32. CIELO NUVOLOSO, GIORNATA CONFUSIONARIA

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Il mattino seguente mi risvegliai nel mio letto, supina a fissare il soffitto.
Mi misi a pensare a Brandon, e al fatto che non ci parlavamo da molto, se non da quando é successo quello che é successo... Ma non avrei voluto ancora incontrarlo, perché sapevo che saremmo arrivati a parlare di quel giorno, prima che mi riaccompagnasse a casa.
Non sapevo cosa fare, mi strofinai la faccia con le mani per riflettere, ma non ebbi modo di riuscirci. L'unica cosa che mi venne in mente era quella di parlare con qualcuno che non mi avrebbe giudicata e che mi avrebbe ascoltata, qualunque cosa gli avessi detto: Jasmine, la madre di Louise.
Mi decisi, mi alzai dal letto e mi andai a preparare. Mi vestii in fretta e scesi in cucina per salutare i miei nonni.
«Giorno, io esco.» dissi rivolgendomi ai nonni aprendo la porta d'ingresso.
«Dove vai? Pensavo che volevi venire insieme a me al mercatino!» nonna uscì dalla cucina.
«Mi dispiace, devo andare da Louise, sarà per la prossima volta.» risposi e le diedi un bacio sulla guancia.
«Ma è successo qualcosa di grave?» mi domandò, facendo quello sguardo da persona investigatrice.
«Assolutamente no, non devi preoccuparti.» dissi alzando un po' la voce e chiusi la porta.
Appena uscii da casa iniziai ad osservare il tempo: doveva essere una bella giornata, perché il cielo era sereno e non era prevista pioggia. Per me le giornate si basano su questo: se il cielo é soleggiato allora la giornata andrà a gonfie vele, se invece, al contrario, il cielo é nuvoloso o é prevista della pioggia, sarà una giornata da dimenticare.

Arrivai davanti casa di Louise e suonai il campanello, almeno cinque volte.
«Ma chi è?!» sentii urlare Louise, molto probabilmente dormiva ancora, perché quando mi ha aperto la porta aveva i capelli scompigliati e il pigiama.
«Buongiorno anche a te. Il sole non ti ha baciata stamattina?» le dissi.
«Perdonami, ma non sapevo fossi tu, e poi non credo di essere l'unica sulla faccia della terra che si irrita quando le suonano il campanello insistentemente?» disse girandosi verso di me, sorridendo «Dimmi Joanie, é successo qualcosa?»
«No, niente affatto, volevo solo parlare con Jasmine.»
Le spiegai il motivo della mia visita, e lei mi capì perfettamente.
«Va bene, allora andiamo.»

Louise mi portò di sopra, nella stanza di sua madre. Mi disse di entrare se avessi voluto parlarle, mentre lei sarebbe tornata in camera sua. Mi feci coraggio e bussai.
«È permesso?» aprii la porta.
«Certo Joanie!» mi sedetti sul letto. «Hai bisogno di qualcosa?» aggiunse.
«Ciao Jasmine. Sì, in effetti volevo parlarti di una cosa che ho fatto…» non sapevo come dirlo.
«Cosa?»
«Ho fatto una cosa insieme a Brandon, una sera, mentre mi accompagnava a casa…» non so perché, ma non riuscivo a dire quella parola, ne parlavo come se fosse una bestemmia.
Jasmine mi capii nel mio silenzio, fece un lungo respiro e mi chiese: «Joanie, ma i tuoi nonni lo sanno?»
La guardai negli occhi e le dissi: «Ehm no. Non ho avuto il coraggio di dirglielo, anche perché non saprei come reagirebbero. E se mi impedissero di vederlo ancora? E se si arrabbierebbero? Non vorrei che rimanessero delusi dal mio comportamento!»
«Sai che dovresti dirlo ai tuoi nonni? Ti capisco perfettamente, ci sono passata anche io, naturalmente. Consultati con Brandon e decidete quando dirlo, se vuoi io e Louise quel giorno saremo con te.» mi disse in maniera seria, ma anche con il sorriso.
Quella donna é sempre stata la mia salvezza. Se non avessi conosciuto Louise probabilmente starei in camera mia, in posizione fetale ad aspettare il giorno della mia fine. Questa famiglia mi ha salvato innumerevoli volte, non ne so nemmeno il motivo, non so cosa avrebbero guadagnato aiutandomi, ma sapevo di potermi fidare di loro. Avrei riposto e riporrerei la mia vita nelle loro mani se fosse possibile. É come se loro avessero accesso al mio cuore e facessero di tutto per proteggermi e per non farmi soffrire. C'erano e ci saranno. Ne ero sicura.
«Non so davvero come ringraziarti! Mi sento molto più sicura, ora devo andare a casa.»

Mi accompagnò davanti alla porta d'ingresso e arrivò anche Louise, che probabilmente ci aveva sentite scendere.
«Ci vediamo, salutami Tom quando torna.»

Tra un po' pioverà, e io non ho l'ombrello, quindi cammino a passo svelto per arrivare subito a casa.
Uscii da quella casa più felice che mai, quasi saltellavo dalla gioia, la gioia di avere qualcuno accanto che mi aiuti. Fuori il cielo divenne nuvoloso, ma questo non smosse il mio umore, ero felice e niente avrebbe potuto abbattermi.

Dopo qualche minuto sentii il mio telefono vibrare, così lo afferrai nella mia borsa, ma appena lo raccolsi smise di squillare. Non so se fossi stata io involontariamente ad attaccare, ma non é importante saperlo. Accesi il telefono e vidi che la chiamata persa era da parte di Jason.
Mi fermai in mezzo alla strada per un momento. Non sapevo se doveva parlarmi di qualcosa, che fosse urgente o meno. Non sapevo se richiamarlo o chiamare direttamente Louise per dirglielo.
Non lo chiamai, iniziai a correre verso casa, anche perché le nuvole si erano scurite e la pioggia iniziava a scendere velocemente.
Arrivata alla porta, mi sbrigai ad aprirla, zuppa dalla testa ai piedi.
«Ehi Joanie, vuoi un po' di succo?» mi chiese il nonno.
«Certo, ora arrivo.» andai in cucina, con Bella che mi seguiva, in cerca di coccole.
Nonno stava leggendo il suo giornale, la nonna era andata a fare la spesa. Appena vidi il bicchiere mi affrettai a berlo, non so nemmeno io perché non mi sedetti e non lo bevvi tranquillamente. Il nonno si accorse della mia ansia e mi chiese:
«Cos'è tutta questa fretta?»
«No niente, é solo che dovrei chiamare Brandon…» risposi continuando a bere.
«Perdonami Joanie se te lo chiedo ma devi dirmi qualcosa?»
Inarcai le sopracciglia e lo guardai confusa.
«Cosa dovrei dirti? C'è qualcosa che non va?»
«No, assolutamente, ma dimmi tu e Brandon avete fatto qualcosa di cui non vuoi parlare?»
Io non capivo: sapevo di cosa parlava, ma non capivo come ci fosse arrivato (anche se devo ammettere che non sono stata brava a mascherare il tutto).
«Devi dirmi qualcosa, Joanie?» insistette, ed io non sapevo cosa dire e come dirglielo.
«Posso chiederti come hai fatto a scoprirlo?» gli chiesi, il più vaga possibile.
«Beh, quando menti non lo nascondi affatto, potresti fare di tutto, tranne recitare. Quando sei tornata a casa, quel giorno in cui Brandon ti riaccompagnò qui, avevi un'espressione davvero strana, e avevo notato, dalla finestra, che a mala pena l'avevi salutato o guardato, una volta scesa dall'auto. Ho ragione? Avete fatto quello che sto pensando?»
Io ero sorpresa. Non credevo che mio nonno fosse così sveglio. Mi ha stupito il come ha capito che c'era qualcosa di strano: GUARDANDO DALLA FINESTRA?!
«É inutile che lo nascondo, no? Ci sei arrivato. Ti prego di non dirlo alla nonna, magari glielo dirò io un giorno, ma con calma!» dissi, tremando come una foglia.
«No, tranquilla glielo dirò io.» aggiunse.
«Va bene, rimarrà il nostro piccolo segreto.» mi alzai e lo abbracciai. «Grazie mille nonno!» conclusi.

Una volta confidato questo segreto, corsi in camera mia, dove trascorsi il pomeriggio a leggere, navigare su Instagram e ascoltare musica. Decisi di telefonare Brandon:
«Ehi, come va?»
«Joanie! Tutto bene. A te invece?»
«Posso dire di sì, ma stamattina ho ricevuto una chiamata. » cominciai a camminare a vuoto nella stanza.
«Sai chi ti ha chiamato?» chiese, a tratti preoccupato.
«Sì, era Jason.»
«Come mai ti ha chiamato? Ti ha chiesto qualcosa?»
«In realtà non mi ha detto un bel niente. Appena ho afferrato il telefono ha riattaccato, o magari ho riattaccato io senza accorgermene, sta di fatto che era Jason.»
«Va bene, ma hai qualche sospetto sul perché ti abbia chiamata?»
«Non saprei, forse voleva sentire Louise, però non ho capito perché abbia chiamato me.» conclusi con un mezzo sbadiglio.
«Se vuoi posso contattarlo, ora devo andare.»
«E va bene, ci sentiamo amore.»
Attaccai e mi sdraiai sul letto.
Non sapevo se avvisare Louise: non volevo che soffrisse ancora per la distanza, ma non volevo nemmeno che non sapesse di tutto ciò. Meritava di sapere ma non sapevo quanto lo meritasse.
Mi arresi ai pensieri, quindi feci per accendere la televisione, quando bussarono alla porta.
«Vado io!» urlai e scesi le scale di corsa.
Aprii la porta e mi ritrovai Louise davanti, con un'espressione davvero strana, che non riuscii a decifrare.
«Ciao Joanie, posso?»
«Certo.» chiusi la porta. «Cosa é successo? Ti vedo strana!»
«No, nulla, ma mi è sembrato di vedere un ragazzo simile a Jason.»
Inarcai le sopracciglia: mi aveva chiamato, é vero, ma non mi sarei mai aspettata che fosse arrivato ad Austin.
«Cosa? É arrivato senza avvisare? Sei sicura fosse lui?» chiesi con un mezzo sorriso.
«Mi avrebbe certamente avvisata se fosse qui, ma non lo so.» non capivo la sua espressione, era davvero sconosciuta per me. Poi se ne uscì con: «Guardiamo un film insieme?»
Lì per lì non capii, ma forse voleva semplicemente distrarsi dall'idea di aver visto Jason, così le dissi: «Bell'idea!»
Fossi stata in lei, non le avrei consigliato un film per distrarsi, perché non avrebbe fatto attenzione alla trama, ma al pensiero che aveva in mente. Louise é fatta così: quando ha in mente qualcosa non fa altro che pensare alla stessa, é sempre stata così: prendeva un brutto voto a scuola? Ne parlava per tutta la giornata a seguire. Le succede qualcosa di incredibile? Stessa cosa. Guarda un film che la commuove? Medesimo.

Stavamo per accomodarci sul divano, quando bussarono alla porta.
Louise andò ad aprire, io continuai a guardare la lista dei film disponibili.
«Ciao Louise.» questa voce… mi alzai di scatto dal divano.

SPAZIO ALL'AUTRICE
Salvee cosa ne pensate di questo capitolo? 
Chi avrà bussato alla porta? 🤔

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