Capitolo 13

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Kitajima Maya


In realtà non era affatto pronta ad affrontare ciò che l'aspettava la mattina seguente. Si trovarono in uno studio di avvocati per la firma del nuovo contratto dell'opera di Ichiren Ozaki e mai avrebbe pensato che potesse contenere così tante clausole. Con Ayumi avrebbe condiviso l'interpretazione e lei era venuta con sua madre Utako e due avvocati. La sera prima, allo Shuttle X, era rimasta interdetta quando la signorina Mizuki si era offerta di farle da tutore, ma dopo alcune spiegazioni gentili da parte sua e pungenti da parte di Masumi, aveva deciso di accettare. Chissà perché aveva sospettato ci fosse sotto qualcosa, ciò nonostante ora era lì con la segretaria e due giovani avvocati dello Studio Matsumoto.

Occorsero quattro ore per siglare tutti i documenti e si ritrovò più spossata che alla fine dello spettacolo, ma ubriaca di felicità. Ovviamente l'opera avrebbe dovuto essere rappresentata con certi crismi dettati esplicitamente nel contratto, ma da quel momento in poi Maya ne avrebbe avuto i proventi. Rimase sconcertata dalla forza d'animo mostrata da Ayumi nelle sue condizioni, ma soprattutto dall'abilità con cui camminava e si muoveva, come se ci vedesse perfettamente.

- Hai raggiunto un grande traguardo, Maya - la signorina Mizuki si voltò verso di lei mentre l'auto correva veloce. Gli interni di pelle chiara profumavano gradevolmente.

- Sì... - sussurrò arrossendo e fissandosi le mani in grembo.

È così timida e dimessa, eppure sul palco era una dea e l'ho vista più volte in passato rispondere al signor Masumi senza preoccuparsi troppo dell'etichetta...

- Non sei felice? -

- Lo sono, signorina Mizuki - il suo volto si rallegrò subito - Ma sono sfinita - il fianco le pulsava ancora nonostante le medicine e la medicazione che aveva fatto quel mattino al pronto soccorso.

Non sa cosa l'aspetta poverina... Signor Masumi io proprio a volte non la capisco...

- Ce la faresti ad affrontare un ultimo confronto? - le chiese appoggiandole una mano sulla sua - Il signor Masumi mi ha chiesto di portarti alla Rainbow - la vide sussultare e provò pena per lei.

- Alla Rainbow? Perché? - il ricordo dell'aggressione la colpì come un pugno. Mizuki rimase sorpresa da quella domanda e non ebbe la prontezza di darle una risposta che avrebbe placato la sua curiosità.

- Che succede? - la incalzò Maya avvicinandosi e stringendole la mano quando la vide esitare.

- Non lo so, Maya - mentì - Credo solo che voglia vederti... - le sorrise mantenendo il suo migliore autocontrollo.

A volte, signor Masumi, mi verrebbe proprio voglia di prenderla a schiaffi...

Sembrò accontentarsi della risposta e la sua espressione si distese immediatamente.

- Mi parli di lui, la prego. Com'è quando lavora? - mormorò poi tenendo lo sguardo avanti.

- Lo hai già visto Maya, ti sei scontrata con lui molte più volte di quanto non l'abbia mai fatto io... - le confessò sorridendo e sentendosi improvvisamente a disagio.

- Non intendevo questo... com'è dentro, come affronta le cose - si girò a fissarla e il suo sguardo era lucido e tremolante, sembrava spaventata per qualcosa.

- È stato allevato da Eisuke Hayami che poco gli ha concesso nella vita, questo lo sai. Raramente decide di fare qualcosa senza averla ponderata e senza che gli dia qualche ritorno, e anche questo lo sai. È un uomo riflessivo, fin troppo... - ridacchiò e Maya arrossì - Mantiene ogni cosa che dice, che sia positiva o negativa. Nel periodo in cui sono stata la sua segretaria non ha sbagliato un investimento né fallito una contrattazione. È il primo manager per cui ho lavorato che si occupa anche dei dipendenti e che visita personalmente le sue aziende. Non ama particolarmente gli eventi, spesso manda altri dirigenti che svolgano una funzione puramente rappresentativa al suo posto. Suo padre gli ha insegnato e imposto un ferreo autocontrollo che però sembra perdere se qualcosa riguarda te... - Mizuki terminò in un sussurro e Maya sprofondò nel sedile dell'auto per la vergogna.

