Capitolo 1

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

La luce fastidiosa del sole punta ferocemente sui miei occhi chiusi e mi costringe ad aprirli, come ogni mattina. L'odore che proviene dall'esterno della mia finestra è quello di Manhattan, il quale è pronto a darmi il suo benedetto buongiorno, invadendomi le narici.

Immediatamente mi ritrovo ad annusare il sapore dolce e deciso dello sciroppo d'acero. E con nessuna voglia di affrontare un nuovo giorno, mi costringo ad alzarmi dal letto. Capisco all'instante che mia madre non c'è, quando sento il silenzio pervadere in tutta la casa e ne ho la prova quando vedo un suo messaggio su WhatsApp. In esso mi informa di essere uscita presto questa mattina, per poter andare nella casa famiglia in cui lavora.

Dopo averle risposto, scendo al piano di sotto e mi dirigo in cucina. Accendo la macchinetta del caffè e mi preparo un cappuccino. Una volta pronto mi dirigo in veranda, nella quale sento il fruscio del vento e il cinguettio degli uccelli.

Mi avvicino al divano in ciniglia e mi ci siedo sopra. Esso ha una fodera rosa scuro, a stampa floreale. Quest'ultimi sono di grandi dimensioni, hanno i petali di un rosa chiaro, contornati da un bordeaux. Le foglie sono verdi, alternati da una tonalità più scura a una più chiara. Afferro uno dei cuscini che ho accanto e lo metto sulle gambe.

Poi allungo il braccio verso il tavolo nero e basso che ho di fronte e prendo il libro che sto leggendo attualmente, ossia Come uccidono le brave ragazze, sfiorando la mano a un vaso viola pieno di arbusti. Dopodiché tolgo il segnalibro dalla pagina corrente e inizio a leggere un nuovo capitolo.

Questa storia di Pip, Ravi, Sal e Andie mi sta davvero intrigando.
I gialli non sono proprio il mio forte ma stavolta ho voluto provare a leggere questo genere; e direi che fino adesso, non è così male. Certo, sicuramente mi piace; ma nessuno potrà prendere il posto dei miei amati romanzi. Sono romantica e sensibile, cosa posso farci?

Intorno a me sento il profumo dei fiori e delle piante, le quali sono disposte davanti alle vetrate. Da quest'ultime, malgrado l'altezza degli arbusti, si vedono le case dei vicini.

Tra di loro c'è Jasmine, una signora anziana, dai capelli neri e corti. Vive da sola, col suo Akita Americano, dato che è rimasta vedova un paio di anni fa. Molto spesso, anche mia madre la va a trovare, oltre a un bambino e ai suoi genitori. Quest'ultimo, credo che sia suo nipote, se non erro.

Davanti a noi ci sono anche altri vicini, come: due giovani novelli sposi che sono in attesa della loro prima figlia, un giovane trentenne e una signora non vedente.

Vicino al tavolo ci sono due sgabelli in velluto rosa, con le gambe d'acciaio. Mi tolgo le ciabatte e metto i piedi sul tappeto zebrato, il quale copre il pavimento di grès porcellanato ed è abbinato con la fantasia del paralume, in velluto. Alla parete dietro di me, oltre a esserci la porta a vetro da dove sono entrata, c'è anche una finestra che sporge verso il salotto.

Dopo una ventina di minuti sento la suoneria della sveglia; la quale mi ricorda che tra quarantacinque minuti avrò la prima lezione di questo nuovo anno accademico.

Ebbene sì, perché frequento il secondo anno del dipartimento di Arti letterarie e nonostante sia felice della scelta che ho fatto, sulla facoltà da frequentare, mi ricordo ogni giorno che non lo sarò mai completamente, perché non trascorrerò nessun altro minuto a parlare con...

La suoneria è intenta a continuare a suonare e prima di innervosirmi mi affretto a interromperla; anche se è stata proprio lei a dissuadermi dai miei pensieri.

