Capitolo 7

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Ayumi e Peter


Questa proprio Ayumi non se l'aspettava. La signora Tsukikage aveva richiesto un colloquio privato con lei e sua madre Utako. Mancavano pochi giorni allo spettacolo dimostrativo e Ayumi era terrorizzata. Per la prima volta nella vita si sentiva disarmata e inadeguata alla parte. Era riuscita a confidare quella debolezza che teneva segregata nel cuore solo a Peter. Le prove di venerdì non avevano soddisfatto Onodera e neanche lei. Quel palco naturale era una vera sfida...

In quell'ultima settimana erano usciti ogni sera. All'inizio non si capacitava di come lui riuscisse a convincerla ogni volta, poi la sera in cui l'aveva baciata aveva capito ogni cosa: ci riusciva ogni volta perché a lei stava bene così. Con la sua affabilità e il suo modo di fare, così diverso dagli uomini giapponesi, anche se in qualche modo cercava di rispettare il suo mondo, aveva abbattuto tutte quelle rigide barriere che lei aveva alzato legate alla cultura e al rango a cui le avevano insegnato di appartenere.

L'aveva conquistata e lei si era innamorata. Tanto che anche in quel momento teneva in mano il cellulare, cosa che prima non aveva mai fatto, in attesa di una sua chiamata o un messaggio. Ma questa volta non era come le altre, era coinvolta, distratta, con la testa fra le nuvole, persino sua madre aveva capito sicuramente qualcosa. All'ultima serie di prove l'aveva rimproverata aspramente e alla fine se ne era andata infuriata.

Anche quella sera si sarebbero visti e la visita a sorpresa della signora Tsukikage avrebbe potuto essere un ostacolo.

Ma come posso pensare una cosa del genere?! Se viene qui deve esserci un motivo grave... e se riguardasse Maya?

Irritata dall'effetto destabilizzante che l'amore stava avendo sulla sua vita, cambiò canale alla televisione che teneva accesa per le apparenze quando udì un'intervistatrice che ripeteva la notizia che ormai tutti gli organi di informazione stavano battendo da due giorni. Masumi Hayami non faceva più parte di quella prestigiosa famiglia. Aveva lasciato ogni cosa e adesso era a capo della Rainbow Art & Communication, una piccola ma tentacolare compagnia con altre quattro grosse compagnie teatrali satellite, studi di registrazione, un'etichetta musicale, la SevenNotes, una società di produzioni cinematografiche, la Sakura Films e chissà che altro. A seguito di ciò, la famiglia Takamiya aveva rotto il fidanzamento fra la nipote Shiori e Masumi Hayami. Sembrava che il giovane presidente della Daito avesse avuto una doppia vita.

Ex presidente... adesso ho un nuovo capo, quale dipendente della Daito Art Production...

Sorrise accavallando una gamba, sua madre era in ritardo.

- Ayumi - come se le avesse letto nel pensiero, Utako si materializzò nella stanza.

- Mamma - si alzò e le andò incontro, ormai era diventata molto brava a muoversi al buio.

- La signora ci attende giù, vieni - ma non la prese sotto braccio né la guidò in alcun modo.

Raggiunsero la sala riunioni, il tè era già stato servito, l'odore piacevole e delicato aleggiava intorno.

Si sedettero dopo i brevi convenevoli e dalla tensione che avvertì Ayumi comprese che c'era qualcosa che non andava.

La signora Tsukikage con uno scatto rapido rovesciò una tazza, ma Ayumi la fermò altrettanto rapidamente.

- Sei molto brava, Ayumi, ma non potrai tenere la cosa ancora nascosta a lungo - la voce tagliente della sensei sferzò l'aria e la giovane sentì il movimento nervoso della madre seduta accanto a lei.

- Signora Utako... - iniziò la signora, ma l'attrice la fermò.

- Signora Tsukikage, è una decisione che abbiamo preso, Ayumi conosce i rischi - la informò immediatamente.

La signora Tsukikage rimase in silenzio qualche istante.

Com'è possibile che abbia saputo cosa mi è accaduto?

