Capitolo 7: Chiave di violino

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Stampede - Lindsey Stirling feat Alexnder Jean


Il ragazzo dagli occhi grigi se ne stava seduto al bancone, con un bicchiere di liquido ambrato tra le mani. Non mi guardava, se ne stava lì a farsi gli affari suoi e sorseggiare il suo liquore, continuando a fingere che non ci fossimo.

Lo guardai qualche istante, infastidita e destabilizzata dalla sua presenza. Non avevo creduto che sarebbe venuto di nuovo a un altro concerto, ma soprattutto non immaginavo che si sarebbe comportato in quel modo.

Molti venivano a vederci e ci seguivano, ma, a parte le groupie di Luke, non erano mai così tanto fedeli da seguirci di locale in locale. Lui invece aveva assistito a ben due concerti di fila, comportandosi in entrambi i casi come se fosse una mera coincidenza.

Posai il mento sul violino, sistemando l'archetto sulle corde, attendendo un istante prima di iniziare a suonare il prossimo brano, chiudendo gli occhi e concentrandomi sulla magia della musica. Inutile dire a chi erano rivolti i miei pensieri.

Come al solito il mio corpo si muoveva con la musica, ballando e suonando a tempo del mio stesso ritmo, sorridendo come se mi stessi divertendo un mondo. Scatenavo energia e quelle stesse sensazioni che avevo provato insieme a Luke.

Il pubblico sembrava impazzito per questo cambiamento emotivo.

Era più sensuale e al tempo stesso energico ed elettrizzante. I brani erano gli stessi che avevo eseguito durante l'ultimo concerto in piazza ma suonati in maniera totalmente diversa come se io stessa fossi cambiata e da un certo punto di vista era proprio così. Erano accadute così tante cose da quel momento: Luke, la nostra convivenza improvvisata, il nostro primo bacio, la meravigliosa notte che avevamo passato l'uno tra le braccia dell'altro, il ragazzo dagli occhi grigi che sembrava perseguitarci e che innervosiva terribilmente sia me che i ragazzi. La mia musica non poteva non risentirne.

Piroettai lanciando un'occhiata a Luke per vedere come stava lui e se sentisse tutta la forza dei miei sentimenti e delle mie emozioni. Lui mi rispose con un meraviglioso sorriso che scaldava il cuore e mi caricava ancora di più di energia, pronta a esplodere e a investire il pubblico che urlava il mio nome. Mi voltai verso di loro mentre le luci si spegnevano all'improvviso seguendo la nostra musica, salvo poi riaccendersi in un'esplosione di luce che si tradusse in un tripudio di grida.

«Hope, sei meravigliosa!» gridò qualcuno dal pubblico.

«Hope, ti amiamo!» fece eco qualcuno dall'altra parte del locale.

Sollevai l'archetto in segno di gratitudine verso di loro continuando a ballare sulle note dei miei amici, chiudendo un altro brano ormai con il fiato corto. Il mio chitarrista mi restituii un'occhiata a dir poco compiaciuta e molto molto sensuale che faceva ben intendere la sua volontà di approfondire il discorso in seconda serata.

Il pubblico era impazzito, solo il ragazzo dagli occhi grigi era calmo e controllato come stesse ascoltando musica di sottofondo in un'enoteca piuttosto che i "The evangelists" in un night club. Aveva preso a fissarmi dopo la fine dell'ultimo brano e adesso teneva gli occhi fissi su di me mentre Joan diceva due parole al pubblico per permettermi di riprendere fiato. Freddi e penetranti al tempo stesso, quegli occhi mi trasmettevano una grande sensazione di soggezione che mi faceva perdere l'equilibrio e stonare ogni qual volta me li sentissi addosso.

Quell'espressione era particolare e al tempo stesso inquietante, mi faceva sentire il bisogno disperato di distogliere lo sguardo ma allo stesso tempo lo catturava con incredibile forza magnetica impedendomelo.

