26. FINALMENTE IN CAMPEGGIO

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Oggi finalmente si va in campeggio. Aspettavamo questo giorno come un bambino aspetta i suoi regali il giorno di Natale. Saremmo rimasti lì per tre giorni, e non stavo più nella pelle.

La mattina la nonna entrò in camera, accese la luce e si sedette vicino a me, iniziando a chiamarmi delicatamente.
La luce di camera mia mi accecò, tant'è che non riuscivo a capire dove mi trovassi. Mi alzai a sedere sul materasso, diedi un bacio a nonna, che poi si alzò e uscì da camera, dicendo:
«Tesoro, muoviti. Brandon e Louise hanno appena chiamato, hanno detto che stanno arrivando.»
Panico. Ero ancora nel mio letto, con la saliva che mi colava dalla bocca, come facevo a prepararmi in due minuti?!
Mi alzai di scatto, presi una maglietta dall'armadio, lo abbinai al pantalone di una tuta che non indossavo da un bel po'. Corsi in bagno per farmi una doccia sbrigativa, quasi dimenticandomi il sapone. Una volta prese le sembianze di un pulcino appena nato, mi asciugai e vestita alla velocità della luce. Non potevo fare molto per sistemare quel disastro che i miei capelli avevano creato durante la notte, per cui feci una coda alta per essere quanto più decente possibile.
Mentre prendevo il mio spazzolino per lavare i denti, sentii bussare alla porta. Lì il panico si fece sentire. Per fortuna mia nonna aprì la porta al posto mio. Era Louise. Finii di lavarmi i denti, poi corsi in salone di corsa, per poterla salutare.
«Buongiorno! Tutto bene?»
«Guarda, non farmi parlare.» disse lei, innervosita.
«Per quale motivo?»
«Stamattina mi sveglio presto per evitare di arrivare in ritardo. Finisco di fare la doccia, mi vesto per bene, e una volta uscita dal bagno Ben si avvicina a me con il gelato al cioccolato in mano. Indovina cos'è successo poi...» disse lei, con una faccia davvero indescrivibile, ma esilarante.
«O mio Dio, avrei voluto vederlo.» dissi, iniziando a ridere come una vera idiota.
«Non é divertente, Joanie.» rispose ridendo sotto i baffi.
Le chiesi di aiutarmi con le borse, che fortunatamente avevo preparato la sera prima. Lei prese quella con i cambi, mentre io presi quella in cui tenevo oggetti personali (assorbenti, fazzolettini di carta, deodorante...) .

Mentre scendevamo le scale Louise mi chiese:
«Dov'è Brandon?»
«Arriverà tra un po' insieme a Edward, ci accompagna lui.»
«Perfetto.»
Andammo in cucina a bere qualcosa, avevo troppa sete.
«Ragazze, promettetemi che starete attente.» ci disse nonna.
«Stai tranquilla nonna e salutaci nonno quando arriva.»
«Certo.» disse, accarezzandomi la guancia. «Eccoli, sono arrivati.» ci disse nonna che proprio in quel momento era affacciata alla finestra. «Divertitevi.» aggiunse.
«Certo!»
La salutammo e salimmo in macchina.

«Buongiorno. Sicure abbiate preso tutto?» ci chiese Brandon girandosi verso di noi.
«Ovvio.» rispose Louise.
«Ho preso delle canne da pesca.» rispose Edward.
«Perché?»
«Dovrete pur mangiare, a meno che non vogliate fare la fame per tre giorni.»
«Ma abbiamo comprato qualcosa noi al supermercato.» disse Louise.
«Non puoi certo mettere a confronto i cibi precotti con qualcosa di più nutriente.» rispose Edward sorridendo.
«Quindi dobbiamo mangiare solo pesce?!?» domandò Louise, per lei esistono solo i fast food.
«Certo, a meno che non troveremo qualcosa. Staremo in mezzo alla natura...» rispose Brandon.
«Bene, e io che pensavo di mangiare una pizza o un bell'hamburger.» disse Louise, ridendo da sola.
«Dai Louise faremo questo sforzo. In fondo non è così male.» risposi sorridendo.
«Certo Joanie, forse hai ragione.» disse ironicamente.
Edward mise in moto la macchina e partimmo. Tutto ciò ha un qualcosa di familiare: sembrava proprio il giorno in cui partimmo per raggiungere l'aeroporto di Austin, il giorno in cui prendemmo l'aereo che ci avrebbe portati in California. So di essere ripetitiva, ma se non fosse stata per questa vacanza, io non avrei mai risolto con Brandon, non gli avrei più rivolto la parola; sarei ancora nella mia camera, a piangere per lui, senza provare a fare il passo avanti, il passo che mi avrebbe fatto cadere tra le braccia di Brandon.
In questa vacanza ho imparato a non sottovalutarmi, ho imparato che io valgo qualcosa, non solo per Louise o il mio ragazzo, ma per me. Io valgo. Ho imparato a prendere coraggio per affrontare qualsiasi tipo di situazione, che sia complicata, impossibile o non so cosa, l'importante è provarci. È per questo motivo che ora sono insieme al ragazzo che ho amato e che amo tutt'ora: ho preso coraggio e mi sono fatta avanti.
(ma a voi interessa qualcosa? Spoiler: no, per cui andiamo avanti) .

Durante il viaggio ascoltai come sempre della musica, condividendo le auricolari con Brandon, mentre Louise parlava a telefono con Jason. A lei manca troppo, è una cosa evidente.

«Eccoci arrivati.» disse improvvisamente Edward, parcheggiando l'auto «Ok, io me ne vado, mi raccomando state attenti.»
«In che senso?» chiese Louise. «Ma non avevi portato la canna da pesca? Dove stai andando?»
«A casa.» rispose ridendo.
«Come? Tu mi stai dicendo che rimarremo qui da soli? No, io me ne vado, prendo un taxi e vado a casa.» disse Louise, impanicata.
«Louise, secondo te sono così stupido da lasciare tre adolescenti in mezzo ai boschi? Ovvio che rimango con voi, non durereste un giorno senza di me.» rispose Edward scendendo dalla macchina, per l'ennesima volta rise.
«Papà non è divertente, ci sono cascato anche io.»
«Ragazzi ora per prima cosa dobbiamo montare la tenda. È molto spaziosa, per cui ci entreremo tutti tranquillamente. Su, aiutatemi.»
Iniziammo a leggere le istruzioni, non sapevo proprio da dove partire.
Presi un pezzo e cercai di montarlo insieme ad un altro pezzo. Niente. Provai a montarlo con un altro pezzo ancora. Niente. Però capii che forse il pezzo che avevo appena raccolto da terra fosse un pezzo che andasse montato ad un altro pezzo che doveva essere montato con quello che avevo nell'altra mano. So che non avete capito niente, ma nemmeno io capivo qualcosa quel giorno.
Ricontrollai il libretto delle istruzioni, ed effettivamente la mia teoria era giusta. Nel mentre Louise era nella mia stessa situazione, mentre Brandon aiutava il padre con un altro pezzo della tenda.
Chiamai Louise in mio soccorso, chiedendole come dovesse essere montato quel pezzo che avevo in mano. Lei controllò bene il libretto, diede un'occhiata ai pezzi sparsi per terra e ne raccolse uno simile a quello raffigurato nell'immagine. Era quello giusto. La guardai ammirata e lei ricambiò con uno sguardo di superiorità. Continuai così per conto mio, cercando di capire cosa fare.
Dopo circa un'ora ce la feci: Edward e Brandon montarono un terzo della tenda, Louise un'altro terzo e io finii la parte restante.
«Finalmente ce l'abbiamo fatta!» esclamò Louise mettendosi una mano in fronte.
«Ragazzi, che ne dite di prendere le canne da pesca e andare a pescare?» chiese Edward entusiasta.
«Io ci sto, volentieri.» dissi io, altrettanto entusiasta.
«Va bene papà, mi piacerebbe.» disse Brandon.

Passammo il restante pomeriggio a pescare. Prendemmo un totale di cinque pesci, e una volta finito di pescare andammo a cuocerli tutti. Ci riunimmo davanti ad un fuoco per consumare ciò che Edward preparò. Era tutto terribilmente ottimo.
Si fece sera. Mi stavo quasi annoiando. Edward si era allontanato, non so dove, mentre Louise se ne andò nella tenta a parlare con Jason.
Mi sdraiai per terra supina, iniziai poi a guardare le stelle. Era davvero bello: sembrava un sogno.
Vidi un'ombra avvicinarsi a me:
«Che fai?» mi chiese Brandon.
«Guardo le stelle, sdraiati anche tu.» gli dissi, facendo cenno con la mano.
Brandon si sdraiò accanto a me.
«Bello, vero?» gli dissi «Sembra di stare lì sopra, non ti sembra?»
«Hai ragione, é davvero bello.»
«Mi piace stare così, lo sai?»
«Cosa?» chiese Brandon, girandosi a fissarmi.
«Guardare le stelle al tuo fianco, vicino al fuoco. Sembra che i film mentali che facevo prima della vacanza in California si stiano avverando.» dissi ridendo.
Brandon invece di rispondermi o di ridere continuava a fissarmi.
«Cosa c'è?» gli chiesi imbarazzata, con un sorriso altrettanto imbarazzato.
«Vedo che non ero l'unico a fare film mentali su noi due.» disse, riprendendo a fissare il cielo stellato.
Dopo un po' ripresi a fissarlo e lui fece lo stesso, chiedendomi se fosse tutto ok. Mi avvicinai a lui, gli diedi un bacio. Credo che questo sia uno dei baci più romantici che abbia mai dato a qualcuno: eravamo sdraiati sotto un cielo stellato, da soli. Era perfetto.
Brandon mi afferrò il viso con le mani. La situazione era simile a quella che si creò il giorno del suo esame di guida: sapevo cosa voleva fare in quel momento, era evidente; eravamo soli, con Edward lontano e Louise nella tenda. Fate due più due.
Si rigirò prono, continuando a baciarmi, la sua mano sinistra si spostò sul mio fianco, mentre la destra continuava a reggermi il volto. L'unica cosa che sentivo era il suo cuore battere. Tutto era magnifico.
Ad un certo punto si fermò, mi guardò negli occhi, aggrottando le sopracciglia.
«Lo senti anche tu?»
«Cosa dovrei sentire?»
«Ascolta!»
Cercai di capire cosa stesse succedendo, finché non sento dei gemiti provenire dalla tenda. Brandon si alzò ed io feci lo stesso. Doveva essere Louise, ma non capivo cosa stesse facendo.
Entrai in quella tenda e trovai Louise in lacrime, con un fazzoletto in mano, seduta per terra.
«Ehi, cos'è successo? Perché piangi?»
Louise non smise di piangere, non rispondeva alla mia domanda. L'unico indizio era il suo cellulare, ancora acceso. Nella schermata di blocco c'era una notifica: 'Jason: Mi dispiace Louise, ma cerca di capirmi'.

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