Capitolo 14

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Hijiri Karato


E le rose arrivarono davvero, il primo giorno di prove il signor Hijiri si presentò consegnandole un bellissimo mazzo con un biglietto.

"Attendo con ansia di rivederla sul palco di un prestigioso teatro! La sua Dea Scarlatta mi ha stregato! Il suo ammiratore"

- Signor Hijiri, la prego, consegni questo al mio ammiratore - e gli consegnò un biglietto chiuso in una busta, lo sguardo che brillava pieno di emozione. Karato alzò un sopracciglio.

- Non vuole registrare un messaggio? - le chiese sorridendo appena.

- Non questa volta - gli rispose tirando fuori la lingua e alzando le spalle.

- Come vuole... - Hijiri prese la busta e uscì dagli studi dell'Associazione Nazionale dove la neonata compagnia stava provando.

È quasi divertente... mi batte il cuore, spero sempre di scorgere il suo volto o la sua voce che mi chiama "ragazzina" e saprò che quello sguardo freddo e il tono di scherno sono solo una maschera con cui nasconde ciò che lo lega a me!

Hijiri consegnò il biglietto la sera stessa insieme ad altri documenti su una certa società che gli interessava acquisire.

- Un biglietto? - Masumi alzò un sopracciglio senza far trasparire quanto avesse atteso un suo contatto ed erano passati solo pochi giorni.

- Mi ha detto che per questa volta non avrebbe lasciato un messaggio vocale - sorrise Karato sedendosi.

E io che aspettavo di sentire la sua voce...

Lo aprì, lo lesse rapidamente e si mise a ridere.

"La signora Tsukikage ci segue assiduamente nelle prove e non riesco neppure a respirare, fino a gennaio la mia vita sarà assorbita dalla Dea Scarlatta. Ho deciso di accettare l'aiuto dei simpatici avvocati che mi hai presentato, ho abbastanza soldi da parte. M."

- Non ci posso credere! Mi ha scaricato un'altra volta! - e rise di nuovo passandosi una mano fra i capelli.

- Non deve aver gradito la tua idea di cederle l'azienda... - lo apostrofò Karato accavallando le gambe.

- In realtà non ci ho creduto davvero neanche io... - mormorò guardando fuori dalla vetrata la città che si addormentava.

- Non ti ha mai temuto, perché avrebbe dovuto iniziare ora? - gli fece notare Karato ridacchiando.

Sapevo che non avrebbe accettato... non le interessano i soldi o le compagnie, solo il teatro, il resto non ha alcuna importanza...

- Non dimenticarti qual è il tuo compito Karato - gli ricordò senza voltarsi, non c'era alcun astio nella voce, come facesse un promemoria a se stesso.

- E come potrei dimenticarlo con te che me lo ripeti dieci volte al giorno? - il collaboratore si alzò sistemandosi la giacca - Non fare quella faccia, ogni volta che le cose riguardano lei non sembri neanche più tu - Hijiri ridacchiò e si allontanò sottraendosi al suo sguardo gelido e ferito.

E così questo è il tuo modo per staccarti da me... Ho sempre saputo che dirti chi fossi in realtà mi avrebbe allontanato da te, ma non rimpiango di averlo fatto. C'è un filo rosso che lega le nostre dita e non importa dove tu sia o per quanto tempo non potrò vederti, ti amerò per sempre. (*)

Maya Kitajima


Saeko la portò in molti posti, una volta addirittura ad una sfilata e quando le chiese come mai l'avesse portata ad un evento del genere lei rispose che essendo un'attrice così talentuosa le sarebbe risultato sicuramente più facile capire guardando. La accompagnò anche da un'anziana signora in un atelier e se all'inizio si era sentita intimorita, le bastò il suo caldo sorriso comprensivo per sentirsi a proprio agio. La signora chiese perché volesse cambiare abbigliamento e quando lei farfugliò una risposta confusa le sorrise e la fissò con indulgenza.

- Lo fai per un ragazzo? - le domandò.

- No! No signora, io non mi sento più a mio agio così.. a lui non interessa come io mi vesto... anzi credo che non si sia neanche mai accorto di cosa indossassi... -

- Una ragazza fortunata - commentò sommessamente l'anziana stilista - Che lavoro fai? -

- Vorrei... io sono un'attrice - terminò più decisa e Saeko trattenne un sorriso.

