Capitolo 4

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Takamiya Shiori


Era sicura di poter recitare ancora per un po' la parte dell'ereditiera scioccata e ferita, finché Masumi non l'avrebbe sposata. Fondamentali erano state naturalmente le cospicue mazzette elargite al medico che l'aveva in cura al quale aveva promesso una villa a Kurosaki, sull'isola di Oshima. Non l'avrebbe mai ceduto a quella ragazzina, mai!

È un peccato che tu non possa vedermi Maya Kitajima. La mia recitazione ti stupirebbe e probabilmente stupirebbe anche la tua sensei!

Udì un trambusto, sentì i domestici bisbigliare nel corridoio e di tutto ciò che dissero l'unica parola che riuscì a carpire fu il nome dell'improvviso visitatore: Hayami.

Sarà Eisuke o Masumi? Perché sono qui?

Una scossa gelata le attraversò la schiena, ma da quando si era risvegliata dopo il tentato suicidio, aveva deciso di fare qualsiasi cosa per tenersi l'uomo di cui si era innamorata e che l'aveva tradita nascondendole i suoi veri sentimenti e preferendo un'insulsa ragazzina a lei.

Aveva minacciato la sua domestica personale che aveva ceduto all'istante tremando come una foglia. Aveva addolcito la pillola con alcune promesse e dei soldi così la donna teneva aperto per lei il canale dell'interfono che c'era in salotto, permettendole di ascoltare le discussioni. Premette il pulsante dell'apparecchio sul comodino e udì immediatamente la voce di Masumi.

- Presidente Takamiya - salutò con rispetto e lo immaginò fare quel lieve ed elegante inchino che lo rendeva ancor più imponente in una stanza dove già influiva con la sua altezza.

- Masumi ti ho detto che... - iniziò suo nonno. Masumi lo interruppe, educato ma fermo.

- La prego, Presidente, mi lasci parlare - ci fu qualche attimo di silenzio e la sgradevole sensazione che aveva avuto all'inizio si accentuò.

- Mi scuso per il breve preavviso della mia visita, ma c'è qualcosa di cui devo assolutamente parlarle - altro silenzio, probabilmente suo nonno si era seduto e aveva annuito.

- Non voglio e non posso sposare sua nipote - disse Masumi e il cuore di Shiori si fermò per un attimo, lacerato dal dolore.

Masumi! Che è successo?!

- Perché non vuoi? - stranamente suo nonno mantenne un tono di voce ragionevole, forse vedeva qualcosa nel volto del giovane di fronte a lui.

- Perché non ne sono innamorato e credo che degli accordi economici possano essere raggiunti senza necessità di rovinare due vite - rispose Masumi con franchezza. Silenzio.

- Perché non puoi? - chiese suo nonno con voce profonda e glaciale che la fece rabbrividire perfino attraverso l'interfono.

- Perché non sono più un Hayami - di nuovo silenzio.

Masumi che cosa hai fatto?

- Questo però non mi esonera dalle responsabilità verso Shiori, non smetterò di prendermi cura di lei finché non si sarà completamente ristabilita - incredibilmente Shiori sentì del rimorso nella voce di quell'uomo che solitamente non si faceva prendere dalle emozioni. Suo nonno rimase di nuovo in silenzio. Poteva immaginarlo sulla sedia, le braccia incrociate al petto, il volto scuro e furente, la rabbia completamente sotto controllo grazie ad un'abitudine vecchia di una vita.

- Mi sono già messo in contatto con due famose cliniche, una è in Giappone e l'altra negli Stati Uniti. Entrambe sono disposte a mandare qui un'equipe che si prenda cura di Shiori e tutte le spese saranno a carico mio - Shiori sentì un frusciare di carte - Sono personalmente proprietario di una rete televisiva e ho un intero staff di giornalisti a disposizione che si assicurerà che Shiori sia costantemente protetta e che niente di ciò che è accaduto o accadrà possa in qualche modo divenire pubblico - il tono di voce di Masumi era rimasto professionale e serio, quello che probabilmente usava durante le transazioni di acquisti per le sue aziende.

