Capitolo 8

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Kitajima Maya


Che terribile sapore... cos'è? Ah, che dolore dovunque, mi sembra di bruciare dappertutto... Ohi! C'è qualcosa nella mia mano che buca! Ho la nausea...

Aprì lentamente gli occhi cercando di scuotersi di dosso quel torpore che le rallentava i movimenti. Ma dov'era? Che era successo? Ricordava solo Yu e... Si voltò e si trovò a guardare negli occhi del giovane attore pieni di apprensione.

- Sakurakoji - sussurrò lentamente reprimendo un conato di vomito. Era in un ospedale.

- Maya! - le strinse la mano dolcemente e quel richiamo accorato espresse tutti i suoi sentimenti.

- Che è successo? - gracchiò lei confusa e dolorante.

- I dottori hanno detto che sei stata avvelenata - gli rispose lui a voce bassa e al suo sguardo interrogativo lui annuì confermando ogni cosa.

Avvelenata? È uno scherzo?

- Alla sala prove hai perso sangue dal naso, non smetteva più di scendere, ti abbiamo portato subito in ospedale e sono rimasto qui, c'era anche Rei - spiegò lui brevemente apprensivo.

Signor Hayami, non sei potuto venire? O forse non vuoi perché preferisci non farti vedere vicino a me più del dovuto? Capisco... ma mi manchi, avrei voluto svegliarmi e trovarti qui...

Calde lacrime si posarono sul cuscino e un lamento le uscì dalla bocca.

- Maya, è andato tutto bene, non devi preoccuparti - Yu si sporse per asciugarle le lacrime fraintendendo il suo stato d'animo.

Entrò un'infermiera che con fare professionale controllò tutti i parametri, tolse la flebo dalla mano, mise una garza sulla piccola ferita poi si rivolse a lei con tono paziente.

- Va tutto bene, fra poco arriverà il dottore a farle una visita completa, ma deve restare tranquilla - le sorrise stringendole la mano con modo rassicurante.

- Non so se ci riuscirà... - borbottò Yu sorridendo. Lei gli lanciò un'occhiata glaciale e sorrise poi all'infermiera.

- Sì, signora - le promise annuendo. L'infermiera uscì tirando la tenda azzurra intorno al suo letto.

- Hai capito, Maya? - rincarò Yu ridacchiando.

- Sakurakoji, sai che non posso stare qui! Ci sono le prove e Akoya... devo incontrare il tuo Isshin altrimenti non... - ma lui la interruppe.

- Maya... - un sorriso comprensivo gli si dipinse sul volto - So esattamente come ti senti, ma devi riposare... - allungò una mano e le sfiorò una guancia. Si fissarono e lei arrossì.

In quel momento la tenda intorno al suo letto venne tirata e l'alta figura di Masumi Fujimura, ormai tutti sapevano che aveva ripreso il cognome di sua madre, si impose riempiendo lo spazio.

Maya si accorse all'istante del suo sguardo che passò da preoccupato a infuocato in un secondo e che lei avrebbe usato se avesse dovuto impersonare un assassino. Masumi si fermò con lo sguardo su Yu e contemporaneamente avanzò con passo lento.

Geloso? Di me? Riderei se potessi...

- Vedo che non è poi così grave come dicevano - si tolse l'impermeabile e Yu sussultò alzandosi subito.

- Signor Masumi... - lo salutò irrigidendosi - Si è appena svegliata - aggiunse come a volersi giustificare.

- Lo vedo - e raggiunse l'altro lato del letto - Sembri avere una particolare propensione per attirare i guai, Maya - per la prima volta davanti ad un'altra persona rinunciò alla formalità che le destinava sempre e Maya valutò che non era certo casuale.

- E io che c'entro? - biascicò lei irritata e un po' meravigliata per il suo modo di fare.

Se non gli importa che Yu sappia, a me ancora meno!

- È stata male in sala prove - spiegò Sakurakoji improvvisamente a disagio sotto quello sguardo penetrante.

Masumi si chinò posando le mani ai lati delle sue spalle e le sfiorò le labbra con un bacio trattenendosi qualche secondo. Maya arrossì e Yu sussultò rimanendo immobile.

Ecco... posso sprofondare?

