più e non beveva come fa adesso, lui... da quel momento ha litigato con suo padre, non si parlano più da allora. Mark si arrabbia perché sa che il suo modo di fare ferirebbe suo padre e che il loro rapporto potrebbe deteriorarsi fino al punto di rompersi del tutto. Per questo hanno litigato qualche giorno fa.» era molto seria mentre parlava. Osservava il mare, dove già si vedeva Matt portare in acqua la tavola da surf. «Luke si dà la colpa per quello che è successo, crede che se le fosse stato più vicino la tragedia si sarebbe potuta evitare. Lei era molto fragile, ma non è stata colpa sua, quella ragazza ha scelto da sola il proprio destino, lui non avrebbe potuto evitarlo.»

«E ha paura che succeda di nuovo con me?» Domandai sempre più confusa. «Ma se quell'uomo è così pericoloso perché non avvisare qualcuno? Siete tutti spaventati da lui. Lo vedo, non sono una stupida.» Sospirai guardando poi il mare. «Quindi non hanno litigato solo per colpa mia. Mi dispiace che abbia problemi con suo padre. Non ne sapevo nulla.» Mormorai stringendomi le ginocchia al petto, neanche ricordavo bene che aspetto avesse il padre di Luke, né tantomeno sua madre. Era strano davvero aver dimenticato una cosa simile.

«Quell'uomo non è pericoloso in senso assoluto...» era nervosa. «È il suo modo di pensare ad essere pericoloso. Attira le sue vittime con idee seducenti e pericolose. Quel genere di idee non porta a niente di buono.» tornò ad osservarmi.

«Anche se sono solo passati due giorni mi sembra di avere a che fare con un Luke diverso.»

«In che senso Luke ti sembra diverso?» chiese guardinga.

«Quando siamo soli è meno cupo. Sorride ed è raro che lo faccia.» Sorrisi anche io al pensiero. «Spero solo di farlo stare bene. Con lui sono felice e spero che per lui sia lo stesso.»

«Già che quel musone riesca a sorridere è un traguardo. Luke ha stupito davvero tutti, te lo assicuro.» sembrò rilassarsi di nuovo sullo schienale quando sentii sulla spalla il contatto con una bottiglia di birra fredda.

«Che cosa ho fatto di così sconvolgente?» chiese il mio moro curioso abbassandosi vicino a me sul mio asciugamano e porgendomi la bottiglia. Aveva posato il contenitore termico con gli alcolici e il ghiaccio sotto all'ombrellone mentre Mark metteva giù le bevande analcoliche e passava un succo a Joan.

Presi la birra sorridendogli felice. «Tante cose. Ma te lo spiego meglio in privata sede.» Ridacchiai allungandomi per dargli un bacio.

Non si sottrasse. «Non dimenticare che mi hai promesso un bagno.» trattenne il mio labbro inferiore tra le sue abbracciandomi.

«Quando vuoi! Pure più di uno!» dissi circondandogli il collo con le braccia, evidentemente felice.

Mi diede un bacio sul collo. «Dipende se vuoi prendere prima un po' di sole.»

«Perché no! Un po' di sole mi fa anche bene! Rilassati anche tu. È stata una notte intensa anche per te!» gli bisbigliai all'orecchio ridacchiando maliziosa.

«Dov'è finito Matt?» chiese Mark mentre si sedeva sulla sdraio vicino a Joan. Tra quei due c'era sempre stato feeling ma non avevo mai capito perché non avessero mai concretizzato niente.

«È sul surf, lo sai che non sa stare fermo.» sghignazzò lei. «Infatti è meglio se ne approfittiamo per riposare, sono sicura che ci trascinerà in tutte le attività possibili.»

«Non ci penso neanche!» Luke si distese a terra, sull'asciugamano, con le braccia dietro alla testa.

Mi distesi accanto a lui, guardando il torace del ragazzo che mi stava accanto che si sollevava seguendo il suo respiro, lento e tranquillo. Mi acquattai vicina a lui, chiudendo gli occhi.

«Oggi è una splendida giornata. Ci stava un giro al mare. Abbiamo avuto davvero un'ottima idea.» Dissi lanciando un'occhiata a Mark e Joan. Erano così belli assieme.

Luke mi passò un braccio intorno alle spalle per avvicinarmi di più a lui. Ci riposammo e abbrustolimmo un bel po' con Matt che dava spettacolo in mare. Di tanto in tanto Luke mi dava qualche bacio o mi faceva qualche carezza.

«Ragazzi è stato pazzesco!» Matt era su di giri. «Le onde erano fantastiche! Dovete provare!» lo snobbarono tutti e tre.

«No grazie!» Joan era completamente rilassata. «Non ho nessuna intenzione di muovermi di qui.»

«Ma dai! Siete noiosi! Mark dai, almeno tu! Sta per iniziare il torneo di ping pong in spiaggia!» era su di giri.