- Io ho sempre visto la sua altra parte, quella che mi mandava le rose... - Maya arrossì - Lui mi ha sempre protetto in tutti questi anni e, ora lo so, anche spronato quando invece credevo che mi odiasse - fissava la strada davanti all'auto che correva nel traffico.

Mizuki la osservò in silenzio.

- Devi fidarti di lui, Maya - non era d'accordo con ciò che voleva fare e sinceramente non le era neanche molto chiaro il perché di quello che aveva predisposto, ma si sentì di consigliarle di fidarsi.

- Perché mi sta dicendo questo? - Maya si girò di scatto, lo sguardo sospettoso.

Sei cambiata Maya, non mi avresti mai guardata così solo qualche mese fa... Signor Masumi se ne è accorto che non è più la stessa ragazzina?

- Tieni a mente ciò che ti ho raccontato e ricordati che con te, lui... è diverso - la guardò rendendosi conto che la risposta non l'aveva soddisfatta.

L'auto si fermò nel parcheggio sotterraneo e Maya scese titubante. Mizuki la accompagnò all'ascensore e con il badge selezionò l'attico come aveva fatto Masumi qualche giorno prima.

- Ti lascio all'attico, io devo andare ad accogliere alcune persone che mi aspettano - la informò con tono gentile.

- Se ne va via? - le uscì come un lamento, improvvisamente non voleva restare da sola con lui.

- Maya, non vorrai mica dirmi che temi di affrontarlo, vero? - Mizuki sollevò un sopracciglio meravigliata.

- No... non è per quello... - balbettò innervosita.

Allora perché ho una spiacevole sensazione che non mi abbandona? Bramo sempre di poterlo anche solo vedere, perché sono titubante?

L'ascensore si aprì e Maya entrò nella grande sala riunioni, la doppia porta di vetro opaco che la separava dall'ufficio in fondo era chiusa. La porta di metallo si chiuse e lei sussultò.

Ma che mi prende? Neanche quando lo incontravo nei teatri e lo credevo una persona odiosa ero così nervosa! Dai Maya, è il tuo ammiratore delle rose, non può farti niente di male! Ogni cosa che ha fatto finora è stata per te, per proteggerti! Vorrà parlarmi della Dea Scarlatta visto che ieri sera noi non... No! Non devo pensare a questo!

Scosse la testa stringendo gli occhi e si incamminò decisa verso le doppie porte di vetro. Ne aprì una ed entrò. La scrivania era piena di carte ordinate, il portatile era acceso e lui guardava fuori dalla vetrata. Si voltò appena lei fece scorrere la porta.

Perché quello sguardo freddo e distante?

- Maya - sussurrò il suo nome e i suoi occhi cambiarono addolcendosi. Lei fece qualche passo avanti, l'unica cosa che voleva era abbracciarlo. Anche lui fece la stessa cosa, ma si fermò al limite della scrivania e Maya lo sorprese colmando lo spazio che li separava e abbracciandolo stretto.

Non ti voglio più così vicina, Maya, il tuo tocco mi fa perdere la concentrazione e ora non sei più un'attrice esordiente qualsiasi, la tua carriera è nel momento più delicato e non ho atteso sette anni per rovinare tutto adesso... in un modo o nell'altro riuscirò a fartelo capire!

Nonostante i suoi propositi l'abbracciò stretta godendo di quell'attimo di intimità e silenzio inspirando il profumo delicato e femminile dei suoi capelli.

- La tua Dea Scarlatta è stata sublime Maya, sotto la guida della signora Tsukikage raggiungerai la perfezione - le sussurrò in un orecchio facendola rabbrividire. Lei sollevò il volto arrossato dall'emozione, le labbra che tremavano leggermente.

Solo questo, solo un bacio, poi le dirò ogni cosa lo giuro...