- Ayumi cosa accadrebbe se io ti scegliessi come Dea Scarlatta e tu diventassi cieca completamente? La tua carriera sarebbe stroncata! - la voce tagliente della signora la colpì al cuore.

- Reciterei lo stesso, signora, e lei non si accorgerebbe della differenza - rispose con fermezza, lo sguardo duro, fisso nel suo, come se la vedesse perfettamente. Davvero stupefacente.

- Prima o poi la cosa si diffonderebbe, non potete tenerla segreta per sempre. Io lo so bene... - le fece notare l'anziana attrice con un sorriso enigmatico.

- Come ne è venuta a conoscenza? - domandò immediatamente Utako.

- Questo non ha alcuna importanza. Ho tentato di spostare la data... - cercò di spiegare.

- No! - gridò Ayumi scattando in piedi e rovesciando la sedia.

- ... ma l'Associazione Nazionale non è in grado di fare niente, tutta la macchina è in movimento e ora non è più neanche questione di coprire dei costi che già qualcuno si era offerto di pagare... - concluse la signora Tsukikage ignorando la protesta di Ayumi - Ayumi, lo so che vuoi recitare, ma io ho provato su me stessa gli effetti di una disabilità. Credi di poterla gestire, ma non è così. Non potrai più recitare - spiegò lentamente spostando lo sguardo anche su Utako.

No! Non possono costringermi! Io voglio fare lo spettacolo dimostrativo contro Maya!

- Signora la prego mi faccia recitare! Può venire a vedere le mie prove, le dimostrerò che sono perfettamente in grado di recitare e la mia Dea Scarlatta, sono convinta, la stupirà! - appoggiò le mani con forza sul tavolo e si sporse accalorata.

Passarono alcuni minuti di silenzio in cui Ayumi restò in tensione, il cuore che le martellava in petto.

- Va bene. Ma finito lo spettacolo, quale sia l'esito, dovrai operarti immediatamente - la voce dura, che non ammetteva repliche, le tolse il peso dal cuore.

- Sì, signora, lo prometto - annuì vigorosamente lei cercando di quietare il suo cuore che batteva a mille.

- Possiamo sapere adesso chi l'ha informata? - chiese nuovamente Utako.

- Me l'ha detto l'ultima persona al mondo che credevo capace di un gesto del genere e sinceramente non so come l'abbia saputo. Non credo dobbiate però in alcun modo preoccuparvi di lui... - rispose in modo enigmatico la signora Tsukikage alzandosi.

Masumi Hayami! Sono certa sia lui! Come ha fatto a scoprirlo?!

- Riguardati, Ayumi - le disse la signora uscendo lentamente.

Trascorsero alcuni istanti di silenzio, mentre Ayumi tremava aggrappata al tavolo.

- Mi occuperò io di tutto, Ayumi, nessun altro verrà a sapere ciò che è successo, tu pensa solo a recitare - la rassicurò sua madre, ma la giovane attrice non ricevette né una carezza né una parola di conforto. Ma non ne aveva bisogno.

Lasciò sua madre nella sala e uscì a passo deciso. Non aveva alcuna intenzione di essere in ritardo all'appuntamento con Peter.

***

Il ristorante indiano aveva riservato un angolo romantico e appartato. I camerieri avevano portato le pietanze già scelte per loro precedentemente. Tutto era stato squisito e Peter come sempre riuscì a tenere una conversazione perfetta facendola distrarre dai pensieri che le assillavano la mente. Ma come ogni volta non fu in grado di nasconderglieli del tutto.

- Un penny per i tuoi pensieri - le disse mentre passeggiavano nei giardini bellissimi nel quartiere dei templi, la macchina li attendeva in fondo al viale alberato, oltre i cancelli.

- In questo momento non ci sono pensieri - ridacchiò lei abbassando le spalle e picchiandosi con un dito sulla tempia.

- Non mi piace vederti assorta, Ayumi, la luce sparisce dal tuo volto, i tuoi occhi si oscurano, la bocca è tirata. Diventi brutta - la stuzzicò lui passandole un braccio intorno alla vita.