«Penso che resterò a far compagnia a Joan.»

«Luke?» fece il tentativo anche se già conosceva la risposta, tant'è che il moro gli rispose con un'occhiataccia.

Risi divertita. «Se vuoi vengo io a fare il torneo di ping pong Matt!» Dissi mettendomi seduta.

Dopotutto lo capivo, anche io faticavo a stare ferma e se ero rimasta lì a prendere il sole era solo per il mio chitarrista.

«Davvero?» sembrava fuori di sé per la contentezza. Mi afferrò per il braccio trascinandomi su. «Luke te la riporto subito!» già mi stava tirando dietro di sé prima che gli altri potessero obiettare. Il torneo era praticamente dall'altro capo della spiaggia, dove c'erano i campetti su sabbia. Dovemmo farci un bel pezzo di cammino sulle dune roventi per arrivare a destinazione. «Staremo in squadra insieme! Ci divertiremo un mondo!»

Ridacchiai entusiasta a mia volta. Avevo sempre adorato quel lato di Matt.

«Ovvio, e vinceremo sicuramente!» Dissi dandogli un amichevole pacca sulla spalla.

Il batterista era sempre quello più rilassato del gruppo, il giocherellone, l'iperattivo sportivo, aveva una voglia di vita inesauribile, sebbene sana. Se non fossi stata strasicura che non avesse vizi di sorta avrei di certo pensato che facesse uso di erba e invece lui era proprio così. Un amico leale e sincero, vero come pochi, una sorta di fratello minore per me.

Ci iscrivemmo alla gara e ci vennero date delle racchette. Matt se la rigirava tra le mani come fosse stata un'estensione del suo braccio, ne provava il bilanciamento neanche stesse scegliendo una spada per andare in guerra, era proprio buffo.

«Il sorteggio sarà casuale e fatto al momento per rendere la gara più interessante.» ci avvisò la ragazza che faceva le registrazioni. «Che nome segno per la vostra squadra?»

«Mhh!» Dissi guardando il mio amico. «Non saprei. Violin&Drum?» Domandai. Ero una frana con i nomi.

«Fantastico! Mi piace!» esuberante come al solito. Ci registrammo e aspettammo il nostro turno. C'erano tre campi per cui si sfidavano sei coppie alla volta. Quando arrivò il nostro turno prendemmo il nostro posto nel campo di mezzo aspettando i nostri due avversari: i Reapers.

Mi girai tra le mani la racchetta guardandomi attorno in attesa degli avversari.

«Mi raccomando Matt! Non voglio tornare dai ragazzi a mani vuote!»

«Li stracceremo!» mi fece l'occhiolino, eravamo gasatissimi, ma l'entusiasmo iniziò rapidamente a scemare quando apparvero i nostri sfidanti: uno dagli occhi grigi e l'altro con i capelli castani.

«Guarda chi si rivede, la violinista emotiva. Ma come è piccolo il mondo!»

Fissai seccata il ragazzo con gli occhi grigi sentendo scomparire l'eccitazione del momento.

«Stranamente piccolo!» Dissi mentre lanciavo un'occhiata al tizio con i capelli castani accanto a lui che rigirava nella mano la sua racchetta con agilità mentre mi guardava con un sorriso sfacciato e arrogante che non avevo mai visto a nessuno.

Aveva un paio di occhiali da sole che gli coprivano gli occhi ma non avevo dubbi che fosse irritante quanto il ragazzo con gli occhi grigi. Appena li avevo visti ero tornata ad essere fortemente a disagio.

«Non ti facevo un giocatore di ping pong. Non ne hai di certo l'aria.»

«Non ti sembra di giudicare un po' troppo gli altri? Io e te non ci conosciamo dopotutto.» rispose tranquillo e sorridente lanciando un'occhiata al mio amico, piuttosto teso anche lui. «Credo sarà divertente vedere come te la cavi con la racchetta.»

Lanciai un'occhiata a Matt tornando poi a guardare i due.

«È solo una racchetta infatti! Giochiamo?» Dissi io fissandolo astiosa.

Il castano iniziò a ghignare divertito leccandosi le labbra.

«Sembra che ci sarà da divertirsi! Vero?» ridacchiò guardando provocatorio Matt.

«Non vincerete!» gli rispose il mio amico diventando piuttosto serio.

«Quanta superbia! Dopotutto è solo una partita.» mi sorrise sfacciato Low mettendosi in posizione. «A voi il servizio.»

Mi rigirai la pallina tra le dita, seria a mia volta e senza vacillare. Quei due mi urtavano proprio, soprattutto i loro sorrisetti divertiti. Lasciai cadere la piccola sfera bianca sul tavolo dando via al gioco. Non era più una competizione per divertimento era diventata una questione di principio. Volevo vincere assolutamente contro quei due. Il castano però era agile e rapidissimo e non mancò la pallina rimandandola verso di noi piuttosto divertito.