- Sei magra e piccolina, la tua pelle è perfetta, i tuoi occhi grandi e brillanti come quelli di un cerbiatto, della stessa sfumatura singolare dei capelli - la scrutò attentamente e Maya si sentì di nuovo a disagio.

- Stravolgere il tuo abbigliamento non servirebbe a niente e ti farebbe sentire più fuori luogo di quanto non ti senta già adesso... Direi di evolvere ciò che stai indossando adesso per adeguarlo alla tua età e al tuo lavoro, cosa ne dici? Così manterrai una linea coerente e accetterai più facilmente il cambiamento -

- Lei mi ha compreso perfettamente, signora! Io sono senza parole... - balbettò Maya avvampando.

- Bene! Saeko ti farò avere alcuni bozzetti così potrete darvi allo shopping sfrenato! -

Prese alcune misure e le lasciò andare.

***

Le prove con la signora Tsukikage, che sembrava ogni giorno più provata, somigliavano più a addestramenti militari con cui impostava voci, posture, espressioni, entrate e uscite di scena. Insieme a Kuronuma era instancabile, ma Maya la conosceva da molto tempo e sapeva che era allo stremo. Apparentemente il modo con cui stava seguendo Ayumi e lei, sembrava sconclusionato e senza senso, ma era certa che poi avrebbe dato i suoi risultati sulla scena.

La sera, quando tornava a casa, non si sentiva più le gambe, la ferita al fianco non era ancora guarita e le ricordava quella sera alla Rainbow, la gola le bruciava dalla tensione a cui la sottoponeva e era così stanca che appena poggiava la testa da qualche parte si addormentava.

Erano già trascorse due settimane dallo spettacolo dimostrativo e da allora non aveva più rivisto Masumi. Ogni volta che interpretava Akoya lo sentiva vicino e durante una prova Sakurakoji aveva avuto un eccesso d'ira stimolato da Kuronuma, lei aveva pianto disperatamente e quando l'aveva abbracciata, per un attimo le era sembrato il suo ammiratore nella casa in montagna durante le prove di Helen Keller. Conviveva con lui anche se non lo vedeva fisicamente. Era lo stesso legame che aveva sentito nella valle dei susini, a Izu e alla fine dello spettacolo dimostrativo. Saeko aveva ragione, niente li avrebbe mai separati. Chissà se anche lui la pensava tanto quanto lo faceva lei.

Dovrà lavorare, sarà impegnato con la Rainbow e tutte le altre società, non avrà tempo per pensare a me, però... stamani il signor Hijiri mi ha consegnato un giornale straniero, di San Francisco, con un articolo che parlava di me e insieme c'era una rosa! Lo penso così tanto che a volte ho paura di chiamare Sakurakoji col suo nome... sarebbe un disastro!

Ayumi mancava da circa una settimana, si era sottoposta all'operazione che le avrebbe salvato la vista, quindi la signora Tsukikage si era concentrata su di lei con particolare accanimento. Alla fine della terza settimana, Ayumi era così stanca e nervosa che per la prima volta le ripose male, lasciando il palco e rifugiandosi nel camerino. Incredibilmente la signora non la punì, ma la lasciò in pace nei giorni seguenti, dedicandosi agli altri attori.

***

Tutta la compagnia ricevette la convocazione per il 25 ottobre negli uffici dell'Associazione Nazionale dove avrebbero comunicato alla stampa il nome del teatro della prima della Dea Scarlatta.

Maya per la prima volta poté sfoggiare un abito decente color panna che valorizzò la sua figura anziché renderla anonima. Entrò nella sala stampa raggiungendo lentamente il gruppo di attori sulla destra, camminare con quelle scarpe le causava ancora un po' di instabilità, ma stava prendendo sempre più dimestichezza e poi le piaceva come slanciavano le gambe anche se il tacco non era alto. Sapeva che Ayumi non sarebbe stata presente, ma vide sua madre Utako Himekawa e il fotografo Peter Hamil. C'erano una grande quantità di giornalisti e molte altre persone che non conosceva. Cercò Masumi con il cuore che batteva all'impazzata, ma non lo vide e si morse un labbro per quanto fu forte la delusione.

E pensare che credevo di non sopportarlo...

Vide il gruppo di attori designati dall'Associazione Nazionale e si diresse verso di loro.

- Maya... - Yu rimase a bocca aperta e lei arrossì.

- Finalmente un po' femminile! - la salutò l'attrice che interpretava la nonna di Akoya.

