24.Temporale

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Dazai

Senza volerlo mi sono appisolato, che ore sono? Le undici? Chuuya non è ancora tornato?

Scendo silenziosamente in cucina e trovo il suo piatto ancora al caldo nel forno, lo spengo e corro in camera a cercare il cellulare.

Nessun messaggio.

Provo a chiamarlo,  suona libero e non risponde.

Forse mi sto preoccupando per niente, magari è rimasto a chiacchierare al bar con Gianni e ha ritardato. Tra poco sarà qui. Sono solo agitato per quanto successo oggi con Noemi. Non è nulla.

Scendo di nuovo diretto all'ingresso e lo aspetto fuori, tra poco vedrò la luce tremolante della torcia del cellulare. Mi siedo sugli scalini allacciando bene la felpa, un lampo rischiara il cielo. Poco dopo il tuono iniziano a scendere enormi gocce di pioggia che subito si trasformano in uno scroscio. Mi ritiro verso la porta d'ingresso per restare asciutto. 

Qualcosa non va, me lo sento. 

Chuuya torna a casa sempre da me.

Rientro di corsa e per la seconda volta in questa infinita giornata mi precipito dell'ufficio di Oda certo di trovarlo ancora lì.

«Chuuya!» urlo aprendo la porta senza bussare, Oda alza lo sguardo su di me come un terribile déjà-vu «gli è successo qualcosa, non risponde al telefono. Dovrebbe essere già qui!»

«Calmati Osamu, chiamiamo subito Kunikida»

Chuuya

Seguo il brizzolato lungo il corridoio, della musica rimbalza tra le pareti, la porta di una stanza è aperta e sento due persone ridere. Entriamo. Una donna formosa sulla cinquantina con labbra a canotto spegne immediatamente l'amplificatore del cellulare. Il silenzio ci avvolge.

La testa di un ragazzino spunta da un divanetto pezzato che ricorda la schiena di una mucca. 

«Lui è il ragazzo per la selezione» l'uomo mi accarezza gentilmente il braccio suggerendomi di farmi avanti. Faccio un passo verso di loro. La donna mi squadra e si sofferma sul cavallo dei miei pantaloni, mi sento a disagio. Voglio andarmene. L'uomo intuisce il mio stato d'animo e interviene «è un po' spaventato perché non ha chiaro come funziona qui, potete spiegarglielo per bene?» poi si rivolge a me con un sorriso accattivante «se non vuoi accettare non è un problema, puoi andare a casa quando vuoi. Se invece sei interessato puoi raggiungerci nella stanza di prima» detto questo esce chiudendosi la porta dietro alle spalle.

Sono incerto se uscire subito e andarmene ma il ragazzino si alza in piedi e scopro che è molto più alto di quanto immaginassi e forse nemmeno così giovane come mi era parso «Io sono Eric e faccio questo lavoro da tre anni»

«Quanti anni hai?»

«Quanti me ne dai? »

«Sei minorenne non dovresti...»

Scoppia a ridere, la signora si siede su uno sgabello accanto al tavolino dove vi è posato l'amplificatore «sei il migliore Eric, la tua età resta celata al primo sguardo»

«Ho ventiquattro anni» continua lui ignorandola «alle donne un po' in là con gli anni» vedo la signora alzare gli occhi al cielo e sbuffare risentita «piacciono giovani, molto giovani. Quindi cerchiamo di mantenere l'aspetto che più le aggrada.  Da quello che vedo tu rispetti già gli standard, immagino che dovrai mettere su solo un pochino di muscoli per essere più accattivante ma nel complesso ci siamo»

La signora si alza e si avvicina studiandomi, tra le mani tiene un metro da sarta «Su spogliati che ti prendo le misure, rimani in boxer grazie»

Mi si gela il sangue, mi avvicino alla porta e prendo la maniglia.

«Hai già deciso di lasciare perdere? Almeno termina la selezione, ti prenderà solo le misure su» Eric sorride «le ha prese anche a me e sono ancora qui, vedi? Sano come un pesce»

Non apro la porta, la signora mi stringe la mano e mi riporta al centro della stanza. Prende un taccuino e una matita per segnare le misure. La sua professionalità nel prepararsi mi fa abbassare le difese e inizio a slacciare i pantaloni. Appoggio con cura anche la felpa sul divano e rimango in boxer e calzini davanti a due perfetti sconosciuti.

La signora appoggia il centimetro freddo allo sterno e segna sul taccuino, procede con le braccia, le gambe,  e l'interno coscia, sale fino ad appoggiare la mano dove non dovrebbe. Mi irrigidisco. Lei sussurra delle scuse mentre si rialza «abbiamo finito. Visto è stato facile»

Rilasso le spalle e mi sento molto più tranquillo tanto da non accorgermi che lei è ancora ferma davanti a me, appoggia il palmo aperto sul mio petto. Questo non va bene.

«Devi rilassarti, le donne con cui uscirai avranno la mia età» avvicina velocemente il viso e appoggia le labbra sulle mie senza darmi il tempo di comprendere cosa stia accadendo. Con una mano mi tiene fermo il capo mentre quelle due cose di plastica si muovono contro le mie labbra serrate e l'altra mano libera si infila nei boxer.

La spintono via con tutta la forza che ho facendola cadere. Prendo i miei vestiti e fuggo fuori di corsa lungo il corridoio mentre lei dietro urla «che gran maleducato!» 

Esco in strada sotto la pioggia battente e mi nascondo dietro dei cassonetti della spazzatura per rivestirmi come riesco. Tremo così tanto che i pantaloni mi cadono due volte dalle mani. Mi sfrego le labbra fino a che non le sento bruciare.

Voglio tornare a casa da Bambi. Inizio a piangere come un poppante.

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