- Siete attori - Masumi fissò il suo sguardo glaciale su Sakurakoji - Non posso interferire con ciò che riguarda la recitazione, ma fuori dal palco... - fece una pausa e guardò Maya, poi tornò su di lui - Fuori dal palco, lei è mia -

Masumi...

Il confronto teso e silenzioso proseguì per un tempo che a Maya parve eccessivo, poi Sakurakoji distolse lo sguardo e fissò lei senza aggiungere altro.

Nel piccolo spazio entrò anche la signora Tsukikage accompagnata da Genzo e la tensione che si era creata sparì all'istante. Masumi riprese il controllo come sempre e insieme a Yu salutò la signora.

- Maya, torno in sala prove, è sera ormai, vengo a trovarti domani - si avvicinò e le sorrise stringendole al contempo con delicatezza la mano. Nonostante le minacce non avrebbe rinunciato al legame di amicizia che c'era fra loro ed era bene che il signor Hayami, o Fujimura, lo capisse da subito.

Lei annuì e gli sorrise - Grazie Yu, per tutto - gli disse semplicemente con espressione carica di ringraziamento. Il giovane fece un lieve inchino e se ne andò. Appena Yu uscì, Maya protestò, non voleva si preoccupasse, ma lei non sarebbe rimasta in ospedale!

- Domani devo essere in sala, dobbiamo... -

- Non è una buona idea - disse seccamente Masumi fissandola freddamente.

- Ma... - iniziò lei, ma venne interrotta dalla signora Tsukikage.

- Concordo con il signor Masumi - acconsentì, sedendosi sulla sedia accanto a lei. Maya la fissò incredula, poi spostò lo sguardo su di lui.

La signora che dà ragione a lui? No, aspetta...

- Maya, hai ricevuto qualcosa in questi giorni, esattamente negli ultimi quattro? - le chiese Masumi e cioè dal giorno esatto in cui aveva detto al nonno di Shiori come stavano le cose, perché aveva un'idea di chi potesse essere stato.

- Non lo so... non ricordo... - balbettò disorientata.

- Concentrati - ordinò freddamente Masumi.

- Pensaci, Maya - rincarò la signora. Maya passò lo sguardo dall'uno all'altra sconcertata.

Sono morta e questo è un aldilà inventato da me? Sembra quasi che vadano d'accordo...

- Dunque... lettere... per "Lande Dimenticate", circa una decina, poi cioccolatini, un piccolo quadro che mi ritrae come la ragazza lupo... -

- Dov'è tutta questa roba? - la interruppe Masumi con quel tono da generale che amava tanto tenere in pubblico per dimostrare che aveva sempre tutto sotto controllo.

- Perché...? -

- Rispondigli, Maya - la incalzò la signora Tsukikage, lo sguardo duro e serio.

Ma cosa succede? Si spalleggiano???

- È tutto a casa, dove volete che sia... - rispose esasperata. Masumi prese il cellulare e fece una telefonata allontanandosi di qualche metro dal letto.

- Maya, devi renderti conto della gravità della situazione. Sei sopravvissuta solo perché il veleno non era entrato completamente in circolo. Era ad azione lenta, potresti averlo assunto anche due o tre giorni fa. Non ricordi niente di strano? - le chiese la signora sporgendosi sul letto.

- No... non ricordo niente di strano... - rispose abbandonandosi nel letto e rendendosi infine conto di ciò che era accaduto.

- Hai visto o incontrato qualcuno? - la voce di Masumi la raggiunse e lei si costrinse a guardarlo. Quanto avrebbe voluto abbracciarlo invece lo vedeva distante e freddo.

- No! - gridò e il dolore le trapassò tutte le ossa.

- Pensaci bene, Maya - insisté la signora, come se fossero d'accordo sulle domande da porle.

- Non ho visto né incontrato nessuno - ripeté esasperata.

La signora Tsukikage sollevò lo sguardo serio su Masumi.

- La prego, si assicuri che resti qui - gli disse con un sospiro.

- Conti su di me, signora Tsukikage - rispose lui con una rassicurante tonalità di voce.

La prego? Conti su di me??? È impossibile! Ehi? Io sarei qui se non ve ne foste accorti, state parlando di me come se non ci fossi! Io voglio recitare!

