Capitolo 3

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Hayami Masumi


L'unico modo che aveva per trattare con lui era porre la situazione alla stregua di un affare. Tutto ciò che gli aveva inculcato, oggi gli sarebbe stato utile più che in ogni altra occasione. Scese di macchina e osservò la facciata della casa che l'aveva ospitato fino a due giorni prima. Era incredibile come la visione delle cose fosse radicalmente cambiata da quando aveva deciso di smettere di recitare la parte del figlio di Eisuke. Un sorriso amareggiato gli increspò le labbra, si mise le mani in tasca e raggiunse il giardino, suo padre l'avrebbe aspettato lì, non aveva alcuna intenzione di rientrare in quella casa.

Un silenzio che avrebbe potuto sembrare opprimente gravava sul giardino, ma lui lo trovò di grande conforto. Perfino gli alberi trattenevano il respiro in previsione di quello scontro. Si tolse la giacca e la lasciò penzolare dalla spalla tenendola con due dita. Era rilassato e ancora non riusciva a capire completamente questo suo stato d'animo. Era molto simile a quando si presentava per accaparrarsi un grosso affare, ma di solito prima dello scontro avvertiva sempre l'adrenalina che gli scorreva nelle vene e lo rendeva più lucido che poi cedeva il posto all'autocontrollo. Ma in quel momento non c'era niente di tutto ciò.

La telefonata di Peter Hamil l'aveva sorpreso, ma aveva obbligato la sua mente a rimanere concentrata su ciò che doveva fare. L'indomani si sarebbe occupato anche di Ayumi Himekawa e Yu Sakurakoji e sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe fatto per la Daito Art Production.

- Padre - lo salutò con rispetto avvicinandosi a lui. Tre grandi salici appoggiavano gentili i loro rami sull'erba tagliata perfettamente, nello stagno nuotavano decine di carpe a macchie arancioni.

- Masumi - lo sguardo che gli riservò prometteva battaglia e lui non si era aspettato niente di meno. Ma questa volta il gioco l'avrebbe condotto lui. Si appoggiò al tavolo rotondo di pietra posando la giacca.

Come ho potuto attendere così tanto tempo?

- Sono venuto per chiederti qualcosa che mi servirà ad ottenere più facilmente i diritti della Dea Scarlatta - iniziò, si accese una sigaretta, quel gesto gli teneva le mani impegnate e riportò lo sguardo calmo e freddo sul padre.

- Cosa stai tramando, Masumi? - gli chiese rigidamente il padre. Lui sorrise.

- Voglio la veste che indossava Chigusa Tsukikage e che mia madre salvò dall'incendio - la voce era ammaliante e comunicativa, la stessa che usava quando cercava di convincere la controparte che passare il lavoro a lui avrebbe fatto guadagnare montagne di soldi a tutti.

Eisuke sobbalzò spalancando gli occhi.

- So che la tieni nascosta da qualche parte, se la darai a me avremo una possibilità in più - aggiunse affabile, incrociando le caviglie e aspirando la sigaretta.

- È mia! Non posso dartela, è l'unica cosa che mi resta di lei! - ringhiò Eisuke picchiando un pugno sul bracciolo della sedia a rotelle.

- Se la darai a me potrai avere la Dea Scarlatta come hai sempre sognato e forse il perdono di Chigusa Tsukikage - avrebbe detto qualsiasi cosa pur di convincerlo e seppe di aver scelto la menzogna giusta quando un lampo di speranza gli attraversò gli occhi.

Eisuke chiamò la domestica più anziana che l'aveva sempre seguito fin da bambino e le dette una chiave che prelevò dalla tasca della vestaglia, le sussurrò qualcosa e la lasciò andare. I minuti trascorsero in silenzio finché lei non tornò con un pacco avvolto in carta velina rosa. Glielo porse con un sorriso. Masumi lo prese mantenendo un sangue freddo che lo stupì perché in realtà il cuore gli batteva ad un ritmo folle.

- Consideralo il tuo lascito per me padre, in fondo è stata mia madre a salvarla dalle fiamme ed è come se fosse un regalo di entrambi - non inserì nella voce nessun tipo di affetto, era come se avesse appena concluso un affare di minor rilievo.

