36. BALLI SENZA COPPIE (prima parte)

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La nostra scuola ogni anno organizza una festa per tutti gli studenti, in cui si balla, si festeggia, si mangia, e sì, ci si ubriaca (o per lo meno la maggior parte delle persone), il cosiddetto "prom".

Passai quella notte a casa di Louise, ci svegliammo abbastanza presto e andammo a fare colazione insieme: uova e toast. Louise non mangiò tutto, lasciò molti resti nel suo piatto, lo fissò per qualche minuto e salì in fretta in camera sua, come se un timer la stesse avvisando che era in leggero ritardo. Finii la mia colazione, ringraziai Jasmine e andai da lei, ma la porta di camera sua era chiusa a chiave (cosa alquanto usuale per Louise)
«Louise tutto bene lì dentro?» le domandai.
«Sì, sono solo un po' stanca.» mi rispose, ma dal suo tono non sembrava solo stanca, sembrava che stesse per piangere.
«Va bene...» le dissi, poi cercai di cambiare discorso, perché in cuor mio speravo che l'avrebbe distratta «Senti tra quattro giorni c'è il ballo a scuola, probabilmente te ne sei dimenticata, ma che ne dici se ci prepariamo insieme?» facendo finta di non aver notato il suo tono piangente.
«Non credo di volerci andare.» rimasi allibita.
Non capivo, prima di quel giorno lei DESIDERAVA andare a quel ballo, lo voleva con tutta sé stessa. Non volevo che Jason la limitasse, anche se non era colpa di Jason, perché lui non le dava mai dei limiti.
«Cosa? Lo sai anche tu che non è vero.» cercai di aprire la porta, ma come detto prima, era chiusa a chiave.
«Ma mi lasci in pace?!» urlò aprendo la porta.
La guardai con un'espressione confusa, non conoscevo questa Louise.
«Non credi di essere un po' esagerata? Non hai visto un morto prendere vita, hai visto una persona, in carne e ossa, che voleva farti una sorpresa. Se non ti ha fatto piacere, non c'è bisogno che ti comporti così.» le dissi, alzando un po' la voce «Sto cercando di aiutarti, come hai sempre fatto tu con me. Se pensi che la strada giusta sia rimanere da soli, bere e deprimersi, accomodati, ma non potrai lamentarti del fatto che non ti sono stata vicina.»
Louise mi guardava, senza espressione in volto, ma potevo evincere una cosa: che mi avrebbe sbattuto la porta in faccia. Infatti è quello che fece: mi chiuse la porta in faccia. Rimasi per qualche secondo bloccata lì davanti, ma dopo un po' me ne andai.

Mi sentivo male per Louise, volevo aiutarla, anche se mi ha fatto capire che voleva stare da sola. Così feci. La lasciai lì.
Mi diressi al piano di sotto, presi la mia roba e salutai Jasmine.
«Jasmine io vado a casa. Grazie mille per tutto.» la abbracciati.
«Non c'è di che, sei sempre la benvenuta.» ricambiò il mio abbraccio.
Tornai a casa, dai miei nonni, li salutai e chiesi loro scusa per la sera prima e che avrei dovuto avvisarli io personalmente. La nonna mi perdonò, nonostante sembrava che avesse tante cose da dirmi, ma lasciò perdere. Andai al piano di sopra e sul mio letto c'era un abito, con un biglietto sopra. Mi avvicinai e lessi:
«Questo vestito era di tua madre. Spero ti serva per il ballo.
P.S. se non ti entra o se c'è qualche modifica che vuoi apportare, portalo dalla sarta.
Ti voglio bene.»
Andai da nonna, con il vestito in mano, glielo feci vedere e lei mi disse soltanto «Spero ti piaccia.» con un sorriso a trentatré denti.
Io la guardai confusa, mi venne in mente una sola domanda: «Perché darmi quel vestito? Perché mi ha dovuto dire che era di mia madre?»
«So a cosa stai pensando Joanie.» intervenne nonno, dalle scale «Però è davvero un bel vestito, perché non lo provi prima di giudicare?»
Non sapevo cosa rispondere, però feci come consigliò il nonno: lo provai. Mi cambiai e lo abbottonai, ma era un po' largo (chi vogliamo prendere in giro, era molto largo, così largo che le mie tette erano ben visibili). Lo tolsi e dissi alla nonna che sarei andata a portarlo dalla sarta, per stringerlo. Dopo due giorni era già pronto.

