Capitolo 5

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Maya e Masumi


Era sicura che non sarebbe riuscita a assorbire tutta la tensione che stava accumulando. Ormai era un pensiero fisso, che non la lasciava mai e le impediva di concentrarsi sulla recitazione. Immedesimarsi in Akoya? Impossibile! Ayumi il giorno prima aveva avuto la prova allo Shuttle X chissà com'era andata... La sua mente era invasa solo dalle braccia di lui che la cingevano stretta sul ponte della nave all'alba e dalla morbidezza delle sue labbra che aveva sfiorato la sera dell'aggressione.

Così non va! Devo darmi una calmata! Non posso arrivare in queste condizioni, è troppo tempo che desidero incontrarlo!

Aveva chiesto a Kuronuma due giorni liberi per poter provare da sola, cercando la sua Akoya in quel passaggio così delicato di battute fra lei e Isshin. Gli aveva mentito e ne era dispiaciuta, ma come poteva dirgli cosa andava a fare realmente quando non riusciva a convincersene neanche lei?

Sul letto c'erano decine di vestiti, alcuni glieli aveva regalati lui. Aveva chiesto un consiglio a Rei il giorno prima in modo del tutto casuale, o almeno sperava di averla ingannata e l'amica le aveva risposto che se avesse voluto andare sulla spiaggia avrebbe dovuto essere comodi. E lei più di ogni cosa desiderava vedere quel posto che aveva la capacità di rasserenarlo tanto da farlo staccare dal mondo.

Così abbandonò l'idea di un vestito che risaltasse la sua fiacca e inesistente femminilità, che tra l'altro non rispecchiava ciò che era e optò per una gonna corta a pieghe blu, una camicetta bianca e una felpa rosa che sul retro aveva due grandi ali argentee. Non pensò neanche al trucco, quello che le avevano fatto al salone di bellezza sulla nave o quello di scena erano perfetti, ma lei da sola avrebbe combinato il solito disastro! Si guardò allo specchio soddisfatta.

Questa è Maya! Questa sono io, ammiratore delle rose, guardami! Piccola, insignificante, buona a nulla, ma io ti amo più di qualsiasi cosa al mondo!

Guardò l'orologio e sussultò. Il signor Hijiri le aveva detto che un'auto sarebbe venuta a prenderla alle quattro e mancavano due minuti, poi l'attendevano tre ore di viaggio. Era sola in casa, le altre erano tutte fuori e si appiccicò alla finestra inciampando in un libro a terra.

Spero di non combinarne una delle mie... Sono senza speranza...

Il fiato annebbiava il vetro della finestra in getti rapidi al ritmo pulsante e impazzito del suo cuore. Un'auto nera si fermò davanti all'entrata e per un attimo un terrore così grande la immobilizzò rendendole impossibile qualsiasi movimento, anche respirare. I polmoni bruciavano chiedendo ossigeno e si decise a scacciare quella paura profonda.

Smettila di fare la stupida! Sei tu che hai insistito e ora vorresti tirarti indietro?

Strinse i pugni, afferrò la borsa zainetto che usava ogni giorno e scese di corsa le scale varcando d'impeto la porta d'ingresso. L'uomo alla guida scese e aprì lo sportello posteriore. Deglutì facendosi forza e salì tremando come una foglia.

Cosa farò quando varcherò la soglia di quella casa se ora sono così? Respira, Maya, come quando reciti, controlla il respiro, riprendi possesso dei tuoi movimenti e del tuo corpo!

- Si sente bene, signorina? - le chiese gentilmente l'autista voltandosi preoccupato. Doveva sembrare uno spettro dallo sguardo che le rifilò.

- S-Sì... grazie - balbettò abbassando la testa, il volto in fiamme. Lui si voltò e partì. Quando l'auto si fermò di nuovo e lui aprì la portiera si rese conto che erano passate più di tre ore, tempo in cui aveva ripetuto in continuazione gli esercizi di respirazione senza mai alzare la testa. Quando lo fece per guardare l'autista, stralunata, avvertì tutti i tendini del collo tirare come la corda di un arco. Si portò una mano di scatto dietro la testa con un lamento e l'autista sbatté più volte le palpebre sebbene il suo volto non tradì alcuna altra emozione.

Penserà che sono pazza... e lo penserà anche il mio ammiratore...

- M-Mi scusi... io... ero distratta - arrossì e lui le sorrise benevolo.

Ma cosa sto dicendo?

- Siamo arrivati, signorina - la avvisò gentilmente.

Uscì e vide l'entrata di una villa bassa e larga, completamente di legno, circondata da un prato perfetto pieno di ciliegi: durante l'hanami quel posto doveva essere una meraviglia! Il rumore e il profumo del mare l'aggredirono immediatamente, chiuse gli occhi e inspirò facendo qualche passo avanti.

- La ringrazio per avermi portato qui - l'uomo le sorrise gentilmente e salì di nuovo in macchina. Non ebbe il tempo di cadere nuovamente preda dell'emozione che sentiva attanagliarle il petto perché un uomo avanti con gli anni, ma dal volto gentile, le venne incontro.

- Buonasera signorina, le do il benvenuto - e fece un lieve inchino.

- Buonasera a lei, signore - rispose riuscendo a darsi un contegno e a fare un inchino decente.

- Mi segua, prego - le indicò il sentiero che portava alle scale e alla porta e iniziò a percorrerlo. Inspirò, espirò e lo seguì decisa a mantenere la calma.

Occorsero solo pochi minuti e fu davanti alla porta e immancabilmente le gambe presero a tremarle e il cuore a battere così forte che lo sentiva rimbombare nelle orecchie.

- Sono davvero spiacente, ma mi è stato chiesto di lasciarla qui. Può entrare - l'uomo sembrava davvero a disagio, di solito i domestici accompagnavano gli ospiti nei salotti o comunque davanti ai loro signori, non li mollavano sulla porta di casa. Fece un lieve inchino ignorando la sua faccia stupita e se ne andò.

Mi ha lasciata da sola! Perché? No no no! Se riesco a recitare di fronte a centinaia di persone e ad affrontare la signora Tsukikage posso affrontare tutto questo! Non sono più una ragazzina!