Inserisco il segnalibro nella pagina in cui mi sono fermata e corro in bagno per prepararmi.

Non faccio in tempo ad arrivare al campus; che mi ritrovo a correre nell'aula in cui si sarebbe tenuta la lezione, ma non guardando chi improvvisamente si sarebbe messo di fronte alla mia vista per poter entrare nell'aula, faccio cadere un ragazzo, il quale non vedendomi si ritrova sotto di me. Arrossisco per l'imbarazzo e cerco di spostarmi, mentre lo sento imprecare.

«Scusa, scusa. Mi dispiace tanto. Ti sei fatto male?» inizio a borbottare, rammaricata.

Lo vedo alzarsi in piedi e rivolgermi uno sguardo truce. La mia attenzione cade immediatamente sul suo viso. I capelli neri gli coprono la fronte, i suoi occhi sono di un verde chiaro che sembra quasi che ti lascino ipnotizzata, le mandibole sono ben definite ed è abbastanza alto rispetto a me, che misuro un metro e sessantacinque. Sono proprio una frana, ma giuro che non l'ho visto... sennò non l'avrei fatto cadere accidentalmente!

«Stare attenta non ti riusciva?» mi chiede infastidito da ciò che è appena successo, mentre si pulisce il petto con le mani.

Non faccio in tempo a ribattere che lo vedo raggiungere una sedia libera in seconda fila, posta a sinistra dell'aula.

«Lily» mi sento chiamare da Claire, la mia amica dell'università, seduta in quarta fila, dalla parte opposta. Mi giro verso di lei, le vado incontro e le siedo accanto. Claire ha dei capelli castani, scuri e corti, gli occhi verdi con sfumature marroni e delle lentiggini sulle gote. 

«Stai bene? Ti sei fatta male? Ho visto che sei caduta su Nicholas» mi osserva con attenzione, come se cercasse qualche segno che mi ha lasciato quella caduta.

Nicholas? Quel ragazzo si chiama Nicholas?

«Ehi Claire. Sì, sto bene. Lui si chiama Nicholas? Nicholas, il ragazzo che, ehm... ho fatto...» balbetto.

«Sì, lui».

Aggrotto la fronte «Come fai a sapere il suo nome?»

Nel momento in cui glielo chiedo, vediamo entrare il professore di letteratura britannica e interrompiamo la nostra conversazione.

🌷🌷🌷

Finite le lezioni di quel giorno, mi dirigo con Claire nella mensa universitaria, nella quale raggiungiamo Naomi, Chloe, Joshua e Ryan, i miei amici del liceo. Ebbene sì, nonostante non seguiamo più gli stessi corsi, condividiamo la Columbia University e ciò significa trascorrere la metà del tempo fuori dall'aula con loro. Quando ho conosciuto Claire, infatti, non ho potuto non farglieli conoscere siccome non conosceva nessuno alla Columbia.

Loro l'hanno accettata nel nostro gruppo senza esitazioni, rendendosi così persone molto gentili agli occhi di quest'ultima. In poco tempo, Claire ha iniziato a integrarsi fra di noi e dopo alcuni mesi, apparentemente è sembrato a tutti che non si sentisse più a disagio per essere ancora la new entry.

«Stai zitto Joshua, levati. Che hai oggi? Prenditela con la boxe, non con me» sentiamo dire da Naomi, quando li raggiungiamo. Mi basta sentire il nome della persona a cui si è appena rivolta, per capire la causa dell'espressione spazientita che è dipinta sul suo volto. Naomi ha dei capelli castani, mossi e lunghi, gli occhi marroni scuri, un naso a patata e dei piccoli nei sparsi sul viso, il che la rende splendida.