Posò le labbra sulle sue incapace di resistere e lei gli si abbandonò fra le braccia fidandosi completamente del sentimento che li pervadeva. Ma si spinse oltre, sembrava spaventata o impaurita da qualcosa e gli afferrò la giacca con le mani, le dita serrate che stringevano la stoffa, la sua bocca ardente che chiedeva di più.

Mi conosci così bene che avverti dentro di te ciò che sto per fare?

Di malavoglia si staccò dal bacio, non voleva che si trasformasse in qualcosa che gli avrebbe impedito di fare ciò che doveva.

- Maya, due giorni fa, prima dello spettacolo dimostrativo, mi hai chiesto di fidarmi di te - lei annuì con quello sguardo terrorizzato.

Come puoi avvertire così facilmente ciò che provo? Eppure sono sempre stato bravo a nascondermi, ma con te i soliti sistemi sembrano non funzionare...

- Ti chiedo ora di fare altrettanto con me... - la sospinse gentilmente nella sala riunioni grande e lei si bloccò quando vide la signorina Mizuki in compagnia di due uomini in abiti scuri e cravatta.

- Che succede? - domandò sulla difensiva.

- Vieni, ti voglio presentare questi signori - la sua voce era gentile e accomodante e non le piaceva affatto. Maya si avvicinò al gruppetto che attendeva. I due uomini erano indubbiamente fratelli, pochi anni li separavano, avevano i capelli curati ma ingrigiti e uno sguardo rassicurante che le piacque ancor meno di quello che sfoggiava Masumi.

- Questi sono gli avvocati Matsumoto, Akihiro e Keisuke - i due uomini fecero un lieve inchino e lei li imitò.

Anche stamani alla firma per la Dea Scarlatta c'erano due giovani avvocati di questo studio...

- È un piacere incontrarla, signorina Kitajima - le sorrise Akihiro, quello più anziano.

- Devo aspettare prima di poter dire la stessa cosa - disse Maya serissima, Masumi soffocò una risata e Mizuki stentò a celare un sorriso. I due avvocati rimasero interdetti, ma con un cenno e delle scuse sommarie del padrone di casa, si sedettero. Keisuke iniziò a tirare fuori un sacco di documenti da una inquietante valigetta nera.

Vuole che gli ceda i diritti della Dea Scarlatta! No...! È impossibile!

Il cuore prese a batterle all'impazzata, si alzò di scatto spingendo indietro la sedia e guardò furente prima la signorina Mizuki, poi Masumi.

- Qualsiasi cosa la tua testolina stia pensando sei sulla strada sbagliata - le sorrise Masumi incontrando quello sguardo fiammeggiante - Siediti per favore - marcò le ultime parole fissandola tra il divertito e l'irritato.

Maya espirò e si sedette, calmandosi.

- Questa mattina sei diventata proprietaria della più importante opera teatrale giapponese. Investitori, registi, attori... presto sarai assalita e non avrai armi con cui difenderti - iniziò Masumi mentre prendeva un documento dalle mani di Keisuke.

- La Rainbow e le sue società satellite potranno soddisfare ogni tua esigenza, anche nel futuro. Ci sono quattro compagnie teatrali e quattro teatri di cui due nuovi, un'etichetta musicale, un canale televisivo e una casa cinematografica - le mise davanti la pila di carte che aveva preso all'avvocato, ma Maya la ignorò fissandosi sbalordita su di lui.

- Vuoi che stipuli un contratto di esclusiva con te? - la voce le tremò, non riusciva veramente a credere che glielo stesse chiedendo.

Masumi la fissò con espressione malinconica e Mizuki si mosse a disagio sulla sedia.

- No - scosse lievemente la testa - Ti cedo la Rainbow -

Maya spalancò gli occhi rimanendo impietrita.

- Co-come...? - balbettò confusa, mille pensieri che le si affollavano in testa. Masumi sembrò ignorarla.