- Sembra che tu abbia pensato a tutto, ma non ti sei dimenticato della parte fondamentale e che, non giriamoci intorno, era il motivo del vostro matrimonio? - la voce tagliente del nonno era piena di livore, ma in qualche modo, forse da come si stava ponendo Masumi, riusciva a trattenersi.

- La questione degli accordi economici, no, non l'ho dimenticata, solo lasciata per ultima - di nuovo silenzio e ancora un frusciare di carte.

- Questa mattina c'è stato il Consiglio di Amministrazione del gruppo Hayami, è stato nominato un nuovo CEO, Eisuke Hayami ne resterà ancora Presidente e, naturalmente, è al corrente di ciò di cui le sto parlando - di nuovo silenzio.

- È una situazione inaccetabile Masumi, non ho alcuna intenzione di farmi trattare in questo modo! - esplose suo nonno e alcuni fogli vennero stracciati. Chissà cosa c'era scritto sopra per irritarlo in quel modo.

- Presidente Takamiya, può ancora fare affari con Eisuke Hayami e raggiungere i suoi accordi come meglio crede, in completa libertà, non penso che un matrimonio che non è andato in porto possa in qualche modo fermarvi - Masumi fece una pausa raggelante - Oppure può fare affari con me - Shiori sentì un altro passaggio di carte.

- Che cosa significa tutto questo, Masumi! - ruggì suo nonno picchiando un pugno sul tavolo di legno intorno al quale erano sicuramente seduti.

- Significa esattamente ciò che c'è scritto, Presidente. La prego di tenere aperta ogni strada e di non lasciarsi in alcun modo influenzare dall'errore che ho commesso accettando il fidanzamento con Shiori. Può vedere la proiezione dei guadagni se deciderà di investire come le suggerisco - Shiori comprese finalmente perché era considerato uno scaltro affarista senza scrupoli. Eisuke Hayami gli aveva insegnato bene. Abbandonò le mani sulla coperta e lentamente iniziò a piangere quando sentì il silenzio prolungato di suo nonno. L'aveva già convinto, le cifre su quelle proiezioni dovevano essere allettanti da avergli fatto dimenticare la fusione col gruppo Hayami e la nipote oltraggiata che giaceva inerme nella sua camera.

Fin da bambina sono stata educata con l'obiettivo di un matrimonio vantaggioso, so di non avere alcun potere in merito e che la mia famiglia deciderà per me, ma non permetterò mai più a nessuno di trattarmi in questo modo, tanto meno al nonno e a mio padre!

Schiacciò il pulsante e i suoni si interruppero tutti. Aveva pensato che sarebbe stata una ragazzina a portarglielo via invece erano stati i soldi, gli stessi che erano stati usati per farli incontrare. Gridò di rabbia finché gli rimase fiato e i polmoni non bruciarono come se fossero fiamme ardenti. Nella stanza entrarono tre domestici preoccupati e qualche istante dopo i suoi genitori. Non vide invece né il nonno né Masumi.


Tsukikage Chigusa


La sera stava prendendo il sopravvento. Il giardino della casa del Presidente dell'Associazione Nazionale era curato e perfetto. La fontana che si riempiva e si svuotava segnava un ritmo magico sulla roccia permettendole di rilassarsi. Stava aspettando Masumi Hayami e non sapeva cosa aspettarsi da quello strano giovane. Era la prima volta che la contattava direttamente e le chiedeva un incontro all'improvviso. Se si fosse trattato di un ennesimo tranello o se avesse voluto ancora una volta convincerla a cedergli i diritti della Dea Scarlatta, lo avrebbe cacciato senza troppe cerimonie.

Mi rimane troppo poco tempo per giocare coi ragazzini...

Era sicuramente avvenuto qualcosa, perché l'ultima volta che avevano parlato alla valle dei susini il suo sguardo era completamente cambiato e aveva perduto la freddezza che ricordava.