Nel mentre mi accorgo anche, che per ritirare il pasto del giorno, c'è una lunga fila di studenti. Poiché, nonostante la mensa sia abbastanza grande, adesso siamo in un'ora di punta ed è quindi difficile trovare un posto così velocemente. Non essendoci delle finestre, l'ambiente è illuminato dai vari led a soffitto, i quali hanno una lampada a incandescenza. Osservo gli studenti mangiare su delle sedie rosse che si abbinano con il colore del tavolo; quest'ultimo è in laminato plastico ed è rettangolare. Il cibo è inserito all'interno di un vassoio marrone, in plastica, e le pareti arancioni emanano una sensazione di vitalità e di ottimismo. Vicino all'entrata, c'è un porta ombrelli in metallo, il quale è al momento vuoto. Il chiacchiericcio degli studenti si fa sempre più alto e mi viene l'acquolina in bocca già a sentire l'odore della carne.

«Ehi, smettetela» dice Claire, fingendosi severa.

«Menomale siete arrivate, loro non la smettono di battibeccare dall'inizio della mattinata» ci dice Chloe abbracciandoci, esausta dal loro comportamento.

«È vero, Josh la sta punzecchiando da quando si sono incontrati alle otto» aggiunge Ryan con altrettanta disperazione.

«Ehi amico, cosa dici? È lei che dà noia a me. Che trogloditi, menomale c'è la mia Lily e c'è il cibo, sennò sareste tutti morti» sbotta Josh, mettendo un braccio sulle mie spalle e dandomi un bacio sui capelli.

Josh è un cucciolo con me e una peste con le altre persone. Ci conosciamo da una vita, grazie alle nostre madri, le quali sono amiche sin dai tempi adolescenziali. Io e Josh, infatti, siamo sempre stati come fratelli l'uno per l'altro.

«Sai vero che sei uno stronzo?» gli sussurro sorridendo, mentre ci avviciniamo alla fila degli studenti.

«Lo so» mi sussurra anche lui, a sua volta, emettendo una piccola risata; che non fa altro che farmi scuotere la testa e ingrandire il sorriso che mi ha fatto venire.

Dopo una quindicina di minuti, ci sediamo nel primo tavolo libero che troviamo e iniziamo a mangiare.

«Lily hai deciso di venire alla festa di Luke stasera?» mi domanda Chloe.

Luke è un nostro compagno di classe del liceo ritornato dalla Francia due giorni fa e appena è atterrato, ha invitato tutti i compagni a casa sua per festeggiare il suo ritorno. Non che noi abbiamo un rapporto molto stretto con lui ma i miei amici non si rifiuterebbero mai di andare a una festa.

«Chloe non verrò. Sono stanca e devo organizzare gli appunti delle lezioni, sennò arriverò in sessione che ancora dovrò organizzarli» mi affretto a dirle, sicura di me e della mia decisione.

Non sono un'amante delle feste, o almeno, lo sono ma non da andarci sempre.

«Lily, finiscila» ribatte Naomi, la quale è seduta di fronte a me «Non utilizzare le stesse scuse per evitare di andare a una festa per Alex» mi dice con schiettezza, facendomi sbarrare gli occhi.

Ryan le dà una gomitata e Chloe sposta lo sguardo da lei a me. Josh, invece, si limita a fissarmi, ignorandola completamente.

«Naomi» la richiama nervoso Ryan.

«Non sto utilizzando delle scuse» mi metto sulle difensive.

«Non... Lily» sento dire da Naomi, mentre cerca di chiarire quello che ha appena detto. «Io non voglio dire che» si zittisce per qualche secondo «beh, ciò che voglio dire è che non voglio che tu non esca, non ti diverta, per pensare ad Alex. Lui non è qui, non ci è mai stato, e tu lo sai. A quest'ora sarà in giro per Manhattan o a giocare a basket e non ti rivolgerà pensieri proprio come fai tu. Non meriti tutto questo, Lily. Meriti di meglio e lo sappiamo tutti; anche se loro non te lo dicono per non farti ulteriormente del male e soprattutto lo sai anche tu».