- Lascito? - Eisuke non era mai stato uomo di molte parole e spesso usava solo lo sguardo per intimargli ciò che doveva fare. Fino a due giorni fa.

Se possibile il sangue prese a scorrere ancora più veloce nelle vene di Masumi ed ecco l'adrenalina!

Sei pronto padre? No, non lo sei, lo so.

- Non desidero niente altro da te e niente altro devo dimostrarti - anni di contrattazioni si concentrarono perfettamente in quella frase, nel tono della voce, nella postura che aveva mantenuto. Un ottimo attore, avrebbe dovuto chiedere di partecipare ad un'audizione.

Lo sguardo del padre si fece gelido e immobile, la bocca tirata e serrata. Era il suo modo per dimostragli che era contrariato oltre ogni immaginazione per la piega che aveva preso la conversazione e lui lo conosceva troppo bene.

- Ho rinunciato alla parentela anagrafica con la famiglia Hayami - credeva gli sarebbe costato una fatica maggiore ammetterlo a voce alta, ma in realtà sentì un peso sollevarsi dal petto e l'espressione di suo padre fu il regalo migliore.

- Cosa hai fatto?! - la voce era un sibilo teso, le labbra si mossero appena.

- Ho convocato il Consiglio di Amministrazione per domani mattina, se vuoi potrai riprendere la guida del tuo gruppo, io me ne vado - proseguì ignorandolo. Era stato veramente liberatorio, avrebbe dovuto farlo prima.

Eisuke rimase impassibile, immobile sulla sedia, solo le mani con cui stringeva la coperta che aveva sulle gambe indicavano il suo reale stato d'animo.

- E gli accordi con la famiglia Takamiya? - il suo sopracciglio fece un guizzo nervoso.

Era incredibile come, nonostante ciò che gli aveva appena detto, lui in realtà pensasse agli affari... scosse la testa realmente demoralizzato con un sorriso sarcastico stampato sulla faccia.

- Aiuterò Shiori come promesso, ma non la sposerò, inoltre adesso non sono più un Hayami. Mi sento responsabile per il suo stato, ma sposarla non è la strada giusta. Non sarei mai riuscito a convincerti, quindi ho deciso per un cambiamento drastico della situazione. La cosa che davvero mi meraviglia è la tua ostinazione nel volermi maritare a quella ragazza. È bellissima, ma fragile, avresti voluto davvero per me e per la famiglia Hayami una moglie del genere? I soldi che avrebbe portato valevano le nostre vite? - cambiò posizione e si accese un'altra sigaretta.

Che incredibile liberazione! Padre non puoi immaginare quanto l'essere qui ora mi sollevi l'animo!

- E la moglie giusta per te quale sarebbe? Maya Kitajima? È solo una ragazzina! - ringhiò Eisuke aggredendolo con lo sguardo, ma Masumi riuscì a mantenere l'autocontrollo necessario celando ciò che il suo cuore provava realmente.

- Chi lo sa - rispose enigmatico sorridendo e facendo innervosire ancora di più il padre.

- Hai ottenuto la veste, mi hai ingannato dunque - asserì - Era l'unica cosa che ancora mi legava a lei - il lamento che gli uscì dalle labbra avrebbe commosso chiunque, ma non lui.

- La Dea Scarlatta sarà mia, padre, né tua né di nessun altro, ma mia! - fu l'unico momento in cui si concesse di mostrare quella parte che gli bruciava le vene e che bramava per uscire. Fece un passo avanti e gettò la sigaretta recuperando la calma.

- E se proverai in qualche modo a ostacolarmi sappi fin da ora che adotterò qualsiasi contro misura necessaria per assicurarmi che tu desista da quell'obiettivo, quindi ti consiglio di lasciar perdere. Mi hai addestrato tu, sai di cosa sono capace, non costringermi ad agire contro di te perché non esiterei un solo istante - in passato aveva minacciato molte altre persone, ma quella gli riuscì particolarmente bene. Rimase in piedi, immobile, aveva sempre giocato sulla sua altezza, la posizione delle gambe leggermente divaricate che indicavano sicurezza e uno stato di completa padronanza della situazione, le braccia rilassate lungo i fianchi.

- Masumi... - Eisuke sussurrò il suo nome pieno di una incredibile meraviglia.