- Maya, non fare la solita testarda e riposati - le disse la signora lasciandola di stucco e uscendo con Genzo dalla zona circondata dalla tenda.

- S-Sì, signora... - sussurrò lei a bocca aperta.

C'è decisamente qualcosa che non va... e il qualcosa che non va non sono io che sono stata avvelenata... sono strani entrambi...

- Maya... - Masumi si avvicinò sedendosi sul letto - Mi hai fatto morire di paura - adesso il suo sguardo era completamente diverso. Lei gli si gettò tra le braccia e non le importava chi sarebbe entrato.

- Scoprirò cos'è successo, a Karato non sfugge niente - le sussurrò nell'orecchio e un brivido caldo la percorse. Quando le sue braccia l'avvolsero ogni dolore sparì d'incanto.

Il signor Hijiri, che strano ragazzo. Le aveva consegnato i fiori dell'ammiratore per tanto tempo e alla fine l'aveva fatta incontrare con lui, eppure non aveva ancora capito esattamente che tipo di lavoro svolgesse per Masumi.

- Perché? - singhiozzò lei lasciando finalmente uscire tutta la tensione e la paura per ciò che era accaduto. Lui la tenne stretta, godendo di quel contatto che era così raro fra loro a causa degli impegni. Riuscivano a vedersi solo perché Karato organizzava ogni cosa altrimenti sarebbe stato impossibile.

- Ti dissi che avresti dovuto fare attenzione Maya, non stavo scherzando... - serrò ancor più l'abbraccio e lei smise di singhiozzare.

- Non posso vivere in una gabbia! - esplose lei scostandosi.

- No, hai ragione - le sorrise lui dolcemente - Ma devi fare più attenzione, me lo prometti? -

- Sì - annuì Maya tranquillizzandosi - Mi spiegheresti cos'è accaduto con la signora Tsukikage? - aggiunse con espressione innocente e curiosa.

Masumi la fissò un istante poi scoppiò a ridere e lei s'imbronciò.

È arrossito? No, impossibile...

- D'accordo, distenditi - lei fece per protestare, ma lui la spinse giù. Prese la sedia e iniziò a raccontare il legame fra Eisuke Hayami, la Dea Scarlatta e tutto il rancore che c'era dietro. Le raccontò di sua madre, della sua infanzia terrificante con Eisuke, dell'incendio, della sua morte e della veste salvata dalle fiamme e di come l'avesse restituita alla signora.

- Le hai reso la veste? - era sinceramente meravigliata e completamente presa dal racconto tanto che le brillavano gli occhi come se fosse pronta a recitare tutta la storia su un palcoscenico.

Lui annuì e stavolta lo vide veramente arrossire per un attimo. Era così coinvolta che schizzò dal letto e lui fece appena in tempo a prenderla fra le braccia alzandosi in piedi.

- Maya! - la chiamò lui sorpreso, ma lei gli aveva gettato le braccia al collo e gli stava baciando tutta la faccia, baci lievi e urgenti.

- Grazie, non puoi sapere quanto fosse importante! Ti sei separato da qualcosa di così unico per te! - piangeva e lo baciava mentre lui la teneva stretta fra le braccia.

Le hai dato l'unica cosa che ti legava a tua madre, mio dolce ammiratore, hai fatto un gesto meraviglioso!

- Maya... - fermò quel vortice di baci posando le labbra sulle sue, cercando di spegnere quell'incendio che gli ardeva dentro e che gli toglieva la lucidità. Non era mai stato un uomo frettoloso, anzi decisamente il contrario, ma non poter dire ufficialmente cosa fosse Maya per lui stava diventando un problema. All'inizio aveva pensato che tenere quella faccenda nell'ombra fosse la cosa giusta da fare per non infangare il suo ruolo di attrice, ma in realtà una donna era più al sicuro se un uomo la reclamava. Soprattutto gli altri uomini sarebbero stati alla larga. Soprattutto Sakurakoji. Non avrebbe dovuto essere così geloso, lo trovava assurdo, ma sapeva del loro legame e non voleva che si rafforzasse più del dovuto.

Il bacio divenne troppo intenso e Maya si avvinghiò a lui come se le mancasse il respiro e non andava affatto bene la direzione che stava prendendo perché erano in un ospedale.

Contro voglia, Masumi si separò da lei e il piccolo mugolio di protesta che Maya emise lo fece quasi tornare sui suoi passi.

- Sarà sempre così? Mi manchi... - si lamentò lei affondando il volto nel suo collo con gli occhi lucidi.

È difficile! Era quasi meglio quando non sapevo chi tu fossi realmente...

- Anche tu mi manchi, Maya, migliorerà vedrai... - le promise lui distendendola nel letto. Ma era davvero l'uomo adatto a reclamare una donna come lei?


Fujimura Masumi


Negli ultimi dieci giorni aveva traslocato in un attico nella downtown che Mizuki aveva acquistato dalla lista che le aveva dato. L'ultimo piano nell'edificio della Rainbow, destinato a magazzino, era stato completamente rinnovato e ristrutturato diventando il suo nuovo ufficio.

Mizuki era il CEO della Rainbow da quando aveva accettato il nuovo contratto e si era calata senza problemi nel ruolo come Masumi aveva immaginato. Il nuovo Consiglio di Amministrazione era stato nominato il giorno prima e comprendeva tutti i direttori delle società satellite e gli investitori che avevano acquistato parti delle sue aziende.

Aveva visto Maya solo una volta, al Kid Studio, ed era stato lì in qualità di produttore con Mizuki. Non aveva avuto alcun motivo per parlarle così l'aveva evitata deliberatamente. Si era concesso di osservarla ogni tanto, ma niente altro, ed era stato un vero tormento, molto più di quando era l'ammiratore di rose scarlatte ed era sicuro di non poterla avere.

L'aveva vista parlare con Mizuki, la quale nel viaggio di ritorno in ufficio gli aveva riferito il messaggio.

- Mi ha chiesto di dirle che sta bene e che non deve preoccuparsi, che le prove vanno bene, che non vede l'ora di farle vedere la sua Dea Scarlatta - riportò Mizuki con un lieve sorriso scrutandolo con discrezione. Masumi nascose il sorriso dietro le dita che si portò al mento.

Maya aveva il cellulare, ma praticamente non lo usava mai e preferiva fargli avere i messaggi tramite Mizuki o Hijiri. Era incredibile che provasse quell'apprensione e fosse sempre in attesa di un suo contatto, anche solo di uno sguardo.

Maya si era ripresa completamente dall'avvelenamento in quei dieci giorni e Karato, in quel momento, gli stava portando le prove di ciò che aveva scoperto. Gli uffici della Rainbow si trovavano negli ultimi due piani di quell'edificio a vetri e dal parcheggio sotterraneo c'era un accesso diretto all'ultimo piano tramite un ascensore che necessitava di un badge autorizzato. Molto comodo per incontri di quel tipo.

Le porte d'acciaio si aprirono e la figura snella di Hijiri uscì percorrendo tutta la grande sala riunioni con il tavolo ovale e monitor piatti appesi alle pareti. Oltrepassò le doppie porte aperte e raggiunse la scrivania.

- Dovresti pensare a un nastro trasportatore come quelli degli aeroporti... - gli suggerì sarcastico voltandosi indietro e guardando l'intera lunghezza della sala.

Masumi lo fissò un attimo interdetto.

- Hai fatto una battuta? - domandò assottigliando lo sguardo. Karato scoppiò a ridere e lui fece altrettanto.

- Bellissimi uffici, più moderni, davvero un salto di qualità - valutò guardandosi intorno e spingendo sulla scrivania una cartellina che Masumi prese tradendo impazienza.

- Non è stato affatto facile, voglio un aumento - ironizzò il collaboratore.

- Te l'ho appena dato... - sussurrò Masumi soprappensiero sfogliando le carte attentamente. Quando alzò lo sguardo, era freddo e spaventoso.

- Quindi ha mentito? - sibilò spostando i documenti con un gesto di stizza.

- Assolutamente - confermò Karato sedendosi - Un'attrice nata, aiutata da cospicue mazzette elargite ai suoi... collaboratori - Hijiri accavallò le gambe e si mise comodo.

Masumi afferrò una delle foto che ritraeva Shiori.

- Resta effettivamente in casa, il nonno non sa niente, ha orchestrato tutto alle sue spalle, ma ha un sacco di gente che lavora per lei. Ho preso tutto quello che ho trovato a casa di Maya e una delle lettere aveva il veleno, ma sinceramente non ho capito quale fosse il suo intento perché quello non è il modo giusto per ucciderla - Masumi sollevò di scatto lo sguardo e lo fissò duramente.

Non lo pensare nemmeno, Karato...

- Al massimo poteva intossicarla, come in effetti è avvenuto... - concluse Karato ignorando l'espressione assassina del suo capo.

- È questo che vuole... rovinarla come attrice, non ucciderla. Sa che è la cosa a cui tiene di più. Ci proverà ancora e magari la prossima volta le butterà sul volto dell'acido... - la voce di Masumi era bassa e piatta, priva di emozione e il suo sguardo vacuo e assente.

- Cosa vuoi che faccia? - gli chiese Karato mantenendo il solito autocontrollo.

- Niente, occupati di Maya - rispose freddamente chiudendo il fascicolo. Hijiri restò immobile e in silenzio per un po', poi si alzò e tornò all'ascensore.

Masumi si era sentito in colpa per ciò che era accaduto e aveva voluto gestire personalmente tutte le indagini anche se lui avrebbe voluto costringerlo a sorvegliarla. Era consapevole che Karato non avrebbe potuto impedire che quella lettera le giungesse e gli aveva assicurato che una cosa del genere non sarebbe più avvenuta.

Questa volta non è accaduto niente, ma... No! Shiori non deve più essere un problema!

Ormai mancavano quattro giorni allo spettacolo dimostrativo. Non era più accaduto niente dopo l'avvelenamento, ma né lui né i suoi collaboratori avevano abbassato la guardia. Kuronuma era nervoso e anche il resto degli attori stava subendo la pressione dello show imminente.

La signora Tsukikage non era riuscita in alcun modo a modificare la data dello spettacolo quindi Ayumi avrebbe recitato praticamente cieca rischiando di perdere la vista del tutto e Sakurakoji avea ancora la gamba ingessata. Anche se le sue condizioni erano migliorate, i suoi movimenti restavano impacciati e lenti. E naturalmente la signora non aveva ceduto alla sua proposta di cedergli i diritti della Dea Scarlatta anche se avrebbe potuto metterla al riparo da Eisuke e da Onodera. Era una donna troppo orgogliosa e manteneva la parola. L'aveva promessa all'attrice che avrebbe scelto, non avrebbe fatto marcia indietro proprio ora e sinceramente non riusciva ad essere realmente irritato. Se Maya avesse avuto la parte, cosa di cui era certo, sapeva già come fare per proteggerla da tutti gli avvoltoi che le si sarebbero avventati contro. Era tutto pronto. Forse non le sarebbe piaciuto, ma alla fine avrebbe accettato.

Non aveva avuto modo di trascorrere del tempo con lei a causa dei loro impegni e la sera prima Maya lo aveva chiamato verso mezzanotte usando il cellulare che le aveva dato. Era la prima volta e il cuore gli era balzato in gola per il terrore, ma quando aveva sentito la sua voce sconsolata un sorriso gli aveva increspato le labbra. Non riusciva ad addormentarsi, era demoralizzata e piena di dubbi e gli aveva chiesto di raccontarle qualcosa finché non si fosse addormentata e così lui aveva fatto, reprimendo l'impulso di raggiungerla nella casa che condivideva con Rei Aoki.

Le aveva raccontato della Rainbow e di come era nata l'idea dei laboratori teatrali dove sperimentare cose nuove per rinnovare il teatro; della prima sala di registrazione che poi negli anni si era allargata fino a diventare l'etichetta musicale SevenNotes; delle quattro grandi compagnie teatrali in cui gli allievi della Rainbow andavano a lavorare e alla conseguente Sakura Films. Le aveva raccontato del delicato acquisto del canale televisivo OneHundred e di tutti i problemi legati alla forte concorrenza. Piano piano le domande piene di curiosità e trasporto si erano fatte più rade finché l'aveva sentita respirare lentamente. Aveva chiuso la telefonata con il cuore carico d'angoscia per non riuscire a tranquillizzarla quanto avrebbe voluto, così aveva lasciato un messaggio a Karato per l'indomani per poterla incontrare.

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