Sono davvero curiosa di sapere cos'ha da dirmi, signor Hayami...

Genzo interruppe i suoi pensieri chiamandola dolcemente.

Ah, caro Genzo, cosa farei senza te?

Si alzò e lo seguì in silenzio nel grande salotto dove Masumi Hayami la stava aspettando. Era in piedi vicino ad un quadro che ritraeva un paesaggio a olio. Sul tavolino fra i divani era appoggiato un pacchetto avvolto in una soffice carta velina rosa.

- Signora Tsukikage - la salutò con deferenza.

Chigusa ebbe modo di confermare che quella luce fredda era stata sostituita da una più calda e anche la sua voce ne aveva guadagnato in timbro e profondità. Persino la sua postura era cambiata, perdendo la rigidezza che ricordava: era più rilassata e, nonostante l'altezza, incuteva meno timore del solito. Erano piccole cose, ma a lei non sfuggivano, abituata a cercarle negli attori.

- Cosa le è accaduto, signor Hayami? - chiese incuriosita alzando un sopracciglio. Si sedettero entrambi mentre Genzo andò a prendere il tè.

- Sono qui per scusarmi con lei - le comunicò con voce pacata fissandola e inclinando leggermente la testa.

- Questa è una notizia divertente - replicò accavallando una gamba e lisciando il lungo abito nero.

- Non è il vocabolo che avrei usato io, ma sì, è divertente - le accordò sorridendo.

C'era qualcosa di decisamente strano in quell'uomo e non vedeva l'ora di scoprirne il motivo.

- Di solito la accuso di voler celare sempre le sue reali intenzioni, ma questa volta non lo farà, vero? - gli chiese lentamente, valutando ogni piega del volto e i movimenti del suo corpo. Quell'uomo aveva un buon autocontrollo, ma in quel momento era un pessimo attore. Qualcosa si era sgretolato dentro di lui lasciando spazio a... cosa?

- No, non lo farò - le sorrise in modo così disarmante che lei scoppiò a ridere.

- Masumi, non la riconosco davvero! - prese la tazza che Genzo le porgeva e la sorseggiò.

- Neanche io - ammise lui abbassando lo sguardo sulla tazza fumante fra le sue mani.

- Lei che abbassa lo sguardo?! Masumi, mi dica, mi devo preoccupare? - c'era decisamente qualcosa di sbagliato in quel ragazzo.

- Già qualcun altro mi ha fatto la stessa domanda e do a lei la stessa risposta: dipende - sorrise di nuovo e stranamente iniziava a piacerle quel modo che aveva di piegare la bocca. Cambiava completamente il suo volto rispetto a quello che era abituata a vedere.

- Dipende da cosa? - insisté fissandolo intensamente.

- Preferiva l'altro me o questo? - la interrogò senza alcuna vergogna.

Quando qualcuno poneva una domanda del genere su se stesso significava che aveva già fatto un'approfondita autoanalisi e si era accettato per ciò che era.

Masumi cos'è accaduto? Non c'è quasi più niente dell'uomo che ho incontrato solo qualche giorno fa!

- Vada avanti, le risponderò alla fine della nostra chiacchierata - gli propose appoggiando la tazza in grembo. Masumi la fissò in silenzio qualche secondo, poi riprese.

- Ho rinunciato al legame anagrafico con la famiglia Hayami - disse - Ho lasciato la guida del gruppo di mio padre, anzi dovrei dire del mio ex padre e ho un'azienda tutta mia, completamente slegata dai suoi affari, che ho fondato circa sei anni fa - appoggiò la tazza vuota sul tavolino.

- Perché mi sta dicendo queste cose? - sapeva esattamente dove voleva andare a parare, indurì lo sguardo sperando di dissuaderlo, ma l'uomo che aveva davanti non era quel Masumi e con lui, per com'era ora, si trovava spiazzata.

- Mi ceda i diritti della Dea Scarlatta con un contratto che ci vincolerà solo dal giorno seguente la prima dello spettacolo ufficiale. Questo la metterà al riparo dalle mosse di mio padre e salverà l'opera di Ichiren Ozaki. Ho intenzione di metterla in scena secondo le sue direttive e con l'attrice che lei sceglierà, ma ceda i diritti a me! - mise in quella richiesta tutto l'ardore e la sincerità che aveva a disposizione, sapeva che con quella donna niente altro avrebbe funzionato.

- Masumi - Chigusa espirò tutto il fiato lentamente trattenendo la rabbia - Non l'ho ancora sbattuta fuori perché mi sta realmente incuriosendo. Mi dica perché dovrei continuare ad ascoltarla e soprattutto a prendere in considerazione qualcosa che ho evitato negli ultimi trenta anni della mia vita! -

Mi dia una sola ragione!

Hayami inspirò lentamente. Poi espirò e puntò gli occhi nei suoi.

- Io sono l'ammiratore delle rose scarlatte - affermò fissandola e lei poté giurare di averlo visto arrossire per un attimo. Solo la sua esperienza di attrice le permise di mantenere un contegno e non schizzare in piedi ridendogli in faccia.

Sostenne lo sguardo mentre infiniti ricordi e particolari iniziarono a combaciare e a susseguirsi negli anni. Ora finalmente molte cose erano chiare. Non stava mentendo.

- Ha decisamente attirato la mia attenzione - convenne lei annuendo lentamente.

Lui spostò il pacchetto verso di lei invitandola a prenderlo.

- Sono riuscito ad ottenerla da mio padre, le assicuro che le mie intenzioni sono sincere e desidero solo mettere al sicuro quest'opera meravigliosa -

Chigusa aprì la velina rosa, le sue mani si trovarono a lisciare una seta pregiata e sottile che riconobbe all'istante e a niente valsero decenni di recitazione, calde lacrime iniziarono a scendere lentamente.

- È la mia veste di scena ma... come fa a... - un intenso dolore al petto la costrinse a chinarsi e Genzo le fu subito vicino, ma lei lo allontanò gentilmente riprendendo il controllo.

- Mia madre la salvò dall'incendio che distrusse la nostra casa e si prese la sua vita, e io sono riuscito a prenderla a mio padre. È l'unico ricordo che ho di lei - confessò Masumi senza alcuna vergogna con lo sguardo cupo sulla bellissima veste. I suoi profondi occhi azzurri divennero distanti probabilmente perduti in quel ricordo terribile che affiorava dai tratti tirati del suo volto.

Chigusa strinse la veste al petto piangendo sommessamente, completamente invasa dai ricordi legati a essa. Dopo un tempo che le sembrò troppo breve richiuse il pacchetto con riverenza e glielo porse.

- Vorrei che la tenesse lei - disse lui con uno strano sorriso sulle labbra pieno di rammarico, dolore, rassegnazione, ma anche sollievo.

È l'amore che le ha fatto questo, Masumi? È quel sentimento profondo che prova per Maya ad averla cambiata così radicalmente tanto da essere irriconoscibile?

- Io... non posso accettare - aveva detto che era l'unico ricordo di sua madre e non voleva toglierglielo anche se l'ultima cosa che desiderava era separarsene ora che l'aveva toccata.

- La prego, la tenga, potrà sempre darla all'attrice che sceglierà come Dea Scarlatta - si appoggiò allo schienale del divano, completamente rilassato, come se avesse concluso la sua missione.

- Non credevo che sarei mai arrivata a dirlo, ma la ringrazio, signor Masumi - gli disse infine poggiando il pacchetto sulle ginocchia e concedendogli un sorriso sincero. Lui sorrise a sua volta annuendo e sembrava realmente contento.

- Ma non le cederò i diritti della Dea Scarlatta, non posso venir meno alla promessa che li avrei dati all'attrice che sceglierò per il ruolo - l'antico rancore non poteva essere immediatamente sostituito da una cieca fiducia. Masumi la fissò qualche istante poi annuì arrendendosi.

- Le chiedo però di valutare seriamente la possibilità di rimandare la data dello spettacolo dimostrativo - fece un cenno quando lei tentò di replicare - Yu Sakurakoji ha una gamba ingessata e ho scoperto che Ayumi Himekawa soffre di una grave forma di cecità che rischia di diventare permanente se non si opera immediatamente e non sta a riposo. Lei ovviamente non ha alcuna intenzione di ammettere quanto sia pericoloso né di cedere di fronte a Kitajima, ma così facendo le sarà sicuramente preclusa la carriera di attrice e se lei la scegliesse come Dea Scarlatta, cosa accadrebbe? - la fissò riassumendo per un attimo i tratti del vecchio Masumi, quello che trattava fino alla fine.

Folle Ayumi! Folle!

- Mi trovo a ringraziarla per la seconda volta questa sera, non sapevo che Ayumi versasse in tali condizioni di salute. Valuterò ciò che mi ha detto condividendolo con il Presidente Yamagishi immediatamente - annuì realmente preoccupata - Sa meglio di me che non è solo questione di spostare una data, tutta la macchina è in movimento, sarebbero costi enormi... - aggiunse subito dopo.

- ...che potrei sostenere interamente senza alcun problema - finì lui interrompendola gentilmente.

- Riferirò anche questo - e prese un bigliettino che Masumi le porse dopo averci scarabocchiato un appunto sopra.

- Mi chiami per qualsiasi cosa. Sono consapevole di non poter recuperare anni di sfiducia in una sera, ma le assicuro che potrà avere in me un alleato forte contro altre compagnie se dovesse trovarsi in difficoltà - le disse serio e determinato.

Sul bigliettino c'era in alto il nome della compagnia, Rainbow Art & Communication, e un numero di telefono segnato a penna.

- La Rainbow è sua?! - era sinceramente meravigliata. La conosceva come una piccola società che si occupava prevalentemente di giovani attori, con scuole dedicate a prezzi abbordabili e convenzioni di vario genere, li formava e li destinava alle quattro compagnie teatrali satellite che operavano su territorio nazionale anche se nessuna di loro aveva sedi o filiali a Tokio o Yokohama. Avevano uno studio di registrazione per comporre le colonne sonore dei loro spettacoli che finivano sul mercato digitale. Inoltre la Rainbow era, in realtà, l'azienda che stava dietro alla Sakura Films che lo scorso inverno aveva sbancato i botteghini con un orrendo film sugli alieni. E forse era anche la società che controllava il canale televisivo OneHundred e l'etichetta musicale SevenNotes.

- Sì, è una storia lunga e si è fatto tardi, un'altra volta magari gliela racconterò - disse alzandosi e abbottonandosi la giacca.

Masumi lei è un uomo complesso e pieno di risorse, ma la fiducia va guadagnata. Anche se mi ha raccontato qualcosa, molto altro mi ha tenuto nascosto e non posso dimenticare ciò che ha fatto alla madre di Maya...

- Ah, signor Masumi - lo chiamò prima che uscisse - Preferisco questo - aggiunse alzandosi dal divano e stringendo a sé la veste.

- Mi scusi? - le chiese interdetto voltandosi.

- Mi aveva chiesto se preferivo l'altro sé o questo, naturalmente preferisco questo - ripeté sorridendo e osservandolo incuriosita.

Masumi le sorrise debolmente e se ne andò.

Quando è venuto da me l'altra volta voleva davvero chiedermi dell'anima gemella! Perché? Cos'è accaduto fra lei e Maya, Masumi? È lei l'uomo di cui si è innamorata e di cui più volte mi ha chiesto consiglio e che ritiene la sua anima gemella? E ama Masumi o l'ammiratore delle rose scarlatte? Ah, Maya, che esperienza incredibile sarebbe per la tua Dea Scarlatta immergerti in questo amore!

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