- Sì... non è necessario urlarlo a tutta la sala... è solo un vestito - borbottò lei contrariata. Non si era truccata né portava gioielli, non aveva cambiato pettinatura, indossava solo un abito un pochino diverso da quelli che metteva solitamente, più sobrio e semplice.

Il mio abbigliamento doveva essere davvero terrificante...

Dalla porta laterale entrarono il Presidente dell'Associazione, la signora Tsukikage, Kuronuma e altri signori che si sedettero dietro il lungo tavolo coperto da un drappo di velluto rosso.

Il Presidente Yamagishi fece un discorso iniziale lungo e noioso e si sarebbe addormentata sulla sedia se Yu non le avesse dato un pizzicotto sulla mano. Quando si riscosse girò rapidamente la testa per vedere se qualcuno l'avesse vista appisolarsi e con imbarazzo si accorse che un uomo dai corti capelli neri e penetranti occhi verdi la stava fissando. Le sorrise e lei arrossì di vergogna. Distolse immediatamente lo sguardo e tornò a concentrarsi sul Presidente dell'Associazione Nazionale.

- La prima e le repliche della Dea Scarlatta, - disse infine l'anziano Presidente - si terranno allo Shin Kokuritsu Gekijo di Tokio - note di stupore e applausi si levarono dalla folla radunata nella sala.

Non ci credo! Reciterò all'Opera Palace!

Maya si alzò e fu costretta ad aggrapparsi a Sakurakoji che le era accanto.

- Lo Shin Kokuritsu Gekijo... - sussurrò con gli occhi spalancati.

- È il palco perfetto per una dea... - acconsentì Sakurakoji stringendole la mano.

I giornalisti iniziarono a tempestare di domande il Presidente, la signora e il regista, ma alcuni di loro si fiondarono verso lei e Sakurakoji.

- Signorina Kitajima cosa ne pensa dell'Opera Palace, lo ritiene un palco degno per la Dea Scarlatta? -

- Signorina Kitajima ha ricevuto proposte di matrimonio? -

- Signor Sakurakoji è vero che è stato rifiutato da Kitajima con un biglietto? -

- Signorina Kitajima pensa di accettare altre proposte di lavoro in futuro dopo la Dea Scarlatta? - questo giornalista venne spinto dal collega alle spalle finendole addosso e sarebbe caduta se qualcuno dietro di lei non l'avesse sorretta.

- Signori, vi sembra il modo di trattare una signora? - una voce profonda mise a tacere ogni domanda. Maya si voltò di scatto trattenendosi con una mano su un braccio solido. Era l'uomo con gli occhi verdi che la stava osservando prima!

Era alto forse come Masumi, ma il suo fisico non era così asciutto, se ne era accorta afferrando il suo braccio. Le girò intorno fino a trovarsi di fronte a lei.

- Signorina Kitajima è un onore fare la sua conoscenza - le baciò la mano e Maya arrossì senza riuscire a spiccicare parola - Mi permetta di presentarmi, io sono Akira Kimura - il suo volto dai tratti decisi le sorrise inclinando lievemente le labbra.

- Pi-Piacere, signor Kimura - non riusciva a smettere di fissare quello sguardo magnetico. I giornalisti intorno borbottavano qualcosa fra loro e tutti gli attori erano in silenzio.

Ma chi è quest'uomo?

- La sua Dea Scarlatta mi ha incantato e non vedo l'ora di vederla all'Opera Palace - la sua voce era decisa e profonda, un timbro davvero singolare e un po' inquietante.

- Grazie signor Kimura, lei mi lusinga - riuscì a rispondere Maya senza far tremare la voce.

- Mi chiami Akira, la prego - le chiese, poi le porse il braccio - Sarebbe così gentile da accompagnarmi fuori dalla sala? Vorrei fare due chiacchiere con lei, le prometto che non ho intenzioni cattive - le sorrise di nuovo e Maya gelò ricordando la stessa identica frase detta da Masumi molto tempo prima. Guardò per un attimo Sakurakoji, stupefatto quanto lei e poi accettò il braccio di quell'uomo che con una sola frase aveva messo a tacere un branco di giornalisti scatenati.

Hijiri osservò la scena rabbuiandosi, poi prese il cellulare e chiamò il suo capo che doveva essere lì da qualche parte in quella grande sala piena di gente.

Quando mi servi non ci sei mai...