- Riguardati, padre - raccolse la giacca dal tavolo di pietra e la veste avvolta nella velina rosa e si diresse al grande cancello. Per la prima volta da venticinque anni si sentì realmente libero. Ciò che lo aspettava non era più facile di quello che aveva passato, ne era consapevole, ma non avrebbe mai più abbassato la testa né represso la sua reale identità.

Maya non c'è un modo con cui io possa ringraziarti per aver tirato fuori l'altra parte di me, ma forse c'è ancora qualcosa che posso fare per te...


Hijiri Karato


Aveva seguito Maya come gli aveva chiesto ed era ormai diventata quasi la sua unica occupazione. Sorrise osservando la ragazza nella sala del Kid Studio circondata dagli altri attori. Come per ogni sua altra rappresentazione si impegnava al massimo e aveva imparato ad ammirare quel carattere caparbio e molto dolce che nascondeva dietro gli occhi pieni di determinazione. Era una delle poche persone che aveva udito personalmente rispondere per le rime a Masumi. Ridacchiò di nuovo e ripensò alla proposta che lui gli aveva fatto il giorno precedente. Avrebbe cambiato completamente la sua vita e fino a quel momento non si era mai posto il problema di dover scegliere. Aveva sempre lavorato per la famiglia Hayami, ma Masumi aveva chiesto la sua fedeltà ed era implicito che ciò significasse interrompere qualsiasi rapporto con Eisuke Hayami.

Ha salvato la vita a mio padre e siamo sempre stati le loro ombre, come posso ora scegliere uno dei due?

Lo aveva lasciato di sasso quando gli aveva esposto la sua idea. I benefit che gli aveva offerto erano allettanti, ma i soldi e le cose materiali non gli erano mai particolarmente interessati e comunque erano arrivati solo alla fine della discussione, come ciliegina sulla torta. Masumi era cosciente che se avesse iniziato subito parlando di quello lui se ne sarebbe andato. Con gli affari ci sapeva fare, niente da dire. Il progetto di cui lo aveva messo a parte lo aveva scioccato e meravigliato, ma conosceva Masumi a fondo e suo padre doveva averlo messo davvero alle strette. Forse lui avrebbe scelto una strada meno ardua, ma in quel momento le sfumature probabilmente non interessavano affatto a Masumi. Sorrise di nuovo mettendosi le mani in tasca e fissando il volto afflitto di Maya che stava recitando qualche battuta impegnativa. La voce potente di Kuronuma giunse fino alle sue orecchie. Maya incassò la testa nelle spalle e tirò fuori la lingua sentendosi in colpa per l'errore.

Si era costretto ad una profonda riflessione interiore e la verità era giunta lampante durante la notte: considerava Masumi un fratello, nonostante la distanza formale con cui si rivolgeva a lui. L'aveva affrontato riguardo la sua anomala relazione con Maya senza alcuna paura e aveva usato i suoi stessi metodi per metterlo alle strette e, come si era aspettato, aveva reagito. Era un lato del suo carattere che davvero gli invidiava. Lo somigliava praticamente in tutto, ma quella capacità di mantenere un ferreo autocontrollo quando dentro il sangue gli ribolliva a lui mancava completamente. Anche se in quell'occasione gli aveva tirato dietro un tagliacarte affilato...

Tutta la riflessione lo aveva portato alla fine ad una conclusione molto semplice: tutto ciò che stava facendo, compresa la decisione di incontrare Maya a Izu, derivavano sicuramente da un'esasperazione che aveva radici profonde, ma la causa diretta era stato lui, quando lo aveva minacciato di prendersi lei. E ora doveva assumersi la responsabilità e le conseguenze delle sue azioni.

Guardò l'orologio e un istante dopo il suo cellulare squillò.

- Hijiri - rispose dopo aver visto il nome sul display.

- Sei con me? - la voce di Masumi era come sempre calma e controllata.

- Sono con lei - rispose dopo una pausa carica di significato. Masumi accettò la risposta del collaboratore e passò subito all'argomento seguente.

- Il Consiglio di Amministrazione si è concluso. È tutto finito ora -

- È proprio sicuro che sia la strada giusta? - gli domandò mantenendo lo sguardo su Maya.

- Sì lo è. E basta con le formalità Karato - aggiunse dopo un istante. Hijiri scostò il cellulare dall'orecchio e fissò meravigliato il display. Era proprio lui a telefono?

