Gennaio 1669 pt. 3

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Galatea rinvenne solo con l'uso dei sali. Dapprima non ricordava granché, ricordava solo la sensazione di una presenza, la stessa sensazione che l'aveva fatta svegliare la notte precedente; ma questa volta era solo un ricordo. Bice era accanto a lei, seduta sull'orlo del letto, e le stringeva la mano.

«Tea...» sussurrò, accarezzandole le dita pallide.

«Scusa, Bice» rispose Galatea. Mosse uno sguardo intorno, sulle due serve che attendevano in un angolo; domandò loro un bicchiere d'acqua e poi si rivolse di nuovo all'amica: «Cos'è successo?»

«Sei svenuta quando ti ho detto del duchino Luigi...»

A quel punto i ricordi si fecero più chiari: l'assassinio per strada, la mattina infernale, il breve colloquio... Tutto tornò chiaro in un lampo e Galatea non poté trattenersi dal dire: «Li ho visti. Erano in due, ma credo che uno di loro sia scappato»

Bice trasalì e si alzò in piedi. Poi lanciò un'occhiata allarmata alla finestra, ora spalancata.

«Hai visto l'aggressione?»

Galatea annuì apatica. Nel frattempo la serva era tornata con il suo bicchiere d'acqua. Dopo aver bevuto le parole uscirono dalla sua bocca una dietro l'altra e nel giro di cinque minuti raccontò quanto aveva visto, badando a non dimenticare nemmeno il minimo particolare. Bice la guardava esterrefatta e, di tanto in tanto, si affacciava dalla finestra per controllare la strada. Il sangue era ancora là, come lei stessa aveva detto: due spazzini stavano lavorando per lavarlo via.

«Devi dirlo a qualcuno... Se dici che uno dei due uomini è scappato, è giusto che gli ufficiali del palazzo lo sappiano» constatò Bice alla fine del suo resoconto.

Fu una faccenda molto penosa: dovette rendere conto di ogni sua azione dal momento in cui si era svegliata fino alla visita della mattina. Ad ogni affermazione che faceva era pronta un'obiezione non sempre chiara; ad ogni sua controbattuta rispondeva un'insinuazione poco lusinghiera.

«Quindi erano due, secondo voi?» domandò l'ufficiale preposto al suo interrogatorio.

«Sì, signore. Ho visto nitidamente due uomini: uno ha accoltellato il duchino numerose volte mentre i suoi accompagnatori tentavano di trattenerlo; l'altro è arrivato dopo e si è chinato sul duchino, non so con quale intento»

«E avete visto gli accompagnatori del duchino fare qualcosa per fermare il secondo assalitore?»

«No, perché ho avuto un istante di debolezza - confessò - Ma quando sono tornata alla finestra, quell'uomo non c'era più. Il primo era già stato arrestato»

L'ufficiale abbassò gli occhi, avanzò ancora poche domande e poi se ne andò. Galatea, quel giorno, non uscì dalla propria camera.

Il giorno dopo l'ufficiale tornò da lei: le disse che i due amici del duchino smentivano la sua testimonianza per quanto riguardava un ipotetico secondo assalitore. E anche la versione delle guardie non ammetteva la possibilità di un complice.

«Siete sicura che non fosse un onesto cittadino venuto in soccorso degli aggrediti?» concluse l'uomo.

«Non poteva esserlo: si trovava insieme all'assassino nascosto dietro un muretto» ribatté.

«La vostra testimonianza combacia in tutto con quella dei due amici del duchino. Meno che su questo particolare. Questo, come potrete capire, ci mette in serio imbarazzo. Potreste correre dei rischi, sapete? Perché non è ancora certo cosa abbia mosso l'assassino: o meglio, quel che ha mosso l'assassino è stata una ricompensa in denaro che egli stesso ammette di aver ricevuto alcuni giorni fa. È un matto assoldato da qualcuno che voleva morto il duchino, lo capite?»

«Sì, certo...»

«Ebbene - proseguì - Chi vorrebbe morto il duchino, secondo voi?»

«Io non posso affermare nulla... Che io sappia, il duchino non aveva nemici personali»

L'ufficiale sorrise: «E i mariti e i fidanzati delle sue amanti, allora?»

«Dubito che qualcuno possa spingersi a tanto contro l'erede... Fosse anche una questione di gelosia»

«Eppure molti a corte tendono a credere che sia tutta una faccenda di gelosia. Un'altra ipotesi potrebbe essere politica, ma non sembra il caso di sollevare questioni di questa natura»

Galatea distolse lo sguardo: «Se voi vi ponete scrupoli a sollevare uno scandalo attorno a una congiura - osservò tranquillamente - Io al contrario non vedo altra spiegazione»

L'ufficiale si alzò in piedi: «Conoscete il marchese Federico Nenci e il conte Alfonso Malbecchi?»

«Conosco Nenci, ma con Malbecchi non ho nessun rapporto. Erano loro i due amici che accompagnavano il duchino ieri sera?»

«Precisamente. Conoscendo il Nenci, indirettamente avete saputo che il duchino, negli ultimi tempi, aveva preso a corteggiare la moglie di Malbecchi? Badate di non mentire, madamigella»

Galatea sospirò: «L'ho saputo»

«Lasciate che vi ponga una domanda: se vi trovaste con un uomo assassinato alla presenza di due suoi amici, con un sicario pazzo che accozza frasi sconnesse, e con una testimone la cui storia si discosta per un solo dettaglio dalla versione concorde dei presenti, guardie del duca comprese, voi cosa pensereste?»

«Che una delle due versioni sia falsa riguardo a quel dettaglio...» ammise, abbassando gli occhi.

«Io non voglio dubitare di voi. Ma voi stessa avete ammesso la vostra conoscenza con Nenci; casualmente, proprio voi assistete all'assassinio. Casualmente, la vostra versione differisce riguardo a un secondo uomo che sarebbe fuggito. Il mio pensiero, ve lo confesso, è che qui qualcuno voglia confondere le acque per spostare i sospetti su un esterno. Vi do un consiglio, madamigella: non intralciate oltre le indagini con le vostre testimonianze. Il Nenci, per ora, non corre il rischio di essere perseguito; il duca vuole assicurarsi che non ci siano in atto congiure, per cui la mia pista è passata in secondo piano. Molti altri mariti, vi ripeto, avrebbero voluto vendicarsi della licenziosità del duchino. Se state tentando di difendere i vostri amici, o se comunque tenete alla loro vita, tacete. E preoccupatevi, se qualcuno volesse sentire il vostro parere un'altra volta. Arrivederci»

*

Il lutto scese sul regno; vennero celebrati i funerali del duchino e il duca in persona si assunse la responsabilità di crescere i nipoti rimasti senza padre. La giovane vedova non aveva fatto altro che struggersi battendosi il petto per tutta la funzione, ufficiata solennemente da tutti i religiosi presenti a palazzo e presieduta dal vescovo accorso dalla sua sede.

«Bel modo di iniziare il nuovo anno» borbottò qualcuno tra la folla di cortigiani durante il corteo verso la cappella di famiglia del duca La bara fu tumulata e ricoperta di terra prima che le campane suonassero il mezzogiorno. Tutte le udienze, tutti i consigli furono rimandati alla settimana dopo. Insieme al buio della tomba, sul ducato era calato un manto nero di lutto.

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