Maya si sentì a disagio anche se in realtà non avrebbe dovuto averne motivo. Oltre le grandi porte c'era l'ingresso, ampio, con grandi colonne coperte di specchi e molte piante in vaso. L'uomo la condusse con passo sicuro verso una zona con alcuni divanetti e un tavolino.

- Prego, si sieda - disse indicando uno dei divani.

- La ringrazio, ma sto bene così - replicò Maya con fermezza.

- Quanta formalità nella sua voce... - le fece notare sempre con quel sorriso appena accennato.

- Non la conosco, signor Kimura... - gli fece notare Maya arrossendo lievemente.

- Akira, la prego... - insisté lui avvicinandosi di un passo - Lei ha un modo delizioso di arrossire, genuino e delicato, gliel'hanno mai detto? -

Com'è alto... i suoi occhi... bellissimi ma freddi, mi ricorda Masumi qualche tempo fa...

- Perché non l'ha mai vista nei panni della ragazza lupo - la voce familiare giunse dalle sue spalle e quando si voltò incrociò gli occhi azzurri del suo ammiratore per un solo istante, perché si erano già spostati su quelli dell'uomo davanti a lei. Akira non dette segno di essere meravigliato, anzi, sembrava se lo aspettasse.

- Fujimura - lo salutò freddamente, senza alcun segno di rispetto e Masumi fece la stessa identica cosa.

- Kimura. Si trova bene come amministratore delegato della Daito Art Production? - domandò affiancandosi a Maya. Lei fece un passo indietro spalancando gli occhi a quella rivelazione.

L'amministratore della Daito! Questo è l'uomo che ha preso il suo posto alla guida della compagnia quando ha lasciato suo padre!

Akira accennò un lieve sorriso, spostò lo sguardo su Maya per un attimo, poi tornò su di lui.

- Molto bene grazie, lei ha lasciato una situazione... florida - ammise Akira annuendo lentamente.

- Mi fa piacere che possa godere dei frutti del mio lavoro. - il suo sguardo si indurì - Alla fine la Dea Scarlatta si terrà all'Opera Palace, un vero smacco per Eisuke Hayami -

- Si tratta solo della prima e del mese di rappresentazioni ufficiali, poi non si può dire cosa accadrà - spostò la sua attenzione su Maya - Lei è un'attrice giovane e le offro la protezione della Daito, non potrà dire di no al contratto che le proporrò -

Masumi accennò un sorriso e Maya fece un passo avanti indurendo lo sguardo.

- La ringrazio, signor Kimura, ma non ho alcuna intenzione di accettare un contratto con la Daito, i soldi non hanno alcuna importanza -

Mai e poi mai mi legherò ad Eisuke Hayami, lui vuole solo la Dea Scarlatta!

- Restare senza la protezione di una compagnia può risultare pericoloso per un'attrice così giovane, forse ha già firmato qualche contratto? Con la Rainbow magari? - Akira fissò per un istante Masumi, stranamente sorridente, che fece un passo avanti impedendole di rispondere alla domanda.

- In realtà ha rifiutato un accordo anche con me - e il suo sorriso si allargò in una risata vera e propria.

Maya arrossì, imbarazzata dal comportamento dei due uomini.

- Per ora preferisco restare con l'Associazione Nazionale, in futuro valuterò cosa fare. Se volete scusarmi signori, torno alla conferenza stampa - fece un lieve inchino ad entrambi e se ne andò felice di aver reagito per la prima volta senza tremare come una foglia. Anni di schermaglie con Masumi l'avevano resa capace di fronteggiare al meglio quelle sgradevoli situazioni. E non aveva neanche alzato la voce! Le lezioni di Saeko stavano dando i suoi frutti.

- Ha un fascino singolare... - ammise Akira continuando a fissare la ragazza di spalle che se ne andava.

- Non lavorerà mai con la Daito - lo informò Masumi accendendosi una sigaretta e facendo appello a tutto l'autocontrollo che possedeva per evitare di chiamare Hijiri e far sparire quel tizio in una fogna qualsiasi di Tokyo quella notte stessa.

- Lo vedremo. Io so essere molto convincente - affermò sicuro di sé.

- Non la conosce! - ribadì Masumi scoppiando a ridere.

- Perché, lei sì? - Akira lo fissò incuriosito.

- Una volta sono riuscito a farla lavorare per la Daito, ma lei mi scaricò abilmente, la seconda volta ha proprio rifiutato - gli confessò mormorando, più rivolto a se stesso che a Kimura - Non riuscirà a convincerla in alcun modo - aggiunse poi guardandolo freddamente.