- E questo cosa vorrebbe dire? Che stai con me solo perché sono bella? - lo accusò lei imbronciandosi. Lui si bloccò irrigidendosi e lei fu costretta ad assecondarlo.

- Tu sei la mia musa Ayumi. Quello che ha attirato la mia macchina fotografica e incatenato il mio cuore è ciò che vedo dentro di te, la tua anima - le sussurrò all'orecchio, come se fosse un segreto solo per lei.

Rabbrividì e lo abbracciò lasciandosi andare.

La mia anima... come Akoya e Isshin... due metà di un intero, prima divise poi riunite...

- Ti amo Ayumi Himekawa, e non m'importa del tuo aspetto esteriore, basta che il tuo fuoco continui ad ardere dentro di te -

Le prese il volto fra le mani e la baciò dolcemente, lei gli allacciò le braccia intorno al collo e lasciò che quella meravigliosa sensazione di condivisione e possesso fluisse tra loro aiutata dalla sottile brezza che le sfiorava la pelle.

Ripresero a camminare e in breve raggiunsero l'auto che li riportò a casa Himekawa. Peter aveva notato che Ayumi era spesso sola, suo padre sempre in giro per i film e sua madre per gli spettacoli. Ora sinceramente era un periodo che Utako Himekawa aiutava la figlia con le prove, ma stava preparando la parte in uno spettacolo e si dedicava alle sue prove personali la sera, dopo aver terminato con Ayumi.

Quando entrò nel salotto, la domestica aveva accesso le luci e Peter si versò un liquore mentre Ayumi era a cambiarsi.

- Allora, adesso vuoi dirmi cosa c'è che non va? - Peter restò con lo sguardo oltre la finestra, sul giardino interno della villa silenziosa. Aveva sentito Ayumi entrare, ma si era fermata a distanza. Fece qualche altro passo avanti e lo raggiunse.

- Non riesco proprio a nasconderti niente - sorrise dolcemente lei.

- Sono un fotografo, ricordi?, io vedo tutto - le sfiorò la mano con la sua delicatamente e Ayumi arrossì.

- Oggi la signora Tsukikage è venuta a parlarmi - lo sentì irrigidirsi e non le piacque affatto - Ha saputo da Masumi Hayami del mio problema e ha cercato di spostare la data dello spettacolo dimostrativo senza però riuscirci - glielo disse tutto d'un fiato, era inutile girarci intorno.

Silenzio.

- Peter? - era accanto a lei, ma era come se non ci fosse.

Silenzio.

Che hai fatto Peter?

- Non voglio che tu perda la vista Ayumi e ho provato ad evitarlo anche se questo avrebbe potuto allontanarmi da te - le disse a voce bassa, ma ferma.

- Come hai potuto! Come hai osato intrometterti in qualcosa che non ti riguarda! - gridò lei di scatto voltandosi e affrontandolo.

- Che non mi riguarda?! Certo che mi riguarda! - urlò lui di rimando trovando inaccettabile quella rimostranza. Ayumi era rossa in volto e teneva i pugni stretti.

- E come potrebbe riguardarti? Non sai niente di recitazione! Non hai idea della fatica che ho dovuto fare per arrivare a contendermi la Dea Scarlatta con Maya Kitajima! - gridò e lo colpì con uno schiaffo sul braccio quando lui si spostò per evitarlo sul volto.

- Ayumi... - cercò di calmarla, ma lei era furibonda.

- Solitudine, incomprensione, questo mondo fa schifo e io sono riuscita ad emergere! Non hai alcun diritto di scegliere al posto mio! Alcun diritto! - urlò ancora scattando avanti e picchiandolo con forza. Il bicchiere che lui teneva in mano cadde infrangendosi in mille pezzi che si sparpagliarono intorno a loro. Peter la afferrò per i polsi, non l'aveva mai vista così adirata né fuori controllo.

- Quello è il tuo passato! Sei qui ora, con me! Mi sei troppo dentro perché io possa far finta che ciò che ti sta accadendo non mi riguardi! - lei si divincolava con forza così la spinse contro la parete accanto alla finestra serrandole i polsi e tenendoli in alto.

