Siamo arrivati a destinazione!
Il viaggio è stato abbastanza lungo, ma con Louise non ci si può mai annoiare.

Durante il viaggio, lessi un libro, dove vi era una delle mie poesie preferite, "I ragazzi che si amano", di Jacques Prévert: questa poesia risalta l'amore che c'è tra i giovani e il loro, anzi, il nostro rapporto con la realtà. C'è un verso della poesia che ricordo e che non dimenticherò mai: "I ragazzi che si amano si baciano in piedi contro le porte della notte". Significa che quando due ragazzi si amano, non importa cosa dicono le persone intorno, l'importante è cosa c'è nel cuore.

Usciti dall'aeroporto ci recammo in un albergo situato a pochi metri dal mare, al CENTURY PALACE, un albergo meraviglioso. Io e Louise prendemmo una stanza tutta per noi, mentre i suoi genitori e il fratello un'altra, vicino alla nostra.
La nostra stanza era davvero carina: c'era il letto matrimoniale, dove appoggiammo tutte le nostre cose; in meno di due minuti divenne una montagna di vestiti; il bagno si trovava sulla destra, appena vicino alla porta della camera, nel quale c'era anche una vasca idromassaggio, infine c'era un armadio immenso, o almeno per me lo era.

Tra non molto inizierò a conoscere la California.

Dopo cena, decidemmo di uscire, a prendere una boccata d'aria, anche perché non avevamo intenzione di passare tutta la serata nella stanza d'albergo. Louise chiese il permesso ai suoi genitori per fare una passeggiata.
«Mi raccomando fate attenzione!» ci disse Jasmine.
«Sì mamma, faremo attenzione.» le rispose Louise.

Era tutto spettacolare: da lontano si poteva ascoltare della musica, proveniente da una qualche festa in spiaggia, le voci delle persone che chiacchieravano tra una bibita e l'altra, i ragazzi che uscivano per divertirsi, proprio come me e Louise in quel momento. Eravamo due bambine curiose sperdute in una città stupenda.

Andammo a prendere qualcosa da bere: io presi un frappè alla fragola, mentre Louise un frappè al cioccolato e un gelato al pistacchio. Da come lo descriveva, sembrava squisito.
Dopo aver mangiato, andammo a fare un giro, e ci imbattemmo in qualche negozio di abbigliamento. Entrammo in un negozio, di cui mi innamorai già a prima vista, il "CALIFORNIA'S FASHION", che non è paragonabile ai negozi che ci sono ad Austin. All'interno era davvero particolare: le pareti sembravano dorate, luminose; mi avvicinai ad uno scaffale, per dare un'occhiata, i vestiti sembravano carissimi, anche se i prezzi erano buoni. C'erano delle camicie stupende, di ogni tipo: a quadri, a righe e anche a tinta unita. Sembrava di stare in paradiso.
«Joanie guarda, questo vestito è stupendo!» mi disse Louise, eccitata.
«Bello! Compralo così lo indosserai per qualche occasione speciale.»
«Certo, lo adoro, vorrei vedere come mi sta!»

«Joanie, guarda questa T-shirt! Ti prego prendila, ti starà benissimo!»
«Non lo so, sono indecisa.»
«Ho capito. La prendo io per te. Non ringraziarmi.»
«Ma non ce n'è bisogno.» insistetti più di una volta, ma purtroppo Louise è testarda.
Alla fine presi quella T-shirt e Louise il vestito che le piaceva tanto. Pagammo e uscimmo dal negozio, per poi fare una passeggiata prima di tornare in albergo e posare ciò che avevamo acquistato.
Mentre camminavamo, in mezzo alla folla, intravidi una figura che mi sembrava familiare: si avvicina sempre di più a me, e io continuo a guardarlo, ma non penso mi abbia riconosciuto. Alla fine mi passò affianco, come se non si fosse nemmeno accorto della mia presenza.
Non ci credo! Non poteva essere!
«Joanie.. Joanie.. Joanie.» mi ripeté Louise.
«Hey, dimmi.» ero rimasta paralizzata, sembravo una mummia.
«Ha chiamato mia madre e ha detto che dobbiamo ritornare in albergo. Ma ti senti bene?» mi disse Louise.
«Sì sì, torniamo in albergo che è meglio.»
«Sei sicura? Mi è sembrato...»
«Sicurissima. Non è niente.» le risposi senza farle finire di dire nemmeno la frase.
«Okay.» mi rispose in modo un po' dubbioso.
Ci dirigemmo verso l'albergo e non parlammo per tutto il tragitto.