- Mio padre non l'ha presa bene, voglio che tu allerti i nostri di tenere gli occhi aperti e di aspettarsi qualsiasi mossa sleale da lui. Metti Nakano dietro alla signora Tsukikage e Yamada dietro al Presidente dell'Associazione Nazionale dello Spettacolo -

- È così grave? - ciò che gli stava chiedendo indicava che la situazione poteva degenerare rapidamente.

- Eisuke Hayami ha conoscenze in ogni ambito e la morte prematura dell'anziano Presidente dell'Associazione Nazionale gli consentirebbe di inserire uno dei suoi riuscendo così a mettere la mani sulla Dea Scarlatta e io non posso permetterlo -

Il rancore lo raggiunse anche attraverso il telefono. Nonostante i ponti tagliati con il padre non aveva alcuna intenzione di abbandonare quell'obiettivo.

- Vuoi ancora perseguire quel traguardo? - dovette impegnarsi per rinunciare alla forma di rispetto che gli aveva sempre tributato.

- Sì. Karato, dov'è lei? - aggiunse dopo una breve pausa.

- Davanti a me, stanno provando al Kid Studio - gli rispose pacatamente tornando con lo sguardo sulla ragazza. Silenzio.

- Sii il suo angelo custode ti prego, chiederò a Hiroaki di sostituirti per altre richieste. Mio padre in passato mi ha chiesto di distruggere Maya se non fosse entrata a far parte della Daito e che se non ci fossi riuscito io l'avrebbe fatto lui con le sue mani... - disse infine pronunciando la frase lentamente come se soppesasse le parole che gli stava dicendo.

- Lo sarò - gli promise, non c'era necessità di aggiungere altro. Questo sarebbe stato indubbiamente un punto a favore di Masumi se avesse avuto qualche perplessità nello schierarsi. Ma non ne aveva avute.

- Ah, Karato... - riprese immediatamente, la voce titubante lo sorprese - Per Izu voglio un protocollo di sicurezza come già altre volte abbiamo usato in passato. Depista i giornalisti, fai in modo che credano che siamo in altri posti, sai quello che devi fare... -

- Sì, Masumi, farò ciò che è necessario, nessuno vi disturberà e nessuno saprà che quella sera eravate insieme - poteva essere glaciale e analitico per qualsiasi altra situazione, ma appena Maya Kitajima faceva breccia nella sua mente lui cambiava completamente. Sorrise, ringraziando di essere a telefono e di non averlo di fronte.

- Devo incontrare altre due persone e sistemare la questione di Ayumi Himekawa e Sakurakoji anche se credo che sarà davvero difficile trovare una soluzione. Poi potrò dedicarmi all'altro progetto - lo sentì sospirare.

Era la prima volta in assoluto che gli confidava un dubbio. Convincere la signora Tsukikage a posticipare la data nonostante la gravità delle condizioni di Ayumi era un traguardo impossibile anche per Masumi Hayami. Soprattutto per lui.

Dovrò abituarmi al suo nuovo cognome... Fujimura.

- Buon lavoro, Masumi - lo salutò cordialmente.

- Grazie Karato - e chiuse la comunicazione.


Mizuki Saeko


Nonostante l'ora sapeva che l'avrebbe trovato alla scrivania. Aveva compreso da sola ciò che voleva fare una volta che aveva analizzato bene le due liste, ma questo non l'aveva rasserenata affatto. La conferma l'aveva avuta quella mattina al termine del Consiglio di Amministrazione del gruppo Hayami in cui Masumi aveva rassegnato le dimissioni. Bussò con discrezione alla porta della suite e attese.

È pericoloso, signor Hayami e sta riponendo troppa fiducia in me, io non sono in grado di...

La voce all'interno le disse di entrare interrompendo i suoi pensieri. Espirò, ruotò la maniglia ed entrò.

- Signor Masumi - lo salutò con un lieve inchino.

- Mizuki - indicò la sedia davanti alla scrivania. Lei avanzò con calma posata, raramente si faceva prendere dalle emozioni e aveva reazioni incontrollate.

- È con me? - aggiunse spingendo avanti sulla scrivania lo stesso contratto di qualche giorno prima.