- Lasciami andare! - gridò lei con sguardo oltraggiato cacciando fuori tutto il fiato per lo spavento.

- No! Finché non avrai ascoltato! - entrambi avevano il respiro accelerato, ma Ayumi smise di muoversi come una pazza.

Mi fidavo di te, Peter, ti ho detto ogni cosa, anche il mio terrore più segreto...

- Ora ti lascio, ma resta ferma lì e ascolta, va bene? - le sussurrò lui ritrovando il giusto tono della voce.

Era un modo di fare a cui Ayumi non era abituata. Era diretto, non le lasciava tempo per riflettere, era una presenza vicina e enorme che di solito l'abbracciava e baciava, ma non la costringeva in un angolo come in quel momento. Annuì e sentì la sua presa allentarsi. Si portò le mani in grembo massaggiandosi i polsi.

- Sei testarda e non permetti mai a nessuno di fare breccia nel tuo cuore, Ayumi! Non sei sola, ci sono altri che si preoccupano per te! IO! Lo vuoi capire o no che IO TI AMO?! Sai cosa significa? Che farei qualsiasi cosa per te! Morirei per te! - la prese per le spalle e la scosse.

Ayumi rimase imbambolata, inerme fra le sue mani che la scuotevano.

Peter... che forza nella tua voce, nelle tue mani che mi stringono, nel timbro che vibra pieno di emozione e carico di sentimento!

- Com'è possibile che una donna intelligente come te possa creare un'armatura così impenetrabile escludendo tutto il mondo?! - appoggiò la fronte alla sua e la stretta diminuì - Non farlo Ayumi, non tenermi fuori dalla tua vita, lasciami entrare - era una preghiera tormentata, un appello accorato di un'anima che, trovata la sua metà, non vuole perderla. Peter era Akoya in quel momento che cercava di convincere Isshin del suo amore smisurato ed eterno.

- Peter... - allungò una mano a sfiorargli una guancia e sentì la mascella contratta e tirata - Io... adesso ho capito... mi dispiace, Peter - gli confidò sussurrando. Si sporse verso di lui e incontrò le sue labbra ardenti che desideravano l'unione. Il bacio li travolse e si trovarono in un attimo avvinti in un abbraccio serrato e intimo.

Ho capito... ho capito amore mio... non ti sei lasciato scoraggiare dal mio muro, ma l'hai scalato e hai raggiunto il mio cuore!

- Non avrei dovuto rivelare a Hayami della tua condizione, cara, scusami - le sussurrò sulle labbra umide e arrossate per il bacio mentre la stringeva a sé con forza.

- L'hai fatto per me... neppure mia madre ha provato a farmi desistere, invece mi ha spronato a continuare nonostante sapesse quanto fosse pericoloso... - ammise lei in un sussurro, il corpo invaso da sottili fiamme roventi.

- So quanto sia importante la recitazione per te, devi credermi, ma ho agito egoisticamente pensando alla mia felicità - sfiorò con le labbra le sue e sentì l'eccitazione crescere.

- E alla mia - rispose lei catturando di nuovo le sue labbra in un altro bacio pieno di passione. Ayumi si aggrappò con le mani alla sua giacca come se stesse per cadere tale fu l'intensità di ciò che la travolse. Peter la tenne stretta, sfregandole la schiena con le mani.

- Io... - iniziò con voce roca scostando le labbra, ma Ayumi lo interruppe.

- Sì...! - lo incitò assecondando i segnali intensi del suo corpo e quelli innegabili ed evidenti di Peter. Fece scattare le mani al collo della giacca tirandogliela indietro e Peter se la tolse rapido mentre lei era passata ai bottoni della camicia e, quando arrivò all'ultimo, lui mise le mani sotto la sua maglietta e gliela tolse mentre lei alzava le braccia, il respiro veloce e il volto arrossato.

- Tua madre... - si avvicinò prendendole il volto fra le mani e baciandola e lei passò le dita sotto la camicia facendolo rabbrividire.