Alex, o meglio Alexander Rivera, è stato descritto così bene in così poche parole. Ecco la persona che ho nel cuore e che ho dovuto lasciare andare; ed ecco che Naomi, una tra le persone più schiette e sincere che conosco, mi sbatte in faccia la persona che non riesco a togliermi dalla testa; e soprattutto l'idea che, per quanto abbia il cuore spezzato, lui non c'è più nella mia vita.

«Mi credete pazza vero?» mi rivolgo ai miei amici.

«No, tu non lo sei. Lily, non lo devi neanche pensare» mi dice con durezza Ryan, con l'intento di abbattere questo pensiero.

«E soprattutto, non pensare che noi pensiamo questo di te. Tu sei Lily Evans; sei la persona più straordinaria che io, o meglio noi, conosciamo» aggiunge Josh, mentre lo guardo negli occhi.

«Se non pensate che io sia pazza, cosa pensate di ciò? Dai, qualcuno me lo dica. Non mi fate del male» intreccio le dita delle mani fra di loro e cerco di guardarli uno ad uno.

«Lily, io penso che hai trascorso tutto il liceo a stare dietro a una persona che non ti calcolava. So che dirgli addio non è stato facile; ma bisogna andare avanti, perché è così la vita. Forse fa un po' schifo a volte, o forse non è brutta come pensiamo. È solo sorprendente... quindi, perché non smettiamo di fare questo discorso, di continuare a pensare e a parlare di qualcuno che non farebbe lo stesso di noi?» interviene Chloe, seduta accanto a me.

«Magari, possiamo iniziare dalla festa?» interviene Claire, a sua volta, con un sorriso rassicurante.

«Eddaii» mi supplica Naomi, guardandomi con una piccola smorfia dolce che la porta, addirittura, a farle luccicare gli occhi marroni.

«Va bene. Mi avete convinta!» affermo, lasciandomi andare.

Naomi si alza in piedi e inizia a battere le mani, con un grande sorriso in volto. Appena mi raggiunge, mi ritrovo catapultata in un suo abbraccio che Josh rovina spingendola in avanti, con l'unico scopo di farle l'ennesimo dispetto. Di conseguenza, sentendomi schiacciare, vado per autodifesa indietro con la schiena, urtando leggermente Chloe.

Naomi sospira pesantemente e gli dà una gomitata; toccando così l'occhio di Josh, il quale borbotta e si porta una mano su di esso.

«Naomi sei impazzita?» borbotta aggressivo Josh. Ryan si alza in piedi, lo raggiunge e Naomi va a sedersi nuovamente al tavolo.

Ryan afferra delicatamente il viso di Josh e con lui, dopo che quest'ultimo sposta la mano, cerchiamo di vedere se ha riportato qualche rossore o qualche segno della gomitata. I capelli corti e castani gli coprono la fronte e ha degli occhi azzurri così intensi.

«Mi fa male» borbotta indolenzito «e questa dovete togliermela dalla vista».

«Ce l'hai un po' rosso, ma stai tranquillo; con un po' di ghiaccio ti passa. È stata la botta» lo tranquillizza Ryan.

«Potete andare a chiedere un po' di ghiaccio ai cuochi?» mi rivolgo a Chloe e a Claire.

«Vado io» mi dice quest'ultima, alzandosi e andando via per qualche minuto.

«Nene però anche te!» sento rimproverare Chloe a Naomi, battendo una mano sulla sua stessa coscia e guardandola disperata.

La sua disperazione è dovuta a loro due, che da quando hanno quattordici anni, non fanno altro che litigare, insultarsi e utilizzare, da parte di Naomi, la violenza come autodifesa.

«È una violenta del cazzo» afferma arrabbiato Josh.

