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Beth si teneva decisamente lontana dalla movida londinese, anche perché non aveva né tempo né voglia di divertirsi. Si stava dedicando attentamente alla sua carriera lavorativa, anche se quella settimana era stata poco bene. Giunto il sabato, Mark li aveva invitati tutti a prendere un drink in un locale dato che era il suo compleanno , e per questo era stata costretta a prendere una bustina e prepararsi.

Aveva indossato un maglioncino e un jeans con le ballerine, nonostante le sue coinquiline si fossero messe in tiro con vestiti e tacchi, lei non ne aveva proprio voglia.

Nella sua permanenza a Londra non era mai stata lì, probabilmente perché quello era il genere di locale che si addiceva esclusivamente a Mark. La musica era alta quasi come nelle discoteche e il bancone era pieno di uomini che ci provavano con le cameriere. Non era molto grande, ma vi era lo spazio al centro per una decina di tavoli circa. Beth non si sorprese di vedere Seth strabuzzare gli occhi quando notò una donna che osservava attentamente.
Era probabilmente sulla trentina, come accennavano le prime rughe agli angoli degli occhi, ma il corpo ricordava certamente quello di una liceale particolarmente attenta alla linea. Era slanciata, non aveva la vita molto stretta ma il vestito attillato che indossava le risaltava i punti giusti. Seth si avvicinò a lei subito dopo aver finito il drink che Mark aveva appena pagato, e insieme occuparono uno dei tavoli.

Anche Mark aveva adocchiato già una bella donna, per cui si dileguò anch'egli.

Beth, Cassandra, Isabelle e Patrick rimasero insieme vicino al bancone e solo successivamente occuparono uno dei tavoli, chiacchierando del più e del meno.

Beth non era mai stata una persona di molte parole, e quella sera in particolare non si unì alla conversazione. Nonostante le medicine, continuava a sentirsi poco bene, probabilmente anche a causa del digiuno. Non aveva infatti pranzato poiché non si sentiva di abbandonare il letto caldo, e non credeva che il digiuno le avrebbe fatto quell'effetto.

Certo, l'atmosfera della sala non aiutava: l'odore forte di alcolici misto alla musica alta era un cocktail letale coi medicinali che aveva preso prima di uscire. In più, nel locale faceva caldo anche solo col maglione, stava iniziando a sudare e le ballerine le facevano male. Perdeva quei pochi liquidi che le erano rimasti e si sentiva, secondo dopo secondo, sempre più lontana dalla realtà, come se una bolla l'avesse appena avvolta ovattando i suoni intorno a lei. Riuscì solo a sospirare prima accasciarsi sulla sedia su cui era seduta.

***

Anche con gli occhi chiusi, il neon era molto forte. Non riusciva ad aprirli ma sentiva intorno a lei le voci dei suoi coinquilini parlottare tra loro, prima di zittirsi. Quando finalmente riuscì ad aprire gli occhi fu accecata per alcuni istanti dalla luce e riuscì solo a riconoscere Cassandra che tirò un sospiro di sollievo.

"Che spavento ci hai fatto prendere!" esclamò Isabelle stringendole forte la mano. Non si era nemmeno accorta che le loro mani fossero intrecciate. Forse era per quello che pochi secondi prima aveva tutti fatto silenzio, Beth aveva mosso la mano e Isabelle se n'era accorta.

"Ma che ore sono?" chiese ancora intontita mentre si guardava intorno.

Chiaramente si trovava in ospedale: il
neon così forte, l'odore di disinfettante che si era impossessato delle narici e le provocava una leggera nausea, il ferro battuto ai piedi del letto, le tendine che lo circondavano.

"L'una del mattino" le rispose Seth mentre lei tentava di mettersi a sedere. Facendo forza sulle braccia notò l'ago nella vena che era collegato a una sacca quasi vuota. Stava per chiedere di cosa si trattasse quando un dottore spalancò la tendina, pregando i suoi amici di uscire con un sorriso.

"Dunque, signorina Horn" esordì leggendo il nome sulla cartella, "procediamo con la nuova visita".

Il dottore le auscultò i polmoni, bronchi e il cuore, mentre la giovane chiedeva spiegazioni.

"Solo un calo di zuccheri e un abbassamento di pressione, lei è sana, non si preoccupi" la rassicurò l'uomo mentre un ragazzo, uno specializzando probabilmente poco più grande di lei, porgeva al suo supervisore dei fogli.

"Vede, anche l'elettrocardiogramma è nella norma, nulla di cui debba preoccuparsi dunque" spiegò mentre Beth si aggiustava la maglietta.

Date le tendine, supponeva di non essere stata ricoverata ma di trovarsi nel pronto soccorso, per cui domandò al ragazzo che le stava togliendo la flebo ormai terminata quando sarebbe potuta andare via.

"Anche adesso, se vuole, deve solo passare in accettazione a riempire dei moduli" le disse il ragazzo uscendo.

Stava riprendendo gli effetti personali che i suoi amici le avevano lasciato sul cassetto quando tornarono di nuovo da lei.

"Sei sicura di non voler passare la notte qui?" domandò Patrick leggermente preoccupato, "Se vuoi possiamo rimanere con te" aggiunse Isabelle.

"Grazie ragazzi, ma sto bene, voglio solo andare a casa" li rassicurò lei mettendosi lo zaino sulle spalle, "Aspettatemi in sala d'attesa, vado a compilare i moduli per uscire".

Non sapeva in quale ospedale si trovava, e in ogni caso  non conosceva gli ospedali londinesi, per cui per raggiungere l'accettazione fu costretta a chiedere indicazioni un paio di volte. Mentre era chinata su un basso tavolino a compilare il foglio con i propri dati anagrafici, una voce profonda la distolse.

"Non ti si può lasciar sola un momento" disse Alec avvicinandosi a lei e occupando la poltrona accanto alla sua. Beth accennò un sorriso e tornò ai suoi moduli, era stanca e voleva solo tornare a casa, non le andava di perder tempo con lui.

"Che ti ha detto il medico?" insistette il biondo.

"Tutto bene, solo un calo di zuccheri. Tu invece che ci fai qui?" domandò riordinando i moduli sul tavolino dove li aveva compilati.

"Ho visto i tuoi coinquilini e mi sono avvicinato per chiedere cosa stessero facendo, così mi hanno detto che sei svenuta" spiegò Alec sistemandosi meglio sulla poltrona.

"Dove sono?" domandò la ragazza chiedendosi dove fossero finiti per essere visti da Alec.

"Ti aspettano al pronto soccorso" rispose mentre Bethsabea si chiedeva esattamente lui cosa ci facesse al pronto soccorso. Pensò di doversi fare gli affari propri e si alzò per consegnare i fogli, ma dato che lui la seguiva mentre raggiungeva i coinquilini domandò: "E tu cosa ci facevi al pronto soccorso?".

Il ragazzo esitò per un attimo, poi disse: "Hanno appena ricoverato mia madre. Si è sentita poco bene e adesso le stanno facendo gli accertamenti".

Beth si morse la lingua che le aveva impedito di stare zitta e si scusò goffamente col ragazzo, che la rassicurò con un sorriso e la diresse verso gli amici che l'aspettavano. Si appuntò mentalmente di dire alla madre che la moglie del professore era ricoverata, ma l'unica cosa a cui riusciva a pensare lucidamente era che non vedeva l'ora di mettersi nel suo letto caldo.

N.d'A.
Questo Alec è proprio un tormento, pure in ospedale ce lo ritroviamo... Però è sempre un piacere vederlo!
Fatemi sapere cosa ne pensate 🌱
flyerthanwind

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