Tentai di non pensarci e di ignorarlo, concentrandomi sulla musica e su Luke, riprendendo i miei passi di danza. Mi era difficile però non tornare di nuovo a ricercare lo sguardo del ragazzo sconosciuto, come se lui fosse un punto nero al centro di un foglio bianco, stonava con ciò che gli stava attorno risaltando terribilmente rispetto a tutti gli altri.

Steccai di nuovo e lui sembrò accorgersene, sollevando un sopracciglio nella mia direzione e sogghignando, come se se lo aspettasse, cosa che non faceva altro che aumentare il mio disagio.

Sotto quello sguardo era come se mi sentissi sotto esame.

Cercai di ignorarlo, volgendo lo sguardo verso Luke per concentrarmi su di lui e riprendere a suonare decentemente.

Luke sembrava comunicarmi di mantenere l'attenzione su di lui. Mi sorrideva incoraggiandomi a sciogliermi e io gli sorrisi di rimando, concentrandomi per ignorare la persona a me estranea che invece mi dava i brividi. Mantenere la concentrazione era estenuante e non mi consentiva di suonare nel modo che volevo, le mie emozioni sembravano tutte distorte e in continuo contrasto tra loro, oscillando di continuo da un estremo all'altro.

Ripresi a suonare provando a restare calma per poter ritrovare il ritmo. Di nuovo i miei pensieri andarono a Luke e a ciò che avevamo vissuto, l'osservatorio, le stelle e la città di Los Angeles vista da lassù. Pensai a quando mi ero addormentata e svegliata tra le sue braccia e la musica tornò a fluire.

Cercai di dimenticare quegli occhi di quello strano colore, consapevole però di averli incollati addosso durante tutta l'esibizione. Mi sforzai di rimanere con l'attenzione su Luke ballando e suonando come sempre. Lui era una sorta di punto fermo sul quale potevo ancorarmi per non rischiare di nuovo di cadere a guardare quei maledetti occhi color tempesta.

Ma l'espediente non sembrava funzionare se non per brevi momenti, poi quegli occhi tornavano a trascinarmi in quel vortice di disagio, come un uragano che mi attirava verso la disfatta. Li sentivo addosso tanto da mettermi i brividi e nel disperato tentativo di non finire nell'occhio del ciclone accadde una cosa che non mi era mai successa prima: una delle corde del violino si spezzò. Lo schiocco mi fece spalancare gli occhi, possibile che quel ragazzo mi stesse influenzando a tal punto da farmi spezzare una corda?

Cercai di non perdermi d'animo e di reagire prontamente. Continuai a suonare senza una corda, danzando verso Luke che prontamente aveva afferrato il violino di riserva per potermelo passare. Lui mi aveva tenuto gli occhi addosso per tutto lo spettacolo e aveva subito notato il piccolo incidente, consentendomi di rimediare in fretta, coperta dagli applausi del pubblico entusiasta nonostante tutto.

I ragazzi erano terribilmente preoccupati, lo leggevo sui loro volti, solo Luke cercava di restare calmo o almeno così appariva. Deglutii a fatica, sentendomi ormai molto più che esausta, non era mai stato così difficile fare un concerto e la colpa era tutta di quel dannato che adesso mi osservava con un'espressione quanto mai sorpresa.

Terminai anche quel brano che sembrava essere infinito, tornando a guardare il pubblico facendo un mezzo inchino in ringraziamento alla loro comprensione. Non si rendevano conto che quelle sensazioni fossero reali, faceva semplicemente tutto parte dello spettacolo. Per i miei amici invece era diverso, loro sapevano e capivano e il nervosismo dipinto sui loro volti era dovuto in parte alla presenza di quel ragazzo seduto al bancone e in parte al mio stato emotivo. Solo il mio Luke, calmo e sorridente, mi osservava incoraggiandomi.

Presi un grosso respiro chiudendo gli occhi e iniziando a suonare un altro pezzo, questa volta più lento.

Dovevo concentrarmi solo sul mio chitarrista, pensare che dopo lo spettacolo saremmo andati a mangiare qualcosa insieme e poi sarebbe venuto da me per passare la notte. Avevo detto che non mi sarei fatta fermare da quello strano ragazzo che mi metteva in difficoltà e volevo dimostrarlo.

Era solo uno dei tanti che veniva ad ascoltarci, dovevo calmarmi e arrivare alla fine del concerto.

Non poteva succedermi nulla di male.

Suonai in maniera impeccabile il brano, volteggiando sul palco e tornando a divertirmi.

Sentivo l'attenzione del ragazzo sconosciuto su di me, ma era uno dei tanti e continuai a fissarmi su quel pensiero. Terminai poi l'ennesimo brano, sempre più affannata ma felice, tornando a guardare i ragazzi tirando un lungo sospiro.

Loro mi incoraggiavano ma erano tesi. Luke invece continuava a sorridere ignorando completamente il tipo del pubblico e le ragazze che strepitavano per lui, concentrando la sua attenzione solo su di me.

Mi soffermai un attimo a guardarli tutti e quattro, fingendo di prendere gli applausi, tornando poi a voltarmi verso il pubblico strepitante e quel ragazzo che ancora non mi toglieva gli occhi di dosso.

Era lui il problema, innervosiva anche loro, era palese. Ma non c'era altro da fare se non arrivare alla fine dello spettacolo. Almeno c'era qualcosa che innervosisse Mark più di quanto facesse Luke.

Ripresi il mio strumento, facendo un altro pezzo, passando poi a quello successivo. Passai la sera ad alternare l'attenzione tra Luke, il ragazzo sconosciuto e i ragazzi, con il dubbio che in realtà sapessero benissimo chi fosse e domandandomi il perché di quell'angoscia da parte loro.

Finii l'ultimo pezzo praticamente sfinita e stravolta, completamente esaurita delle mie energie, prima di fare un altro inchino in ringraziamento ai nostri ammiratori.

Appena finii, il ragazzo dagli occhi grigi mi rivolse un'ultima occhiata per poi voltarsi a dare nuovamente attenzione al suo bicchiere.

Visto così sembrava solo un tipo a cui piacesse la nostra musica, aumentando in questo modo l'inspiegabilità del perché i ragazzi fossero tanto nervosi.

Ero talmente distratta da non accorgermi che Luke era arrivato alle mie spalle. «Stai bene?»

Lo guardai sorridendo e annuendo. «Si! Sto bene! Niente groupie che ti saltano addosso stavolta!» Ridacchiai sentendomi molto meglio con lui accanto.

«Non le nominare che potrebbero sentirsi incoraggiate a salire sul palco!» rabbrividì per il fastidio e apprezzai che non facesse riferimento all'incidente del violino.

«Hope, tutto bene?» Joan era un bel po' preoccupata, aveva sentito le mie incertezze mentre suonavo e si era chiaramente spaventata.

«Quel tipo è di nuovo qui!» sentii dire da Mark. Le sue parole attirarono la mia attenzione facendomi voltare verso di lui, vedendolo guardare malissimo il ragazzo dagli occhi grigi. Non c'era traccia de suo solito ottimismo e buonumore.

«Cosa importa! Il concerto è andato bene, quel tipo non ha creato nessun problema.» Rispose Luke, ma non potei fare a meno di rendermi conto che si era avvicinato molto di più a me.

«Fai sul serio?» gli chiese Mark seccato.

«È tutto sotto controllo!» rispose freddo il mio chitarrista.

«Come lo era l'ultima volta, Luke?» A quelle parole lui si irrigidì al mio fianco serrando i pugni e la mascella.

«Cosa state dicendo?» domandai io senza capire il perché e il significato di quel teatrino, alternando lo sguardo tra Luke e Mark «Di che state parlando?»

Passai lo sguardo su tutti e quattro i miei amici, cercando poi quasi istintivamente il ragazzo dagli occhi grigi. Era assurdo il loro disagio per la presenza di quel tizio.

Luke si sforzò di rilassarsi. «Ho detto che è tutto sotto controllo!» sibilò per poi rivolgersi a me sforzandosi di essere tranquillo. «Vuoi restare ancora qui o andiamo via?»

Matt e Joan spostavano lo sguardo tra me e loro due.

«Possiamo andarcene via tutti e cinque da qui e andare in un bar a passare la serata se la presenza di 'sto tizio vi innervosisce così tanto!» dissi io alternando lo sguardo tra lui e Luke. «Non voglio rovinare la serata per via di uno che non vi piace.»

«Non credo farebbe molta differenza.» rispose Luke.

«Io preferirei andarmene, quel tipo mi dà i brividi!» disse Joan stringendosi le braccia intorno al corpo.

«Tu guardi troppi documentari sui serial killer.» scherzò Matt mettendosi le bacchette nelle tasche posteriori.

«Tu invece non ne guardi abbastanza!» Gli rispose Joan sarcastica.

«Ragazzi, ragazzi! Un autografo per favore!» i fan iniziavano ad avvicinarsi.

«Possiamo fare un selfie?»

«Hope, sei fantastica!»

«Luke, sei bellissimo!»

«Non possiamo andarcene via adesso!» dissi lanciando un'occhiata a Joan mentre sorridevo a un selfie con alcuni fan. «Perché non farebbe differenza? Credi che ci seguirebbe?»

«Se vuole perseguitarti lo farebbe ovunque e se non vuole non ha senso scappare.» gli aveva rivolto un'occhiata ma il ragazzo dagli occhi grigi non ci degnava di attenzione, se ne stava per i fatti suoi voltato a bere.

«Ma se sta bevendo tranquillo come tutti gli altri qui dentro. Ma siete impazziti per caso?» domandai senza capire. «E lì a bere tranquillamente!» mormorai mentre facevo un autografo su uno dei dischi che avevamo registrato l'anno prima. «Siete strani. Non sta facendo niente di male!»

Vidi alcuni di loro stringere le labbra e lanciarsi occhiate nervose.

«Già...» Luke era pensieroso. «Facciamoci dare un tavolo allora.»

«Ne abbiamo uno riservato.» disse Matt avvicinandosi a me. «Ho proprio voglia di birra e patatine. Anche un bell'hamburger non sarebbe male.» mi passò un braccio intorno alle spalle trascinandomi al tavolo, sembravano temere l'idea di lasciarmi da sola, che potesse avvicinarsi a me o che io potessi parlare con lui.

E tutto ciò era terribilmente strano.

«Anche io ho voglia di una birra. Ma prima devo fare tappa al bagno se non vi dispiace. O volete accompagnarmi anche lì come dei bodyguard?»

«Non penso ci lascerebbero entrare nel bagno delle donne. Al massimo può venire Joan, se vuoi compagnia.» suggerì Luke con il suo solito distacco.

«Noi cominciamo a ordinare. Cosa prendi?» mi chiese Matt.

«Una birra e un hamburger pure io!» Risposi sorridendo. «Torno subito.» Risposi voltandomi per poi dirigermi verso i bagni.

Me la svignai prima che Joan riuscisse a starmi dietro. Quei quattro erano diventati asfissianti e terribilmente appiccicosi.

A differenza di quanto probabilmente pensavano il ragazzo dagli occhi cinerei non mi aveva seguito eppure continuavo ad avere la sensazione che non fosse uno qualunque, mi sembrava si conoscessero.

All'uscita dal bagno vidi Joan bloccata da alcuni dei nostri ammiratori, non era riuscita a raggiungermi e anche i ragazzi al tavolo sembravano circondati.

Passai accanto al bancone tornando verso di loro a volerli raggiungere dietro il marasma di fan che li aveva assediati e naturalmente non potei fare a meno di lanciare un'occhiata in direzione di quell'uomo inquietante. Il ragazzo continuava a starsene al bancone per i fatti suoi rigirandosi tra le mani il bicchiere pieno. Mi rivolse un'occhiata distratta prima di tornare a rigirare il calice tra le mani.

Mi era passata per la mente l'idea di andare a parlarci. Giusto per capire chi fosse, ma visto l'atteggiamento dei ragazzi avevo subito scartato l'idea. Se avevano così paura che potesse fare qualcosa non era una buona idea avvicinarcisi.

E come se mi leggesse nel pensiero fu infatti lui ad approcciarsi a me, di nuovo. «Pensavo suonaste meglio onestamente. Sono un po' deluso.» osservò dandomi le spalle e continuando a sorseggiare.

Mi fermai, voltandomi a guardarlo inarcando un sopracciglio. «Non ti è piaciuto lo spettacolo?» Domandai curiosa. «Mi spiace, non pretendo che piaccia a tutti la nostra musica.»

«La vostra musica ha potenziale, ma era piena di imperfezioni, hai steccato in alcuni punti. Siete alle prime esibizioni? Mi siete sembrati nervosi.» bevve un sorso.

«No. Non sono le prime esibizioni.» Dissi soffermandomi a guardarlo. «Te ne intendi di musica e sei qui per valutarci o solo ascoltarci?» Domandai perplessa.

«Me ne intendo, ma sono qui solo per trascorrere una piacevole serata.» disse voltandosi e lanciandomi un'occhiata laterale. «Sono pezzi originali?»

«Tutti quanti. Li ho composti io.» Spiegai incrociando le braccia. «Hai un nome?»

«Low.» si presentò. «Complimenti. Hai talento.» bevve un altro sorso finendo il bicchiere per poi far segno al barista che gliene passò altri due, uno lo allungò verso me senza dire niente.

Osservai il bicchiere e poi lui. Quel tizio era davvero strano.

«Scusa la domanda un po' stravagante, ma già conoscevi i ragazzi che suonano con me? Loro sembra di sì.» Dissi prendendo tra le dita il bicchiere.

«Immagino che tu abbia già fatto a loro la domanda e che non abbia creduto alla risposta che ti hanno dato.» sorrise sarcastico.

«Quindi vi conoscete. E perché loro hanno detto il contrario?» Domandai abbastanza perplessa. Qualcosa non mi quadrava affatto.

«Ne conosco solo uno a dire il vero, anche se non la chiamerei conoscenza.» rispose tranquillo indicando il bicchiere che mi aveva passato. «Cos'è? Non accetti da bere dagli sconosciuti o hai paura di una scenata del tuo fidanzato?»

«Non penso che il mio fidanzato faccia una scenata.» Osservai voltandomi a guardare in direzione dei ragazzi. Luke stava cercando di liberarsi delle ragazze che sembravano intenzionate a strappargli la maglietta.

«Già, mi sembra alquanto occupato.» osservò.

Sorseggiai dal bicchiere per poi tornare a guardare Low. «Conosci Luke?»

«L'ho incontrato una volta, tanto tempo fa. Non te l'ha detto?» fece segno al barista di versarne un altro.

«No. Ha detto che non ti conosce.» dissi osservandolo perplessa. Perché mi aveva mentito? «E come lo conosci?» domandai sempre più curiosa.

«C'era di mezzo una ragazza.» disse vago. «Il tuo ragazzo non sa perdere. E non mi sorprende ti abbia mentito.»

«Una ragazza?» domandai inarcando un sopracciglio. «Ah!» risposi solo continuando a guardarlo. «Quindi lei ha scelto te e non lui e a Luke la cosa non è andata giù?» Feci un'altra pausa per poi bere di nuovo. «Perché non ti sorprende che mi abbia mentito?»

«Perché a lui piace mentire e omettere cose, per questo perse quella ragazza, ma a quanto pare non è cambiato niente.» gli lanciò un'occhiata.

Luke mi aveva vista e iniziava a essere sempre più brusco nel tentare di liberarsi di quelle ragazze che gli erano saltate addosso, anche gli altri erano in difficoltà al punto che erano dovuti intervenire i buttafuori.

«Non è vero! Luke non è uno che mente. Può darsi che ometta delle cose ma non è il tipo che mente. Se lo ha fatto e non mi ha detto chi sei avrà un motivo valido.» ribattei. «Lui lo conosco da una vita. Tu non so neanche chi sei!» dissi poggiando il bicchiere sul bancone. «Fammi un favore. Non venire più ai nostri concerti!» dissi secca, intenzionata a girarmi e allontanarmi per raggiungere e aiutare i miei amici.