- No... tornerà tardi - sussurrò Ayumi col respiro accelerato cingendogli completamente la vita e strisciando le mani contro la pelle tesa e calda della schiena mentre lui le lasciava una scia di baci ardenti sul collo.

Sì, Peter! Sì!


Kitajima Maya


Due giorni prima i telegiornali avevano iniziato a riportare la notizia dell'abbandono di Masumi Hayami alla guida della Daito Art Production, alla rinuncia della sua eredità e il conseguente scioglimento del fidanzamento con Shiori Takamiya, erede del colosso Takatsu. Tutti i giornali scandalistici mostravano in prima pagina immagini dei due che solo fino a poco tempo prima erano stati visti felici insieme.

Maya chiuse il giornale che le aveva lasciato Rei e lo gettò in un cestino proseguendo verso gli studi. Masumi le aveva spiegato ogni cosa di Shiori a Izu. Aveva avvertito tutta la sua sofferenza e la rabbia per aver ceduto alle costrizioni di suo padre. Però avevano avuto modo di chiarire molte cose su quella vicenda e ora lei sapeva tutto.

E non sapeva solo della questione sentimentale, ma anche degli accordi economici, di quello che aveva stretto con il nonno di Shiori, di quello precedente che riguardava il fidanzamento e la fusione delle due grandi famiglie con società annesse. Sembrava che Masumi, lentamente, le stesse spiegando ogni cosa del suo mondo, che non le stesse tenendo nascosto niente.

Non ci capisco molto, ma imparo e mi fa piacere che si sfoghi con me e mi racconti tutto... È davvero incredibile come l'età e la differente estrazione sociale non abbiano influito in alcun modo su di noi... Lui è un uomo... non ho più dubbi in merito... però finora si è dedicato solo al lavoro, gli mancano molte esperienze anche se... No no no! Non pensare a quello o andrai a sbattere da qualche parte!!!

Il clacson di un camion strimpellò accanto a lei così fece d'istinto un passo indietro tornando sul marciapiede.

Ecco... stupida, stupida!

Inspirò e si guardò intorno rossa in volto, poi prestò attenzione alla strada e attraversò quando il semaforo divenne verde. Arrivata dall'altra parte ebbe un capogiro e si appoggiò ad un lampione. La sensazione svanì e riprese il cammino fino alla sala prove. Entrò e incontrò Yu.

- Sakurakoji! - lo salutò piena di energia. Le sorrise andandole incontro.

- Maya! Sei sicura di stare bene? Ti sei presa l'influenza? - la redarguì lui mettendole un foulard intorno al collo. Aveva il volto bianco come un lenzuolo. Le temperature avevano iniziato a scendere e le recenti piogge avevano reso l'aria fredda e umida.

- No, che dici? Sto bene! - disse mostrando il muscolo del braccio con fare scherzoso.

- Andiamo, Kuronuma ci aspetta - Yu le scompigliò i capelli.

Sembri più sereno Sakurakoji, mi fa piacere, ultimamente riusciamo a provare molto meglio insieme e siamo entrambi più rilassati.

Nella sala il regista li attendeva per la prova del primo incontro fra Akoya e Isshin. C'erano anche gli altri attori, tutti seduti intorno sulle sedie. Si sentiva particolarmente sicura e non vedeva l'ora di confrontarsi con l'Isshin di Sakurakoji. Avvertì un'intensa scossa pungente alla testa, si portò le mani alle tempie e le massaggiò un istante.

Di nuovo... come prima per strada...

- Kitajima! - gridò Kuronuma attirando la sua attenzione. Lei scattò e prese posizione di fronte a Sakurakoji.

Trovò la concentrazione e stava per immergersi in Akoya quando arrivò un'altra vertigine. Alzò lo sguardo su Yu e vide che il ragazzo aveva gli occhi spalancati.

- Maya! Il sangue! - gridò e lei si portò una mano al naso sentendo il liquido caldo. Non ebbe modo di rispondere a Yu perché tutto divenne confuso e nero.

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