La mattina del ballo ero stranamente giù di morale, ero un po' triste ma qualcosa mi fece ritornare il sorriso: una passeggiata. Sembrerà davvero strano e inutile da spiegare, ma penso che sia importante non dare tutto per scontato.
Camminavo su un ponticello di legno, quel profumo di rose presenti lungo il bordo della ringhiera del ponticello, mi faceva sentire libera.
In questa strada c'è un lampione, conosciuto ad Austin come "lampione dell'amore", esiste da tantissimi anni. Questo nome, come dice la leggenda, deriva dalla storia di una coppia, insieme da più di ottant'anni, che affissero un lucchetto per simboleggiare l'eternità del loro amore. Molto probabilmente per alcuni potrebbe essere un semplice lucchetto messo su un pezzo di ferro, ma per altri potrebbe significare altro. Questa coppia avrà passato dolore, delusione, felicità, emozioni a non finire e nonostante ogni minimo problema saranno riusciti a non mollare, avranno avuto la forza di andare avanti in ogni occasione; insomma, detto in semplici parole: l'amore è dolore, chi non soffre non ama.

Quella serata doveva andare bene, ogni cosa doveva essere al suo posto, anche se con Brandon non poteva essere così: una cosa davvero strana, oserei dire, è che quando io sono puntuale lui ritarda un po', e quando io sono in ritardo lui deve aspettarmi. Ero pronta da almeno dieci minuti, mentre il signorino doveva ancora prepararsi.
«Ti muovi?! Tra meno di cinque minuti dobbiamo andare a prendere Louise.»
«Ma non aveva detto che non voleva venire?» chiese mettendosi un po' di lacca nei capelli.
«Sì, ma a me non interessa, lei viene lo stesso.»
«Lo sai quante sono le probabilità in cui lei ti manderà a quel paese?» mi diede una pacca sulla spalla.
«La probabilità è molto alta, ma ripeto, non mi interessa per niente. Lei deve distrarsi e stasera viene al ballo, con o senza accompagnatore.» risposi abbastanza nervosa.
Misi un po' del profumo che mi regalò mio nonno, presi la borsetta sul letto e andammo.
«Nonna io vado, avvisa tu il nonno. Mi raccomando, Bella non ha per niente mangiato, la ciotola sta nella sua cuccia e…»
«Mia cara, so benissimo cosa devo fare. Adesso rilassatevi e divertitevi.» rispose sorridendo e mi accarezzò il braccio. Prima di andare al ballo, ci fermammo a casa di Louise, per dirle di muovere il culo e venire con noi.

Non riuscivo a capire perché avevo questo comportamento, non stavo andando a fare la guerra, per cui chiesi a Brandon se potessimo ascoltare delle canzoni durante il tragitto.
«Ti dispiace se avvio un po' di musica?» Brandon mi guardò come se avessi fatto la domanda più idiota al mondo.
Avviai una canzone del 1985, lo so, non c'è bisogno di dire ogni volta la stessa cosa. Lo so che vi annoio parlando sempre degli anni 80, ma purtroppo questi sono gli anni che hanno rivoluzionato il mondo.
La canzone è di un complesso famoso "The sun always shines on TV" degli A-ha.
«Molto carina questa.» aggiunse Brandon.

Passarono cinque minuti abbondanti e io ero lì, immobile come un salame appeso nella macelleria, davanti la porta di casa White.
«Che aspetti a suonare? Mi vado a prendere un caffè nel frattempo se vuoi.»
«Lo spiritoso lo fai un altro giorno, ora suono! Calma!» ero letteralmente agitata.
Sentii qualcuno che stava per aprire la porta ed era lei.
«Louise… dove vai conciata così?» io e Brandon ci guardammo perplessi. Aveva il pantalone della tuta e sono sicurissima di aver visto anche una macchia provocata dalla candeggina, una felpa quattro taglie più grande, le cui maniche superavano di dieci centimetri le mani. Sembrava che il diavolo le fosse entrato in testa, perché dire che i capelli erano spettinati è dire poco.
«Cosa c'è che non va? Volevo venire al ballo, a fare un po' di baldoria.» nella mano destra aveva una bottiglina di alcool, non sapevo che alcool fosse perché non ne bevo. Io e Brandon eravamo perplessi ma non dicemmo una parola. «Ultima cosa, se c'è quel coglione di Jason, stasera farà una brutta fine.»
A momenti pensavo che nel corpo di Louise ci fosse qualcun altro, ma purtroppo era tutto vero.
«Non ti preoccupare, non penso che verrà. Vero Brandon?» risposi facendo dei mezzi sorrisetti, ero più agitata di prima.
«C-certo… Non penso che verrà.» né io né Brandon sapevamo cosa dire, non sapevamo che fine avesse fatto Jason, erano giorni che non si faceva vedere in giro.
«Benissimo, su ragazzi, non fate queste facce. Stasera ci scateniamo!»
Credevo che Louise avesse perso il controllo dei suoi neuroni, continuava a scuotere quella bottiglia e iniziò a bere.
Quella serata non prometteva bene, e in effetti le aspettative divennero realtà.

SPAZIO ALL'AUTRICE
Salve amiciii, come state? 🦋
È vero, sono sparita per tanti, lunghi mesi, ma ora sono qui con un nuovo capitolo!!

Cosa farà Louise durante il ballo? Secondo voi succederà qualcosa di brutto? Fatemi sapere nei comments :)

Per chi fosse interessato...
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tiktok: @__conijeerapu

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