Ma Luke aveva già scansato le ragazze precipitandosi da me, stringendomi poi tra le braccia prima di abbaiare contro il ragazzo seduto con un'espressione alterata che non gli avevo mai visto.

«Che cosa le hai fatto?»

«Rilassati, non sto facendo niente di male, mi sto solo godendo la serata.» disse tranquillo sfoggiando un sorriso sarcastico che faceva venire voglia di prenderlo a schiaffi.

In tutto questo io ero stranita e dubbiosa, alternando l'attenzione tra i due. «Tranquillo, Luke. Non mi ha fatto nulla stavamo solo parlando! Calmati!» mormorai poggiandogli una mano sul petto. «Gli stavo giusto dicendo di non tornare più e stavo venendo da te!»

Ma lui aveva lo sguardo puntato verso Low che lo fissava ghignante. «Ti trovo in forma, Luke, nonostante come siano andate le cose.» lo provocò, poi si rivolse a me. «È stato un piacere ascoltarti, signorina.» si alzò con eleganza per poi voltarsi, allontanandosi senza aggiungere altro.

Lo seguii con lo sguardo, voltandomi poi a guardare Luke «Ehi calmati.» dissi cercando di sorridergli gentile, accarezzandogli i fianchi.

«Maledetto bastardo!» mormorò seguendolo con lo sguardo per poi tornare su di me. «Che cosa ti ha detto?» chiese tornando un po' più tranquillo, sebbene preoccupato.

«Nulla di importante. Mi ha detto che ti conosce e... farfugliava che a te piace mentire e omettere le cose. Ti stava evidentemente diffamando, ma... Luke, ma non mi interessa quello che ha detto. Ora calmati e passiamo una serata tranquilli.» dissi sorridendogli per poi alzarmi sulle punte per dargli un bacio sulle labbra. «Magari così finalmente quelle pazze psicopatiche ti staranno alla larga!»

Ora che ci feci caso però notai di nuovo qualcosa di strano. Sembrava si fossero calmate tutte non appena il ragazzo dagli occhi grigi era andato via.

Ma non ebbi tempo di pensarci troppo perché Luke mi strinse protettivo, mentre ci raggiungevano anche gli altri.

«Gli ammiratori stanno peggiorando.» osservò Matt.

«Stanno diventando sempre più aggressive. Vero!» dissi stringendomi a Luke. «Possiamo andare altrove se vi va. Non voglio rovinarvi la serata!»

«Non preoccuparti, sembra che ora sia tutto calmo e sta anche arrivando il tuo panino.» ora che quel tipo se ne era andato si stavano rilassando un po' tutti.

E tutto ciò era ancora più strano. Chi diavolo era quel tizio?

«Beh... Ho una fame da lupi e anche sete! Quindi non pensiamoci più!»

Sorrisi, anche se ero nervosa e pensierosa. Per quanto non volessi pensarci quello che mi aveva riferito il ragazzo mi aveva stuzzicato la curiosità.

Magari avrei potuto parlare a Luke appena rimasti soli. Sembravano più rilassati ma vedevo le occhiate che si tiravano di nascosto quando pensavano che non guardassi. Tuttavia la serata fu piuttosto piacevole, avevano ripreso a ridere e scherzare e Luke mi avevo tenuto un braccio attorno alle spalle per tutto il resto del tempo. Anche Mark sembrava meno rancoroso nei suoi confronti.

Inoltre dovevo ammettere che avere Luke così vicino e pieno di attenzioni mi metteva il buonumore. Ero quasi dubbiosa se parlargli o no, avendo paura di rompere quella magia che si era creata. Di tanto in tanto si voltava per darmi qualche bacio sulla testa, abbastanza casto da non turbare particolarmente Mark.

Quando la serata finì demmo una mano a Matt a mettere gli strumenti nel furgone, con la sola eccezione della chitarra di Luke, visto che voleva portarla a casa mia e ci salutammo fuori dal locale.

«Una serata un po' particolare, ma è sempre piacevole stare con voi ragazzi.» Matt iniziava a stiracchiarsi e sbadigliare.

«Magari possiamo organizzarci per far qualcosa domani?» suggerì Joan.

«Pensavo di andare con Hope al mare.» disse Luke.

«Dovete fare i piccioncini o possiamo aggregarci?» sghignazzò Joan.

«Ragazzi, sentite la mia idea!» Matt di stava elettrizzando. «E se ci trattenessimo anche la sera e facessimo un falò? Potresti portare la chitarra, Luke, e qualche birra.»

«Sarebbe bellissimo!» Esclamai già eccitata all'idea. «Volete dormire in tenda sulla spiaggia?» Era un'idea fantastica.

Avevo praticamente già dimenticato tutti i miei dubbi

«Si! Sarebbe fantastico!» Joan mi afferrò le mani condividendo il mio entusiasmo. «Bella idea, Matt!»

Mark si avvicinò a Luke ignorando la questione spiaggia. «Luke, dobbiamo parlare, lo sai.»

«Parleremo domani, adesso si è fatto tardi, riporto Hope a casa.» freddo, glaciale e affascinante come sempre.

Salutai Joan abbracciandola, così come Matt e Mark prima di tornare da Luke con il violino in spalla. Sorridevo, ero fin troppo felice per lui e per la giornata che avremmo passato assieme il giorno dopo.

Prendemmo la moto e tornammo a casa mia. Era meraviglioso il fatto che nonostante fosse tardi non ero sola, lui stava salendo con me per restare.

«Sono felice. Questa sera è stata una bella serata!» dissi stringendomi a lui. Neppure volevo ripensare a ciò che mi aveva detto Low e a quello che era successo ai ragazzi. C'era Luke e tanto mi bastava.

Mi strinse forte e protettivo iniziando a sciogliersi un po'. «La parte migliore arriva adesso.» mi sussurrò poggiando la guancia sulla mia testa.

«Già! Mi auguro che tu abbia intenzione di farmi stare sveglia tutta la notte!» Ridacchiai appena anche se con un attimo di imbarazzo. Parlavo d'istinto per quanto nell'assurdo, vista la poca esperienza, mi sentissi ancora un po' in imbarazzo.

Lo sentii sorridere decisamente più sciolto per poi abbassarsi per potermi tirare su. Appena ebbe il mio viso davanti mi baciò con estremo desiderio.

«E come dovrei fare a tenerti sveglia?» mi provocò dandomi altri baci e scendendo lungo il collo.

Rabbrividii, sospirando. Era terribilmente affascinante da farmi letteralmente girare la testa. Sentivo il suo desiderio che non faceva altro che aumentare il mio. Faticai persino ad aprire la porta di casa mia e quasi ci ruzzolai dentro trascinandomi dietro anche lui.

«Non so! Credo che sia tu quello con maggiore esperienza tra di noi.» sghignazzai divertita.

Mi passò una mano dietro alla nuca baciandomi di nuovo in risposta. «Ho sentito quello che provi attraverso la tua musica stasera.» mi baciò ancora chiudendosi la porta di casa alle spalle con un piede e premendomi a sé.

«Era quello che ho sempre provato ma non ti ho mai detto. Adesso però lo sanno tutti!» Ridacchiai accarezzandogli il petto fino al bordo della maglietta per poi scivolare sotto di essa assaporando il contatto della sua pelle sotto le dita. «È sempre stato così ma non te l'ho mai detto.»

Rabbrividì quando lo toccai e in risposta si sfilò la t-shirt lasciandola cadere a terra. Mi passò le mani dietro le ginocchia e mi tirò su tenendo le mie gambe intorno alla vita. Catturava le mie labbra tra le sue per poi rilasciarle.

«La mia piccola Hope.»

«Il mio Luke!» Sussurrai io abbracciandolo e stringendo le gambe attorno ai suoi fianchi. «Solo mio!» Mormorai tra un bacio e l'altro. «Devo iniziare a tenere lontane le groupie che ti saltano addosso. Loro sì che sono pericolose.» Ridacchiai.

«Non c'è nessun'altra che vorrei che non sia tu.» mi portò in camera da letto. Le sue ammiratrici sarebbero impazzite al mio posto ma lì con lui c'ero io. Mi posò sul letto mettendosi su di me per baciarmi.