Mizuki lo scrutò attentamente. Apparentemente sembrava lo stesso di sempre, glaciale, attento, calcolatore, ma c'era una cosa che era cambiata completamente, davvero difficile da mascherare: la luce nei suoi occhi. Quella ardeva.

Le stava chiedendo fiducia totale, non le aveva spiegato niente, quello che sapeva lo aveva scoperto da sola o con l'aiuto dell'avvocato Matsumoto. Era lì per quello, ovviamente, così prese la penna stilografica accanto al contratto e firmò.

- Sì - rispose contemporaneamente.

Masumi non commentò né il gesto né la risposta, ma passò istantaneamente a ciò che gli interessava.

- Come procedono le acquisizioni? - si alzò e raggiunse la finestra, la città al crepuscolo si apprestava ad affrontare la notte.

- Tutto come da lei richiesto, ma vorrei delle spiegazioni se... - Mizuki tentò di nuovo di indagare e represse uno sbuffo quando lui la interruppe alzando una mano.

- Perché? Teme di non riuscire a affrontare il ruolo che le ho offerto? - le chiese voltandosi a guardarla.

- No, signore, non è per... - cercò di spiegarsi, ma lui la interruppe ancora.

Forse inizio a comprendere la frustrazione di Maya ogni volta che lui la sfida...

- Allora non le servono spiegazioni - liquidò la faccenda e tornò a guardare oltre la finestra.

Non posso uscire di qui senza delle spiegazioni...

- Insisto signore, mi dica cosa ha intenzione di fare, almeno nell'immediato - si alzò con un elegante movimento fluido e appoggiò le mani sulla scrivania. Masumi si voltò e la fronteggiò con un sorriso.

- Cosa vuole che le dica? Che il suo intuito e le pungenti riflessioni di cui mi ha fatto oggetto in passato erano tutte azzeccate? Vuole che le dica che aveva ragione e che ho apprezzato i suoi interventi? - alzò un sopracciglio allo stupore dipinto sulla faccia di lei.

Signor Masumi... cosa c'è davvero dietro a questa gigantesca operazione commerciale che sta portando avanti?

- Ecco, glielo confermo. Nonostante non le fosse richiesto, si è esposta e ha vinto, si è preoccupata per me e per Maya, e io non le sarò mai abbastanza grato. Mi piace il suo modo di lavorare, per questo la voglio al mio fianco - le confidò candidamente aggirando la scrivania e raggiungendola.

- Le chiedo scusa se a volte le sono sembrata invadente - iniziò Mizuki mascherando l'imbarazzo che provava - Per la signorina Kitajima non potevo fare altrimenti, a volte lei sembra incapace di pensare lucidamente quando le cose la riguardano -

Masumi scoppiò a ridere e lei spalancò gli occhi per la sorpresa.

Signor Masumi, ride così davanti a me? Ma... io non capisco...

- Non si smentisce mai, Mizuki! - le tese la mano che lei guardò stralunata per qualche secondo, poi l'afferrò.

- Faccia un buon lavoro - le disse stringendola con decisione e passando a un tono meno formale.

- Sarò all'altezza, signore, non ne dubiti - lo rassicurò con un lieve sorriso.

Fece un lieve inchino e si apprestò a uscire, ma lui la fermò di nuovo chiamandola dopo alcuni attimi.

- Mizuki - lei si voltò e lui stava guardando ancora oltre la finestra la città notturna. Rimase in attesa che terminasse.

- Incontrerò Maya tra qualche giorno, mi serve una rosa - le disse senza voltarsi.

Ecco cosa è cambiato! Finalmente ha fatto la scelta giusta signor Masumi!

Trattenendo la felicità per la scoperta si concesse un attimo prima di rispondere.

- Gliela farò avere - fece un altro piccolo inchino e uscì.

Il progetto che aveva messo in movimento, i suoi conti correnti, la decisione di lasciare la casa di suo padre e il cognome che per tanti anni aveva avuto, ora tutto aveva un senso. Ora che non era più un Hayami l'interesse della famiglia Takamiya di un matrimonio per unire le due famiglie sarebbe svanito...

Quando ha deciso di comunicare alla signorina Shiori che non voleva più sposarla lei ha tentato il suicidio... ha pensato a cosa potrebbe fare questa volta? Temo per Maya...

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