«Dai, piccola musa, vediamo se sei in grado di prendere una pallina!» Ringhiò quasi, anche se non mi sembrava rivolto a me.

Matt era nervoso ma rispose a tono colpendo, rispedendo la pallina verso Low. «Fammi vedere cosa sai fare piccola violinista, tira fuori il tuo potenziale!» diresse il colpo verso di me.

«Non vedo perché dovrei mostrare a te il mio potenziale!» risposi io colpendo di nuovo la pallina mentre il castano parava nuovamente in direzione di Matt. «Avanti, ex strozzino! vediamo anche tu cosa sai fare!»

Il ragazzo con gli occhiali di sole mi ignorava palesemente cercando di tenere occupato Matt e deconcentrarlo attraverso continue provocazioni. Sembrava tutto programmato e fatto apposta.

«Ti direi di andartene al diavolo, ma nel tuo caso non credo si possa ritenere un insulto!» Matt era sempre più arrabbiato, non lo avevo mai visto così teso, lui che solitamente era sempre il più bonaccione del gruppo.

«Perché siamo in una competizione e se non ti impegni finirai con il far perdere la tua squadra signorina.» il ragazzo dagli occhi grigi colpì senza sforzo, continuando a tenermi gli occhi addosso.

Il suo compagno di squadra rise di gusto mentre io rimandavo la pallina di nuovo dalla parte opposta, sempre con più difficoltà.

Lui invece parò di nuovo, senza neppure farci caso e continuando a stuzzicare il mio amico. «Lo sai che uno come te non dovrebbe dire certe cose, signorina!» sghignazzò provocandolo.

«La smettete?» ringhiai infastidita.

Matt strinse le labbra. «Dannata feccia!»

«Abbassa le penne musa! Papà potrebbe arrabbiarsi sentendoti parlare in quel modo!» stavano tentando di farlo imbestialire, infatti il ragazzo dagli occhi grigi non mirò a me ma a lui.

«Matt!» cercai di farlo riprendere e concentrarsi vedendolo in difficoltà.

«Avete già qualcuno che è rimasto con metà delle sue penne...» sghignazzò il ragazzo con gli occhiali da sole ed il sorrisetto arrogante. «Vuoi ridurti alla stessa maniera per compassione?»

«Non ti azzardare a nominarlo! Non vali neanche la metà di lui!» i colpi di Matt erano diventati estremamente potenti e veloci, tanto quanto i loro. Quel ritmo era insostenibile.

«Non ti distrarre signorina!» Low lanciò a me ma ero troppo confusa e nervosa a mia volta e non riuscii a prendere la pallina in tempo. Erano diventati troppo veloci e rapidi per me.

«Maledizione!» borbottai mentre mi voltavo a prendere la pallina che mi era sfuggita.

Sentii ridere il ragazzo con i capelli castani alle mie spalle con il chiaro intento di canzonarci. «Ma guarda, dopotutto me lo aspettavo sai Low? Te l'ho detto che sarebbe stata una partita fin troppo facile!» sghignazzò tornando poi a rivolgersi a Matt. «Tu dici? In quello stato il tuo amichetto vale la metà di qualsiasi persona, signorina. Piccoli cuori infranti! Ti stai arrabbiando?» rise scuotendo il capo mentre io mi voltavo a guardare il mio compagno di squadra. Aveva gli occhi ridotti ad una fessura e le narici dilatate, non gli avevo mai visto un'espressione così seria e inferocita su quel volto dai lineamenti delicati. «Beh, visto l'atteggiamento poco pacifico capisco perché state andando alla deriva. State seguendo tutti il suo esempio? Sottospecie di piccioni?»

«Non stanno facendo sul serio. Impegnati di più piccolina! Il tuo amichetto non può prendere le tue palle per sempre.» mi disse Low fissandomi gli occhi grigi addosso. «Ci sono ancora due set, la partita è ancora aperta.»

«Lasciala stare Low! Se hai qualche problema veditela con me!»

«Astaroth ha ragione, siete diventati piuttosto aggressivi con l'età.» non spostò mai gli occhi da me. «A voi la battuta.»

«Ma di che cosa state parlando?!» domandai senza capire alternando lo sguardo tra di loro, ancora con la palla in mano.

Astaroth rise divertito scuotendo il capo. «Sono curioso di vedere la sua espressione e reazione quando vedrà... e scoprirà la verità!» ghignò incrociando le braccia. «Possono impegnarsi fin che vogliono, non vinceranno mai!» disse per poi ridere in maniera sguaiata mentre io lo fissavo con astio!

«Non credo che questi siano affari nostri. Dovremmo solo concentrarci su questa partita.» Low mi fece un gesto cortese per incitarmi a tirare.

«Parli come se aveste già la vittoria in pugno peccato della superbia! Non cantare vittoria! Hope facciamoli neri!» Matt aveva un'espressione agguerritissima, come se in ballo ci fosse ben più di una semplice partita di ping pong in spiaggia.

«Noi abbiamo la vittoria in pugno, piccione!» rise Astaroth con sdegno. «Si dai Hope, facci neri!» mi provocò poi il ragazzo con gli occhiali rivolgendo l'attenzione su di me.

Lo fissai male prima di rimettere la pallina sul tavolo e riprendere a giocare. Parlavano di nuovo in una maniera strana che non riuscivo a decifrare e questo aumentava la mia sensazione di disagio facendomi al contempo sentire esclusa.

Low rispedì la pallina a Matt, ora era lui a doversi difendere dai miei attacchi. «Quindi oltre ad essere una violinista ed una ballerina sei anche una giocatrice di ping pong. Quali altri talenti nascondi?» mi chiese lui mentre Matt cercava di non far prendere la pallina al suo avversario.

Ma Astaroth parò prontamente deridendo il mio amico per schernirlo.

Non risposi subito, cercando di rimanere concentrata mentre gli avversari ribattevano ancora e appena ebbi io palla contrattaccai con un colpo ad effetto, diretto verso Low ma che cambiò direzione verso Astaroth all'ultimo, cogliendolo impreparato e facendoci segnare punto.

Sorrisi guardando sfacciatamente il ragazzo dagli occhi grigi. «Non credo che siano affari che ti riguardano i miei talenti!» risposi secca. Non dovevo dargli corda. Appena finita la partita ci saremmo allontanati. Dopo quello che mi avevano raccontato i ragazzi non avevo intenzione di restare in compagnia di quel tizio e del suo amico.

Quest'ultimo, tra l'altro, appena vide sfuggirsi la pallina si voltò a guardarmi serissimo e con un cipiglio rabbioso che mi fece perdere immediatamente il sorrisetto trionfale, facendomi arretrare istintivamente di un passo. Aveva un'espressione terrificante, come se volesse farmi letteralmente a pezzi solo guardandomi.

Ma il ragazzo dagli occhi grigi sorrideva. «Complimenti Hope! Bel colpo! È molto più divertente così.»

«Cos'è? Il diavolo ti ha pestato la coda pipistrello?» lo canzonò Matt. «Adesso non fai più il superbo?»

«Zitto pennuto!» ringhiò il castano in direzione di Matt con aggressività. «Non avete ancora vinto e la tua amichetta ha solo avuto fortuna!» rispose lui stizzito prima di sfoggiare di nuovo il suo sorrisetto. «Almeno lei le palle per tirare come si deve le ha. Tu invece, piccione? Sai mi domando se alle volte non preferite gli uomini alle donne!» sghignazzò. «Deve essere frustrante comunque!»

«Tocca a voi!» risposi io tornando a guardare di nuovo Low.

«Se fossero liberi di scegliere è molto probabile che preferiscano gli uomini.» lo provocò Low battendo verso di me dopo aver rivolto una rapida occhiata a Matt.

«Sempre meglio che andare con qualsiasi cosa!» ribatté il mio amico.

«E i tuoi amici la pensano come te? Qualcuno ha già ceduto alla tenera carne fresca dopotutto!» Sghignazzò Astaroth lanciandomi un'occhiata per poi tornare su Matt mentre io ribattevo il colpo di Low. «Sicuro di non voler provare l'esperienza, verginella? Potrei avere ciò che ti piace davvero.»

«Non state giocando correttamente! Dateci un taglio!»

«Già Astaroth non provocarlo, magari dopo scopre che gli piace andare a letto con qualcuno e papino si arrabbia.» Matt rispedì dietro il colpo.

«Ti ho già detto di non nominarlo!» era furente.

«Vero! Poi magari smette di darvi le spalle e si gira a guardare cosa state facendo! Sarebbe divertente vedere la sua ira abbattersi su...»

«Basta!» Dissi poggiando la racchetta sulla tavola. «Avete vinto! Io mi ritiro! Mi rifiuto di giocare così!» Avevo una gran voglia di tirare la racchetta in testa al castano e l'avevo sbattuta sul tavolino per evitare di lanciargliela in faccia.

«Scusaci Hope.» mi disse Low facendo sparire il sorriso. «Stavamo solo scherzando per farvi perdere la concentrazione.»

«No, questo non è scherzare. Stavate offendendo il mio amico abbastanza palesemente!» ribattei io seccata mentre invece il castano rideva divertito, incrociando le braccia, come se gli importasse unicamente di aver vinto.

«Andiamocene Matt!» dissi voltandomi per dargli le spalle.

Matt posò la racchetta e mi seguii.

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