Allungò la mano e afferrò la maniglia della porta di legno, la piegò con decisione ed entrò.

Erano stati giorni molto intensi, la sua vita era radicalmente cambiata, questa volta per sua volontà e non per quella di suo padre che finora aveva tirato le fila del gioco come se fosse un burattinaio. Fra poco, in un modo o nell'altro, quei fili sarebbero stati recisi completamente, svincolandolo dal legame che aveva con Maya oppure si sarebbero trasformati nel collante che li avrebbe uniti per sempre. Ciò che aveva avvertito nella valle dei susini, quando lei gli aveva recitato quelle meravigliose battute di Akoya con solo un ruscello a separarli, non era stato affatto un sogno, ora lo sapeva.

Lo aveva compreso nell'istante in cui l'aveva stretta sul ponte della nave, col sole rosato che baciava la sua pelle come fine porcellana e il profumo del mare che li avvolgeva. Non aveva recitato, mai! Ogni volta che gliele aveva dedicate si era dichiarata a lui e ogni volta aveva preferito credere di essersi sbagliato. Non poteva essersi innamorata di Masumi Hayami! Avrebbe potuto concepire l'amore per il donatore di rose scarlatte, ma non per lui!

Ciò che aveva in mente di fare quella sera lo avrebbe probabilmente allontanato da lei per sempre, ma questa volta niente gli avrebbe impedito di aprirsi completamente. Si era liberato appositamente di tutti gli altri gioghi per poterla incontrare quella sera come il donatore di rose che, Karato gliel'aveva fatto accettare con la forza, sapeva essere il suo vero volto. Era l'altro se stesso che indossava una maschera di vetro che finalmente era riuscito a rompere! La indossava da quando Eisuke Hayami l'aveva adottato e il momento era perfettamente visibile dalle foto che anche Shiori aveva guardato: quelle iniziali, con sua madre, lo vedevano spensierato e sorridente, poi il sorriso era sparito, fino a quel giorno di sette anni prima in cui l'aveva vista per la prima volta. In quel momento la maschera aveva iniziato a incrinarsi e si era rotta del tutto sul ponte della nave quando si era reso conto che non poteva in alcun modo reprimere ciò che sentiva per lei.

Ora tutto gli era chiaro, ogni nebbia dissolta, ogni paura svanita. Karato aveva ragione. Sposare Shiori per pietà non sarebbe servito a niente e neanche continuare quel gioco crudele con Maya. Aveva rischiato in ogni cosa, in ogni affare che aveva condotto, perfino qualche giorno prima contro suo padre, ma l'idea di affrontarla e rivelarsi l'aveva terrorizzato a lungo, negando ad entrambi un chiarimento che era necessario, qualunque fosse stato l'esito.

Questa sera ti dirò tutta la verità Maya e affronterò ogni parola che mi dirai, ogni lacrima che verserai, ogni maledizione che mi getterai addosso, ogni decisione che prenderai. Basta maschere, la mia è caduta.

Si avvicinò allo stereo e inserì un CD. Non aveva necessità di guardare l'orologio, sapeva che fra poco avrebbe girato la maniglia di quella porta. La voce suadente di Leona Lewis invase la stanza e si mescolò all'infrangersi delle onde sulle note di "Bleeding love". L'aveva portata alla sua attenzione un manager della Rainbow che qualche anno prima aveva assistito ad un talent show americano come produttore musicale e da allora aveva comprato tutti i suoi CD. Sorrise al pensiero che probabilmente era un fan anche di quella cantante che, come una Cenerentola, da perfetta sconosciuta era divenuta una star mondiale grazie alla sua voce stupefacente.

Rigirò la rosa fra le dita e si sedette sulla poltrona nell'angolo più buio della stanza. Il sole stava tramontando ed era uno dei momenti della giornata che preferiva. Aveva cambiato idea mille volte su come riceverla, alla fine aveva desistito nell'usare un ragionamento e si era affidato all'istinto. Avrebbe avuto bisogno di qualche attimo per calmare le sue emozioni dopo che lei fosse entrata e le tenebre erano la scelta più giusta. Fissò lo sguardo sulla porta e sentì la maniglia girare. Espirò cercando di controllare i sussulti impazziti del suo cuore.

Entra, Maya, e affrontami!

La stanza era per metà al buio e sembrava deserta. Da una finestra intravide il terrazzo e il tramonto. Una dolcissima musica di sottofondo riempiva l'aria, la voce melodiosa della cantante straniera che cantava in inglese le toccò il cuore facendo rallentare i battiti e calmandola. Sulla sinistra c'era un tavolo rotondo di legno, si tolse le scarpe, si avvicinò lentamente e, esattamente come le accadeva sul palco, calma e serenità si impossessarono di lei, ma questa sera la maschera di vetro che avrebbe indossato sarebbe stata quella di Maya Kitajima.

Posò la borsa sul tavolo e si avvicinò allo stereo. Era nero e lucido, la diffusione della musica era perfetta quindi doveva esserci un impianto nascosto. Ogni cosa nella stanza era sua. Fece passare un dito lungo tutto il bordo e un sorriso dolcissimo si dipinse sul suo volto.

Quante volte ha toccato questi tasti, signor Hayami?

Fece correre l'indice lungo il ripiano, poi passò al tavolo girandogli intorno lentamente, la testa piegata, gli occhi socchiusi e la bocca aperta in un sorriso delicato. Quella musica era bellissima e se l'aveva messa per lei, aveva indovinato il genere che preferiva.

Si avvicinò alla finestra e scostò la tenda osservando il tramonto. Il taglio del cielo era meraviglioso, mezzo blu e mezzo rosso, come se bruciasse.

- Qualcosa di strano mi sta attraversando... Cosa sarà? Fa caldo... è incredibile! Ma non è solo questo, è anche temibile, ma soavemente penoso... provo gioia, ma nel contempo una profonda tristezza che mi strappa il cuore! Cosa sono questi sentimenti mai provati finora? Sento che mi sta accadendo qualcosa! È pericoloso! Non bisogna avvicinarsi! Ma è talmente dolce da non poter resistere... - le parole della Dea Scarlatta fluirono dalle sue labbra con intensità e in modo naturale scatenate dallo spettacolo del tramonto.