- La corteggerò come un'attrice così talentuosa merita finché non potrà più dirmi di no - gli rivelò Akira con un sorriso sicuro - In fondo è il nostro lavoro, non trova? - gli voltò le spalle e uscì dalla hall.

Masumi mantenne un sangue freddo che lo meravigliò e silenziosamente per una volta ringraziò l'educazione rigorosa che gli aveva imposto Eisuke.

Perché mi meraviglio così? Agisce esattamente come agivo io quando ero alla Daito, Eisuke lo ha istruito bene e a quanto pare vuole ancora la Dea Scarlatta... Ma Maya non è un'attrice qualsiasi... Lei è... solamente mia...

***

L'inverno aveva preso il sopravvento e le prove erano diventate così serrate da impedirle veramente di respirare. Ayumi era tornata anche se poteva recitare solo per quattro ore al giorno e questo non fece che aumentare il suo nervosismo. Era sempre con il fotografo Hamil che sembrava l'unico in grado di calmare il suo umore. Ogni volta che li vedeva andare via insieme mano nella mano provava una fitta di invidia. Lei era libera di vivere pubblicamente il suo amore, i suoi occhi cambiavano quando lo vedeva, la sua mano cercava sempre quella di lui.

Nell'ultimo mese Akira Kimura della Daito le aveva inviato fiori, inviti a feste, biglietti per il teatro. Sperava che prima o poi la smettesse di tormentarla facendosi negare ogni volta, rifiutando categoricamente di incontrarlo, ma lui sembrava non demordere e giunse alla conclusione che probabilmente era un lavoro che prima, e forse anche ora, faceva Masumi quando doveva riuscire ad ottenere un contratto con un'attrice che interessava alla compagnia.

Quella sera rientrò nel suo camerino, si appoggiò alla porta con la schiena e gli occhi chiusi, espirando, e quando li riaprì si trovò a fissare gli intensi occhi azzurri di Masumi che la osservavano. Sussultò e lui sorrise.

- Era da tempo che non ti facevo questo effetto - si alzò dalla sedia indicando i fiori intorno - Ne ricevi molti adesso - constatò vagando con lo sguardo nel camerino.

- È Akira Kimura... - mormorò lei incapace di mentirgli.

Come mi batte il cuore, non dovrei essermi abituata alla sua presenza? Quanto mi manca! Penso continuamente a lui...

Masumi la fissò intensamente, ma non disse niente.

- Come stai? - le chiese sommessamente.

Non era questo che avrei voluto dirti... volevo vederti... ma temo la tua reazione se io l'ammettessi davanti a te... se ammettessi questa debolezza che mi lacera l'anima...

- Sono stanca e la prima si avvicina... mancano quindici giorni a Natale (**)... - sbuffò ma rimase immobile appoggiata alla porta. Poi si dette della stupida, raggiunse la toletta illuminata e ci appoggiò il fermaglio per i capelli con cui li teneva legati durante le prove.

- Kimura... - iniziò Masumi e lei alzò lo sguardo fissandolo nel riflesso dello specchio - Continua a proporti il contratto con la Daito? - la vide sussultare e non gli piacque affatto.

- Sì, ma... se ho resistito a te, posso tenere a bada lui - gli sorrise attraverso lo specchio, riabbassò lo sguardo sbottonandosi la casacca che usava nelle prove. Masumi si avvicinò e gliela tolse dalle spalle.

Maya trattenne il respiro. Ti prego abbracciami!

- Mi dispiace di aver pensato di lasciarti la Rainbow senza chiedertelo - le sussurrò nell'orecchio abbassandosi. Un brivido la scosse completamente.

Il profumo dei tuoi capelli Maya, della tua pelle, quanto vorrei stringerti...

- L'hai fatto per me e sono stata una stupida a reagire così... - chiuse gli occhi e si appoggiò con la schiena al suo torace.

Stringimi e fammi dimenticare ogni cosa!

E lui lo fece, serrandola stretta fra le sue braccia. Lei alzò le mani afferrando i suoi avambracci con forza.

Maya non voglio spezzare quel filo rosso che ci lega! Sono terrorizzato dalle parole che potresti dirmi, da quell'ultima lacrima che potresti versare mettendo fine a ogni cosa!