- È ovvio che non sarai in grado di gestire l'azienda da sola, ci sarà Mizuki a controllare ogni cosa, e lo Studio Matsumoto ti sosterrà per tutte le faccende legali, presenti e future. In questo modo non dovrai più temere nessuno, Maya, e potrai rappresentare la Dea Scarlatta nei tuoi teatri senza dover sottostare a nessun ricatto né ad alcun contratto vincolante e anche Ayumi godrà di questo privilegio di riflesso. Potresti portarla via alla Daito Art Production. Potrai scegliere le sceneggiature che le quattro compagnie manderanno in scena, potrai accogliere tutti gli studenti che vorrai, potrai recitare senza imposizioni e potrai permettere alla signora Tsukikage di insegnare qui - appoggiò le mani sul tavolo di legno fissandola intensamente.

- E non ti è venuto in mente neanche per un secondo di chiedere il mio parere? - non riuscì a mantenere la voce ferma come avrebbe voluto, ma strinse i pugni in grembo cercando di contenere la rabbia - Come puoi pensare che potrei accettare una cosa del genere? Sono le tue aziende! Io non posso... - ma Masumi la interruppe gentilmente.

- Maya, non mi sembra di averti mai detto come fare l'attrice. Questo è il mio lavoro, io so come si vendono e acquistano le aziende e so quali sono gli affari più redditizi e questo lo sarà - le sorrise nello stesso identico modo di quando le consigliò di farsi pagare per lo spettacolo "Sogno di una notte di mezz'estate".

- Ma io non ho denaro, non posso pagarti! È tutto troppo più grande di me! Queste sono le tue aziende! - ripeté Maya sconvolta e confusa.

- Questo non deve riguardarti - la informò algido senza dare segno dell'irritazione che provava.

- Non deve riguardarmi? - Maya stava per esplodere e si era completamente dimenticata delle altre persone intorno.

Odioso uomo irritante! Adesso sembra proprio Masumi Hayami!

- No - ribadì serafico lui.

Maya si alzò in piedi lentamente raffreddandosi come una meteora caduta a terra.

- Hai detto che la signorina Mizuki si occuperebbe in sostanza dell'azienda e che gli avvocati sarebbero il nostro sostegno legale, ma non ho sentito il tuo nome, signor Hayami. Tu che farai? - lo schernì lei tirando fuori un coraggio che non sapeva di avere. La voce era gelida e Masumi sapeva che non doveva farsi incantare in alcun modo: stava per attaccare.

- Non porto più quel cognome adesso - la rimbeccò lui quasi offeso.

- Non porterai il cognome, ma ora sei proprio lui, ti mancava, vero, essere Masumi Hayami? - gli gettò quell'accusa in faccia senza sapere quanto per lui fosse dolorosa.

Masumi sorrise senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi ardenti.

- Un punto per te, ma questo è quanto. Firma - ordinò con sguardo gelido, ma Maya lo ignorò.

- Non sono uno dei tuoi sottoposti, non puoi comandarmi cosa fare. Mi regali tutte le tue aziende che hai costruito negli anni, ma non figuri fra le cariche che le gestiranno. Non puoi più tornare nel gruppo Hayami né essere l'erede dei Takamiya, quindi cosa farai? - lo incalzò lei avvicinandosi con una stretta gelida al cuore.

All'improvviso ogni cosa le fu chiara. Non la spaventava la cessione della Rainbow bensì il fatto che lui stesse rinunciando alla metà della sua anima per proteggerla!

Se ne va! Mi lascerà da sola per permettermi di diventare un'attrice! Se restasse a capo anche di una sola sua azienda o restasse in qualche modo legato al mondo dello spettacolo, tutti vedrebbero sempre una convenienza nel nostro rapporto!

Probabilmente Masumi vide affiorare quei pensieri nelle sue espressioni che passarono da gelida, ad adirata a stupefatta a terrorizzata. Fece un passo avanti e sollevò una mano che poi riabbassò subito.

- È la cosa migliore da fare, così non avrai più niente da temere - si impose di mantenere l'autocontrollo necessario a non prenderla fra le braccia e scacciare quell'espressione spaventata che lui le aveva causato.

Maya chiuse gli occhi lentamente. Si voltò verso gli avvocati che la fissavano imperturbabili, guardò Mizuki che era terrea e dispiaciuta, poi appoggiò le mani sul tavolo, in mezzo il contratto con cui sarebbe diventata proprietaria della Rainbow, e probabilmente miliardaria, e perduto per sempre l'uomo che amava.

Prese i fogli e li stracciò lanciandoli in aria.

- Sono convinta che da affarista senza scrupoli quale sei troverai un'altra soluzione che non sia gettare al vento il tuo lavoro di tanti anni per me - gli disse fissandolo freddamente e lasciando che i pezzi di carta le ricadessero intorno. Poi gli dette le spalle volutamente.

Maya sai almeno a cosa hai rinunciato? Dove trovi la forza per combattermi così strenuamente?

- Signorina Mizuki, sarebbe così gentile da accompagnarmi per favore? - si girò verso gli avvocati che si alzarono di scatto e si inchinò verso di loro - È stato un piacere signori, forse sarà per la prossima volta - e sorrise amabilmente ad entrambi che ricambiarono.

Si incamminò verso l'ascensore che pochi secondi dopo la chiamata di Mizuki arrivò, quando si voltò si sforzò di mantenere quell'aria sicura e fredda e in un attimo riallacciò i suoi occhi a quelli azzurri di Masumi finché le porte non si chiusero. Poi si gettò fra le braccia di Mizuki che trovò già pronte ad accoglierla.

- Non piangere Maya, mi dispiace, non sai quanto - le sussurrò cercando di fermare quel pianto desolato.

- Perché? - singhiozzò aggrappandosi a lei come se stesse per cadere.

- Cerca di proteggerti, Maya. Pensa che la cosa migliore da fare sia blindarti in una gabbia d'oro, circondarti di tutto ciò che non hai avuto, di guardie del corpo e soprattutto lasciarti andare -

- Ma io voglio lui! Lui e il teatro, niente altro! Perché non lo capisce? - la strattonò per la camicetta, il volto rigato di lacrime, la voce incrinata piena di rabbia e furore, gli occhi che la fissavano pieni di incomprensione.

- Non vuole rovinare la tua carriera, vuole poterti guardare recitare per sempre... ha paura, non vuole perderti... per lui è una situazione nuova e non sa come affrontarla... - mormorò Mizuki stringendola forte, senza sapere quanto vicino alla verità fosse andata con quelle intuizioni.

- Signorina Mizuki, lei non capisce! Non potrebbe perdermi neanche se volesse! Siamo due metà di un intero! Capisce? - urlò con voce incrinata, il suo pianto che non si placava.

L'hai detto così convinta, Maya... Tu sei l'altra parte di me. Io sono l'altra parte di te. Come potrei dimenticare quelle battute? Cos'è successo Maya fra voi?

L'ascensore si aprì e la condusse all'auto dove l'autista in attesa aprì lo sportello per farla entrare.

- Se può esserti di conforto sono felice che tu non abbia accettato, era un'idea molto stupida - Maya tirò su col naso e si asciugò le lacrime guardando il suo volto sorridente - Ma facciamo in modo che lui non sappia ciò che ti ho appena detto - e le strizzò l'occhio. Inevitabilmente Maya sorrise e annuì.

- Oh, signorina Mizuki, non sono una donna, non so come si fa con lui, è un uomo e io... io... - serrò le mani in grembo stringendo le dita - Mi aiuti la prego! -

L'auto partì diretta alla sua casa a Yokohama. Avrebbe dormito tre giorni, ne era sicura.

- Maya, come diceva una delle battute della tua Dea Scarlatta, l'età non c'entra niente. I rapporti umani sono difficili a prescindere e non c'è una regola fissa da seguire. Si va a tentoni e si corregge il tiro via via che si prosegue - sembrò parlare più a se stessa, con quel tono sommesso e riservato. Maya venne folgorata all'improvviso dal pensiero che anche lei potesse essere innamorata di Masumi, o esserlo stata...

- È un uomo cocciuto - sentenziò Maya incrociando le braccia al petto.