«Sì certo, sono una violenta e tu cosa sei, un supereroe?» chiede Naomi, a sua volta. «E voi cosa guardate? Vi sembra che sia un cinema tutto ciò? E allora andatevene» si rivolge agli studenti che ci fissano con curiosità.

Claire ci raggiunge, nuovamente, con in mano il ghiaccio; e Josh lo afferra, prontamente, mentre la ringrazia con un tono pacato.

«Naomi ma almeno chiedigli scusa» prova a dirle Claire.

«Per cosa? La prossima volta, se non la smette di infastidirmi, non gli beccherò soltanto l'occhio e il ghiaccio non servirà così molto» fa spallucce Naomi.

«Se hai il coraggio, fallo adesso» risponde Josh, girandosi verso di lei di lato e togliendo per qualche secondo il ghiaccio.

«A me non manca. Sei sicuro Joshua?» gli chiede Naomi, sporgendosi in avanti con un piccolo sorriso sulle labbra.

Josh si alza in piedi, la raggiunge e le sussurra qualcosa all'orecchio, la quale la blocca. Staccandosi da lei, emette un sorriso; e dopo averci salutato, si allontana. Anche Naomi, Chloe e Claire fanno lo stesso, fino a rimanere soli me e Ryan.

«Che idioti. Ancora fanno così, non la smetteranno mai eh» mi dice Ryan, mentre ci dirigiamo verso l'uscita della mensa. I capelli ricci e castani che gli arrivano fino al collo e che gli coprono la fronte, gli ricadono sugli occhi, i quali sono di un marrone scuro. Al collo porta una collana argentata con un ciondolo a catena, in pietra. Essa è sopra a una maglia larga e grigia, con sotto dei pantaloni cargo verdi.

«No, non credo» ammetto sorridendo «Il loro rapporto è così, o si odiano o...»

«O si insultano comunque. Non che cambi molto la cosa».

Alle sue parole, scoppiamo a ridere e io faccio una smorfia sul viso, non sorpresa.

«Vieni anche tu alla festa?» gli domando.

«Sì, ti vengo a prendere io? Magari si può andare con la mia auto».

«Va bene».

🌷🌷🌷

Al termine di una lezione pomeridiana, arrivo a casa e incontro mia madre in salotto, seduta sul divano letto, mentre parla al telefono con Megan, la mamma di Josh e nonché la sua migliore amica.

Il divano, sulla quale è seduta, è realizzato in tessuto impermeabile, di colore arancione. Sopra a esso, ci sono vari cuscini, tra i quali: due hanno una fodera dello stesso colore del divano, un altro è bianco, a forma circolare e altri, dello stesso colore di quest'ultimo, sono quadrati. Davanti c'è un tavolino, il quale è basso ed è in vetro. Sopra, è presente un vaso verde di fiori e il telecomando della televisione. Proprio quest'ultima, è collocata davanti al tavolino ed è ben attaccata al muro di roccia. A destra, è presente la porta di vetro, dalla quale si passa per andare in veranda, con accanto la finestra. Entrambe hanno delle tende marroni e bianche. Alla parete, dietro al divano, sono appesi dei quadri, in cui sono raffigurati dei paesaggi e delle illustrazioni grafiche. A sinistra, inoltre, c'è il tavolo da pranzo, il quale è beige, ha una forma rettangolare e ha le gambe bianche; su di esso, sono presenti dei candelabri in marmo, verdi scuro, posati su un runner nero, in velluto. Il colore di quest'ultimo, è lo stesso delle sedie, le quali sono in plastica polipropilene. Alla destra del tavolo, è presente un camino di mattoni con sopra una piccola ciotola di vetro in cui solitamente inseriamo le chiavi di casa. Tutte le pareti del salotto, tranne il muro a roccia, sono verniciate da un bianco acceso che rende moderna la casa; nonostante non lo sia più da qualche anno. La stanza è illuminata dal lampadario a soffitto, in cristallo e in acciaio oro, a forma di candela.