L'aveva osservata impietrito mentre entrava nel cono di luce della stanza. Si era guardata intorno dapprima smarrita poi qualcosa era cambiato, il suo volto si era disteso e rasserenato perdendo la tensione che lo attraversava. Si era tolta le scarpe con un movimento naturale che sapeva di casa e affetti e una stretta dolce gli serrò lo stomaco. Anche il modo in cui appoggiò la borsa, come se lì fosse stata a suo agio, gli impedì di rivelarsi. Voleva vedere cosa avrebbe fatto. Con Maya le cose non erano mai come ti aspettavi.

E lei lo accontentò. Allungò un indice posandolo lievemente sul bordo dello stereo e quel movimento che indicava intimità accompagnato da un sorriso dolce per poco non lo fecero sussultare e fu costretto a mettersi una mano davanti alla bocca serrandola con forza. Ma lei proseguì, spinse lo stesso indice delicato lungo la mensola e poi sul tavolo girandoci intorno come se danzasse lieve, elegante e fluida, la corta gonna a pieghe che ondeggiava, come se niente in quell'ambiente le fosse estraneo. Seguiva la musica e si lasciò trascinare fino alla finestra. Quando vide il tramonto osservò i suoi occhi spalancarsi per la meraviglia, il suo profilo cambiare e trasformarsi e iniziò a recitare una delle battute della Dea; il cielo fuori, mezzo blu e mezzo rosso, era stupefacente, un miracolo della natura.

Ecco. Ora.

Applaudì lentamente e lei si voltò di scatto verso la fonte del rumore portandosi una mano al petto e trattenendo il respiro.

Non ero sola! Era qui!

Masumi si alzò lentamente, ancora avvolto dal calore di ciò che aveva visto e camminò verso di lei uscendo dall'oscurità, il sangue che scorreva veloce e gli infiammava le vene.

- Perfetta, come sempre - le disse alzando leggermente la rosa e porgendogliela, sorridendo dolcemente. La vide illuminarsi in volto come in nessuna delle sue rappresentazioni e il suo cuore risuonò come una campana.

È lei signor Hayami, è lei! Non riesco a spiccicare parola eppure sapevo già che era lei! Lo sapevo! Mi scoppia il cuore per la felicità!

Esattamente come nella casa dove aveva fatto le prove per Helen Keller, si gettò fra le sue braccia stringendo gli occhi. Non le interessava niente altro, voleva solo sentire le sue braccia intorno.

- Mio donatore di rose! - sussurrò sul suo torace mentre le braccia si chiudevano intorno a lei, la voce tremante piena di un'emozione che finalmente poteva liberare.

- Maya - Masumi chiamò il suo nome come se avesse evocato una dea e la strinse forte a sé. Non si era meravigliata, non l'aveva respinto! Sentiva i suoi pugni serrati che stringevano la camicia dai lati, come se si stesse aggrappando a lui per impedirgli di svanire e il suo cuore si riempì di una struggente dolcezza.

Se mi vorrai, non andrò da nessuna parte e resterò per sempre con te... ti proteggerò sempre, Maya, sempre...

Rimasero in silenzio a lungo, godendo della vicinanza reciproca, persi nei respiri affannati, finché lei distese le braccia dietro la sua schiena e lui poté stringerla ancora di più.

Signor Hayami è davvero qui con me? Mi sta davvero abbracciando così teneramente? Il suo respiro così profondo mi avvolge come seta! È un sogno, può essere solo un sogno!

Masumi non avrebbe voluto spezzare quel momento, ma doveva dirle ogni cosa e, imponendo al cervello un comando che voleva rifiutare, la scostò leggermente da sé costringendola a guardarlo. Quando vide i suoi occhi pieni d'amore, amore per lui, ogni suo proposito cadde. Erano lucidi e grandi, la pelle del volto, arrossata dal tramonto, ardeva come una stella.

Lo faccia, signor Hayami! Faccia incontrare di nuovo le nostre anime, non aspetto altro!

Maya sentì le sue mani grandi e forti prenderle delicatamente il volto. I suoi meravigliosi occhi azzurri, brillanti come zaffiri, bruciavano così intensamente da sembrare accesi come torce. Si avvicinò fino a catturarle le labbra in un bacio dolce. Fu costretta ad aggrapparsi di nuovo per non cadere tale fu l'intensità di ciò che provò.

Ed ecco di nuovo, dirompente, quella sensazione di avvicinamento e unione. Entrambi avevano chiuso gli occhi, persi nell'amore che finalmente potevano reciprocamente e completamente ammettere, ma qualcosa di molto più profondo della semplice unione delle labbra li legò, qualcosa che venne da dentro, uscì, li avvolse, si unì e tornò all'interno, ormai modificata per sempre.

Si staccarono all'improvviso, lui l'afferrò per le spalle sorreggendola.

- Signor Hayami... - sussurrò appena, tremando, gli occhi spaventati e raggianti allo stesso tempo.

- L'hai... l'hai sentito anche tu? - le domandò cercando di ritrovare una connessione fra cervello e bocca, che era andata completamente perduta in quel bacio incredibile. Maya annuì lentamente, continuando a fissarlo con quello sguardo consapevole, molto più di quanto non lo fosse lui pur avendo undici anni di vantaggio.

- Tu sei l'altra parte di me - sussurrò lei alzando una mano a sfiorargli una guancia. Quel tocco lo fece rabbrividire profondamente, come una scossa.

- Io sono l'altra parte di te - concluse lui con voce lieve comprendendo infine quale consapevolezza riempisse il suo sguardo. Ancora stentava a credere a ciò che aveva sentito appena aveva posato le labbra sulle sue.

Anime gemelle... è questo che siamo...

Ma lei lo confuse di nuovo sorridendogli in quel modo che adorava tanto e si trovò a risponderle con un sorriso altrettanto dolce.

- Perché... non ti sei meravigliata vedendomi, Maya? - le domandò passandole lentamente le mani dietro la schiena. Lei lo guardò e quegli occhi avevano perduto ogni traccia della ragazzina tredicenne che aveva conosciuto sette anni prima.

Lei mi ha sorpreso osservandomi in silenzio dalle tenebre, ma questo punto va a me, signor Hayami!

Infilò una mano nella piccola tasca della gonna e ne estrasse un biglietto che gli porse con un'espressione enigmatica. Lui lo prese, lo aprì, riconobbe la propria scrittura e il messaggio che aveva scritto quando le aveva mandato le rose per "Lande dimenticate". Sollevò gli occhi interrogativi e lei sorrideva. Maya si portò le mani dietro la schiena dondolando curiosamente, lo sguardo innocente da ventenne.

- Il fazzoletto blu, lo abbiamo usato solo alla prima a cui lei era presente signor Hayami, si è rovinato e dalla sera seguente ne abbiamo usato uno rosso - gli rivelò, sorridendo della meraviglia graduale che si dipinse sul suo volto mentre la verità si faceva strada in lui.

Lo sapeva! Sapeva di me da tempo!

- Quindi tu... - e scoppiò a ridere portandosi una mano fra i capelli.

Karato, non potrai crederci quando te lo racconterò! Sono un vero stupido! Un vero stupido! Riesci sempre ad avere la meglio su di me, ragazzina!

- Ho trovato le rose sulla tomba di mia madre, c'era una bellissima penna a terra, volevo credere che fosse sua, così da confermare ciò che avevo immaginato con il fazzoletto blu - aggiunse. Voleva dirgli tutto. Lui tornò a guardarla e Maya avrebbe potuto perdersi in quelle profondità azzurre. Però vide un velo calare improvviso e si pentì di aver rievocato l'evento.

- L'ho raggiunta ad una prima della Daito e ho dato la penna ad un inserviente avvisandolo che le era caduta. Quando gliel'ha consegnata, lei l'ha presa e ho avuto conferma - arrossì violentemente e lui spalancò gli occhi.

Hai capito la ragazzina?! E io che pensavo fosse incapace di simili atteggiamenti...

- Volevi credere che... - si bloccò. Quella consapevolezza lo attraversò come una scossa potente.

Significa che si era innamorata di me prima di scoprire che ero il donatore di rose scarlatte! Come ha potuto innamorarsi di me dopo quello che ho fatto a sua madre senza contare le volte in cui l'ho vessata, spronata, istigata, umiliata, usando qualsiasi mezzo purché reagisse? Come ha potuto innamorarsi di uno come me?

Fece un passo indietro e Maya comprese che aveva pensato a qualcosa di terribile. Il suo volto si rabbuiò e lo sguardo si abbassò fino al pavimento.

- Mi parli, signor Hayami - si avvicinò e circondò con le sue la mano che teneva stretta la rosa scarlatta.

Al tocco Masumi si riscosse e la fissò, ma ciò che Maya vide in quello sguardo non le piacque affatto e dentro di lei tornò devastante lo stesso terrore che aveva provato quando le aveva detto che ciò che era accaduto sulla nave era stato solo un passatempo.

- Ho ucciso tua madre Maya, come puoi provare questi sentimenti per me? - disse all'improvviso, lo sguardo gelido.

No! No signor Hayami non deve pensare questo!

- Io... Io sono la sola responsabile della sua morte! Io non l'ho cercata! Io l'ho abbandonata! Se non l'avessi fatto, niente di tutto il resto sarebbe accaduto! Non mi ha avvisato di averla trovata, è vero, ma ha pagato le sue cure! - gli gridò disperata e di fronte alla sua meraviglia lei l'abbracciò di nuovo stringendolo.

- Maya... - Masumi appoggiò le labbra sui suoi capelli profumati e setosi e la strinse rassicurandola.

- Non riuscirò mai a perdonarmi per ciò che ho fatto - le sussurrò con il cuore pesante. Lei sembrò ignorare quell'ultima frase, come se in quel momento non avesse alcuna importanza. La lasciò andare e aprì la finestra.

- Mi racconti cos'è accaduto - gli chiese fissando le spalle ampie.

Nessuna maschera, te l'ho promesso.

- Quando l'ho trovata era molto malata, l'ho fatta ricoverare in una clinica... te l'avrei fatta incontrare alla fine di "Shangrilà". Il vostro incontro avrebbe suscitato grande clamore e avrebbe fatto guadagnare popolarità a te e soldi a me - espirò e si voltò per affrontarla: piangeva.

Che cosa ho fatto? Anche se potevo avere qualche riserva sul mio comportamento ora ne comprendo appieno la gravità...

- Lei deve aver scoperto qualcosa ed è riuscita incredibilmente a fuggire dalla clinica. L'ho cercata, ma senza risultato e quando l'ho trovata era già morta. Non riesco realmente a trasmetterti quanto questo mi laceri l'anima - abbassò lo sguardo e lasciò cadere la rosa.

Maya si avvicinò asciugandosi le lacrime.

Mi ha detto tutto, affrontandomi. Ho capito signor Hayami.

Maya raccolse la rosa a terra e la portò alle labbra.

- Questo non mi esonera dalle mie responsabilità, signor Hayami, l'ho abbandonata, questo non cambia, anche se non esonera lei dalle sue. Se mi avesse detto che era in vita avrei potuto incontrarla, lei non sarebbe fuggita e non sarebbe morta - gli disse rigidamente - La verità è quella che ci permetterà di assorbire tutto quindi la ringrazio per avermela detta - gli disse porgendogli la rosa e sorridendogli dolcemente con le ciglia brillanti di lacrime.

Maya! Sapevo che non avresti potuto dimenticare. Non potrò mai sanare questa ferita, ma le tue parole mi sollevano...

Dopo qualche attimo di indecisione allungò una mano e prese la rosa portandola alle labbra e ricambiando quel bacio sottinteso. Si voltò andando sul terrazzo.

- Ti ricordi al porto? - iniziò lui schiarendosi la gola - Mi hai detto di aspettarti, che saresti cresciuta - la brezza fresca la colpì svegliandola da quel limbo doloroso del ricordo di sua madre e dell'amarezza e sofferenza che aveva sentito nella sua voce durante il racconto. Lo seguì senza sapere cosa aspettarsi.

- Sei cresciuta, Maya, in questi anni ti ho visto sbocciare lentamente fino alle battute perfette di Akoya sul ponte dell'Astoria - fissava il mare e non la guardava.

Non si allontani da me, la prego, non mi giudichi troppo presto!

Maya appoggiò le mani sulla balaustra di legno fissando le onde che si infrangevano sugli scogli sottostanti.

- Ma le cose si sono complicate e dovrai crescere ancora più rapidamente - le disse angosciato voltandosi.

- Complicate? - balbettò lei il cuore serrato in una morsa spaventosa.

- Ho rinunciato al legame con la famiglia Hayami - le disse voltandosi a guardarla, gli occhi velati di tristezza. Maya ebbe un tuffo al cuore e inspiegabilmente temette per lui.

- Ho lasciato la Daito e il Consiglio di Amministrazione del gruppo Hayami - aggiunse dopo un attimo di silenzio.

- Perché, signor Hayami? - era spaventata, non voleva sentire ciò che sarebbe venuto dopo.

- Perché quella era la vita che mio padre aveva scelto per me costringendomi a indossare una maschera che non mi apparteneva - le rispose gentilmente, con un sorriso disarmante.

La maschera di vetro! Oh, signor Hayami! Avevo visto giusto, lei è una brava persona altrimenti come avrebbe potuto proteggermi e sostenermi in tutti questi anni?

- Come puoi provare dei sentimenti per me? Io ho fatto delle cose deplorevoli, Maya! - era angosciato e pieno di rancore verso se stesso.

Lei fece scattare una mano a tappargli la bocca e lui spalancò gli occhi per la meraviglia.

Maya, come riesci a fare queste cose spontanee che mi colgono completamente di sorpresa?

- Perché io ho visto oltre la maschera, signor Hayami - gli sorrise dolcemente togliendo la mano e arrossendo - La sua generosità nei miei confronti, la sua dolcezza che traspariva addirittura, ora lo so, nelle parole sferzanti che ha usato per spronarmi, oltre che nei mazzi di rose che mi mandava, l'hanno resa per me una persona molto più profonda di quello che mostrava all'esterno - non gli avrebbe più nascosto niente dei suoi sentimenti anche se la vergogna stava per farla sprofondare.

- Maya... - sussurrò lui spiazzato senza parole. L'idea che lei in tutto quel tempo avesse provato dei sentimenti per lui, avesse sofferto per ogni screzio che c'era stato, per Shiori... gli fece quasi perdere il controllo.

Che cosa ho fatto? Come ho potuto trattarla così?

- Potrebbe farmi vedere la spiaggia? - gli chiese all'improvviso afferrando la balaustra e togliendosi dall'imbarazzo che la stava travolgendo.

- Vieni - le porse la mano e quando lei ci posò dentro la sua, minuta e delicata, il suo cuore perse un colpo.

Uscirono di casa prendendo un sentiero sulla destra che scendeva.

- Come potrai immaginare, Eisuke Hayami non ha preso molto bene questa mia decisione. Lui è pericoloso, Maya, anche per te, per questo dovrai fare molta attenzione d'ora in avanti - le disse mentre scendevano - Ho già preso alcune misure, ma non posso sapere cosa farà e non voglio che tu ci debba rimettere in alcun modo, sei troppo vicina alla Dea Scarlatta -

- Mi sta spaventando, signor Hayami - sussurrò lei fissando il sentiero davanti a sé.

- Mi dispiace, ma devi esserlo, Maya. Devi prestare attenzione alle persone intorno a te. Ti lascerò un cellulare, potrai chiamarmi quando vorrai, anche la signorina Mizuki e il signor Hijiri - si fermò e la trattenne - Eisuke non si fermerà davanti a niente e conosce persone pericolose. Vuole la Dea Scarlatta, ma non l'avrà mai, soprattutto se otterrai la parte e l'avrai Maya, perché la tua maschera della Dea è perfetta, intensa e travolgente - aggiunse stringendole la mano con un sorriso meraviglioso.

- Lo pensa davvero? - balbettò lei arrossendo.

Maya, hai lo sguardo pieno di speranza, sei bellissima, proprio come doveva essere Akoya!

- Sì, lo penso e me lo dimostrerai sul palco - le rispose rassicurandola. Ripresero a camminare, finché intravidero la spiaggia. C'era una piattaforma di legno dove si tolsero le calze e in quel momento Maya realizzò come fosse vestito. Sbatté più volte le palpebre perplessa di fronte al suo aspetto così... diverso. Indossava un paio di jeans neri e una camicia bianca. Solitamente era abituata a vederlo con costosi completi da uomo sicuramente cuciti su misura.

Sta benissimo vestito così, signor Hayami! Quei jeans sono... perfetti per lei! Maya, basta! Se ne accorgerà se lo fissi come un'ebete!

- Perché mi guardi così? - le chiese aggrottando la fronte. Lei arrossì di nuovo e abbassò lo sguardo.

- I-Io non l'avevo mai vista vestito così... - balbettò stringendosi le mani in grembo e spostando lo sguardo.

Masumi scoppiò a ridere rovesciando la testa.

- Maya, sei proprio incredibile! - e le scompigliò i capelli continuando a ridere. Lei arrossì ancora di più e saltò sulla sabbia.

Che bella sensazione la sabbia sotto i piedi, è ancora calda per il sole! Capisco che lui trovi qui la sua felicità, è un posto bellissimo e il suo lavoro deve essere stressante.

- Non sposerò più Shiori - Maya udì la sua voce e tremò. Si bloccò senza voltarsi e avvertì le sue mani sulle spalle. Guardavano entrambi il mare, le onde si infrangevano a ritmo lento.

- Ha tentato il suicidio e mio padre e suo nonno volevano costringermi a sposarla come se questo avesse potuto salvarla dalla sua follia. Ma io ho lasciato il primo e stretto un accordo commerciale con il secondo. Mi prenderò cura di lei finché non si sarà ristabilita - Masumi sentì Maya sussultare, ma le dette il tempo di assimilare l'informazione.