- Non hai idea quanto, ma anche tu non scherzi. Adesso sarà davanti alla finestra, con una sigaretta in mano, a rimuginare su come tu sia riuscita a scaricarlo anche questa volta - ridacchiò e lei arrossì.

- Avrebbe potuto lasciarmi almeno un giorno per riprendere fiato... - borbottò demoralizzata.

- Maya, di tutte le farneticazioni che ti ha propinato una è vera: sarai braccata, ti salteranno tutti addosso e non ti molleranno - la fissò con occhi penetranti.

- Cosa posso fare? - chiese senza vergogna Maya.

- Accetta i servizi dello Studio Matsumoto per la parte legale - le suggerì Mizuki sorridendo - Sarai slegata dalla Rainbow, da me o dal signor Masumi, ma avrai i due avvocati più prestigiosi di Tokyo che ti proteggeranno e sono convinta che un certo ammiratore pagherà tutte le spese necessarie - le strizzò l'occhio e Maya arrossì fino alla punta dei piedi.

- Grazie signorina Mizuki, perché fa tutto questo per me? - le chiese riconoscente.

- Ho imparato a conoscerti attraverso i suoi occhi e i suoi gesti, sei dolce e determinata, Maya, nascondi un'energia che molti ti invidiano, sei sincera, spontanea, gentile, coraggiosa, ti sei sempre rialzata. È molto più di ciò che fa la gente in genere. Era naturale che io mi affezionassi. Inoltre grazie a te il signor Masumi si è tolto quella terribile maschera e la mia vita lavorativa è migliorata notevolmente - il suo volto si aprì in un sorriso genuino e pieno di affetto.

Maya era rimasta immobile mentre la segretaria faceva una descrizione di lei che non avrebbe mai immaginato.

Sono veramente ciò che dice? Perché allora adesso l'unica cosa che vedo in me è l'incapacità di tenermi la metà della mia anima che avevo trovato, come mi aveva detto la signora Tsukikage?

- No-non so che dire... - balbettò completamente imbarazzata. Mizuki annuì lentamente sorridendo.

- Ascolta, Maya, dedicati alla Dea Scarlatta! Oggi è il tre di ottobre e la prima ci sarà il due gennaio. Concentrati sulla recitazione, se sei davvero sicura che il signor Masumi sia la tua anima gemella, tempo e spazio non vi separeranno. E agli uomini la distanza fa solo bene - e le strizzò l'occhio di nuovo. Maya arrossì, ma pensò intensamente a quelle parole.

- Ti manderà le sue rose, gli verrà un colpo ogni volta che Sakurakoji ti toccherà, ma un po' di sana gelosia non ha mai fatto male a nessuno e forse tutto questo potrebbe anche fargli venire in mente una soluzione migliore e più fattibile per... proteggerti - aggiunse enigmatica quando il silenzio si prolungò.

Sarò davvero capace di resistere? Sarebbe come tornare a Lande Dimenticate, al momento in cui scoprii chi era l'ammiratore delle rose... Però la signorina Mizuki ha ragione... Lunedì la signora Tsukikage mi vorrà concentrata e io non voglio essere da meno di Ayumi!

- Va bene, farò come mi suggerisce, ma le chiedo un favore - si voltò supplicante verso di lei - Deve insegnarmi ad essere più femminile, a scegliere abiti più adatti e a cancellare un po' della mia goffaggine che mi fa sempre sentire fuori luogo - abbassò lo sguardo imbarazzata e Mizuki rise - Non rida, non posso presentarmi alle conferenze stampa così, voglio trovare anche io il mio stile! - affermò imbronciata mentre Mizuki ridacchiava ancora.

- Maya, ma questa sei tu! Vai già bene così... - ma Maya la interruppe bruscamente.

- La prego non mi prenda in giro, lo so anche da sola quanto sono goffa e fuori luogo in certi ambienti. Se voglio fare l'attrice posso anche imparare a scegliere i vestiti o a camminare più elegantemente, non crede? -

- E va bene, Maya, come vuoi. Il primo passo è che tu mi chiami Saeko - le sorrise gentilmente e Maya spalancò gli occhi poi annuì felice.

- Sì! - 

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro