35. DI MALE IN PEGGIO (seconda parte)

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Quando vidi Louise sdraiata vicino ad un cassonetto dell'immondizia, mi crollò il mondo addosso.
«Oh mio dio! Ma che hai fatto!?» esclamò Brandon.
Presi il braccio destro di Louise e lo appoggiai sulla mia spalla, la stessa cosa fece Brandon con il braccio sinistro.
«Come puzzi di alcool!» aggiunsi. Era visibilmente ubriaca, i suoi occhi non riuscivano a restare aperti, le gambe ormai cedute.
Non potevo assolutamente portarla in quelle condizioni a casa sua, Jasmine si sarebbe spaventata a morte e sarebbe successo un casino.
«Ora che facciamo?» chiese Brandon.
«È un casino assurdo! Mi spieghi cosa hai fatto? Cosa hai bevuto?» cominciai a farle mille domande, ma era inutile. Era talmente ubriaca che non riusciva nemmeno a dire un semplice "sì".
«È inutile, non riesce a parlare.» continuò Brandon «dove la portiamo?» concluse strofinando le mani in viso.
Appena finita la frase, Louise iniziò a fare versi strani, come se stesse cercando di esprimere un concetto che però non le usciva, in quanto ubriaca.
«Devo... vomita-» si alzò di scatto dalla panchina, si accovacciò vicino a un piccolo cespuglio e iniziò a gettare via anche l'anima.
«Madonna santissima!» esclamai e la raggiunsi.
«Perché semplicemente, non la portiamo a casa di Jason?»
Io ero incredula. Non sapevo se fosse stupido o semplicemente non voleva capire.
«Brandon, ma che cazzo dici?» chiesi.
«Quello che hai capito, portiamola da lui.» insistette.
«Brandon, secondo te se Louise domani si svegliasse in un letto che non è il suo, né tantomeno il mio, quale sarebbe la sua reazione?» gli feci notare.
«Beh, allora hai tre alternative: quella più pericolosa è di riportarla a casa sua, dove Jasmine le farà il culo a strisce; la seconda altrettanto pericolosa in cui la lasciamo qui a scaricare la sbornia; la terza è quella più sicura, in cui la portiamo a casa di Jason. Tu sei la sua migliore amica, scegli tu ciò che è meglio per lei.» concluse Brandon.
Non sapevo davvero cosa fare. Casa di Brandon non era per niente disponibile e nemmeno la mia, un metodo doveva uscire fuori.
Andai da Louise, ero infuriata e anche dispiaciuta.
«Mi spieghi cosa ti è saltato per la testa?! Lo sai che adesso non possiamo andare da nessuna parte?! E lo sai che...» Louise mi fece zittire, si alzò molto lentamente da terra, si appoggiò al cassonetto e disse:
«Senti, questa è la mia vita, so io cosa devo fare. Ho preso una decisione e non la cambierò.» biascicava, non era in sé.
«Deciso cosa? Facendo così fai preoccupare la tua famiglia, me e Brandon compresi.» si allontanò. Mentre camminava andava a destra a sinistra e viceversa.
Non era nelle condizioni per ragionare, Brandon si avvicinò e mi abbracciò.
«Stai tranquilla, se ne renderà conto che sta sbagliando.» disse a voce bassa.
«Sì, ma sarà troppo tardi.» conclusi, una lacrima scese dal mio viso.
Era buio. Ci trovavamo ancora in quel vicoletto ed io ero troppo stanca per rimanere ancora in piedi.
«Allora decidi.» disse Brandon «O a casa sua o a casa di Jason.»
«Non decido assolutamente niente. Lei torna a casa sua.» affermai. Mi girai verso Louise e le dissi: «Louise, andiamo a casa!»
Louise cominciò a riprendersi.
Vidi che dalla sua borsa pendeva il cellulare, che ormai stava quasi cadendo. Lo presi subito, prima che potesse cadere, lo guardai e notai che Jasmine aveva chiamato. Cinque volte. Poteva essere la fine della mia amica come poteva essere la mia fine.
«Ci voleva solo questa ora!» esclamai, a momenti sarei scoppiata in un pianto lungo e rumoroso.
«Dai, calmati, le spiegheremo tutto, lei è abbastanza comprensiva.» Brandon cercò di tranquillizzarmi, stavo andando fuori di testa.

Arrivammo a casa di Louise. Non avevo il coraggio di suonare quel campanello, l'ansia mi stava assalendo. Guardai Brandon un paio di volte prima di trovare la forza per farlo. Sentimmo dei passi avvicinarsi, proprio come l'infarto che avrei preso appena quella porta si sarebbe spalancata, con Jasmine furiosa a bestia che sbraita verso di noi.
La porta si aprì e apparve Jasmine, visibilmente incazzata.
«Adesso voi mi spiegate cosa è successo?» disse in tono crescente.
«Ascolta Jasmine, adesso la riporto in camera sua e...» disse Brandon, poi venne interrotto.
«Dov'è stata per tutto questo tempo?» chiese la mamma, quasi urlando.
«Calmiamoci tutti, Brandon porta Louise in camera, va bene?» dissi io, e Brandon obbedì all'istante, anche per la paura che provava per Jasmine in quel momento. Appena salite le scale e sentito chiudere la porta della camera di Louise, Jasmine iniziò:
«Joanie, cosa cazzo è successo?» una delle pochissime volte che sento questa donna imprecare. L'abbiamo fatta grossa.
«Ascolta, non sto cercando di dare la colpa a nessuno, ma non so se hai presente Jason e diciamo che...» mi interruppe.
«Cosa c'entra lui, abita lontano da qui...» era come se si fosse interrotta per unire i pezzi del puzzle «Non dirmi che...»
«Sì, ora abita qui vicino. Louise non l'ha sopportato a livello emotivo, e quindi ha abbandonato la festa per distrarsi, dato che lui era letteralmente venuto qui per portare il regalo al fratello.»
Jasmine era... non saprei definirlo, era incazzata, ma non urlava, non era né confusa, né stranita. Non potevo definire la sua espressione facciale.
«Quindi tu mi stai dicendo che questo Jason, è venuto qui per farle una sorpresa, ma lei non ne è rimasta contenta e per questo è andata a scolarsi alcol fino a perdere i sensi?» era un riassunto più che accurato in effetti.
«Sì.» la guardai. Lei inarcò le sopracciglia. Adesso era stranita. Aggiunse anche:
«Ascolta, non so proprio cosa dirti, questa storietta da film romantico mi ha solo fatto credere che ormai al mondo tutto è possibile, vai da Louise e vedete di farla ragionare un minimo, dato che probabilmente io non ci riesco.» ammise.
Ora quella confusa ero io, ma feci come mi ordinò.
Andai nella camera di Louise per vedere come si sentisse.
Brandon era ancora lì con lei, dormiva sul divanetto vicino alla finestra.
«Amore, perché non vai a casa? Qui ci penso io.» lo svegliai in maniera molto delicata. Era rannicchiato sotto le coperte, faceva una tenerezza assurda.
«Sei sicura?» mi chiese sottovoce sbadigliando, lo accompagnai alla porta.
«Ci vediamo e fammi sapere come procede la situazione.» mi abbracciò e mi diede un bacio.
«Certamente, notte.» chiusi la porta e andai in camera.
Restai tutta la notte accanto a lei, mi sentivo male vederla così: se soffre una mia amica, in questo caso Louise, è come se stessi soffrendo anche io. È come se tutte le cose negative le trasmettesse a me, in quanto sempre vicina.

Sgranai gli occhi all'improvviso. Mi alzai di colpo, pensando che avevo solo un compito da fare: AVVISARE I NONNI.
Scesi le scale molto velocemente, andai nel salotto e afferrai il cellulare che si trovava sul tavolo. Jasmine mi guardava spaventata.
«Joanie, è successo qualcosa?» chiese Jasmine ancora un po' scossa per l'accaduto.
«Non ho avvertito i nonni, devo chiamarli subito!» ma mi fermò.
«Tranquilla Joanie, non preoccuparti li ho avvertiti io. Torna a dormire così ti riprendi anche tu.» mi disse molto affettuosamente.
«Grazie mille, scusa se non ti ho mai spiegato la situazione, era per non farti preoccupare.»
Jasmine abbracciandomi disse: «Tranquilla, non sei tu che dovevi darmi spiegazioni.»
Tornai di sopra a dormire.
Notai che Louise non stava dormendo, ma io non le rivolsi la parola, anche perché sicuramente non mi avrebbe risposto. Lei si girò verso di me, e disse:
«Sono sveglia da almeno una ventina di minuti.» disse Louise sedendosi ai piedi del letto.
«Come ti senti?» andai ad abbracciarla. Aveva gli occhi lucidi, rossi e pieni di tristezza.
«Abbastanza bene, credo che sia arrivato il momento di superare questa questione.» disse continuando ad abbracciarmi molto forte, per farmi capire che lei aveva bisogno di me, non potevo lasciarla.
«Ricorda che la supereremo insieme.»

SPAZIO ALL'AUTRICE
Amici! Chiedo scusa per questa lunga assenza, spero che non succeda mai più. Ecco a voi un nuovo capitolo, che ne pensate? Louise avrà fatto la cosa giusta? Fatemelo sapere nei commenti 👇🏻💕

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