28.Vita

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Dazai

Non pensavo che un semplice lavoro da bibliotecario potesse essere così stancante, il vecchio che tra poco andrà in pensione ha un ego spropositato, per convivere serenamente fingo di non saper utilizzare l'applicativo gestionale anche se in realtà, appena si volta, correggo subito le castronerie inserite in tutti questi anni. Ho anche scoperto che posso proporre al comune eventi e presentazioni di libri che verranno poi valutate per l'accettazione, ho già in mente molti progetti da portare avanti, magari anche una collaborazione con i due Babbani e il Centro, ma devo avere pazienza e aspettare il pensionamento del nonnetto.

Davanti al cancello del Centro intravedo una schiena familiare, trascina i piedi esausto. Accelero il passo per raggiungerlo «ciao Edgar»

Lui posa uno sguardo spento su di me, si illumina appena mi riconosce «Osamu ciao! Come va? Pensa che volevo proprio parlarti oggi»

«Di cosa?»

«Beh avrei un offerta di lavoro per Chuuya» si interrompe pensieroso, lo seguo oltre il cancello e ci fermiamo sugli scalini. Lui si siede prima di continuare «allora la situazione è questa in realtà: un fornitore del locale dove lavora Francis cerca ragazzi per le consegne, tempo determinato mezza giornata, ma ho intuito che a Chuuya non piace Francis... quindi non so se proporglielo o no.»

«Devi ammettere che ha atteggiamenti un po' ambigui nei suoi confronti, ogni volta che posa lo sguardo su di lui sembra che gli stia facendo una radiografia» mi siedo accanto.

«Lo so, non lo fa con intenzioni malevole. Questo atteggiamento lo ha adottato da quando lavora nel locale, quel posto lo ha aiutato a mostrare apertamente il suo lato malizioso. Prima aveva paura ad ammettere ad estranei che gli piacessero gli uomini. Ora è diventato sfrontato ma credo che sia solo una fase prima che acquisti un nuovo equilibrio» sospira «forse non lo ricordi ma anni fa erano stati denunciati dei genitori che picchiavano e torturavano il figlio perché omossessuale, ne avevano parlato anche al telegiornale» gioca con le dita sporche di nero «quando sono stati arrestati lui è finito in una casa famiglia, ci siamo conosciuti lì. Francis non è cattivo solo che ...è spezzato, ogni tanto ha delle crisi tremende ed è difficile da gestire, ma davvero è una brava persona»

«Tu gli vuoi molto bene»

Edgar mi fissa con occhi lucidi «io lo amo»

«Accompagnerò Chuuya al colloquio, lo farà solo se sarò presente anch'io»

«Ok, va bene» sorride annuendo col capo.

Chuuya

«Ok va bene, ma finirò per incontrare spesso Francis se è un loro fornitore» non mi piace l'idea di restare in contatto con lui, quel suo modo di guardarmi dà i brividi.

«E quindi? Perché dovrebbe essere un problema? Perché lavora in un locale gay? Se è questo il motivo allora devi rivedere il tuo piano di vivere con me»

«No cazzo! È ovvio che non è quello il problema, non mettermi in bocca cose che non penso!» al solo pensiero di perderlo sento lo stomaco contrarsi.

«Adoro farti perdere le staffe» sorride divertito, lo prenderei a schiaffi quando si comporta così!

«Ah! Quasi quasi preferivo la vecchia versione vittimista a questa sadica» ovviamente non è vero, finalmente conosco il vero Osamu, quello che si celava dietro a tutte le ferite, e non lo cambierei con nulla al mondo.

«Quante storie... ti piaccio più così» si siede accanto a me sul letto e appoggia la fronte alla mia spalla sbattendo le ciglia con fare seduttivo.

«Alla fine l'hai sempre vinta tu» non sono capace di gestire questa sua personalità manipolatoria e adorabile.

«Ovvio. Comunque cosa vuoi fare?» solleva lo sguardo e mi fissa con quelle due nocciole brillanti.

«Mi accompagnerai allora?» inizio a giocare con la manica del pigiama. Francis non è Lucy, lo so, ma ho comunque paura ad andare da solo. Ho il terrore di ritrovarmi prigioniero in una stanza con dei pervertiti.

«Si certo, non ti lascio andare più in giro da solo. Mica mi fido» mi spettina i capelli. 

«Smettila di trattarmi così» protesto alzandomi dal letto «uff... comunque sì accetto»

«Ottimo, mando un messaggio a Francis per avvisarlo» prende dal comodino il cellulare

«Hai il suo numero?» da quando sono diventati così intimi?

«Si certo» continua a digitare senza guardarmi.

«Non mi piace che gli scrivi, come mai te l'ha dato?» allungo la mano per strappargli il cellulare ma lui devia il mio tentativo.

«Finiscila di fare i capricci, come pensi che possiamo fissare un colloquio senza parlarci?» incrocia le braccia al petto e mi fissa corrugando la fronte.

«mmmm» non mi piace questa cosa, non mi piace per davvero!

«Dai scemo vieni qui» sistema le coperte e mi fa cenno di sedermi sul materasso.

«Posso dormire con te anche stanotte?» davvero? 

«No, te lo sto dicendo per illuderti» alza gli occhi al cielo.

Appena mi accoccolo vicino mi scocca un bacio in fronte e mi stringe a sé.

Mi lascio cullare dal battito del suo cuore e mi addormento sereno.


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