- Non sapevo del gesto della signorina Shiori... - la voce di Maya gli giunse debole e affranta.

Quindi resterà con lei anche se non la sposerà...

- Ora che non sono più un Hayami ogni interesse per me è decaduto. È stato il mio comportamento avventato a generare questo problema e io lo rimetterò a posto - aggiunse con voce dura.

- Sistema sempre ogni cosa? - chiese Maya continuando a guardare il mare.

- Sì - le rispose sussurrandole nell'orecchio e facendola rabbrividire da capo a piedi. Lei fece uno scatto avanti, non voleva che sentisse come tremava e aveva la spaventosa sensazione che lui potesse leggerle dentro e capisse cosa desiderava in quel momento.

Masumi lasciò ricadere le braccia lentamente e la osservò di schiena, china vicino alle onde, mentre raccoglieva una conchiglia. Si rialzò e cominciò a camminare.

- Mi aveva parlato dei granchi, dove sono? - chiese voltandosi raggiante di felicità.

Maya, sei piena di vitalità e non ti abbatti mai! Con te le giornate sembrano sempre assolate!

Masumi si trovò a sorridere di nuovo e si rese conto che in quei pochi minuti lo aveva fatto più spesso che negli ultimi venticinque anni. Si incamminò lungo la battigia, le mani in tasca, godendo di quel meraviglioso momento. Il sole era quasi tramontato del tutto e si vedevano già le prime stelle. Lei gli camminava a fianco, silenziosa, ma non avrebbe desiderato niente altro in quell'istante.

- Ho capito perché qui ritrovi se stesso, è un posto speciale - gli fece notare lei fermandosi e guardandosi intorno.

- Lo è e ha acquisito una dimensione diversa ora che ci sei tu - le sussurrò nell'orecchio avvicinandosi. Maya sentì il calore del suo sospiro e rabbrividì di piacere. Avvampò e abbassò lo sguardo.

Io non sono assolutamente capace di dire cose del genere... Penserà che sono una ragazzina, mentre lui è un uomo, ha undici anni più di me... Chissà le donne cosa dicono in questi casi per far emozionare l'uomo che amano?

- Eccoli - Masumi indicò una fila di granchietti che camminavano lateralmente e sparivano dietro una roccia. Maya emise un gridolino che la distrasse dai suoi pensieri e dall'imbarazzo e corse verso lo scoglio. Entrò coi piedi nell'acqua e si sporse. C'erano veramente decine di granchi e l'acqua intorno era tutta spumosa.

- Come sono carini! - gridò emozionata battendo le mani - Cosa stanno facendo? - domandò con completa innocenza. Masumi alzò un sopracciglio e si mise le mani sui fianchi senza risponderle con un sorriso complice e affascinante stampato sulla faccia. Lei lo fissò per un istante smarrita poi arrossì violentemente.

- Oh... ho capito - borbottò mettendosi diritta all'improvviso. La sera incombente oscurava metà del suo volto e Maya si domandò come un uomo così potesse essersi innamorato di una come lei. Doveva aver conosciuto molte donne bellissime, come Shiori, eppure... Si avvicinò, desiderava guardarlo meglio. Era davvero alto rispetto a lei, la sovrastava, ma le piaceva questa differenza tra loro, si sentiva protetta quando l'abbracciava. Lui rimase immobile e lasciò che lo guardasse, non sembrava più vergognarsene adesso e Masumi sfruttò lo stesso momento per imprimersi nella memoria ogni parte del suo volto delicato.

Pronuncia il mio nome Maya, ti prego! Pronuncia il mio nome!

Lei si avvicinò fino ad azzerare lo spazio che li separava, la volta di stelle brillanti copriva ormai il cielo sopra di loro. Tremando leggermente diresse le mani sui suoi fianchi facendolo sussultare al contatto e si alzò sulla punta dei piedi.

- Masumi - sussurrò il suo nome come se gli avesse letto nel pensiero.

Ah, Maya! Come puoi conoscermi così bene? Sembra che tu sappia ogni cosa che io desidero e la faccia diventare realtà!

- Maya - la chiamò con voce sommessa con il cuore che gli scoppiava di gioia. Si sporse e la baciò posando le labbra sulle sue.

Ma questa volta Maya, in un modo che lo fece fremere, dischiuse le labbra toccando le sue con la punta della lingua.

È solo una ragazzina! Non sa niente di queste cose, dovrei vergognarmi! Ma come posso fermarmi ora ad un passo da ciò che desidero da anni? Solo questo... solo questo... al resto penserò dopo... dopo sì...

Assecondò il suo movimento titubante e inesperto e le lasciò fare ciò che voleva. La sentì rilassarsi, era una tortura, ma quando la lingua morbida toccò la sua ogni intento si disgregò. La strinse forte e intensificò il bacio e lei, invece di ritrarsi, partecipò con passione e ardore.

Basta! Basta altrimenti non riuscirò più a smettere! Maya... non so cosa fare con te...

Delicatamente interruppe il bacio e la prese in braccio. Lei cacciò un urlo meravigliato e gli gettò le braccia al collo per sorreggersi.

- Fa freddo, meglio rientrare - le disse con voce roca evitando di guardarla. Lei rimase in silenzio e appoggiò la testa sul suo torace ampio e caldo.

Mi sento ardere e gelare insieme! È questo che prova Akoya per Isshin? O questa sensazione è solo il mio corpo affamato che reclama sollievo? Sento le labbra formicolare, il cuore che mi scoppia e il volto incandescente! Non riesco a gestire insieme tutte queste emozioni!

Si accorse che qualcuno aveva preso le loro calze e pantofole dalla piattaforma di legno. Masumi continuò a tenerla in braccio risalendo il sentiero finché furono in casa. Subito dietro la porta c'erano le pantofole e lui la lasciò scivolare a terra.

- Hai fame? - le chiese voltandosi a guardarla e accendendo la luce.

- Sì - e lo seguì insinuando la mano nella sua che lui strinse dolcemente.

La cucina era grande e pulita, c'era un banco centrale pieno di grandi cassetti, un ampio lavello, alcune dispense, i fuochi col forno e un frigorifero. Il pavimento era di legno come in tutta la casa e come i mobili. Gli elettrodomestici invece erano d'acciaio. Mentre si guardava intorno, lui mise sul bancone due ciotole di riso, una zuppa di miso bollente e tre piatti, uno con del pesce grigliato, uno con pollo al curry e uno con maiale stufato con verdure.

Maya si illuminò e batté le mani insieme.

- Sei stato...? - iniziò, ma lui la interruppe subito.

- No, ha preparato tutto il signore che ti ha accompagnato alla porta, è lui che si prende cura di questa casa - le porse un paio di bacchette. Da un lato del bancone c'erano due sgabelli e si sedettero lì.

Io sono una vera frana in cucina, ma mi piacerebbe cucinare qualcosa per lui...

Condivisero la carne e il pesce in silenzio come se fosse una cosa che avevano sempre fatto. La zuppa di miso era squisita e delicata e quando finirono Masumi si alzò, tolse tutto e prese una scatola quadrata da una delle dispense posandola davanti a lei.

Maya lo osservò con sguardo interrogativo, poi troppo curiosa per attendere, l'aprì.

- Cioccolata! - esclamò contenta e il suo volto s'illuminò.

- Sono contento che ti piaccia - Masumi allungò una mano e prese una delle scaglie. Emanava un intenso odore d'arancio.

Sembra che sappia tutto di me e io non mi sento affatto in soggezione. Ho mangiato qui con lui come se l'avessi sempre fatto... Chissà se prova le mie stesse emozioni...

Masumi appoggiò i gomiti sul bancone e divenne pensieroso. Maya restò in silenzio, rispettando i suoi tempi.

- In questi anni in cui ho lavorato per mio padre ho comprato immobili, aziende e investito i miei soldi - ruppe il silenzio dopo qualche minuto - Ho acquisito anche una piccola compagnia teatrale che ho trasformato nel tempo -

- Una compagnia? - era sinceramente meravigliata.

- Si chiama Rainbow. Ci sono laboratori teatrali, uno studio di registrazione, aule per l'insegnamento. Ho anche comprato, fuso o inglobato altre piccole società creando quattro grandi compagnie che mettono in scena sceneggiature originali o classiche. Gli attori che escono dalla Rainbow vengono destinati alle quattro compagnie o al cinema -

- Cinema? - il suo mondo era davvero complicato...

- Sì, conosci la Sakura Films? - le domandò sorridendo.

- La Sakura è... è tua? - esclamò spalancando gli occhi. Masumi annuì e le sfiorò una mano con la sua.

- Sì, mi è sempre piaciuto sfidare mio padre - ammise sinceramente piegando la bocca in un sorriso.

- Vivi in un mondo molto complicato. Come riuscivi a stare dietro a tutto? - gli chiese avvicinando la mano a quella di lui.

Come posso capire quest'uomo?

- Non lo facevo, c'erano altri che lo facevano per me. In questi giorni sto riprendendo tutto in mano dato che da ora in poi sarà la mia vita - le strinse la mano, adesso sembrava incapace di non avere un contatto con lei.

Si alzarono e la portò sulla terrazza, la finestra era ancora aperta. Le tenebre avevano coperto tutto con un manto di velluto blu, le stelle lo punteggiavano come diamanti splendenti.

- Che meraviglia - sussurrò Maya con lo sguardo al cielo notturno.

- Sì, un vero spettacolo - ammise lui abbracciandola da dietro. Maya si abbandonò appoggiando la testa sul suo petto.

Finirà tutto, non è vero? Mi hai invitato qui per questo, per dirmi che ti saresti occupato di Shiori e che non saresti più potuto essere il mio ammiratore!

- Cosa accadrà adesso? - gli chiese dopo un lungo silenzio mentre una morsa gelata le serrava il cuore.

- Non lo so, Maya. L'unica cosa certa è che non vedo l'ora di vederti sul palco. Come vanno le prove? - l'ultima cosa a cui voleva pensare era lei e Sakurakoji che si scambiavano frasi d'amore, ma aveva necessità di una qualsiasi cosa di cui discutere per distogliere il pensiero da quanto fosse liscia e calda la sua pelle.

Maya ruotò fra le sue braccia mettendosi di fronte a lui.

- È molto difficile, ma il tuo suggerimento, quel giorno sotto la pioggia, mi ha fatto trovare la mia Akoya. La mia Dea Scarlatta ti stupirà, coinvolgerò il pubblico a tal punto che penserà che lo spirito della natura che ci protegge esista davvero! -

E hai reso reale anche l'Akoya che mi recitasti nella valle dei susini! Il tuo sguardo brilla acceso, Maya, il tuo corpo freme fra le mie braccia, la tua voce vibra facendomi tremare d'emozione! Il teatro è la tua vita ed è ciò che ti ha portato a me!

- Ne sono convinto, Maya - annuì lentamente.

- C'è ancora qualcosa che mi sfugge, ma... sono convinta che riuscirò ad abbattere anche questo ultimo ostacolo! - picchiò lievemente le mani chiuse a pugno sul suo petto solido piena di determinazione.

Masumi poteva leggere nei suoi occhi la passione e l'ardore per la recitazione, era eccitata al pensiero di diventare Akoya e la Dea, e in quel momento non era lì, ma nella valle dei susini, completamente avvolta dalla magia del luogo.

- Qual è l'ostacolo? - le chiese infine, quasi dispiaciuto nel vedere quella luce brillante lasciare il suo sguardo che tornò a fissarlo. Perfino al buio la vide avvampare e la sentì scostarsi.

- Mi manca un tassello, non riesco in alcun modo a capire il modo di Akoya di amare Isshin - uscì dal suo abbraccio e afferrò la balaustra - Lei ha la Dea dentro, uno spirito che si innamora di un umano. Come si può capire un'unione così irreale? La recitazione si basa sulle esperienze! Per ognuno dei personaggi che ho interpretato ho fatto un lavoro di comprensione approfondito basato sulla realtà! Tutte cose che potevo toccare, vedere, sentire, comportamenti che potevo sviscerare e rendere miei per calarmi nel personaggio, ma questo tipo di amore che loro provano fino al sacrificio, così completo, mi è sconosciuto! - era angosciata e arrabbiata, come se l'impossibilità di accedere alla soluzione la stesse rodendo dentro.

Il modo in cui Akoya e Isshin stanno insieme è completo, come posso fare io a capire un amore così se solo stasera tu mi hai dato il mio primo vero bacio?! Le nostre anime sono due parti di un intero, questo l'ho capito, ciò che provo per te è profondo e lacerante, ma come posso dirtelo? Non ci riesco! Sono la solita imbranata e inconcludente...

- Per questo è ritenuta l'opera più irraggiungibile di tutte, altrimenti ogni attrice potrebbe recitare quella parte - le rispose Masumi con tono più duro di quello che avrebbe voluto. Non gli piaceva mai quando la sentiva angosciata. Lei si voltò con occhi che ardevano come braci.

- Lo so! - gridò stringendo i pugni e irrigidendosi. Lui alzò un sopracciglio, poi scoppiò a ridere.

Come puoi non capire cosa mi manca!

- È solo questione di tempo, ma la risolverai - Masumi cercò di essere accomodante, ma lei si innervosì di più per un motivo che non riusciva a comprendere.

- Sei irritante come sempre! - urlò lei.

- E tu testarda - replicò Masumi ridendo di nuovo. Lei scattò avanti e picchiò le mani chiuse a pugno con forza sul suo torace e fu così rapida che lui non riuscì a fermarla.

- Non potrò mai essere Akoya! Non sono una donna, non so amare in quel modo! - gridò fra i singhiozzi lasciandolo impietrito e continuando a picchiare i pugni - Io non ho idea di cosa significhi amare completamente un uomo! - le lacrime scendevano senza sosta e Masumi riuscì solo a prenderla per i polsi cercando di riordinare le idee.

Non sta dicendo ciò che penso... no, non lo sta dicendo...

- Maya - sussurrò il suo nome e l'attirò a sé lisciandole i capelli.

Cosa ho fatto! Non avrei mai dovuto dirgli una cosa del genere! Cosa penserà di me ora? Stupida, stupida, stupida!

Lei si lasciò andare singhiozzando.

Ora non è il momento per pensare una cosa del genere, ci sarà tempo anche per quello e sarà meraviglioso te lo prometto, ma non ho intenzione di approfittarmi di te né della situazione, Maya! Mio padre, Shiori, lo spettacolo dimostrativo, ci sono troppe cose che possono andare storte e non è ancora il momento di rivelare a tutti ciò che ci lega... non voglio che torni indietro come una pubblicità negativa, nessuno vedrebbe il nostro amore, ma solo un produttore e un'attrice che stanno insieme per convenienza...

- Vieni, rientriamo - la sollevò in braccio e lei lo lasciò fare passivamente. Si appoggiò a lui che rientrò in casa e la adagiò sul divano poi chiuse la porta finestra del terrazzo e solo la luce debole delle stelle illuminava l'interno buio.

Masumi si inginocchiò davanti a lei poggiando i gomiti sul bordo del divano. Allungò una mano e asciugò le lacrime che scendevano ancora.

- Basta piangere, Maya, non costringermi a spronarti ancora come facevo in passato - la redarguì sorridendo e anche lei venne contagiata dalla sua minaccia sottile.

Annuì e si sollevò a sedere e lui si scostò per permetterle di mettere giù le gambe. I loro volti così erano quasi alla stessa altezza e lei lo fissò muovendo lentamente lo sguardo da una parte all'altra del suo volto. Poi chiuse gli occhi e sollevò le mani fino a poggiarle sulle sue guance e fece una cosa che spinse i loro cuori a battere forte nel petto.

Maya...

Lentamente mosse le dita sulla pelle lasciando una scia bollente mentre toccava lievemente ogni zigomo, le sopracciglia, la fronte, il naso, le labbra. Lei sorrideva con gli occhi chiusi e aveva il respiro accelerato, aggrottò la fronte quando passò i pollici sulle sopracciglia che erano sollevate per la meraviglia e quando con le dita toccò le labbra distese in un sorriso il suo volto si illuminò come se avesse una luce dentro.

Questo sei tu, riesco a vederti anche a occhi chiusi adesso. Non hai più maschere per me, Masumi, e io non voglio più averne per te.

Mantenne gli occhi chiusi, separò le gambe e si avvicinò tirando contemporaneamente il suo volto. Appoggiò le labbra alle sue, le staccò e le appoggiò di nuovo. Lui rimase immobile, impietrito e incuriosito dal suo modo di fare. Sembrava stesse cercando di memorizzare ogni cosa coi cinque sensi e le emozioni legate ad essi. Era concentrata e allo stesso tempo il suo volto era disteso e calmo. Masumi appoggiò le mani sui fianchi di lei credendo di trovarla tremante, invece anche il suo corpo era rilassato. Continuò con quei piccoli baci e lui la lasciò fare anche se mantenere il controllo gli stava costando tutte le energie e la concentrazione che aveva a disposizione.

Poi l'ultima volta che appoggiò le labbra le separò sfiorando le sue con la lingua. Lasciò scivolare le mani dietro il collo e gli infilò le dita fra i capelli provocandogli una scossa.

Quanto ho voluto farlo!

Masumi fu costretto a stringere gli occhi e a serrare la presa sui fianchi per non lasciarsi sfuggire la situazione di mano.

Maya, così non va bene...

Ma lei non sembrava affatto d'accordo. Si avvicinò intensificando il bacio e con le sue dita fra i capelli, Masumi perse completamente il briciolo di controllo che gli rimaneva. L'abbracciò stringendola a sé avvicinandosi al divano e così ogni parte di lei venne in contatto con lui.

Non è una buona idea...

Ma quello fu l'ultimo pensiero razionale che ebbe perché Maya lasciò scivolare una mano tremante sotto la camicia dopo aver sganciato un bottone con dita lievi.

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