- Non fidarti di Kimura - le sussurrò e Maya avvertì il calore del suo respiro sul collo.

- Perché? Mi manda fiori, inviti a teatro e mi ha offerto una cifra spropositata - gli rispose scherzosamente, ma lo sentì irrigidirsi alle sue spalle.

- Perché so come agiscono quelli come lui - Maya sentì il tono della voce glaciale e distante.

- Cioè quelli come te? - stavolta fu lei a irrigidirsi. Con quante attrici aveva usato quei sistemi?

- Sì - rispose semplicemente lui dopo qualche secondo.

- Lo fai ancora? - gli chiese in un sussurro, la voce che tremava leggermente.

- No, Maya, non più - rispose serio Masumi posandole un bacio sui capelli soffici.

La vide sorridere e arrossire nello specchio, gli occhi socchiusi, le ciglia lunghe che si appoggiavano sulle guance candide. La rilasciò dall'abbraccio imponendosi un controllo che gli riusciva sempre più difficile e distese le braccia lungo i fianchi.

Se entrasse qualcuno? Non sarei dovuto venire qui... ma io...

- Sono contento che tu abbia accettato l'aiuto degli avvocati - le disse guardandola nello specchio. Lei insinuò delicatamente una mano nella sua incrociando le dita e Masumi sussultò per l'emozione.

- Era l'unica proposta sensata di quella strana giornata - gli sorrise inclinando leggermente la testa sempre guardando il suo riflesso.

- Maya promettimi che mi chiamerai se Kimura... esagera - le chiese stringendole le dita con dolcezza, scegliendo quella parola e scartandone altre che gli invadevano la mente.

- Te lo prometto - annuì sorridendo e trattenendogli la mano quando fece per allontanarsi.

Si fissarono per alcuni secondi in cui la tensione crebbe così alta che Maya temette di dovergli urlare ciò che bramava in quel momento.

Adesso. Baciami, ti prego!

E come se l'avesse sentito, quel grido, Masumi la tirò delicatamente avvolgendola nel suo abbraccio e catturando le sue labbra dischiuse.

Maya rompi ogni diga che metto, ogni barriera che erigo, ogni limite che mi pongo! Quando ti tocco ogni cosa si cancella e la tela bianca del mio cuore si dipinge di rosso acceso!

A Izu era stata una notte incredibile, ma lei adorava le sue braccia e il modo in cui l'avvolgeva, la sua altezza, le sue labbra esigenti. Quando sentì che si sarebbe staccato venne colta dalla malinconia.

- Tu... non ti rendi conto di quello che mi fai... - le sussurrò stringendo le braccia con il respiro accelerato come quello di Maya.

Masumi si voltò lentamente e uscì chiudendo la porta.

Ciò che provo quando lui mi è vicino, l'elettricità che sento, non l'ho mai avvertita con nessun altro... il cuore mi batte così forte che sembra esplodermi nel petto e ogni volta che lo vedo sento che il legame che ci unisce è sempre più forte.

Si portò le mani al viso che sentiva ardere come avesse il fuoco sotto la pelle. Si lasciò cadere sulla sedia e si voltò verso lo specchio. Lo sguardo vagò sulla toletta disordinata e sulla destra vide la rosa.

Sconcertata l'afferrò, con lo sguardo immediatamente alla porta che si era chiusa da poco tagliandolo fuori dalla sua vista, quando si accorse che c'era una busta sotto la rosa scarlatta. Ne inspirò il profumo delicato e aprì il biglietto con le farfalle che svolazzavano nello stomaco.

"La prego di accettare questo invito nella mia casa in montagna il 24 e 25 dicembre. La foresta innevata è uno spettacolo che vorrei farle vedere! Il suo ammiratore" recitava il biglietto con la sua calligrafia elegante.

Ricordo perfettamente quella casa! Perché proprio quei due giorni? La neve!

Strinse il biglietto al petto e lanciò un gridolino eccitato.

Voglio comprargli un regalo!

*********************

NOTE

(*) Il filo rosso del destino è una leggenda popolare di origine cinese diffusa in Giappone. Secondo la tradizione ogni persona porta, fin dalla nascita, un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo lega alla propria anima gemella. Il filo ha la caratteristica di essere indistruttibile: le due persone sono destinate, prima o poi, a incontrarsi e a sposarsi.

(**) Il Natale in Giappone non è una festa religiosa, ma è più come un secondo San Valentino anche se ci sono alberi addobbati e luminarie.

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