«Ciao mamma» le rivolgo parola, entrando in salotto. «Ciao anche a te, Megan» la saluto, affacciandomi nella loro videochiamata.

«Ciao Lily» mi saluta, a sua volta, quest'ultima.

«Ciao Lily, com'è andata all'università?» mi chiede mia mamma, Janeth.

«Oh bene, sì. Sono molto stanca. Dopo cena, esco con Josh e il gruppo» la informo.

Con mia mamma molto tempo fa ci andavo d'accordo e avevamo un bel rapporto, ma da quando si è fidanzata con Oliver, un ingegnere di grande successo, abbiamo un minimo di legame dovuto alle esigenze famigliari.

Resto sempre sua figlia e lei mia madre, ma sono dispiaciuta di ciò che si è creato e dei litigi avvenuti tra di noi. I miei genitori si sono separati circa tre anni fa e mia mamma, dopo aver provato a frequentare diversi uomini, ha deciso di fidanzarsi con Oliver, il quale non mi sta granché simpatico.

«Josh non me l'ha detto» risponde, dall'altra parte del telefono, Megan.

«Detto cosa? Con chi...» sento dire da Josh, sempre più vicino a quest'ultima. Si affaccia nella fotocamera e si porta i capelli all'indietro con una mano «oh Lily. My little peach, ho ancora l'occhio nero? Guarda, ce l'ho ancora rosso...» si tocca il punto colpito da Naomi.

Non faccio in tempo a rispondere, che Megan si rivolge direttamente al figlio.

«Come ancora? Cos'hai fatto?» gli chiede; pronta a fargli un interrogatorio, su ciò che mi ha appena detto suo figlio.

«Oh niente mamma, davvero. È una questione tra me e Naomi, ma tanto la risolveremo dopo cena. Le chiederò scusa, Lily» afferma talmente deciso che una persona che non lo conosce gli crederebbe all'istante, tutti tranne me.

Josh è così. Gli basta manipolare le persone con un carattere deciso e sicuro di sé, da non far travedere, in realtà, quanto lui sia diverso da come cerca di mostrarsi. Ciò lo porta a essere sé stesso con poche persone, tra cui me e Ryan.

«Joshua, qualunque cosa sia successa, sappiamo che non farai ciò che hai appena detto. Ti dimentichi che io e tua mamma, ti abbiamo visto nascere» si intromette mia mamma.

«E qualsiasi cosa ti abbia fatto Naomi, vorrà dire che te lo sarai meritato» risponde Megan difendendola. «La maggior parte delle donne ha sempre ragione; e Naomi è così una brava ragazza, è così speciale. Me la ricordo con Josh, quando lui non invitò a giocare, qui a casa, alla play, Lily ma solo Ryan. Ti ricordi Jane? Che strigliata gli aveva fatto» ridacchia.

«Mamma, faccio finta di non aver sentito i tuoi complimenti su Naomi. E poi me lo ricordo anch'io, Naomi si arrabbiò molto quella volta e Lily non mi parlò per due fottuti giorni» mi prende in giro Josh.

«Ci ero rimasta male Josh, sai... non mi è mai piaciuto sentirmi esclusa dalle persone. Poi col tempo, mi sono abituata; e menomale, perché non passerei il mio tempo a giocare alla play o a calcio con voi» rispondo, mentre mi metto sulle difensive.

«Forse è meglio che trascorri il tuo tempo a giocare alle bambole, mia biondina preferita» ridacchia.

«Joshua, dopo svelo un tuo segreto a Naomi» ironizzo.

«Segreto? Quale? No dai, Lily. Stavo solo scherzando» resta in silenzio per qualche secondo. «Me ne vado, forse è meglio. Ciao a tutte, ciao scema» conclude la conversazione e scompare.

Decido anch'io di andarmene; e infatti, dopo aver salutato Megan, mi dirigo nella mia stanza.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro