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Dov'eravamo rimasti? Ah sì, Alec dà buca a Bethsabea per poi presentarsi alla sua porta ore dopo, rimediando anche uno schiaffo...

"Ti presenti dopo due ore come se nulla fosse successo?!" domandò sbigottita Bethsabea. Nella vita aveva avuto a che fare con gente strana, ma di questo genere non le era mai capitata.

Ad un certo punto pensò addirittura fosse pazzo poiché gli si incupì il viso nel sentirle dire quelle parole.

In realtà stava solo pensando a quello che era successo due ore prima, la chiamata improvvisa del padre, la corsa in ospedale, la madre ricoverata d'urgenza. Anche in quelle condizioni aveva notato l'eleganza del figlio e gli aveva chiesto dove andasse così ben vestito.

"Posso spiegarti, davvero, ho avuto un imprevisto" tentò di avvicinarsi nuovamente alla ragazza che invece camminava su e giù per la stanza.

Lei provava un desiderio enorme di prenderlo a sberle perché quello schiaffo non le era bastato.

"Potevi avvertirmi!" sbottò con gli occhi lucidi. Non si voltò più verso il ragazzo, non voleva farsi vedere così e non voleva vedere lui.

"No, stammi a sentire ti prego" esordì prendendole un braccio.

Lei lo strattonò e continuò a camminare senza voltarsi.

"Mentre stavo per venire mi ha chiamato mio padre... stava portando mia madre al pronto soccorso perché stava male. Ho mollato tutto e sono uscito, senza telefono né giacca, sono uscito come mi vedi adesso. Abbiamo aspettato il dottore e lui l'ha ricoverata urgentemente. Mia madre soffre di cuore e stava avendo un infarto, per fortuna i medici sono riusciti a prenderla in tempo..." fece un paio di pause mentre parlava, probabilmente per riprendere fiato dopo aver consumato le forze sbattendo insistentemente i pugni sulla porta dell'appartamento.

"Alec io..." esordì Beth fermandosi in mezzo al salotto, "Mi dispiace, non ne sapevo nulla... Scusami ho esagerato".

"Ma no, tu avevi le tue ragioni" rispose alzandosi in piedi e raggiungendola.

Era molto più alto di lei, e la sua figura imponente metteva quasi in soggezione, anche se la faceva sentire, in un certo senso, protetta.

Aveva le spalle grandi e le braccia muscolose, era impossibile non avvertire un seppur minimo senso di calore accanto a lui.

Egli, d'altra parte, la vedeva come una bambina, piccola ma non indifesa, che sapeva cacciare gli artigli e picchiare forte, se necessario, e la stimava per questo.

La stimava perché era una donna forte ma al tempo stesso sensibile, che sapeva arrabbiarsi e che, l'aveva appena appurato, sapeva anche chiedere scusa. Non gli era mai capitato di avere a che fare con una persona così, e la sfida lo intrigava.

"Comunque non è il caso di vederci di nuovo" gli disse allontanandosi da lui. Sapeva che con i loro corpi così vicini non sarebbe stata in grado di reggere a lungo.

Dopo un lungo momento di silenzio, Alec domandò "E perché mai?" aggrottando le sopracciglia nel tentativo di cercare una motivazione ragionevole.

"Perché io ho finito il tirocinio e tornerò a casa e tu rimarrai qui e p-" iniziò, ma fu immediatamente interrotta dal biondo, che esclamò: "Ma anch'io ho finito il corso! Devo dare l'esame la settimana prossima e poi ho finito".

"Si ma non importa" continuò lei.

"E invece importa! Tu tornerai a casa e io posso venire con te. So come ci si sente a vivere in una grande casa vuota" spiegò.

"Ma i tuoi genitori torneranno a Glasgow, starai con loro, puoi andare da loro" tentò di dissuaderlo Beth.

Non voleva iniziare alcun tipo di rapporto con lui perché voleva pensare alla carriera. Inoltre Margherita le aveva proposto di andare a farle visita a Firenze e lei aveva tutta l'intenzione di farlo prima di mettersi a cercare lavoro.

"No, i miei non ci sono mai! Adesso sono a Londra perché mia madre è in cura da uno specialista e stanno consultando tantissimi dottori diversi. Se non vuoi andare a casa tua vieni a casa mia almeno!" la supplicò di non lasciarlo.

Non stavano insieme, non lo sarebbero stati mai secondo Beth, eppure si cercavano e si volevano l'un l'altro.

"No Alec, no" tentò in maniera poco convincente lei.

"Ma perché?!" domandò il ragazzo iniziando ad innervosirsi. Apriva e chiudeva ripetutamente le palpebre e il suo respiro si era fatto affannoso, come se cercasse di trattenere qualcosa... la rabbia magari.

"Ma non ci conosciamo minimamente! Io non so nulla di te, tu non sai nulla di me, e non hai idea del casino che succederebbe con le nostre famiglie!" spiegò lei continuando a camminare.

Non riusciva a trovare pace perché nemmeno lei voleva che finisse tutto. Non sopportava la sua arroganza eppure ne era attratta.

"Ma possiamo conoscerci.. abbiamo già iniziato a farlo!" tentò ancora Alec non volendo mollare.

Quella ragazza era una sfida, ma non una vittoria da raggiungere come potevano esserlo state tante altre.

Aveva provato del senso di colpa la prima notte, mentre lei era ubriaca, eppure lo faceva dannatamente bene che non riusciva nemmeno a pensarci.

La seconda notte lei l'aveva provocato, non solo gli era caduta addosso ma l'aveva anche baciato e lui non riusciva a resisterle. E poi era consapevole di ciò che stava facendo.

Avevano parlato poco, doveva ammetterlo, ma era pronto a dirgli tutto quello che lei voleva sapere.

"No, senti, davvero" tentennò lei.

Stava per cedere, Alec se ne rendeva conto, doveva solo fare la mossa giusta. Si avvicinò a lei cercando di non fare rumore, le cinse i fianchi e iniziò a baciarle il collo.

Inizialmente la sentì irrigidirsi, poi si lasciò lentamente andare e si voltò verso di lui per baciarlo. Sapeva che ciò che avrebbe fatto a questo punto sarebbe stato importante. Se l'avesse portata in camera avrebbero avuto entrambi ciò che volevano, ma sarebbe stata davvero l'ultima volta.

"Non può finire sempre così" bisbigliò cercando di staccarsi da Alec, ma lui le aveva allacciato le braccia dietro la schiena e non aveva la minima intenzione di lasciarla andare.

"Ma che male c'è a volersi così!" esclamò senza lasciarla, ma sollevandola e portandola di peso sul divano. Non voleva farlo, voleva solo stare con lei, voleva anche passare l'intera notte a parlare se l'avesse ritenuto necessario.

Si adagiò senza smettere di baciarla e la fece sedere accanto a lui, circondandola con un braccio. Era piccola in confronto ad Alec, e si sentiva anche così. La soggezione che le metteva era probabilmente dettata dal fatto che provava una forte attrazione fisica per lui e non era in grado di ammetterlo, dato che si conoscevano appena.

Continuava a pensare che fosse tutto così sbagliato, che si sarebbero separati, che non avrebbe mai potuto funzionare, che doveva dedicarsi alla carriera, che una persona così prima o poi l'avrebbe ferita terribilmente, ma non riuscì a fare a meno di sorridere quando Alec le disse: "Allora, Bea, cosa vuoi sapere di me?".

N.d'A.
Bethsabea è sempre più vicina alla resa, e come biasimarla se a sfidarla è Alec in persona...
Cosa ne pensate della piega che sta prendendo la storia? Fatemelo sapere in un commento e lasciate una stellina, ve ne sarei molto grata 🌱
A prestissimo con un nuovo aggiornamento
flyerthanwind

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