«E io nessun altro. Non devi avere paura che qualcuno mi porti via!» Sussurrai accarezzandogli il volto. «Sceglierò sempre te!»

Cercò di non farmi pentire per quel l'affermazione. Diede tutto stesso in quel rapporto portandomi al limite più volte. E durò a lungo proprio come avevo richiesto.

A notte fonda ero stravolta, stanca ma decisamente soddisfatta, avvinghiata a lui, con il fiato corto e un sorriso inebetito sul volto.

«Incredibile. Ogni volta mi sembra sempre meglio di quella prima. Come fai?»

«Più il nostro rapporto diventa forte e più il sesso migliora perché impariamo a conoscerci.» mi strinse di più a sé facendomi appoggiare la testa al suo petto e baciandomi la fronte. «Hope non devi dar retta a quel tipo, è pericoloso!»

«Intendi il tipo dagli occhi grigi? Perché è pericoloso?» Domandai alzando il viso per guardarlo. «Hai paura che mi faccia del male? Perché mi hai detto che non lo conoscevi?»

«Non posso dire di conoscerlo, l'ho incontrato molto tempo fa, una sola volta.» disse lui con un sospiro.

«Ha detto che c'era di mezzo una ragazza e che tu l'hai persa.» Spiegai inclinando il capo. «Che cosa è successo? Sempre che tu voglia raccontarmelo.»

«È morta.» mi disse con tono glaciale.

Trasalii, sia per il suo tono che per quello che aveva appena detto. «E... come è morta?»

«Ha dato retta a lui... non sono riuscito a salvarla.» sentivo amarezza nella sua voce.

«Per questo hai detto che è pericoloso?» Domandai allarmata. «E che cosa vuole da me? O meglio, da te?»

«Imbottirti la testa di sciocchezze per poi portarti su una strada pericolosa.» mi guardò negli occhi e potevo leggere tutta la sua ansia.

«Hai paura che mi faccia del male.» Constatai. «Mi ha detto che tu menti sempre e ometti le cose. Ti conosco da tempo e so che non è così ma che cosa intendeva secondo te?»

Si irrigidì. «Che è un bastardo!»

«Si vuole vendicare di qualcosa e quindi se la prende con chi ti sta vicino? Luke, questo è grave!» Dissi tirandomi su lievemente. «Non bisognerebbe chiamare la polizia?»

«Non ce l'ha con me, sono io ad avercela con lui per quello che ha fatto a quella ragazza.» mi accarezzò il viso. «Ti prego, stagli lontano.»

«Certo. Non gli darò mai più confidenza, sta tranquillo!» Risposi dandogli un altro bacio. «Dimentichiamoci di lui. Tanto suoneremo tra qualche settimana. Magari non lo rivedremo più!»

«Ne dubito. Cercherà di avvicinarti ancora.» mi guardò accarezzandomi. «Ti proteggerò, Hope, non riuscirà a farti del male.»

«Perché cercherà di avvicinarsi ancora a me?» Domandai pensierosa. «Mi stai spaventando!»

«Hai attirato la sua attenzione, ti sta ronzando intorno.» si portò una mano dietro alla testa. «L'importante è che tu non gli dia retta.»

«Non lo farò, non ti preoccupare.» Sorrisi stringendomi a lui. «Non ho motivo di credergli. Glielo ho già detto. Mi fido di te!» Mormorai chiudendo gli occhi. «Non pensiamoci, domani mattina andiamo al mare.» Sussurrai

«Dobbiamo riposare. Anche perché ho un paio di idee da poter attuare in mare.» sorrise malizioso.

«Ma ci saranno tutti! Mark ti ucciderà.» Ridacchiai stringendomi a lui e baciandogli il collo. «Ma mi sembra interessante!» Risi chiudendo di nuovo gli occhi e sospirando. «Buona notte.»

«Sarebbe un bel modo di morire.» mi baciò la fronte. «Buonanotte.»

«Buonanotte!» Sussurrai stringendomi contro il suo petto.

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